Livello: serie
Estremi cronologici: 1501 - 1696Consistenza: 5 unità
Presso i comuni del distretto di Firenze l'imposizione comunitativa andava
sotto il nome di "estimo" e gravava sia sui redditi dei beni immobili sia su quelli
discendenti dall'esercizio di arti e traffici. Sulla stima dei beni veniva calcolata
la frazione che serviva come coefficiente di tassazione, questa operazione per
determinare l'imponibile a carico dei contribuenti presupponeva una serie di
operazioni e di scritture. Si dovevano redigere le denuncie, o portate, ossia le
stime dei beni e delle attività dei cittadini, poi la descrizione dei dati relativi
veniva fatta in appositi registri catastali, fino ad arrivare alla determinazione
del reddito netto e dell'imposta. Le operazioni di esazione erano eseguite, anche in
questo caso, sulla base di appositi dazzaioli dove il cancelliere comunitativo
descriveva i debitori e l'aliquota ad essi attribuita, relativamente a ciascuna
annualità economica. La serie dei registri dell'estimo è la più antica forma
adottata per l'imposizione comunitativa. Durante il XIII secolo il comune di Firenze
aveva gli elenchi di possidenti con la stima dei beni e nei secoli successivi, con
la sua espansione e con la nascita del Granducato, i campioni con le descrizioni dei
beni continuarono ad essere conservati presso gli uffici di Firenze per curarne gli
aggiornamenti, coinvolgendo però i cancellieri comunitativi nella raccolta delle
variazioni. La legge del 4 maggio 1694 sancì poi questo principio: chiunque entrava
in possesso di beni immobili doveva fare la denuncia, entro trenta giorni, al
cancelliere comunitativo così che questi potesse redigere le conseguenti volture. La
serie presente presso l'archivio che abbraccia il periodo dal 1508 al 1696, è
incompleta e tre registri provengono dall'Archivio storico di Castelfranco di Sotto,
poiché il cancelliere di Castelfranco ebbe giurisdizione anche sugli atti catastali
di Santa Maria a Monte e Montecalvoli.