Livello: fondo
Estremi cronologici: 1303 - 1865Consistenza: 62 unità
Col termine "Diplomatico" s'indica comunemente un insieme di atti scritti su
pergamena, talora provenienti da archivi o fondi diversi, raccolti in un unico complesso
documentario
1
.
Il "Diplomatico" del comune di Sinalunga contiene la
documentazione più antica dell'archivio, con atti in originale o in copia risalenti ai
secoli XIV-XVII
2
. Complessivamente afferiscono al
"Diplomatico" 62 unità: 55 pergamene sciolte e una filza settecentesca contenente
quattro quaderni membranacei e tre documenti cartacei
3
. Attualmente le 55 pergamene sciolte sono depositate presso
l'Archivio di Stato di Siena, mentre la ricordata filza contenente le altre sette unità
è ancora custodita nell'archivio comunale. Gli atti prodotti e conservati nell'ambito
della comunità di Sinalunga si riferiscono per lo più alla sua vita
politico-istituzionale ed economica (risoluzione di vertenze coi
Cacciaconti, confinazioni con le comunità limitrofe, delibere di
organi comunitativi, ordini di uffici centrali, nomine di
procuratori, atti di compravendita di beni immobili),
mentre una decina di documenti - pervenuti nell'archivio per i motivi che più avanti
saranno spiegati - riguardano questioni e vicende a lei estranee.
Il "Diplomatico" del comune di Sinalunga è il frutto di un lungo
processo di selezione e di conservazione, del quale è possibile ricostruire i momenti
fondamentali. Pare in primo luogo verosimile che i documenti pergamenacei prodotti o
comunque conservati dalla comunità tra la fine del medioevo e l'inizio dell'età moderna
siano stati ben più numerosi di quelli attualmente disponibili. A testimonianza di ciò
si può ad esempio ricordare la dozzina di "scritture" degli anni 1335-1338, oggi
perdute, presentate nel maggio 1338 per la risoluzione di una vertenza di confini con la
comunità di Scrofiano
4
, come anche numerosi altri documenti descritti in un
"inventario" del 4 agosto 1560 andati successivamente dispersi. Proprio questo
"inventario" offre un primo sistematico quadro della documentazione pergamenacea
presente in archivio
5
. All'atto di consegna di tutti gli
"instrumenti, contracti e scripture" della comunità di Sinalunga a Girolamo di ser
Francesco Pagni, responsabile della loro conservazione, il notaio Annibale Bencivenni,
vicario del podestà del luogo, registrò in volgare, per sommi capi e senz'ordine
cronologico alcuni elementi identificativi del contenuto e della datazione dei
documenti, nonché in alcuni casi i loro caratteri intrinseci (natura giuridica) o
estrinseci (condizionamento e stato di conservazione). Contestualmente provvide ad
annotare le suddette descrizioni in maniera ancor più succinta sul tergo delle pergamene
stesse, al fine evidente di consentirne una rapida individuazione. Della sessantina di
unità descritte in quella circostanza è possibile individuarne con certezza poco meno
dei due terzi tra quelle oggi conservate
6
. Si può
inoltre verificare che le pergamene superstiti riguardano essenzialmente affari
politico-istituzionali o vicende collegate alla formazione e alla gestione del
patrimonio del comune, mentre le perdute erano relative in buona parte al conferimento
di benefici ecclesiastici di patronato comunitativo. Accanto al corposo nucleo di
pergamene consegnate al sindaco della comunità e registrate nell'inventario dal notaio
Bencivenni ve ne erano certamente altre - delle quali ne rimangono oggi una mezza
dozzina -, sul tergo delle quali lo stesso notaio provvide a scrivere un'annotazione
identificativa, ma che non furono nella circostanza affidate alla custodia del
sindaco
7
.
Per il periodo che va dalla
seconda metà del Cinquecento alla fine del secolo seguente i riferimenti alle pergamene
del comune negli inventari di consegna dell'archivio ai cancellieri pro tempore o in altri documenti sono assai rari e si
riferiscono quasi esclusivamente ad unità archivistiche condizionate in forma di
quaderno e assimilate dagli estensori agli altri registri
8
. Si può solo con
certezza constatare che nel corso del XVII secolo le pergamene sciolte vennero
conservate senza particolari distinzioni all'interno di un apposito cassone
9
.
Una nuova completa descrizione delle pergamene della comunità di Sinalunga venne
redatta nei primi anni del Settecento. In un contesto caratterizzato dal diffondersi
dell'erudizione antiquaria, che in ambito senese ebbe in Galgano Bichi il principale
esponente
10
, uno
dei più attivi collaboratori di quest'ultimo - Antonio Sestigiani - eseguì nel 1701 uno
"spoglio o compendio de' contratti in cartapecora della comunità d'Asinalonga"
11
. Per ognuna delle 52
pergamene esistenti in archivio - numerate sul tergo nell'occasione senza seguire il
loro ordine cronologico - Sestigiani riportò nello spoglio, in lingua italiana, la
datazione topica e cronica, un ampio compendio del contenuto, il nome dell'estensore
dell'atto e dei testimoni, nonché in casi particolari alcune annotazioni sullo stato di
conservazione. Il confronto del testo elaborato dal Sestigiani con l'inventario del 1560
permette di cogliere alcune importanti variazioni nella composizione del fondo. Tale
confronto - oltre a consentire una datazione ante
quem della perdita del nucleo di pergamene di cui si è fatto sopra
menzione - permette di individuare undici unità di cui per la prima volta risulta
attestata la presenza in archivio. Mentre per due di queste, in considerazione del loro
riferirsi ad affari in cui era coinvolto il comune di Sinalunga, si può ipotizzare che
fossero conservate nell'archivio della comunità anche prima del 1560
12
, non è possibile determinare
la provenienza delle altre nove
13
. È comunque certo che al momento dell'intervento del Sestigiani il
"Diplomatico" aveva ormai acquisito quella fisionomia che avrebbe mantenuto sino ad
oggi: da allora, infatti, non si sarebbero più verificate perdite di documenti ma solo
poche nuove accessioni.
Alla metà del Settecento l'interesse erudito per le fonti
locali, manifestato fino ad allora essenzialmente negli ambienti culturali cittadini,
cominciò a trovare referenti diretti all'interno delle comunità, specie in quella
schiera di funzionari (giudici, cancellieri, ecc.) o notabili, attivi spesso nell'ambito
di accademie o di biblioteche pubbliche di recente istituzione
14
. In area senese il
principale punto di riferimento di questa circolazione di idee e di ricerche storiche
fu, com'è noto, Giovanni Antonio Pecci, il quale intrattenne una fitta corrispondenza
con numerosi eruditi locali, inserendo il loro operato in un orizzonte culturale che
travalicava sovente l'ambito cittadino
15
. Fu proprio il desiderio di sviluppare la discussione su temi di
erudizione storica nella locale Accademia degli Smantellati che nel 1751 spinse il
notabile sinalunghese Mariano Cinelli a iniziare un rapporto epistolare col Pecci
16
. Vista però la dichiarata
incapacità del Cinelli di leggere i "caratteri antichi"
17
- e di conseguenza l'impossibilità per
quest'ultimo di soddisfare gli interessi del Pecci, in particolare verso le pergamene
conservate in loco l'erudito senese nell'aprile di quell'anno invitò un più capace
studioso - il giudice chiancianese Luigi Antonio Paolozzi
18
- a provvedere alla redazione di uno spoglio delle
antiche "scritture" di Sinalunga
19
. I
risultati dell'intervento del Paolozzi vennero a costituire il così detto "Epilogo delle
scritture in cartapecora", inviato anni dopo al Pecci dal cancelliere di Sinalunga
Andrea Grazi
20
-
anch'egli valente erudito e compendiatore solerte di storia locale
21
- dopo che nei primi mesi del 1753 ne aveva redatto la copia
ancor oggi conservata
22
. Seguendo la numerazione data alle pergamene cinquant'anni prima,
il Paolozzi - che comunque probabilmente non conosceva il testo del Sestigiani - redasse
un nuovo spoglio nelle linee fondamentali analogo al precedente, ma in alcuni casi più
ampio nella descrizione del contenuto degli atti.
Oltre a favorire la produzione di
strumenti di ricerca, la crescente attenzione verso le fonti d'interesse storico stimolò
gli eruditi sinalunghesi ad operare per l'individuazione di nuovi documenti che
potessero arricchire l'archivio. In questo contesto va inquadrata la donazione fatta
nell'aprile 1753 dal ricordato Mariano Cinelli di un trecentesco registro di
imbreviature, giuntagli a sua volta in dono da un "amico di Siena"
23
. La copertina di tale registro, costituita da un atto in pergamena
dell'8 ottobre 1352, una volta staccata venne ad aggiungersi al corpus del "Diplomatico", e, spogliata dal Grazi o
dal Paolozzi nello stesso 1753, venne aggiunta alle altre pergamene col n. 53
24
. Nuove acquisizioni avvennero
nello stesso anno o nel corso del successivo
25
: una pergamena del 1464 - già utilizzata
come copertina in un registro dell'opera della collegiata - alla quale venne assegnato
il no 54
26
, un'altra del 1536 - compresa tra quelle descritte nel 1560, ma
non conosciuta dal Sestigiani - che ricevette il no 54 bis
27
ed infine una terza
pergamena del 1338 contraddistinta dal no
55, sul cui accesso nell'archivio comunale di Sinalunga pare opportuno soffermarsi
28
.
Nel luglio 1752 Giovanni Antonio Pecci, a seguito della visita fattagli da Anselmo
Costadoni
29
- intento alla raccolta di materiale in funzione della stesura degli
Annales Camaldulenses -, chiese a
Luigi Antonio Paolozzi - già autore di uno spoglio delle pergamene dell'abazia di S.
Salvatore al Monte Amiata - la disponibilità a collaborare all'iniziativa con la
segnalazione di documenti relativi ai monasteri dell'ordine che avessero avuto sede
nella porzione meridionale della provincia senese
30
. Secondo quanto si può
desumere dal carteggio intercorso tra il Pecci e i due suoi corrispondenti
31
, entro il settembre 1752 l'erudito chiancianese segnalò a più riprese al
monaco veneto - sia direttamente che con l'intermediazione dello stesso Pecci - la
presenza negli archivi da lui conosciuti di documenti che potessero interessarlo,
redigendone personalmente o commissionandone copie ed estratti
32
. Del materiale fornito
nell'occasione faceva parte probabilmente anche la trascrizione di un documento acefalo
del 1338, relativo al processo intentato contro gli uomini di Castiglione d'Orcia per le
violenze da loro perpetrate contro i monaci camaldolesi del Vivo, conservato all'epoca
nell'archivio della famiglia Cervini di Montepulciano, poi edito in forma di regesto nel
1760 dal Costadoni nel V volume degli Annales
33
. Pare verosimile che nel corso della
ricerca il Paolozzi, presa visione anche di un altro esemplare mutilo del documento in
questione - prodotto originariamente per la comunità di Castiglione d'Orcia
34
- l'abbia trattenuto presso di sé, portandolo poi a Sinalunga
ove operava come giudice
35
e
lasciandolo infine nel locale archivio, in cui risulta senz'altro presente - come sopra
accennato - già a partire dal 1753-1754
36
.
Dopo gli interventi del Paolozzi e del Grazi, per alcuni decenni le pergamene
del "Diplomatico" - pur suscitando interessi eruditi
37
- non furono oggetto di alcun particolare intervento, né sul
piano conservativo né su quello della regestazione
38
. Fu solo negli anni
che seguirono la concentrazione nella cancelleria degli archivi delle antiche comunità
venute a formare dal 1778 la nuova comunità di Sinalunga, che si procedette ad un
importante intervento sulle pergamene del "Diplomatico" nel quadro di una
riorganizzazione complessiva del materiale documentari
39
. In conseguenza di tale intervento - operato tra il 1787 e il 1788 -
le pergamene sciolte vennero disposte in ordine cronologico e incollate per un margine
all'interno di appositi registri in modo da formare due distinte unità
archivistiche
40
. Al
contempo si provvide a raccogliere i vari "libretti" o quaderni membranacei rintracciati
in archivio, per poi condizionarli a loro volta secondo le modalità seguite per le
pergamene sciolte
41
. Ad ognuna delle tre unità
archivistiche così realizzate vennero premessi gli spogli delle pergamene in esse
contenute, copiati dal precedente testo del Paolozzi per i primi due volumi ed elaborati
di nuovo per il terzo
42
.
Le pergamene, così condizionate, furono
conservate all'interno dell'archivio fino al 1874. Nel gennaio di quell'anno il
Consiglio comunale di Sinalunga, a seguito di un preciso invito dell'Archivio di Stato
di Siena, deliberò il trasferimento delle stesse a titolo di deposito nell'istituto
senese, riservandosi ovviamente la proprietà del materiale, e con la condizione che lo
stesso Archivio di Stato rilasciasse al comune di Sinalunga a titolo di ricevuta un
esemplare dello spoglio dei documenti trasferiti
43
. Il direttore
Luciano Banchi
44
provvide quindi, tra il gennaio e il marzo, ad eseguire
due copie dello spoglio redatto nel 1701 dal Sestigiani
45
, pervenuto nell'Archivio di Stato dall'Archivio delle Riformagioni, ove
era giunto nel 1775 assieme agli altri manoscritti Bichi
46
. Il deposito riguardò in realtà soltanto i
primi due volumi confezionati alla fine del Settecento, ove erano state riposte le
pergamene arrotolate. Fu cura del Banchi staccare le pergamene stesse dal supporto
settecentesco e inserirle all'interno del grande "Diplomatico" dell'Archivio di
Stato
47
. Nell'occasione venne pure depositata una
pergamena, fino ad allora non compresa negli spogli del "Diplomatico", riconducibile
alla comunità di Farnetella, forse pervenuta nell'archivio comunale dopo l'istituzione
nel 1778 della nuova comunità di Sinalunga
48
.
Quale strumento di corredo al fondo "Diplomatico" si è
ritenuto opportuno in questa sede ricorrere all'elaborazione di un nuovo spoglio
49
, che desse conto sinteticamente del contenuto dei
documenti al fine di consentire un primo orientamento ai fruitori dell'archivio
50
.
Lo spoglio è stato suddiviso in due parti: la prima relativa alle pergamene sciolte
- attualmente in deposito presso l'Archivio di Stato di Siena -, la seconda relativa
alla filza - conservata presso l'archivio comunale di Sinalunga - contenente, riuniti
insieme, gli spogli del 1787-1788, quattro pergamene a quaderno e tre documenti
cartacei
51
.
Di ogni
pergamena sciolta si è indicato il numero progressivo di riferimento in grassetto, le
antiche numerazioni tra parentesi tonda
52
, la datazione cronica e topica, l'attuale
collocazione, lo spoglio del contenuto ed infine il nome del rogatario. Completano la
descrizione l'indicazione di eventuali note tergali
53
e, laddove
ritenuto necessario, dello stato di conservazione.
Dei documenti afferenti alla
seconda parte del "Diplomatico" si è indicato il numero progressivo di riferimento tra
parentesi quadra, le eventuali antiche numerazioni tra parentesi tonda, la datazione
topica e cronica, lo spoglio del contenuto, il nome del rogatario e infine la
descrizione del condizionamento.