Livello: fondo
Estremi cronologici: 1430 - 1870Consistenza: 643 unità
La necessità di far pagare a tutti i cittadini le tasse in proporzione alle
loro capacità contributive, aveva spinto il comune di Firenze, fin dal XIII secolo, a
compilare elenchi di possidenti con la stima dei loro beni mobili e immobili, calcolando
il valore minimo che potevano avere: su questa base si calcolava una frazione che
serviva di base alla tassazione. Tale unità imponibile era la "lira" o "estimo" e si
riscuoteva come frazione o come quota semplice oppure il doppio, il triplo ecc., secondo
i bisogni dello stato
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. Dal 1427 furono istituiti dei registri detti
"catastri" in cui ogni capofamiglia era obbligato a farsi descrivere con l'indicazione
dei beni posseduti; se ne fecero poi di nuovi negli anni 1430, 1433, 1442, 1446, 1451,
1457, 1469, 1480
2
. I
luttuosi eventi che colpirono particolarmente San Miniato nel 1530-31 ne rarefecero a
tal punto la popolazione (si parlò di una diminuzione dell'85%) da rendere drammatica la
situazione delle finanze comunali. A seguito di ripetuti appelli al Duca, nel 1532 i
magistrati sanminiatesi ottennero una importante concessione: l'appalto perpetuo della
riscossione della decima per i possidenti sanminiatesi, ivi compresi i moltissimi che
negli ultimi anni, per sfuggire alla guerra e alla miseria, si erano rifugiati nella
capitale; il tutto in cambio di 260 scudi annui al comune di Firenze
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. I beni posti
nel comune di San Miniato, a seconda del proprietario, poterono essere soggetti alla
decima dei cittadini (se i proprietari godevano della cittadinanza fiorentina), alla
decima del contado, ovvero alla cosiddetta Decima sanminiatese (se i proprietari erano
di San Miniato). Dagli uffici di Firenze arrivarono quindi a San Miniato le copie dei
campioni
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relativi a San Miniato e al suo territorio, su cui impostare i
dazzaioli per la riscossione dell'imposta. Le leggi successive non fecero altro che
confermare le disposizioni che avevano istituito la decima. Più volte furono altresì
responsabilizzati e coinvolti i cancellieri comunitativi, che dovevano ricevere le
denunce dei passaggi di proprietà e trasmetterle agli uffici centrali per le opportune
variazioni agli estimi o catasti. In particolare la legge del 4 maggio 1694
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imponeva
tassativamente che chiunque fosse entrato, a qualunque titolo, in possesso di beni
immobili, di farne denuncia entro trenta giorni al cancelliere comunitativo per le
opportune "volture". Con la riforma comunale del 1774, allo scopo di fornire le nuove
comunità del contado di ulteriori entrate, fu istituito il "dazio dei possidenti", di
fatto istituendo una duplice tassazione sui beni immobili: la decima a favore del comune
di Firenze e il dazio a favore delle singole comunità. Proprio per eliminare questa
doppia tassa, con motuproprio del 26 giugno 1781, le diverse comunità furono delegate
anche alla riscossione della decima in cambio di un aumento della tassa di redenzione da
pagarsi al comune di Firenze
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. Di fatto questo significò
l'abolizione della decima che fu inglobata nel dazio dei possidenti. Parimente furono
aboliti l'ufficio e il tribunale delle decime granducali e l'ufficio delle decime del
contado. Tutte le incombenze fino ad allora svolte dagli uffici fiorentini delle decime
e soprattutto la tenuta e l'aggiornamento dei documenti catastali, passarono ai singoli
cancellieri comunitativi. Nelle varie cancellerie, verso la fine del 1781, arrivarono
quindi i documenti catastali "veglianti": estimi, campioni, arroti di volture e
quant'altro si riferisse al catasto delle comunità: tutto aggiornato al I° agosto
1776
7
. Al cancelliere di San Miniato i documenti furono
consegnati il 19 dicembre 1781 dal provveditore delle decime granducali e dal
Soprintendente della camera delle comunità
8
. Tutte le operazioni
catastali successive al I° agosto 1776, furono perciò espletate dai singoli cancellieri.
Anche in periodo post-napoleonico tutte le operazioni catastali continuarono ad essere
compito esclusivo del cancelliere, finchè, con l'istituzione della cancelleria del
censo, non divennero la sua incombenza primaria. Dal 1865, con l'abolizione delle
cancellerie, fu istituito a San Miniato una Agenzia delle imposte dirette che ebbe
l'incombenza della conservazione del catasto unitamente all'amministrazione delle tasse
dirette
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. In quell'occasione furono trasportati nell'agenzia delle imposte
dirette di San Miniato i documenti catastali "vigenti e antichi" dei comuni di San
Miniato e Montopoli. Quando nel 1927 il nuovo ufficio distrettuale delle imposte dirette
di San Miniato inglobò parzialmente le soppresse agenzie di Fucecchio e di Lari,
arrivarono anche i documenti del catasto dei comuni di Castelfranco di Sotto, S.Croce
s/Arno, S.Maria a Monte, Palaia e Peccioli
10
. Oggi
siamo in presenza di un fondo archivistico che, seppur con qualche lacuna, testimonia
l'evolversi della proprietà terriera e fondiaria per almeno due secoli, in una vasta
area del Valdarno Inferiore. Proprio per preservare l'unità che è data dalla peculiarità
dei documenti ai fini della ricerca, pur in presenza di pezzi archivistici prodotti da
enti diversi ed eterogenei (ufficio centrale delle decime, diverse comunità, diverse
cancellerie), abbiamo ritenuto opportuno raccogliere questo fondo in un'unica sezione
archivistica. Riteniamo comunque di precisare che all'interno dello strumento
informatico e anche di questo inventario cartaceo, i singoli pezzi, riuniti in serie
omogenee, sono stati raggruppati e ricondotti ai particolari enti produttori.
Trattandosi di un fondo particolare in cui per ogni cancelleria o comunità si presentano
analoghe tipologie di documenti, si ritiene opportuno fare qui una breve introduzione
alle singole serie, premettendo alcune considerazioni di carattere generale. I "catasti"
in senso stretto, ossia la descrizione delle singole unità immobiliari, sono solo in
minima parte presenti nel nostro archivio. Ad eccezione di qualche estimo premediceo,
compilato dalle magistrature comunitative per imposte locali, gli originali furono
sempre conservati dagli uffici fiorentini
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. Negli
archivi delle cancellerie erano inviate le copie dei campioni da servire alla
compilazione dei dazzaioli delle imposte. Analogamente i cancellieri inviavano agli
uffici della capitale una copia di quegli atti (arroti di volture) che sarebbero serviti
all'aggiornamento del catasto. Gli uffici che a Firenze furono preposti alla
conservazione e all'aggiornamento dei catasti furono di volta in volta: l'ufficio delle
decime granducali (dall'avvento del principato mediceo al 1781), la Soprintendenza della
Camera delle comunità (dal 1782 al 1825), l'ufficio generale del catasto (fino al 1849),
la direzione generale del pubblico censimento (fino al 1865 quando tutta la materia fu
di competenza dell'amministrazione centrale delle tasse e del demanio).