Livello: serie
Estremi cronologici: sec. XVIIIConsistenza: 4 unità
Quasi tutta la documentazione delle opere pie, catalogata nel 1835
come classe XXV, venne trasferita presso gli archivi delle parrocchie di San Iacopo
di Cozzile e di Santa Maria di Massa, ove è stata custodita correttamente ed è
pervenuta praticamente intatta sino ad oggi.
Recentemente, grazie
all'iniziativa del cancelliere della Curia vescovile della diocesi di Pescia, mons.
Leone Giani, è stata recuperata e trasferita presso l'Archivio storico parrocchiale
della medesima diocesi, ove, in idonei locali, è attualmente in corso la sua
catalogazione.
Di tale fondo documentario restano a Massa soltanto alcuni
frammenti e unità isolate che si raccolgono nella presente serie. L'archivio storico
comunale di Massa e Cozzile custodisce altro materale analogo, del periodo della
Restaurazione, descritto nel presente inventario nel fondo Cancelleria comunitativa di Buggiano. Affari relativi alla
comunità di Massa e Cozzile, al quale si fa rinvio per eventuali
riscontri.
Nell'introduzione alle serie dell'archivio dei cancellieri si accenna alla
costituzione, nel quadro della politica di riforma dello Stato e di accentramento
delle sue funzioni voluta dal granduca Cosimo I, del magistrato dei Nove
conservatori alla cui sorveglianza vennero affidate, a partire dal 1561, anche le
opere pie laicali, le confraternite, gli spedali etc.
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. Così, nell'archivio del cancelliere
confluì anche tutta la documentazione prodotta da tali enti e ivi rimasero sino
all'unità d'Italia.
Fra il 1860 e il 1865, nel quadro del conflitto fra Chiesa
e Stato unitario, tale materiale documentario venne considerato di natura
ecclesiastica e pertano se ne ordinò la restituzione alla Chiesa cattolica. Tale
operazione, innaturale e priva di ogni fondamento dal punto di vista logico prima
che archivistico, comportò lo smembramento e in molti casi la dispersione di fondi
archivistici di estremo interesse e, soprattutto, intimamente collegati alla vita
quotidiana delle comunità che ospitavano gli enti produttori, i quali venivano, a
ragione, sentiti come parte del patrimonio storico di ciascuna di esse
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