Livello: serie
Estremi cronologici: 1498 - 1604Consistenza: 7 unità
Dopo la conquista fiorentina le leggi e gli ordinamenti vennero
impartiti dall'alto, la comunità tuttavia conservò il diritto di fare leggi
proprie per la regolamentazione degli uffici comunitativi, per il funzionamento
e l'amministrazione della giustizia e per qualunque altra normativa di carattere
locale. Ovviamente i nuovi Statuti o le varie riforme che continuarono ad essere
periodicamente redatti erano sottoposti al controllo ed alla approvazione della
Pratica Segreta. Gli argomenti intorno ai quali si emettevano o si modificavano
le leggi riguardavano la struttura dei consigli e delle magistrature
comunitative, i criteri per l'"imborsazione" di questi ultimi, la distribuzione
delle varie imposizioni, l'amministrazione di beni e rendite, la
regolamentazione degli usi civili1.
Gli Statuti e le Riforme erano redatti da cittadini
particolarmente esperti in materia giuridica, detti appunto Statutari o Riformatori, la cui scelta era
regolata da precisi criteri: dovevano essere nominati tra gli appartenenti alle
famiglie più antiche che godevano da almeno 100 anni del privilegio
dell'imborsazione nelle magistrature comunali e non più di uno per casata2.
Nel nostro archivio
gli Statuti più antichi risalgono al dicembre 1498 e contengono 124 capitoli
trascritti in carta pergamenacea3. Altri Statuti furono compilati nel 1569 dal cancelliere
Girolamo Bosi da Modigliana, per un totale di 83 articoli. Degli statuti del
1601 è conservato un frammento di una minuta e una copia scritta nel 17194. Infine segnaliamo gli
Statuti approvati dalla Pratica Segreta il primo dicembre 16045.
La serie comprende anche un frammento di
statuti e ordinamenti relativi alla conservazione delle Cerbaie, importanti
"serbatoi" di legname e di pascoli6.
Per completezza di
informazione occorrerà ricordare le numerose riforme conservate presso
l'archivio di Stato di Firenze, che coprono un arco di tempo molto ampio,
andando dal 1419 al 17407. Il più antico di questi statuti, composto di 106 capitoli, fu
redatto il 5 dicembre 1419 da Antonio di Piero, Piero di Lenzo, Antonio di
Filippo, Cecco di Paolo, Piero di Lando, Cecco di Turo e Niccolò di Piero Naldi
e fu compilato dal notaio Domenico di Biagio de Loli da Peretola8.