Livello: serie
Estremi cronologici: 1369 - 1804Consistenza: 32 unità
Gli statuti contengono le leggi che regolavano la vita della comunità, il
funzionamento dei loro organismi, le norme relative all'amministrazione della
giustizia. Erano compilati dai cittadini più esperti in materia giuridica, detti
"statutari", poi venivano approvati dal governo centrale fiorentino (Pratica
Segreta). Periodicamente venivano sottoposti a revisione e a modifiche dette
riforme, con l'aggiunta di nuove leggi e disposizioni, resesi necessarie con
l'evoluzione del comune. Il più antico statuto conservato nell'Archivio Storico
Comunale di Santa Maria a Monte risale al 1596, mentre il più antico finora
rinvenuto risale al 1391 ed è conservato presso l'Archivio di Stato di Firenze
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Nel 1348, dopo una rivolta durata sei anni, la Comunità di Santa Maria a Monte aveva
concluso un trattato con Firenze piuttosto favorevole. Firenze si limitò a tenere
una guarnigione nella rocca e a nominare il podestà, per il resto continuò a
governarsi con leggi proprie stabilite negli statuti. Con lo statuto si regolava la
vita sociale, economica, politica e religiosa degli abitanti; vi erano disposizioni
per i lavori agricoli, le feste religiose, i commerci e le consuetudini oltre a
disposizioni circa le magistrature comunali e circa il diritto penale e la sua
procedura. Oltre alla figura del podestà troviamo la figura del notaio e del
camarlingo, cioè il tesoriere, quindi 14 consiglieri e 6 capitani, poi due bandaioli
preposti al controllo dei commerci, un messo, venti uomini armati nelle occasioni
che lo richiedessero, due esattori etc. La produzione degli statuti terminò nel
1766, quando il granduca Pietro Leopoldo portò a una serie di riforme che
comportarono anche per Santa Maria a Monte la perdita di autonomia legislativa
risalente alla giurisdizione medioevale. Lo statuto del 1391, che nel corso dei
secoli aveva subito continue riforme e modifiche che avevano accresciuto il potere
del podestà nei confronti dei rappresentanti locali, lasciò il passo ad un unico
codice toscano, il quale portò alla formazione di un governo comunale costituito da
un gonfaloniere, quattro priori e dodici consiglieri. Nei registri delle
deliberazioni venivano annotate le deliberazioni dei magistrati comunitativi. La
serie è assai interessante, anche se incompleta, iniziando addirittura dal
1369.