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Comune di Chiusi

Sede: Chiusi (Siena)

Date di esistenza: 1213 - 1807

Intestazioni: Comune di Chiusi, Chiusi (Siena), 1213 - 1807

Storia amministrativa:

Città di origine etrusca, l'antica Camars o Camers venne incorporata dalla Repubblica Romana sicuramente prima del 296 a.C. perché proprio in quell'anno risulta presente in città una legione al comando del vicepretore dell'Etruria.
Ai romani si deve il nome attuale, Chiusi (Clusium), che identifica la città come luogo chiuso: un luogo che nasce su una collina circondata da paludi, nodo centrale tra la val Tiberina, il Valdarno, la Valdorcia, la Val di Paglia e il Trasimeno.
Per il periodo altomedievale le fonti storiografiche non sono particolarmente ricche di notizie, sappiamo però che la città acquisì notevole prestigio intorno al V secolo quando divenne sede vescovile.
Il territorio della diocesi coincideva con quello dell'antico municipio romano e tale rimase anche quando, intorno al 728-732, Chiusi venne conquista pacificamente dai longobardi e trasformata in ducato1. Il ducato ebbe vita breve, dopo il 776, anno in cui la Tuscia fu conquistata da Carlo Magno, la città fu governata da un ufficiale militare con il titolo di Esercitale, presto affiancato da un Conte.
Esercitale e Conte erano assistiti da varie magistrature quali gli Scabini, gli Scultais (giudici ordinari), i Centenari (sindaci dei villaggi) e un Gastaldo o Governatore.
Fra le varie famiglie magnatizie i cui membri ricoprirono spesso la carica di Conte, ricordiamo quella dei Manenti, detti anche Farolfingi o Peponi, che riuscirono a gestire un territorio molto vasto comprendente Arcidosso, Abbadia San Salvatore, San Casciano dei Bagni, Trevinano, Salci, Monteleone, Castel della Pieve, Paciano, Panicale e Farneta.
Durante la contesa fra Papato e Impero i Farolfi, favorevoli all'Impero, si scontrarono più volte con i vescovi della città e tali contese continuarono fino al 1196, anno in cui l'imperatore Enrico VI, conferì poteri politici e giurisdizionali al vescovo Teobaldo II, creando la figura del vescovo-conte, grazie al quale si arriverà alla nascita del Comune2

I vescovi-conti governarono la città alternando a una politica filo ghibellina momenti di avvicinamento alla fazione guelfa; cambiamenti dovuti soprattutto all'influenza esercitata a fasi alterne dalla guelfa Orvieto e dalla ghibellina Siena.
Il primo documento che attesta come la cittadinanza (cives) di Chiusi si fosse organizzata in "Comune" è un atto del 22 gennaio 1231 in cui si usano espressioni quali "consilium Clusii", "Potestas", "Sindici" e "Communis".
Probabilmente in una prima fase il Comune sembra configurarsi come una libera associazione giurata di parte della popolazione, priva dell'identificazione con la città nel suo complesso e priva soprattutto del riconoscimento da parte di un'autorità superiore e pertanto priva di qualsiasi capacità contrattuale, capacità che rimaneva ancora saldamente nelle mani del Vescovo. Anche il citato documento venne firmato "nella casa di Nericone Vitelli" e non in una sede pubblica.
Un deciso passo avanti si coglie nel documento "Concordia et societas inter Senenses et Clusinos", approvato il 16 ottobre 1232, che sanciva l'avvicinamento di Chiusi a Siena. In questo documento la controparte del comune senese è individuata in "Ranerius notarius, Clusinus civis, sindicus comunis Cliìusini" mentre i riferimenti istituzionali erano costituiti dal "potestas vel consules Clusinorum" e dal "generale consilium Campane".
Possiamo dunque ipotizzare che nel 1232 la città di Chiusi si configurasse ormai come un organismo unico, rappresentato da proprie istituzioni, indipendente da qualsiasi altro potere interno alla città e riconosciuto da potenze esterne ad essa. La presenza dei "Consules Vel Potestas" dimostra inoltre che all'epoca il Comune aveva acquisito potere giurisdizionale che, verosimilmente, fu in un primo tempo condiviso con il Vescovo ma che divenne di esclusivo appannaggio del Comune alla fine del XIII secolo.
L'autonomia giurisdizionale del Comune si manifestò anche nell'amministrazione del distretto che venne unificato giurisdizionalmente e territorialmente.
Proprio il controllo detenuto dal comune chiusino sulle Chiane e sul passo che vi si apriva, unico punto di passaggio fra Siena e Perugia, conferiva alla città una posizione strategica e fu motivo di conflitti armati fra Siena, Perugia ed Orvieto.
La lunga serie di guerre per il controllo di Chiusi e del suo territorio si concluse nel 1415 quando il piccolo comune della Valdichiana entrò a far parte del territorio della Repubblica Senese, rimanendogli fedele fino alla sua caduta, nel 1555.

Agli inizi del XV secolo lo stato senese presentava una struttura complessa, dovuta al lungo periodo di formazione: il territorio distrettuale, quello cioè più lontano da Siena e non direttamente soggetto ad essa, godeva di un regime abbastanza autonomo dovuto ad un rapporto di iurisdictio o districtio.
Ad alcuni territori annessi nel '400 l'amministrazione senese conferì uno status privilegiato, consistente nella concessione di particolari condizioni economiche e fiscali stabilite di volta in volta da "Capitoli".
Ciascuna comunità "capitolata" era sottoposta a Siena con una formula diversa dovuta al carattere contrattuale degli atti di soggezione che contemplavano anche le forme di autonomia giurisdizionale e della corresponsione del tributo a Siena.
I comuni delle città capitolate mantenevano, fra l'altro, il privilegio di eleggere il proprio magistrato.
Anche Chiusi entrò nello Stato Senese come città "capitolata" sottoscrivendo un accordo della durata di venticinque anni che veniva periodicamente rinnovato.
L'accordo prevedeva che Chiusi mantenesse i diritti e le pertinenze su tutto il suo distretto tranne che sul cassero, cassaretto, torri e passo del ponte sulla Chiana che passavano sotto la custodia diretta di Siena la quale si accollava ogni spesa di manutenzione e miglioria su queste strutture.
L'amministrazione interna alla comunità, pur nei limiti stabiliti dai Capitoli, era regolata da statuti e affidata a vari ufficiali: al vertice si trovava un Podestà, in carica per sei mesi, che doveva essere necessariamente cittadino senese, a garanzia della dominante.
Il Podestà era giudice nelle cause civili e in quelle penali di primo grado e controllava l'operato degli organi deliberativi e la congruità delle leggi; al termine del mandato il suo operato veniva posto a "sindicato" veniva cioè valutato da appositi Sindaci.
Vi erano poi i Priori3, il Consiglio del Comune formato dal Consiglio Generale4 e dal Consiglio dei Camarlenghi di Credenza5, il Cancelliere6, un Camarlengo di pecunia, un Camarlengo dei malefici, un Giudice e un Notaio dei malefici: Giudice e Notaio venivano sottoposti a "sindicato" con il Podestà.
Ricordiamo infine il Sindaco generale del Comune, estratto a sorte dai bossoli creati da un Consiglio di 12 cittadini (8 imbossolatori e 4 priori), che rivestiva il ruolo di difensore degli interessi della comunità, controllando che non ci fossero abusi da parte del Podestà e del Comune di Siena.
Fra gli ufficiali "minori" si possono citare i Sindaci degli appelli, i Sopratutori, gli Extimatori, i Ragionieri, i Paciari e i Santesi, eletti annualmente dai 12 cittadini; il Messo, il Notaio delle cause civili e il Notaio del danno dato venivano invece eletti direttamente dal Consiglio Generale.

Chiusi fu considerata dalla dominante una città strategica per la sua posizione geografica, a confine con Perugia e lo Stato della Chiesa; questo confine era importante a livello economico, per la riscossione delle gabelle nel passo tra "Beccati Questo" e "Beccati Quest'altro"7, ma soprattutto come avamposto militare in difesa della Repubblica.
Per questo motivo, dagli inizi del Quattrocento, Siena portò avanti molte iniziative mirate a mantenere la città e favorire il popolamento di una zona che non si mostrava attraente sia per la sua posizione geografica, considerata pericolosa, sia per il crescente impaludamento della Chiana8che portava la malaria.
Grazie a tali interventi lo spopolamento si attenuò dagli inizi del XVI secolo, tanto che tra la metà del Quattrocento e il 1596 il numero degli abitanti passò da 200 a 2360.
Nel 1556, dopo la conquista della città da parte Mario Sforza di Santa Fiora per il Granduca, Chiusi venne inclusa nel contado dello Stato di Siena che, infeudato a Cosimo I de' Medici dall'imperatore Filippo II in data 3 luglio 1557, mantenne una struttura amministrativa autonoma rispetto allo Stato fiorentino.
Lo Stato Nuovo di Siena dovette tuttavia apportare dei cambiamenti a livello istituzionale e lo fece con le riforme del 1 febbraio 1561: il territorio Senese venne ripartito in Podesterie e Vicariati costituiti da più comunità.
Le comunità, anche se sottoposte al controllo dei Quattro Conservatori di Siena, furono lasciate in piena autonomia gestionale, sancita da propri statuti, ma potevano deliberare solo per questioni minori poiché le decisioni più importanti erano subordinate al volere del Principe.
Chiusi divenne sede di un Capitanato di giustizia: il Capitano era scelto ogni sei mesi dal Granduca fra i cittadini di Siena. A rappresentare la comunità fu posto un Gonfaloniere affiancato a 3 Priori eletti ogni due mesi.
I nuovi statuti rimasero in vigore fino alla riforma comunitativa del 1777.
Fino a tale data i granduchi non dettero a Chiusi l'importanza che nei secoli precedenti le aveva dato Siena, tanto che nel corso del Seicento e nei primi del Settecento la città decadde sempre più dal punto di vista economico, urbano, demografico e sociale, mentre furono favorite città quali Cortona e Montepulciano9.
Sarà solo grazie all'opera riformatrice del Granduca Pietro Leopoldo I di Lorena che la situazione iniziò a cambiare.
Per il territorio di Chiusi l'opera più importante, voluta fortemente da Pietro Leopoldo e guidata da Vittorio Fossombroni, fu sicuramente la bonifica della Chiana, che oltre ad ampliare la quantità di terreni agricoli eliminò definitivamente il pesante fardello della malaria.
Fra le altre riforme operate dal Granduca e che riguardarono direttamente il territorio di Chiusi ricordiamo l'attivazione del Catasto10, finalizzato ad una più equa distribuzione dell'imposizione fiscale, l'abolizione delle dogane interne (nel territorio chiusino rimase attiva la sola dogana a confine con lo Stato Pontificio) e l'attribuzione di maggiore autonomia ai comuni, cosa che permise a Chiusi di affrancarsi definitivamente da Siena. Con la riforma comunitativa del 2 giugno 1777 vennero abolite molte delle vecchie magistrature considerate ormai obsolete e tutte le precedenti imposte vennero sostituite da un'imposta unica sui beni fondiari: la tassa di redenzione11.


Il 24 marzo 1799, a seguito dell'invasione della Toscana da parte delle truppe francesi guidate da Napoleone Bonaparte, il Granduca Ferdinando III12 fu costretto ad abbandonare Firenze e a tornare in Austria lasciando il granducato nelle mani degli amministratori locali.
A Chiusi il Gonfaloniere Giovanni Niccolò Fraticelli decise di nominare un rappresentante in grado di trattare con il Commissario francese, a tal scopo venne chiamato il dottor Pier Antonio Pascucci-Barbieri che si fece portavoce della sottomissione della città alla volontà della "Grande Nazione Francese".
Il Magistrato comunale procedette alla nomina di cinque deputati di cui due per curare gli interessi della comunità e tre per assicurare l'arruolamento di truppe ordinato dal Commissario.
L'apertura di parte della cittadinanza verso gli ideali giacobini è dimostrata dalla richiesta fatta da alcuni "patrioti" all'autorità comunale di innalzare l'Albero delle Libertà, richiesta approvata il 28 aprile 1799.
L'occupazione francese durò tuttavia solo pochi mesi e grazie soprattutto al movimento di "Viva Maria", nato ad Arezzo ma dilagato rapidamente in tutta la Toscana, il 4 luglio 1799 i francesi abbandonarono Firenze.
Dopo la riconquista francese, alla fine del 1800, la Toscana divenne sede di un nuovo stato, il Regno d'Etruria (1801-1807), concesso da Napoleone Bonaparte a Ludovico I di Borbone come compensazione per la rinuncia al Ducato di Parma e Piacenza, che era stato annesso alla Francia.
Il passaggio al Regno d'Etruria non comportò alcuna innovazione nelle strutture centrali e periferiche dello stato ma, alla fine del 1807, in seguito al trattato di Fontainebleau, la Toscana venne annessa all'impero francese acquisendone legislazione e organizzazione.


Soggetti produttori collegati:
Mairie di Chiusi, Chiusi (Siena), 1808 - 1814 (successore)


Complessi archivistici prodotti:
Comune e Comunità di Chiusi, 1428 - 1869 (fondo, conservato in Comune di Chiusi. Archivio storico)