Cecina, ubicata sulla riva sinistra del fiume omonimo, è sede di comune, compreso
fin dal 1925 nella Provincia di Livorno. Le sue vicende istituzionali sono state
legate nel passato a Bibbona1 ,
del cui comprensorio il territorio di Cecina aveva fatto parte2 . Dopo l'Unità d'Italia
Bibbona e Cecina si contesero il titolo di capoluogo fino a quando la seconda,
cresciuta economicamente e demograficamente, divenne capoluogo con il Regio
Decreto n. 1479 del 23 giugno 1873, con la denominazione di "Fitto di Cecina".
Nel 1881 assunse la denominazione di "Cecina" e nel 1906 la definitiva
separazione patrimoniale sancì la distinzione dei due Comuni di Cecina e
Bibbona, inseriti all'epoca nella provincia di Pisa. È interessante, per
conoscere meglio la storia di Cecina, una lettera indirizzata al Sottoprefetto
di Volterra in data 29 dicembre 19063 , in occasione della delimitazione dei confini
durante la separazione dei due comuni: sino dal
secolo decimosesto appartenne alla casa dei Medici come demanio privato e da
questa nel 1736 passò alla casa di Lorena, la quale nel sec. XVIII la dette
in affitto (donde il nome del "Fitto di Cecina") alla famiglia dei marchesi
Ginori-Lisci, già signori di Montescudaio.[...] Tanto la tenuta di Bibbona
quanto quella del Fitto di Cecina sino all'anno 1833, cioè fino a quando
furono appresellate e gradualmente ridotte a coltura, erano ricoperte, nella
massima parte del loro territorio acquitrinoso, da folte boscaglie di piante
cedue, dette volgarmente macchie, buone per la produzione del carbone e
della legna da ardere. La popolazione, eccettuato il Castello di Bibbona,
era rada assai per causa della malaria imperante e pel timore (durante il
medioevo e sino quasi ai tempi nostri) delle scorrerie dei corsari turchi e
dei pirati di Barberia. La ferriera della Magona presso il fiume Cecina,
costruita circa l'anno 1600 da Ferdinando I dei Medici, per farvi fondere e
lavorare, a vantaggio della Toscana, le piriti di ferro, che egli traeva
dalle ricche e vicine miniere dell'isola dell'Elba; la ricostruzione
avvenuta nel 1853 del ponte, oggi esistente sul fiume Cecina, lungo la via
provinciale Emilia e poco a valle della suddetta ferriera; l'innalzamento,
fatto nel 1854 in località prossima a quel ponte, dell'attuale chiesa
parrocchiale, sostituita per la cura delle anime alla Pieve antica di Cecina
Marina, la costruzione quasi contemporanea di una comoda stazione
ferroviaria sulla linea Pisa-Roma; il congiungimento, in un punto intermedio
fra la nuova chiesa parrocchiale e il ponte sulla Cecina, con la Via
provinciale Emilia e per questa con la vicina stazione ferroviaria, delle
due strade maestre di Montescudaio e di Guardistallo, sono state le cause
per le quali, con una rapidità ammirevole e in meno di un mezzo secolo,
sorse e prosperò il paese di Cecina, dove per la facilità degli scambi e del
commercio, per la fertilità della circostante campagna discesero e si
accentrarono gli abitanti dei paesi vicini, che, a guisa di corona, stanno
tutti sulle colline all'intorno. Cecina è oggi un paese grazioso e prospero
per le sue vie spaziose e regolari, per le piazze che l'abbelliscono e per
le abitazioni ampie e moderne, ed ha una popolazione agglomerata di poco
inferiore ai 5000 abitanti. Bibbona invece, perduta ogni importanza
strategica, come castello di confine, e scarsa d'acque industriali, di
commerci e di vasti terreni a cultura intensiva, è scemata assai di
popolazione, tanto che il vecchio castello non raggiunge le 2000 anime e
poche sono le sue famiglie cospicue per censo e per prosperità di commerci.
Il monte scende al piano; e la popolazione di Bibbona scese difatti in buona
parte a Cecina, non solo, ma avvenne anche piano piano che la sede del
Municipio, pur conservando il nome, fu trasferita a Cecina, perché luogo più
centrale e più comodo ai consiglieri comunali. Dopo poco e precisamente nel
1873, col consenso esplicito degli stessi consiglieri della frazione di
Bibbona, il Comune cambiò il suo nome in quello di Comune del Fitto di
Cecina; fino a che, abbandonata la parola fitto, rimasto ad indicare
l'antico affitto della tenuta, divenne Comune di Cecina, in grazia del Reale
decreto 23 giugno 18814 .
Questa situazione fu causa di scontri politici e aspre polemiche fra Bibbonesi e
Cecinesi: ecco cosa scrive nella Relazione sulla
costituzione in comune distinto della Frazione di Bibbona
l'allora primo segretario Comunale Mauro Boccacci: Risulta infatti che già da qualche tempo gli affari municipali di Bibbona
si trattavano al Fitto di Cecina dove (non so con qual diritto) il Sindaco
aveva trasportato l'Ufficio e l'Archivio: le adunanze della giunta non si
facevano più a Bibbona ma a Cecina, e che insomma il Comune era a Cecina di
fatto ed a Bibbona di nome. Questo preparativo di cose, fatto senza nessuna
autorizzazione, servì mirabilmente al Consigliere Morandi per proporre che a
Cecina si trasferisse la sede anche del Consiglio Comunale; e nonostante che
si fosse chiesta una dilazione alla trattativa di questa sua proposta (vedi
deliberazione n. 60) il Consiglio di Bibbona l'approvò, ingoiando così la
prima pillola officiale. Né questa pillola era per anco arrivata allo
stomaco quando, nella stessa seduta, il Consigliere Casini squarciando il
velo, si fé a proporre il taglio della testa col cambiamento del nome al
Comune, e col far dichiarare officialmente costituita la frazione di Bibbona
(deliberazione n. 61). Digerita così e con maggior disinvoltura la pillola
seconda, il Consigliere Niccolini Luigi chiese che almeno si tenesse
l'amministrazione separata, lo che il consiglio a voti unanimi approvò
(deliberazione n. 62)5 . Quest'ultimo progetto, possibile in base
all'Art.16 della legge comunale e provinciale del 20 marzo 1865, sarebbe stato
dannoso per Cecina perché se non bastasse il fatto
riferito dal sindaco che in quel tempo il passivo del comune aveva origine
dalle spese straordinarie fatte nella frazione del Fitto, basterebbe sempre
l'affermazione che Bibbona separandosi sarebbe restata allora con risorse
superiori ai suoi bisogni, mentre il Fitto avrebbe avuto appena i mezzi
necessari, onde supplire alle spese ordinarie6 . Bibbona aveva ceduto il titolo
di comune a Cecina a condizione di avere contemporaneamente l'amministrazione
separata. Dal che ne deriva che se, come pare, non
fosse stato allora possibile dare a Bibbona l'amministrazione separata,
neppure l'altra deliberazione consiliare di cessione del nome di Comune al
Fitto di Cecina, avrebbe potuto legalmente e moralmente seguirsi, una volta
che l'una era subordinata completamente all'altra. Nulla di strano dunque se
ripetutamente ed anche con notevolissimi intervalli di tempo, i bibbonesi
hanno domandato l'osservanza del patto di separazione patrimoniale. Che se
essi hanno dipoi veduto non essere a loro soverchiamente utile ottenere
questa separazione, nulla di strano se cercano ora di rivendicare
l'autonomia di Comune, la loro indipendenza civica, il loro antico e non
oscuro primato 7 . Dopo lunghe
discussioni in Consiglio comunale che furono così aspre da determinare una
profonda crisi politica segnata dalle dimissioni degli assessori e del Sindaco e
anche da manifestazioni di piazza8 , l'autonomia del comune di Bibbona fu sancita dalla legge n.
92 del 29 marzo 1906 che demandò al Governo del Re la facoltà di procedere alla
delimitazione territoriale stabilita con una successiva pianta9 . Nella
Relazione sulla delimitazione di territorio fra i Comuni di Cecina e Bibbona
redatta dal Dott. Carlo Giusteschi e Dott. Francesco Cinotti sono spiegate tutte
le operazioni che portarono a stabilire i confini fra i due Comuni partendo da
una ricerca nel Vecchio Catasto, ed è riportata la trascrizione dell'atto del 15
novembre 178910 .