Livello: serie
Estremi cronologici: 1638 - 1808Consistenza: 158 unità
Nella più antica accezione, la tassa del macinato doveva riguardare
soltanto chi portava grano a macinare ai mulini ed essere riscossa dai mugnai che
diventavano così i primi esattori e amministratori della tassa
1
. Dal
1678
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, tramite una apposita circolare, la tassa
venne trasformata in imposizione "ad personam", in qualcosa di molto simile alla
moderna tassa di famiglia. Tutti i cittadini, nessuno escluso, venivano assoggettati
alla tassa, ognuno proporzionalmente alla propria condizione economica. Ogni anno,
ciascun capo-famiglia era tenuto a produrre delle auto denunce dette "portate" in
cui fossero specificati: il numero e il nome dei componenti la famiglia, la loro
età, la professione e le condizioni economiche. Sulla base delle portate, alcuni
messi del tribunale compilavano i "riscontri delle bocche": registri analitici,
popolo per popolo e famiglia per famiglia, su cui erano riportati tutti i dati
raccolti, non trascurando altresì di verificare la veridicità delle portate,
ricorrendo a ispezioni oggettive e a confronti con i registri degli stati d'anime
che i parroci erano invitati a produrre. Appositi magistrati comunitativi estratti
dalle borse, detti "deputati", dovevano a questo punto assegnare a ognuno la quota
di tassa dovuta, suddividendo i cittadini in classi di ricchezza e dando al
cancelliere tutte le istruzioni per compilare i "reparti". Ai deputati spettava
altresì l'esame dei ricorsi da parte dei tassati, l'eventuale cancellazione di
qualcuno dai reparti ("defalchi"), l'elezione di appositi camarlinghi per la
riscossione della tassa. Delle riunioni e delle decisioni dei deputati venivano
redatti appositi verbali su registri compilati e conservati dal cancelliere
("deliberazioni della tassa del macinato"). Sulla base dei reparti, il cancelliere
compilava i "dazzaioli", poi affidati ai rispettivi camarlinghi. Una volta riscosse
le rate della tassa e terminati di compilare i dazzaioli con la data dei pagamenti,
i camarlinghi riconsegnavano i dazzaioli stessi al cancelliere che ne avrebbe curata
la conservazione e dovevano presentare il bilancio della loro amministrazione
("saldi") ai deputati, al cancelliere e al giusdicente per ottenerne l'approvazione.
Essendo una tassa statale, i cui proventi dovevano necessariamente essere rimessi a
un ministero centrale (ufficio delle farine), il cardine ed il referente periferico
degli uffici fiorentini era un cancelliere a cui vennero demandate molteplici
funzioni e responsabilità. Erano di sua spettanza, fra l'altro: la raccolta e la
conservazione delle portate dei capofamiglia, la compilazione dei reparti su
suggerimento dei deputati locali, la trascrizione dei nomi dei tassati e delle
rispettive quote sui dazzaioli, la registrazione e la conservazione delle
deliberazioni dei deputati, il controllo dei saldi dei camarlinghi, l'accoglimento
dei reclami, il versamento dell'intera cifra raccolta ai magistrati fiorentini.
Tutta l'intera e complicata impalcatura su cui poggiava la riscossione della tassa
fu demolita con le riforme leopoldine. Già il motuproprio 23 marzo 1763
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abolì la distinzione fra cancelleria comunitativa e
"cancelleria per la tassa del macinato" che in alcune località aveva permesso fino
ad allora la coesistenza di due distinti cancellieri
4
. Nel 1789, con apposito
editto
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si delegò l'amministrazione e l'esazione
della tassa alle magistrature comunitative, abolendo le incombenze e gli uffici di
deputati, camarlinghi e messi. Queste disposizioni ebbero breve durata e si tornò
parzialmente all'antico sistema pochi anni dopo, quando ci si accorse che le giovani
magistrature delle neonate comunità non erano in grado di far fronte anche a questo
incarico. Con l'editto del 18 giugno 1802 furono abolite tutte le disposizioni del
1789, riaffidando tutte le incombenze ai cancellieri comunitativi, coadiuvati da uno
o due deputati per ciascuna comunità
6
. Già prima del 1678
San Miniato era sede di un camarlingo dell'ufficio delle farine "che risquote ancora
da Cerreto Guidi, Vinci, Montaione, Montopoli, S.Maria a Monte, Castelfranco di
Sotto, S.Croce, Fucecchio, Capo Cavallo, Bocca d'Elsa et altre ..."
7
. Dal 1678, con l'istituzione
della nuova tassa del macinato, il cancelliere comunitativo pro-tempore di San
Miniato ebbe anche l'incarico di cancelliere per la tassa del macinato
8
per la
città di San Miniato, le "Ville" e i popoli dell'ufficialato di Cigoli (Cigoli,
Stibbio e Montebicchieri)
9
. Dal
1683
10
, dopo
un breve periodo di diversa organizzazione, i deputati furono in numero di 4
11
, per
ognuna delle tre "parti" della cancelleria ed operavano separatamente per la
compilazione dei reparti, per la nomina dei tre rispettivi camarlinghi, per tutte le
deliberazioni in merito a ricorsi o defalchi. La compilazione dei riscontri di
bocche, in base alle denunce dei capofamiglia e ai successivi controlli, era fatta
da tre rispettivi messi: uno per il terziere di Fuori Porta e le "ville di piano";
uno per il terziere di Poggighisi e le "ville di poggio"; uno per i popoli
dell'ufficialato di Cigoli. Le serie dei documenti conservati nel nostro archivio
appaiono piuttosto lacunose e frammentarie, non solo per la dispersione avvenuta nel
passato, ma anche perché alcuni atti (reparti, carteggio, portate) sono inseriti
nelle filze di carteggio dei vari cancellieri.