Sede:
Scandicci (Firenze)
Date di esistenza: 1862 -
1937
Intestazioni:
Congregazione di carità, Scandicci (Firenze), 1862
- 1937
Storia amministrativa:
La Legge 3 agosto 1862, n. 753 stabilì che presso ogni comune dovesse essere
istituita una Congregazione di carità 1 che aveva il compito di
curare l'amministrazione dei beni destinati a beneficio dei poveri. Successivamente,
tramite la Legge 17 luglio 1890, n. 69722 sulle istituzioni
pubbliche di beneficenza, furono specificate meglio sia le finalità che
l'organizzazione delle congregazioni. Fu previsto che fossero amministrate da un
comitato composto da un presidente e da un numero di membri, variabile in base alla
popolazione del comune, eletti dal consiglio comunale. Il presidente durava in
carica quattro anni, i membri si rinnovavano per un quarto ogni anno. Le funzioni di
tesoriere furono affidate all'esattore comunale. Tutte le attribuzioni e
attività svolte dalle Congregazioni passarono, con la Legge 3 giugno 1937, n. 847,
agli Enti comunali di assistenza (E.C.A.), le cui finalità principali erano
l'assistenza alle persone e alle famiglie in condizioni disagiate. < ...> Le opere pie amministrate prima
dalla Congregazione di Carità locale e poi dall'Ente Comunale di Assistenza erano
l'Orfanotrofio Buti, la Fondazione Franceschi, i legati dotali Tacchini, Viti e
Uguccioni-Lippi3 .
Secondo quanto riportato nello statuto del 1891, l'Orfanotrofio Carlo Buti fu
istituito nel Popolo di S. Giuliano a Settimo per volontà del pievano Carlo
Buti. Trasse origine e denominazione dal testamento del suddetto, del 29 gennaio
1889, rogato dal notaio Luigi Scappucci e registrato a Firenze il 25 febbraio
1889. Fini dell'istituzione erano il ricovero nella casa del fondatore, posta
presso la Chiesa Plebana di S. Giuliano a Settimo, delle orfane miserabili nate
e domiciliate presso quella Parrocchia, ed anche quelle del Plebato quando le
rendite lo avessero consentito, e l'istituzione di una scuola elementare
femminile per tutte le fanciulle della stessa Parrocchia. Le orfane potevano
essere ammesse a sei anni compiuti e potevano rimanere fino a diciotto;
ricevevano dall'Istituto l'alloggio, il vitto, il vestiario, l'istruzione e
l'insegnamento dei lavori femminili. L'Istituto provvedeva agli scopi della sua
fondazione mettendo a disposizione il suddetto fabbricato e le rendite derivanti
dall'eredità. L'amministrazione e la vigilanza dell'Istituto erano affidate a
cinque persone, scelte dal fondatore, costituenti una Commissione. La scuola
elementare doveva tenersi fino alla terza classe. Potevano accedervi non solo le
orfane ricoverate, ma tutte le fanciulle del Popolo di S. Giuliano a Settimo,
dall'età di sei anni compiuti fino ai dodici. Il 27 marzo 1902, tramite Regio
Decreto, si stabilì che l'Orfanotrofio Buti fosse concentrato nella
Congregazione di Carità di Casellina e Torri, con la conseguente modifica dello
statuto. Fu soppressa la scuola elementare femminile; le orfane furono
trasferite in altri orfanotrofi del contado; l'amministrazione dell'Orfanotrofio
fu affidata alla Congregazione di Carità di Casellina e Torri; fu ammesso a far
parte della Congregazione, riguardo alla gestione dell'Orfanotrofio, uno dei
membri del vecchio Consiglio di Amministrazione. Il nuovo statuto fu approvato,
tramite Regio Decreto, il 21 febbraio 1904.
Fu istituita nel 1920. Alcune donne utilizzarono il capitale relativo alla
liquidazione di una scuola femminile di lavoro, ormai cessata, per fondare
un'opera di beneficenza nel Comune di Casellina e Torri. Tale fondazione,
intitolata a Luisa Franceschi, fu destinata alle cure marine. La sua
amministrazione fu affidata alla Congregazione di Carità del luogo. Lo scopo
della Fondazione era quello di inviare ai bagni di mare, mediante gli ospizi
marini, il maggior numero possibile di bambine e bambini bisognosi, appartenenti
alle famiglie povere del luogo.
Fu istituito dal defunto Leopoldo Tacchini col suo testamento del 19 febbraio
1842, rogato dal notaio Andrea Bacchini. La finalità del Legato era quella di
conferire ogni anno cinque doti del valore di lire cinquanta ciascuna, destinate
alle fanciulle residenti nel Popolo di S. Andrea a Mosciano andate spose. Il
Legato fu amministrato dalla Congregazione di Carità di Casellina e Torri,
secondo quanto stabilito tramite deliberazione del Comune suddetto del 4 agosto
1883, n. 61. Il patrimonio del Legato Tacchini, come quello degli altri legati
dotali, consisteva in un capitale versato dal fondatore, la cui rendita era
utilizzata per pagare le doti.
Il Convento di S. Marco di Firenze aveva ereditato dai fratelli Viti (tramite
testamento del 4 gennaio 1837, rogato dal notaio Virgilio Buoncristiani) un
capitale di ventimila scudi, gravato da alcuni legati, fra i quali una dote di
lire quarantasette circa da conferirsi ad una fanciulla di una delle tre
parrocchie di S. Martino a Scandicci, S. Maria a Greve e S. Bartolomeo in Tuto,
sposatesi in ciascun anno, mediante estrazione annuale. Soppresso il Convento
suddetto, trasferiti i suoi beni al Demanio, la dote fu riconosciuta come debito
dello Stato con Decreto Granducale del 18 agosto 1815. Con Regio Decreto dell'11
aprile 1897 l'opera pia Legato Viti fu concentrata nella Congregazione di Carità
di Casellina e Torri.
Giovan Francesco Uguccioni-Lippi, tramite testamento del 2 giugno 1571, rogato
dal notaio Francesco Giordani, istituì una dote annua di lire quarantotto, da
destinare ad una fanciulla di S. Martino alla Palma prossima alle nozze. Con
Regio Decreto del 15 maggio 1904 l'opera pia Legato Uguccioni-Lippi fu
concentrata nella Congregazione di Carità di Casellina e Torri. La Congregazione
successivamente trasformò la dote in biennale, portandola a lire settanta poiché
le oscillazioni del tasso d'interesse percepito avevano fatto sì che il Legato
potesse disporre ormai solo di lire trentacinque annue, considerate una somma
troppo esigua per costituire una dote.