Livello: serie
Estremi cronologici: 1775 - 1808Consistenza: 58 unità
Gli unici dazzaioli conservati nell'archivio comunale di Montale iniziano
con il 1775, anno della riforma comunitativa attuata da Pietro Leopoldo nel
distretto, con la quale fu abolita l'imposizione annuale assegnata alle comunità a
titolo di "chiesto universale" e introdotta la cosiddetta "tassa di redenzione", la
cui composizione fu definita nei successivi regolamenti locali, da corrispondersi
alla Camera delle Comunità di Firenze
1
.
Le entrate comunitative, denominate "dazio", avrebbero
dovuto fondarsi, oltre che sui proventi e rendite particolari di cui ciascuna
comunità disponesse, su imposte « <...> distribuite e repartite indistintamente e con una istessa
proporzione sopra tutti i suddetti possessori di beni stabili nessuno escluso, nè
eccettuato, nonostante qualunque privilegio, prerogativa, consuetudine, esenzione o
affrancazione di beni <...> »
2
. Nello stesso regolamento generale per le
comunità del distretto veniva ulteriormente chiarito che dovevano essere esclusi dal
pagamento del dazio comunitativo i contadini, gli artigiani « <...> ed operanti di qualunque professione o
mestiere »
3
.
La comunità di Montale avrebbe
dovuto versare alla cassa della Camera delle Comunità una imposta annuale di 1278
scudi: in questa somma erano compresi i titoli di pagamento per le spese universali,
le tasse per il possesso dei cavalli, la tassa per le bestie "del piè tondo", la
tassa per il mantenimento della strada pistoiese, e le provvisioni per il Podestà,
il cancelliere, i messi, il cancelliere della Pratica Segreta, i ragionieri della
Camera delle Comunità di Firenze, il depositario dei pegni pretori ed infine per la
Pia Casa di S. Dorotea che manteneva ed assisteva i poveri dementi della
comunità
4
.
Tale tassa
di redenzione sarebbe stata pagata dai contribuenti in tre rate annuali, maggiorata
di quel supplemento, stabilito dal Consiglio generale comunitativo, necessario per
far fronte alle spese ordinarie e straordinarie della comunità, da pagarsi alla
cassa della comunità stessa. La nuova gestione sarebbe iniziata a partire dal 1
luglio 1775, dovendosi liquidare tutto il debito e il credito, che ciascuna comunità
aveva precedentemente contratto, entro il giugno dello stesso anno
5
.
Il camarlingo comunitativo era l'unico
ufficiale autorizzato a ricevere le riscossioni e ad effettuare i pagamenti, sotto
il controllo del cancelliere. Il Granduca Pietro Leopoldo prescriveva nel
Regolamento generale che per la sua elezione fossero estratte dalla borsa del
Consiglio quattro cedole e che i nominativi in esse riportati fossero messi a
partito dal Consiglio medesimo per alfine nominare alla carica colui che avesse
ottenuto almeno i due terzi dei voti. Il candidato così eletto che avesse rifiutato
l'incarico era sottoposto ad una penale di cento lire, la quale sarebbe andata a
beneficio di colui che fosse stato nominato al suo posto
6
.
Il camarlingo effettuava le esazioni "a
schiena", cioè era responsabile a proprio rischio di tutte le entrate comunitative e
la sua prima incombenza, dopo la nomina, era quella di dare cauzione, secondo la
somma stabilita dal Magistrato Comunitativo, presentando allo stesso tempo i proprì
mallevadori
7
. Ogni camarlingo non
poteva ricoprire l'ufficio per più di tre annate economiche consecutive, con il
divieto di ricandidarsi prima di sei anni
8
. Egli riceveva dal cancelliere il dazzaiolo, registro nel quale, a
fronte dei nomi dei singoli contribuenti e delle quote ad essi assegnate, andavano
riportate le date delle riscossioni e l'importo di ciascuna rata.
La Camera
delle Comunità di Firenze era l'organo preposto alla vigilanza della corretta
amministrazione di questo ufficiale
9
.
I
dazzaioli venivano impostati dal cancelliere e sono condizionati, limitatamente alle
prime cinque unità documentarie, in filze di quadernetti di riscossione, uno per
ciascuno dei diciassette popoli formanti la comunità; tutti gli altri sono
costituiti da registri, corredati in massima parte dal repertorio dei popoli.
I
dazzaioli n. 33 - 44 contengono anche le riscossioni del provento di pecore e capre
del comunello di Luicciana-Cantagallo-Luogomano.
Le entrate diverse
frequentemente citate si riferiscono alle esazioni di canoni di affitti a favore
della comunità.