Sede: 
                Scandicci (Firenze)
            
        
                                    Date di esistenza:  1862 -
			1937
        
                                            
Intestazioni: 
            Congregazione di carità, Scandicci (Firenze), 1862
			- 1937
        
                        
                        
                        
                                    
                Storia amministrativa: 
La Legge 3 agosto 1862, n. 753 stabilì che presso ogni comune dovesse essere
				istituita una Congregazione di carità 1 2 < ...> 3 
			
  
    
				
				Secondo quanto riportato nello statuto del 1891, l'Orfanotrofio Carlo Buti fu
					istituito nel Popolo di S. Giuliano a Settimo per volontà del pievano Carlo
					Buti. Trasse origine e denominazione dal testamento del suddetto, del 29 gennaio
					1889, rogato dal notaio Luigi Scappucci e registrato a Firenze il 25 febbraio
					1889. Fini dell'istituzione erano il ricovero nella casa del fondatore, posta
					presso la Chiesa Plebana di S. Giuliano a Settimo, delle orfane miserabili nate
					e domiciliate presso quella Parrocchia, ed anche quelle del Plebato quando le
					rendite lo avessero consentito, e l'istituzione di una scuola elementare
					femminile per tutte le fanciulle della stessa Parrocchia. Le orfane potevano
					essere ammesse a sei anni compiuti e potevano rimanere fino a diciotto;
					ricevevano dall'Istituto l'alloggio, il vitto, il vestiario, l'istruzione e
					l'insegnamento dei lavori femminili. L'Istituto provvedeva agli scopi della sua
					fondazione mettendo a disposizione il suddetto fabbricato e le rendite derivanti
					dall'eredità. L'amministrazione e la vigilanza dell'Istituto erano affidate a
					cinque persone, scelte dal fondatore, costituenti una Commissione. La scuola
					elementare doveva tenersi fino alla terza classe. Potevano accedervi non solo le
					orfane ricoverate, ma tutte le fanciulle del Popolo di S. Giuliano a Settimo,
					dall'età di sei anni compiuti fino ai dodici. Il 27 marzo 1902, tramite Regio
					Decreto, si stabilì che l'Orfanotrofio Buti fosse concentrato nella
					Congregazione di Carità di Casellina e Torri, con la conseguente modifica dello
					statuto. Fu soppressa la scuola elementare femminile; le orfane furono
					trasferite in altri orfanotrofi del contado; l'amministrazione dell'Orfanotrofio
					fu affidata alla Congregazione di Carità di Casellina e Torri; fu ammesso a far
					parte della Congregazione, riguardo alla gestione dell'Orfanotrofio, uno dei
					membri del vecchio Consiglio di Amministrazione. Il nuovo statuto fu approvato,
					tramite Regio Decreto, il 21 febbraio 1904.
			 
   
 
			
  
    
				
				Fu istituita nel 1920. Alcune donne utilizzarono il capitale relativo alla
					liquidazione di una scuola femminile di lavoro, ormai cessata, per fondare
					un'opera di beneficenza nel Comune di Casellina e Torri. Tale fondazione,
					intitolata a Luisa Franceschi, fu destinata alle cure marine. La sua
					amministrazione fu affidata alla Congregazione di Carità del luogo. Lo scopo
					della Fondazione era quello di inviare ai bagni di mare, mediante gli ospizi
					marini, il maggior numero possibile di bambine e bambini bisognosi, appartenenti
					alle famiglie povere del luogo.
			 
   
 
			
  
    
				
				Fu istituito dal defunto Leopoldo Tacchini col suo testamento del 19 febbraio
					1842, rogato dal notaio Andrea Bacchini. La finalità del Legato era quella di
					conferire ogni anno cinque doti del valore di lire cinquanta ciascuna, destinate
					alle fanciulle residenti nel Popolo di S. Andrea a Mosciano andate spose. Il
					Legato fu amministrato dalla Congregazione di Carità di Casellina e Torri,
					secondo quanto stabilito tramite deliberazione del Comune suddetto del 4 agosto
					1883, n. 61. Il patrimonio del Legato Tacchini, come quello degli altri legati
					dotali, consisteva in un capitale versato dal fondatore, la cui rendita era
					utilizzata per pagare le doti.
			 
   
 
			
  
    
				
				Il Convento di S. Marco di Firenze aveva ereditato dai fratelli Viti (tramite
					testamento del 4 gennaio 1837, rogato dal notaio Virgilio Buoncristiani) un
					capitale di ventimila scudi, gravato da alcuni legati, fra i quali una dote di
					lire quarantasette circa da conferirsi ad una fanciulla di una delle tre
					parrocchie di S. Martino a Scandicci, S. Maria a Greve e S. Bartolomeo in Tuto,
					sposatesi in ciascun anno, mediante estrazione annuale. Soppresso il Convento
					suddetto, trasferiti i suoi beni al Demanio, la dote fu riconosciuta come debito
					dello Stato con Decreto Granducale del 18 agosto 1815. Con Regio Decreto dell'11
					aprile 1897 l'opera pia Legato Viti fu concentrata nella Congregazione di Carità
					di Casellina e Torri.
			 
   
 
			
  
    
				
				Giovan Francesco Uguccioni-Lippi, tramite testamento del 2 giugno 1571, rogato
					dal notaio Francesco Giordani, istituì una dote annua di lire quarantotto, da
					destinare ad una fanciulla di S. Martino alla Palma prossima alle nozze. Con
					Regio Decreto del 15 maggio 1904 l'opera pia Legato Uguccioni-Lippi fu
					concentrata nella Congregazione di Carità di Casellina e Torri. La Congregazione
					successivamente trasformò la dote in biennale, portandola a lire settanta poiché
					le oscillazioni del tasso d'interesse percepito avevano fatto sì che il Legato
					potesse disporre ormai solo di lire trentacinque annue, considerate una somma
					troppo esigua per costituire una dote.