Sede: Massa Marittima (Grosseto)
Date di esistenza: 1365 - 1808Intestazioni: Comunità di Massa Marittima, Massa Marittima (Grosseto), 1365 - 1808
Storia amministrativa:
La documentazione conservata nell' archivio storico di Massa inizia dalla seconda metà del '300 quando la città si trovava in piena dominazione senese. La città, che a partire dal 1225 per oltre un secolo era riuscita a prezzo di notevoli difficoltà a conservare la propria autonomia e ad espandersi territorialmente ed economicamente fondando la propria potenza e prosperità economica sull'industria mineraria, nel 1335 fu costretta a stringere con Siena i capitoli di sottomissione, conclusi il 5 ottobre1, iniziando da quel momento il proprio declino. Le risorse del suo territorio andarono ad arricchire Siena e, a causa dei privilegi relativi alla cittadinanza sanciti con i patti del 1335, molti dei suoi cittadini più autorevoli la abbandonarono per acquistare la cittadinanza senese2. In apparenza Massa conservò la propria autonomia, continuò a governarsi secondo il proprio statuto ma inevitabilmente le sue istituzioni, abbastanza articolate nella redazione statutaria del periodo repubblicano3, mostreranno nella redazione seguente del XV secolo4 un significativo sfoltimento, soprattutto in relazione a quegli istituti riflettenti la supremazia di Massa nelle terre del proprio distretto5.Questo distretto, che dopo i patti del 1335 venne assorbito dal Comune senese, comprendeva vari castelli dei dintorni che Massa aveva acquisito nel corso del XIII e primi del XIV secolo, tra questi possiamo citare Monterotondo6, Campetroso7, Rocchette8, Perolla9, Pietra10, Colonna11, Gerfalco 12 e Ravi13. Anche se il quadro costituzionale della Comunità rimase grosso modo invariato, la perdita di autonomia soprattutto politica comportò, senza dubbio, uno svuotamento di sostanza nelle istituzioni. Il controllo sulla Comunità14 era soprattutto garantito dall' obbligo, sanzionato dai capitoli del 1335, di scegliere come Podestà un cittadino senese. Questo controllo si rafforzò in modo evidente con i capitoli del 1399 quando venne stabilita la nomina del Podestà direttamente da Siena insieme alla nomina diretta anche del Cancelliere, per esercitare l' ufficio delle riformagioni e gli altri compiti di cancelleria 15.
Secondo la consuetudine, l' esercizio della funzione amministrativa della Comunità era gestita dai propri organi e cioè i Priori, il Consiglio e le Magistrature inferiori.
I Domini Priori Gubernatori Communis et Populi civitatis Masse la cui attività veniva indicata nelle riformagioni come laudabile offitio, esercitavano funzioni amministrative, esecutive e giurisdizionali. Mentre, nel periodo repubblicano erano eletti nove Priori chiamati Signori Nove, sul loro numero non si esprime lo statuto del XV secolo, ma si presume un numero di otto, eletti ogni sei mesi16. Per la loro elezione, il Consiglio generale eleggeva sei cittadini con l' incarico di compilare le liste dei candidati che dovevano essere approvate dal Capitano del Popolo e dai Priori del Comune di Siena17. Da una analisi delle riformagioni, fino alla fine del 1300 risultano otto Priori, eletti a dicembre e a giugno. In seguito il loro numero varia fino ad arrivare a dodici membri18. Poi, per un breve periodo dal 1434 maggio al dicembre 1435 sono dieci, eletti ogni quadrimestre19, per poi ritornare ad essere in dodici eletti ogni sei mesi. Dal gennaio 1595 in poi si restringono a sei membri eletti ogni trimestre: a gennaio, aprile, luglio e settembre20. Qualunque fosse il loro numero venivano sempre nominati a turno due Priori con il compito di presiedere per un certo periodo gli altri. Fino alla fine del 1300 i Priori eleggevano un Consiglio di Credenza con funzioni consultive, formato da dodici rappresentanti dei tre terzieri cittadini. Questo Consiglio che è da considerare un residuo della legislazione statutaria repubblicana, nel XV secolo di fatto scompare dalla documentazione.
II Consiglio che era l' organo deliberativo del Comune veniva eletto ogni sei mesi, a giugno e a dicembre. La sua convocazione spettava ai Priori con l' autorizzazione del Podestà. Fino al 1466 aveva luogo l' elezione di un Consiglio generale e di un Consiglio aggiunto anch'esso eletto ogni sei mesi21, a cui si ricorreva nei casi in cui era necessario allargare la rappresentanza. Dal giugno 1466, in seguito ad una riforma22, si ebbe l' istituzione di un Consiglio generale perpetuo composto di 40 membri: 20 di Città' vecchia e 20 di Città nuova23 e un Consiglio minore aggiunto composto di 20 membri, 10 di Città' vecchia e 10 di Città nuova. Così mentre i 40 del Consiglio generale erano nominati in perpetuo24, i 20 del Consiglio aggiunto erano eletti ogni sei mesi, a giugno e a dicembre. Freposto alle finanze della Comunità era il Camarlingo generale che veniva eletto ogni sei mesi dal Consiglio generale. Nel 1549 alcune provvisioni prese dal Commissario
Generalissimo della Repubblica Senese nella Montagnuola, Orlando Mariscotti25, insieme a quattro cittadini deputati dal Consiglio generale, razionalizzarono il sistema finanziario della Comunità e, oltre a chiarire i compiti del Camarlingo generale, istituirono anche la figura del Bilancere del Comune. Venne stabilito che il Camarlingo doveva tenere un libro di entrata e uscita nel quale nessun altro poteva scrivere. Il Bilancere26 invece doveva tenere un libro detto del bilancio nel quale era tenuto a scrivere tutti i debitori e creditori della comunità per qualsiasi causa: condanna, sindacato, compre, vendite, affitti, ferratici, allegagioni e pigioni. Inoltre, doveva tenere i conti della Comunità con il Comune di Siena per censi, podesterie ed altro. Il libro di entrate e uscite27 del Camarlingo alla fine del semestre doveva essere mostrato per la revisione dei conti ai revisori appositamente nominati dal Consiglio generale. In base ai risultati della revisione il Camarlingo poteva essere iscritto dal Bilancere tra i debitori o i creditori. Se risultava debitore doveva pagare nelle mani del nuovo Camarlingo al quale doveva consegnare anche il libro del suo camarlingato. Il Camarlingo non era tenuto a pagare nessuna quantità di denaro se prima non riceveva la poliza dei Priori o di altri Ufficiali deputati dal Consiglio generale, sottoscritta dal Bilancere. Tutti quelli che compravano le entrate della Comunità venivano registrati come debitori in un apposito libro dal Cancelliere. Tutti coloro che così risultavano dovevano essere inscritti come debitori dal Bilancere nel libro grosso del bilancio.
Per quanto riguarda le altre magistrature minori con carattere prevalentemente amministrativo e gli uffici connessi con le attività dei Luoghi pii, si rimanda alle rispettive serie documentarie. Il passaggio dello Stato di Siena nel Granducato mediceo avvenuto nel 1559 con la pace di Cateau Cambresis28, se portò profonde trasformazioni nell' organizzazione giurisdizionale del territorio senese non comportò cambiamenti nella struttura delle Comunità in genere e di Massa in particolare, che continuò a reggersi con i propri statuti e a godere degli antichi privilegi. Tuttavia, la legge di riforma della Città e Stato Senese promulgata il primo febbraio 1560 da Cosimo dei Medici, con l' istituzione del Magistrato dei 4 Conservatori, veniva a creare un organo del tutto nuovo e di notevole interesse per le Comunità. Questa Magistratura, infatti, aveva il compito di controllare l' amministrazione e la gestione dei beni delle Comunità e degli enti di assistenza, beneficenza e culto, e realizzava, per la prima volta nello Stato senese quella rigorosa vigilanza sulle Comunità da parte di un organo specifico e centralizzato tipica espressione della politica di accentramento del potere statale operata da Cosimo I. Coadiutore del Magistrato all' interno delle Comunità più grandi era il Cancelliere comunitativo che, per le sue funzioni e la sua presenza costante ad ogni attività comunale, esercitava efficacemente il controllo. A Massa, la figura del Cancelliere o notaio delle riformagioni come funzionario alla cui elezione o approvazione partecipava una autorità esterna a quella comunale, non era nuova29. Tuttavia, la sua presenza ufficiale in questa veste apparve il 23 agosto 1580 quando venne deliberata dal Magistrato dei 4 Conservatori la nomina di Antonio Incontri da Pomarance alla cancelleria delle comunità di Massa e di Tatti, su commissione del Governatore di Siena, per ordine di S.A.S. Il Cancelliere venne munito delle istruzioni di S.A.S. sottoscritte da un membro dei 4 Conservatori, Celso Bocciardi30. Le istruzioni stabilivano l' obbligo per il Cancelliere di intervenire a tutte le tratte ed elezioni degli Ufficiali della Comunità, di rogare tutte le deliberazioni e fare tutte le altre scritture che occorrevano alla Comunità secondo gli ordini e le leggi. I Cancellieri dovevano proporre e intervenire a tutte le vendite delle entrate della Comunità insieme ai Priori e intervenire a tutti i saldi della ragione dei Camarlinghi. Controllare le entrate e gli obblighi dei Luoghi pii. Fare l' inventario dei libri e delle scritture sotto la loro custodia, conservare gli originali, dare copia ai privati dietro pagamento e alla Comunità senza alcuna spesa. Dove non vi erano appositi scrivani dovevano tener conto delle entrate e delle spese della comunità e fare le polize ai Camarlinghi, se vi erano gli scrivani dovevano sottoscrivere le polize prima del pagamento del Camarlingo, in modo da far passare nelle loro mani le entrate e le uscite. Dovevano intervenire con il misuratore e uno dei Priori o il Massaro alla misura dei terreni per i ferratici. Servire le occorrenze della Comunità per tagliare le spese degli ambasciatori e far pagare i debitori del Comune in modo che questo potesse adempiere regolarmente ai propri pagamenti. Dovevano tenere il libro dell' estimo. Dovevano tenere informato il Magistrato sullo stato delle bandite prima delle vendite che venivano fatte in Siena e dare notizia di ogni altra cosa a beneficio del Comune.
Il 26 giugno 1592 le riformagioni recano un elenco di obblighi a carico del Cancelliere deliberati, quasi per un intento cautelativo, dal Consiglio della Comunità e approvati dal Magistrato dei 4 Conservatori31.Veniva precisato che il Cancelliere doveva essere riverente nei confronti dei Priori e degli altri Magistrati della Comunità. Doveva vigilare affinché questi compissero il loro dovere segnalando scorrettezze ai Priori e al Capitano. Fatta l' elezione degli Ufficiali doveva farli giurare sugli statuti, e riportare i loro nomi, ogni semestre, nella tavoletta da tenersi nella sala dei Priori. Aveva l' obbligo di far eseguire le deliberazioni dei Priori e del Consiglio. Veniva ribadito l' obbligo di fare l' inventario dei libri della Comunità e di farlo sottoscrivere al successore. Era obbligato a tenere in buon ordine il libro detto il bastardello dove annotava giornalmente le deliberazioni e i decreti pubblici, da registrare poi nelle riformagioni. Anche i bandi, le lettere, le notule, le polize e le vendite dei proventi e i capitoli dovevano essere registrati nei libri soliti e al libro dei debitori e creditori, così come i rescritti, gli ordini e gli inventari dei pupilli al solito libro. Finito il suo incarico doveva essere sottoposto a sindacato dal Giudice del Capitano, dallo Sgravatore e da un cittadino eletto dal Consiglio. Nel sindacato si doveva principalmente vedere se erano stati osservati questi ordini, gli altri disposti dagli statuti e quelli dei Superiori. Nel 1737 con Gian Gastone si estingueva la dinastia dei Medici, la maremma senese afflitta già da secoli di sfruttamento si trovava ora in un grave stato di abbandono e spopolamento32. L' organizzazione delle strutture comunali e del territorio senese era immutata e tale si conserverà fino alle riforme del Granduca Pietro Leopoldo che nel 1765, alla morte del padre Francesco Stefano di Lorena avvenuta il 18 agosto,succederà al trono del Granducato di Toscana33. Il periodo delle riforme per il territorio maremmano si aprì con il motuproprio granducale del 10 novembre 176534 con il quale questo venne staccato dal comprensorio dell' antico Stato senese per formare una provincia autonoma chiamata Provincia Inferiore Senese. Questa Provincia, direttamente soggetta all' autorità granducale, secondo quanto risultava dal motuproprio del 18 marzo 176635 era composta dai capitanati già esistenti di Massa, Grosseto, Sovana e Arcidosso con l' aggiunta di altri territori36. Lo stesso motuproprio diceva che la Provincia si sarebbe divisa in otto potesterie e cioè: Grosseto, Massa, Scansano, Manciano, Pitigliano, Arcidosso, l' Isola del Giglio e Castiglione della Pescaia.
La nuova Provincia aveva un Governatore rappresentante del Granduca in Grosseto e un organo collegiale, l' Ufficio dei Fossi e delle Coltivazioni a cui vennero assegnate importanti funzioni amministrative e giudiziarie poiché assumeva i poteri esercitati fino a quel momento dalle magistrature senesi dei 4 Conservatori, dei Regolatori e della Rota37. Il controllo sulle Comunità in questa fase si concentrava nelle mani di questo organo che "... avrà inoltre la soprintendenza generale sopra tutte le Comunità e sopra la conservazione del loro patrimonio, e sopra il patrimonio dei luoghi pii, opere e fabbriche pubbliche, e altre fondazioni di pubblica utilità, con giurisdizione privativa in tutte le cause, ove i detti patrimoni abbiano interesse diretto o indiretto, e con facoltà di proporre le istruzioni generali e particolari che per il buon ordine di tali comunità e amministrazioni crederanno più convenienti"38.
Nella nuova Provincia continuò a sopravvivere ancora per alcuni anni il principio dell' autoregolamento dei Comuni attraverso i loro statuti. Con rescritto del 14 ottobre 177139 passò all' Ufficio dei Fossi la funzione di approvazione degli statuti comunali, ma già dal 1774 in varie province toscane cominciavano ad essere emanati i Regolamenti comunali40 con cui venivano aboliti gli statuti e le antiche strutture istituzionali. Per la Provincia Inferiore Senese il nuovo regolamento emanato il 17 marzo 1783, stabiliva il comprensorio territoriale di ciascuna nuova Comunità41 ed estendeva quelle riforme istituzionali che per la Comunità di Massa erano già state attuate in precedenza con il motuproprio del 3 ottobre 1780 entrato in vigore il primo gennaio 178142. Concessa la libera amministrazione delle entrate e uscite e degli interessi ed affari, si sottraeva la Comunità allo stretto controllo dell' Ufficio dei Fossi. Venivano aboliti il Magistrato dei Priori, il Consiglio generale, il Magistrato dei Santesi43, il Camarlingo comunitativo, il Rettore dello Spedale di S. Andrea di vecchia istituzione, gli Operai e Camarlighi sempre di vecchia istituzione della Cattedrale, delle chiese di S. Pietro all' Orto e di S. Francesco 44 e qualunque altro ufficio comunitativo. Venivano istituiti un nuovo Magistrato composto da un Gonfaloniere e 4 Priori e un nuovo Consiglio Generale composto dai cinque del Magistrato e dieci Consiglieri. Le elezioni venivano fatte mediante tratta annuale da tre borse di possidenti45. Il nuovo Camarlingo comunitativo veniva eletto mediante estrazione dalla borsa dei Priori.
Soggetti produttori collegati:
Mairie di Massa Marittima, Massa Marittima
(Grosseto), 1808 - 1814
(successore)
(subordinato)
Comunello di Perolla, Massa Marittima (Grosseto),
1586 - 1752
(subordinato)
Comunità di Prata, Massa Marittima (Grosseto),
1728
(subordinato)
Comunità di Tatti, Massa Marittima (Grosseto),
1462-1783
(subordinato)
Comunità di Gavorrano, Massa Marittima (Grosseto),
1465 - 1673
(subordinato)
Comunità di Ravi, Massa Marittima (Grosseto),
1447-1782
(subordinato)
Complessi archivistici prodotti:
Comunità di Massa Marittima, 1365 -
1808
(fondo, conservato in Comune di Massa Marittima. Archivio storico)