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Comunità di Scarlino

Sede: Scarlino (Grosseto)

Date di esistenza: 1400 - 1805

Intestazioni: Comunità di Scarlino, Scarlino (Grosseto), sec. XV - 1805

Storia amministrativa:
Scarlino, che aveva fatto parte del patrimonio dei conti Alberti fin dalla metà del XII secolo, era passato nel corso del XIII secolo, attraverso acquisti di quote di diritti signorili, al nobile scarlinese Ranieri Tinacci e al conte Ildebrandino il Rosso di Sovana degli Aldobrandeschi. Tra il 1276 e il 1277 entrò nel contado pisano quando il comune di Pisa acquistò tutti i possessi e i diritti da questi signori 1 . Alla fine del XIV secolo, Scarlino entrò a far parte dello stato fondato nel 1399 da Gherardo d'Appiano signore di Pisa che, avendo ceduto la città a Gian Galeazzo Visconti di Milano, si era riservato il territorio piombinese e insulare e vi aveva fondato una propria signoria comprendente Piombino, l'Isola d'Elba, Montecristo, Pianosa, Buriano, Scarlino, Suvereto a cui ben presto si aggiunsero anche Valle e Montioni 2 . Un piccolo stato che godeva di una posizione strategica sia da un punto di vista militare che per le rendite minerarie. Con Iacopo III, nel 1465, gli Appiani ebbero il privilegio di usare il cognome degli Aragonesi e l'8 novembre 1509 gli Appiani di Aragona con Iacopo IV ebbero l'investitura imperiale con tutta una serie di privilegi 3 e la massima estensione della signoria che arrivò a comprendere Piombino, Populonia, Scarlino, Suvereto, Buriano, Valle, Montioni, S. Lorenzo, Vignale, Abbazia al Fango oltre alle isole d'Elba, Pianosa e Montecristo. Ma già qualche anno più tardi questa composizione risulterà diminuita dalla perdita di parti importanti dell'Isola d'Elba. Il dominio, infatti, occupato due volte da Cosimo de Medici, prima nel 1548 e poi dal 1552 al 1557, fu restituito a Jacopo VI da Filippo II di Spagna con i capitoli del luglio 1557 con esclusione però di Portoferraio (Cosmopoli) che rimase al duca di Firenze. E con lo stesso accordo con cui Cosimo riceveva l'investitura dello Stato di Siena e si costituivano i Presidios spagnoli, lo stato piombinese, anche a fronte di una ritrovata sovranità, rimaneva sempre soggetto all'ingerenza spagnola che, oltre all'installazione di presidi di guardia a Piombino e a Scarlino, stabiliva la fortificazione dell'Elba, che avrà concretezza nel 1605 a Longone con la costruzione di una potente fortezza di diretta pertinenza spagnola, come i Presidios dell'Argentario 4 . Effettivamente con il predominio spagnolo in Italia, sancito con la pace di Cateau Cambresis nel 1559, sullo stato di Piombino venne sempre esercitata una forte tutela dagli Asburgo, sia nelle vesti imperiali che in quelle dei reali di Spagna. Nei vari passaggi estremi questi ebbero sempre un ruolo determinante nelle sorti del feudo piombinese, che non riuscì mai a conquistare una vera indipendenza verso l'esterno e, come è stato sottolineato, neppure un potere signorile forte all'interno del proprio territorio, soprattutto in rapporto all'affermarsi dell'oligarchia piombinese che assicurò sempre la supremazia di questa comunità rispetto alle altre 5 . La signoria divenne principato con Jacopo VII 6 nel 1594 per volontà dell'Imperatore Rodolfo II d'Asburgo. Con la morte prematura di Iacopo VII nel 1603 si aprì un periodo di incertezza circa la successione che, rimessa alla volontà dell'imperatore e del re di Spagna, non cadde su Carlo Appiani già proposto dai piombinesi. Di conseguenza lo stato per otto anni rimase senza sovrano, occupato dagli spagnoli e governato dal vicerè di Napoli fino al 1611. Quando le potenze tra Vienna e Madrid raggiunsero un accordo venne nominata Isabella Appiani, sorella di Jacopo VII , da sempre contrastata dai sostenitori di Carlo Appiani. Nel 1621 in uno scenario nuovamente cambiato, il nuovo Imperatore Ferdinando II investì del feudo il nuovo re di Spagna e Napoli, Filippo IV, il quale nominò principe Belisario figlio del defunto Carlo Appiani e rivale dinastico di Isabella, che fu costretta ad andarsene nel 1628. Ma anche Belisario, sia per le gravose richieste finanziarie imperiali, sullo sfondo la costosa Guerra dei Trent'anni, sia per la crisi scatenata dall'epidemia di peste tra il 1630 e il 1631 che martoriò anche il territorio di Piombino, ebbe difficoltà a prendere effettivo possesso dello stato che, anche in questo periodo, venne essenzialmente governato da luogotenenti generali nominati dalla Spagna e controllati dal viceré di Napoli fino a che, nel 1633, gli Appiani persero definitivamente il principato. Il 24 marzo 1634 l'imperatore cedette al prezzo di un milione di fiorini il principato a Niccolò Ludovisi marito di Polissena, figlia di Isabella Appiani. Niccolò, strettamente legato alla Spagna, era anche nipote del papa Gregorio XV e quindi aveva forti relazioni con Roma, dove aveva peraltro la sua vera residenza. Spodestato dal 1646 al 1650 con l'occupazione francese, Niccolò ritornò al potere nel giugno 1650 e governò il principato fino al 1664 pur non risiedendo mai nello stato, così come la seconda moglie Costanza Pamphili, che spesso comparirà nella corrispondenza con i luogotenenti generali. Alla morte di Niccolò e Costanza successe nel 1665 il figlio Giovan Battista che dovette far fronte ad una finanza disastrata per i debiti accumulati dal padre. Riflesso di questa situazione furono alcune richieste che il principe fece alle comunità tra cui quella di Scarlino alla quale chiese nel 1696 la donazione dello Stagno e la cessione della gabella del Ceppo 7 . Alla morte di Giovan Battista nell'agosto 1699 successe la sorella Olimpia Ludovisi che, dismessi i voti monacali, riuscì a conservare il titolo di principessa solo per pochi mesi morendo nel novembre 1700. L'anno seguente il nuovo re di Spagna Filippo V concesse il principato a Gregorio Boncompagni e a sua moglie Ippolita Ludovisi, sorella di Olimpia. Coinvolto nella guerra di successione spagnola, il principato fu invaso dalle truppe imperiali prima nel 1708 e poi nel 1714 quando ormai era cessato il predominio spagnolo sull'Italia a vantaggio di quello austriaco (pace di Rastadt). Ippolita governò fino al 1733. Alla sua morte successe la figlia Eleonora Boncompagni Ludovisi che riuscì a mantenere l'investitura, ottenendo nel 1734 la conferma del re di Spagna Filippo V, che nel frattempo aveva riconquistato i territori italiani, a patto di consentire che nel principato si stabilisse un presidio napoletano. Nel 1745 Gaetano Boncompagni Ludovisi successe alla madre fino al 1777 e, alla sua morte, il principato passò al figlio Antonio Maria Boncompagni Ludovisi che venne deposto dai francesi nel marzo 1801.


Soggetti produttori collegati:
Mairie di Scarlino, Scarlino (Grosseto), 1805 - 1814 (successore)


Complessi archivistici prodotti:
Comunità di Scarlino, 1439 - 1806 (fondo, conservato in Comune di Scarlino. Archivio storico)