Questo glossario comprende le voci e locuzioni d'interesse amministrativo e
giuridico di difficile comprensione o aventi una particolare accezione. Esso è
limitato alle voci che s'incontrano nel corpo dell'inventario o nelle
introduzioni storiche ai vari archivi che lo compongono.
Accollo di strade |
Appalto dei lavori necessari per la loro buona conservazione (cfr.
TOMMASEO - BELLINI, s. v. Accollo, n. 2). |
Artefice |
"Maestro" o "capo d'arte", ossia colui che esercita autonomamente
un mestiere. Cfr. Instr. Canc., nn. 233-234: "... tiri fuora
l'estimo della sua persona, o testa, che sarà, essendo artefici, o
maestri, soldi 40. piccioli e essendo garzoni, o altri operai, sol.
20. simili per ciascuno ...". Mentre il Rezasco dà come significato
prossimo quello di appartenente "ad arte che non fosse quella de'
mercatanti", il DEI registra quello, generale, di colui che esercita
un'arte meccanica nella Toscana dal XIII secolo in avanti. |
Banco |
Tribunale (dalla tavola del tribunale dinanzi alla quale siedono i
giudici). In Toscana indicava una sede minore servita da notaio del
podestà (cfr. FASANO GUARINI, Lo Stato mediceo, cit., pp. 38-39,
82). |
Bastardello |
Scartafaccio, in particolare quello dove venivano appuntate le
deliberazioni del Magistrato della Comunità prima di essere messe a
pulito dal cancelliere. Deriva da bastardo, perché il registro
"conteneva in serie cronologica indicazioni non omogenee" (DEI, s.
v.), o forse, perché esso era una brutta copia dell'originale. |
Bocca |
Ognuno dei componenti di una famiglia, distinti dal capo di essa
che la manteneva (Testa). Cfr. TOMMASEO - BELLINI, s. v. Bocca, n.
22; REZASCO, s. v. Bocca, § IV e V. Con la trasformazione, nel 1678,
della tassa del macinato in tassa personale, le comunità del
granducato predisponevano una "descrizione delle bocche" allo scopo
di compilare il reparto dei tassati. |
Camarlingo |
Cassiere, esattore, tesoriere; nei nostri casi, di un comune, di un
"popolo", di una lega. Instr. Canc., nn. 184-185 (che riprende dagli
ordini e leggi dei Cinque conservadori del contado e distretto del
1553): "Che tutti i Camarlinghi, e altri predetti, che sono
obbligati a riscuotere tutte l'entrate, e danari, che ne sono maturi
i pagamenti, a' tempi loro, paghino tutte le spese, e debiti
ordinarj, e straordinarj correnti al loro tempo, nel modo, e come
sopra si è detto, acciò non resti il danaro in mano al Camarlingo, e
il Comune, o luogo sottoposto al debito, e aggravio. |
Camarlingo generale |
Camarlingo (v.) di un vicariato o di una podesteria, in opposizione
a quelli particolari" o subalterni dei diversi "popoli" (v.). Instr.
Canc., n. 328: "E che sono tenuti i Camarlinghi de' Vicariati, e gli
altri generali, sì del Contado, come del Distretto, fare assegnare
per via di Corte [v.] almeno 15 giorni di tempo a i Camarlinghi,
delle Podesterie, e altri Generali, e questi giorni 12. almeno a i
Rettori de' Popoli, a corrispondere, e pagar loro quanto devono,
conforme al contenuto delle polize, e licenze suddet[te]". |
Cavaliere |
"Nelle città e terre italiane dall'età comunale in poi il nome
d'uno dei più alti collaboratori dei rettori di giustizia (podestà,
capitani, ecc.), di quello in particolare che comandava i birri e
soprintendeva alle operazioni di polizia e alle procedure
d'esecuzione. Spesso era notaio di professione e cumulava nella sua
persona anche gli uffici d'attuario e di cancelliere" (FIORELLI, pp.
86-87, nota 378). |
Chiesto |
Solo il Rezasco, s. v., lo registra come sostantivo col seguente
significato: "Quel tanto che nell'ultimo secolo [XVIII] si richiedeva
dallo Stato fiorentino a ciascuna Comunità per sua contribuzione
alle spese universali, e che si componeva di molti titoli
d'imposte". il PAGNINI, Delle gravezze, pp. 519-520, cosi elenca gli
undici titoli che formavano il chiesto del Magistrato de' Signori
Nove: "1. Le spese universali; 2. Le spese dell'Ufficio di Sanità;
3. De' deputati sopra l'estimo di Pisa e del commissario de' Monti
Pii; 4. Della nuova muraglia e fabbrica degli uffici di Firenze; 5.
Della Depositeria Generale per il Militare; 6. Dei bargelli di
campagna o del Ponte a Sieve, di Pescia e di Romagna, del Borgo S.
Sepolcro, di Pisa, d'Arezzo, di Volterra, di Sesto e Fiesole, di
Pontremoli, di Pitigliano e dell'Inquisizione; 7. Del conto a parte;
8. Della tassa de' cavalli; 9. Di quella del piè tondo; 10. De'
lavori di strade e ponti; 11. Delle provvisioni degli ambasciatori o
sia procuratori delle comunità". Sotto il titolo I delle "spese
universali" si comprendevano ben sedici capi. |
Contado |
"Territorio il più antico e prossimo alla città, cosi nominato
dall'essere stato da prima retto da' Conti, al quale la Repubblica,
tosto che se ne fu impadronita, lasciò per ordinario che si
governasse co' proprj statuti e con privilegi poco dissimili da
quelli della città, e che era distinto dal Distretto" (REZASCO, s.
v., § I). L'estensione territoriale del contado è cosi definita dal
Pagnini: "Per Contado nel vegliante sistema economico intendesi
specialmente quella parte del Gran Ducato, che resta compresa dentro
i tre vicariati di S. Giovanni, Scarperia e Certaldo e vien formando
un'estensione di circa venti miglia intorno a Firenze, l'antico
territorio di cui talvolta il conte, che governava la città, ebbe
ne' tempi di mezzo la giurisdizione e comando" (PAGNINI, Delle
gravezze, p. 514). |
Corte |
"Quella schiera di collaboratori che i rettori di giustizia si
portavano dietro nelle città e terre dov'eran chiamati. Comprendeva
o poteva comprendere uno o più giudici, cavalieri, notai, e un vario
numero di famigli o birri" (FIORELLI, p. 87 nota 379). |
Danno dato |
"Particolarmente il Danno fatto nei campi o boschi altrui"
(REZASCO, s. v. Danno, § XIII; TOMMASEO, s. v. Danno, n. 27). |
Dazio |
dal latino datio, -onis, il 'dare', "qualsiasi imposta" (DEI). Nel
periodo leopoldino dazio equivalse a imposizione comunitativa. Cfr.
Regolamento locale per la comunità della Lastra del 23 maggio 1774,
art. V: "Sopra i Contadini, e Artigiani o Testanti della Comunità
della Lastra Vogliamo che si distribuisca ogni anno per il titolo
d'Imposizione comunitativa; o sia Dazio, la somma fissa di scudi
cento quaranta di Lire sette per scudo ...". |
Dazzaiolo (Dazaiuolo, Dazzaiuolo) |
Libro dove sono scritte le partite di coloro che devono pagare il
dazio. |
Dazzaiolo del contado |
Instr. Canc., nn. 230-234: "Che sia un libretto legato in buona
forma, nella prima carta del quale faccia il medesimo Cancelliere
l'intitolazione, dipoi seguendo in una parte di ciascuna facciata,
potendo commodatamente porre tre partite per carta, descriva i
poderai, con esprimere nella partita i nomi di quelli, che servono
attualmente, come sopra, al podere, che lavorano; e tiri fuora la
somma della loro decimina. Gli altri, che fussero superflui per
l'imprese di detti poderi, descrivansi in altre partite, ciascuno
separatamente, siccome tutti gli altri abitanti maggiori di 15.
Anni, benché descritti nelle Bande, e milizie di S.A.S. e alla posta
di ciascuno di questi, tiri fuora l'estimo della sua persona, o
testa, che sarà, essendo artefici, o maestri soldi 40. piccioli e
essendo garzoni, o altri Operai sol. 20. simili per ciascuno, e si
lascino bianche le facciate del medesimo libretto, o dazzaiolo di
contro, perché a dirittura della posta di tali debitori, si dia di
tempo in tempo credito di quanto pagheranno per l'imposte
correnti". Le Istruzioni ai cancellieri del 1779, sez. II, §
105, stabilivano in aggiunta alle disposizioni precedenti: "Di poi
nelle seguenti pagine del dazzaiolo predetto dovranno i cancellieri
descrivere, continovando la descrizione a conto, tutte le entrate di
effetti, beni stabili, proventi, assegnamenti ed ogni altra entrata
della Comunità da riscuotersi in quell'anno dal Camarlingo". |
Debitori malfattori, poste dei |
Partite di spesa registrate dal camarlingo della Comunità nei
dazzaioli "per spese delle giustizie, e alimenti dati in carcere
segrete a malfattori, o a persone miserabili che per la meschinità
loro non possono con le proprie sostanze alimentarsi ..." (Instr.
Canc., n. 160). Il camarlingo doveva fare "ogni diligenza" per
ottenere il rimborso di queste spese "o dagl'istessi carcerati loro
eredi, e beni" o dalla podesteria o vicariato dove abitavano (ivi,
nn. 160-165). Cfr. Magistrato de' Nove, c. 231: "Malfattore
s'intende sottoposto a quel luogo dove averà abitato almeno un anno
e vi averà concorso al pagamento delle gravezze e alle fazioni
personali assieme con gl'altri anc[o se] fosse
forestiero". |
Decima maggiore |
Decima pagata dai proprietari di immobili, in opposizione alla
decima pagata allo Stato dai lavoratori di terre. Cfr.
Decimina. |
Decima parrocchiale |
Tributo corrisposto dai parrocchiani per il sostentamento del
parroco in prodotti di suolo, animali o denaro, in principio pari
alla decima parte dei beni stabili. I primi provvedimenti di
abolizione della decima parrocchiale in Toscana si ebbero nel 1783
per iniziativa del granduca Pietro Leopoldo. |
Decimina (decimino) |
"Decimina è una valuta data alla porzione colonica dei frutti che
si raccolgono sopra i beni ed è la settima parte della Decima che
paga il padrone" (Magistrato de' Nove, c. 122). L'Instruzione a'
Cancellieri del 1635, n. 244, così spiega l'origine e costituzione
della decimina: "Sappiano quegli del Contado [v.], che per supplire
alle spese occorrenti per i bisogni comuni a tutti gli abitatori,
era necessario trovar modo, acciò con certa regola, non potendo
l'entrate, e rendite del Pubblico [v.] supplire, tutti
quelli, che da tali spese ricevessero comodità, contribuissero a
quelle per rata dell'utile, che ne cavassero. Per il che fu
determinato, che nel Contado di Firenze, a ciascun capo di beni, e
pezzo di terra, situato dentro a i confini di detto Contado, si
assegnasse, e tassasse certa valutazione, o stima della porzione
attenente al lavoratore [v.], e questa fu detta decimina, a differenza
della Decima maggiore [v.], che pagono al Pubblico i padroni; e fatta
una general descrizione di tutti gli detti beni, furono
distintamente composte le Carte di essi, e quelle dipoi consegnate a
ciascuno de' suddetti Popoli [v.] del Contado; non perché tali lavoratori
pagassero, come fanno i padroni la Decima annualmente, ma acciò
servisse per una certa regola, per ripartirvi sopra le spese
occorrenti". Per operare questa distribuzione venivano eletti ogni
anno, per ciascun "popolo", i "calculatori" che dovevano trasmettere
al cancelliere "una nota vera, e reale de' nomi, e cognomi di tutti
gli abitanti maschi del loro Popolo, di qualunque stato, età, e
condizione, che ei siano, col mestiero, o arte di ciascuno di loro,
distintamente, e in che s'impieghino" (ivi, nn. 223-224). Questi
elenchi servivano al cancelliere per formare il "dazzaiolo del
decimino e delle teste" o dazzaiolo del contado (v.). Terminata
la "descrizione" delle poste (v.) per ciascun popolo, podesteria e
lega, il cancelliere procedeva alla loro somma ("massa del decimino
e teste", v.) e ad indicare il totale in calce all'intitolazione del
dazzaiolo da consegnare al camarlingo per la riscossione. |
Defalco |
Detrazione dall'imposta o tassa da pagare. Cfr. Instr. Canc. n.
281: "Avvertendo però, che siccome quelli del Contado, così ancora
questi dazzaiuoli del Distretto non si devono giammai alterare infra
l'Anno per qualunque accidente, ma aggiustare il tutto dipoi al
saldo della ragione [v.] del Camarlingo, con fame i convenienti
defalchi per rata di tempo". Il defalco "sopra la liberazione del
Pagamento delle teste" (v.), non poteva essere ammesso dai
camarlinghi "senza espressa dichiarazione, e ordine del Magistrato
de' SS. Nove, o de' SS. Deputati da S. A. S." (ivi, n. 111). I
"descritti" (v.) godevano, sulle imposte per il pagamento delle
spese locali, un defalco o abbuono della metà se "Armati, e
Moschetti" e di un terzo se "Archibusieri" (ivi, n. 301). |
Deliberazioni, libro delle |
v. Partiti, libro dei. |
Depositari de' pegni |
Instr. Canc., n. 351: "E che e' [Depositarj] sono tenuti a
ricevere attualmente in consegna dalla famiglia i pegni di qualunque
sorte, e di qualunque debitore gravato; farne la ricevuta, con la
stima de' pubblici stimatori; notargli al libro alla presenza del
Cavaliere [v.],
o Uffiziale del luogo, con esprimere, e dichiarare nella partita il
nome dell'esecutore, che ne farà loro tale consegna, per quanta
somma, ed istanza, e d'ordine di chi farà tale esecuzione stata
fatta; e quelli dipoi, come effetti loro proprj, custodire per
rimettergli alla Corte per il ritratto dentro a i debiti termini,
&c.". |
Descritti |
Coloro che erano iscritti nei ruoli delle milizie granducali. Nel
render conto della sua amministrazione, il camarlingo doveva porre,
fra le entrate, quelle dei dazi e imposizioni "Con la distinzione
della massa de' descritti da quella de' non descritti nelle milizie
di S.A.S. per aggiustare i defalchi, che devono quelli godere
dell'imposizioni occorrenti, per bisogni del luogo ... (Instr.
Canc., n. 294). Cfr. REZASCO, s. v. Descritto. |
Famiglia, tassa di |
Venne istituita con legge 11 febbraio 1815 in sostituzione della
tassa del macinato. Essa gravava su i possessori di suolo,
gl'impiegati, quelli che esercitano e traggono lucro da qualunque
professione liberale, i negozianti, i banchieri, i corpi morali, i
mercanti all'ingrosso e al minuto, gli artisti, i locandieri,
trattori, osti e generalmente chiunque abbia uno stato qualunque, o
per ragione di patrimonio o per ragione d'assegnamento personale, o
per ragione d'industria" (Istruzioni ai magistrati e cancellieri
comunitativi per il reparto della tassa di famiglia). La tassa era
suddivisa fra tutte le comunità secondo quote fissate annualmente.
La Deputazione sopra la tassa di famiglia compilava un reparto in
cui la suddetta quota complessiva veniva distribuita fra i
capifamiglia (di cui si elencava la professione) sulla base di sei
classi di redditi. Il reparto (v.) doveva essere approvato dalla
Camera di soprintendenza comunitativa. |
Giornale |
Registro, in particolare quello che serviva al cancelliere per
abbozzare i verbali delle adunanze del Magistrato comunitativo.
Corrisponde a "bastardello" (v.). |
Gravezza |
Imposizione di denaro, gabella. Più in generale il REZASCO "Quanto
si comandava a' popoli di dare, prestare o fare pel Comune, sì di
denaro, derrate, animali, od altro, e sì d'opera personale gratuita
qualunque fosse ...". |
Imborsazione |
L'azione di imborsare ossia di "mettere nella borsa dello
Squittinio, dopo averli assortiti e accoppiati e scritti in piccole
polizze, talora rinchiuse in pallottole di cera, i nomi degli
Ufficiali designati abili a sedere ne' magistrati, per estrarne poi
a sorte quanti bisognasse; talvolta non solo Imborsare gli
ufficiali, ma anche Eleggerli ..." (REZASCO, s. v. Imborsare). Cfr.
Instr. Canc., n. 11; "E sappiano, che se per qualunque cagione non
si trovasse chi volesse accettare [la carica di ufficiale],
sicché restassero vote le borse, si devono rifare nuove
imborsazioni, e nuove tratte, tante volte, quante occorra, fino a
che si trovi chi accetti ...". |
Lavoratore (di terre) |
Chi era stanziato con la famiglia in un podere altrui e lo lavorava
a mazzadria (REZASCO, s. v., § I). Cfr. Instr. Canc., n. 253
ss. |
Livello |
Censo pagato al padrone diretto di beni immobili da chi ne gode il
frutto (cfr. TOMMASEO - BELLINI, s. v., n. 1). Altrove vale anche
per contratto agrario per l'usufrutto temporaneo di un fondo (cfr.
ivi, n. 2 e l'opera fondamentale di G. POGGI, Saggio di un trattato
teorico-pratico sul sistema livellare secondo la legislazione e
giurisprudenza toscana, 2 ed., Firenze, 1842). |
Luogo di monte (anche solo luogo) |
Buono del tesoro. "Credito di somma determinata in un monte", cioè
in quel "luogo pubblico dove si pigliano o si pagano danari ad
interesse" (TOMMASEO - BELLINI, sotto le voci Luogo e Monte;
REZASCO, voce Luogo, § XXXIV). Meno corretto sembra il significato
dato dal GDLI, voce Luogo, n. 16, per "titoli azionari, quota di
capitale sociale". |
Macinato (di macine), tassa del |
Venne istituita l'8 ottobre 1552 da Cosimo I come "gabella generale
sopra le farine" di grani e di castagne. Con provvedimento del 21
maggio 1678 essa fu trasformata in tassa personale e gravò sulle
comunità dello Stato secondo un contingente annuale che veniva poi
ripartito fra le "bocche" (v.). Con legge 9 marzo 1789 furono
emanate nuove Istruzioni al camarlinghi per l'esazione della tassa
di macine. Ad essi era data facoltà dal Magistrato de' Nove "di
portare Armi offensive, e difensive in ogni tempo, e luogo, ed
Archibuso lungo da fazione, o carabina di giusta misura, coll'uso
delle semplici palle esclusa affatto la Monizione da Caccia, per
tutti gli Stati di S. A. R. fino alle porte della Città di Firenze,
..."(ASF, Magistrato de' Nove, n. 3613, "Patenti d'armi dal 1713 al
1722", senza cartolazione ). |
Magistrale |
Relativo al magistrato della comunità (cfr. REZASCO, s. v., § 11).
L'aggettivo non viene registrato in questa accezione dal TOMMASEO -
BELLINI, s. v. |
Magistrato |
Magistratura (collegiale); in particolare, il corpo dei
rappresentanti la comunità (REZASCO, s. v., § 2). |
Massa della decimina e delle teste |
Somma delle valute delle poste della decimina e dei testanti. Cfr.
Instr. Canc., n. 236: "E finito, che averà di descrivere in detto
dazzaiuolo, con l'ordine predetto, tutti li poderi, e abitanti con
l'estimo, e decimina, che sopra, raccolga, e sommi a quanto ascende
tutta la massa composta di dette poste, e quella trasporti, e noti
compitata nella prima carta del medesimo libretto, o dazzaiuolo, in
piè dell'intitolazione fatta ...". Sopra la massa di un "popolo"
(v.) si imponevano le spese occorrenti "con ripartirle a un tanto
per lira, secondo il bisogno" (ivi, n. 246). Annualmente queste
masse potevano crescere o diminuire, per le variazioni del numero di
coloro che rimanevano assoggettati (uomini fra i 16 e i 60 anni), o
per l'apertura o chiusura di botteghe, o per il passaggio di
categoria dei garzoni a maestri, o per l'avvicendamento dei
conduttori dei poderi. Poiché le masse dei "popoli" determinavano la
variazione delle "masse grandi", ossia di quelle delle unità
amministrative maggiori, i cancellieri dovevano comunicare al
Vicariato i dati relativi alle diverse podesterie, affinché si
potesse fare il calcolo generale del Vicariato. Cfr. anche
Magistrato de' Nove, cc. 454v-455v. |
Mercuriale |
Listino ufficiale dei prezzi dei cereali e di altri prodotti in
vendita presso una determinata piazza di mercato. Da Mercurio, dio
del commercio: DEI, s. v., Mercuriale2. |
Messo |
Colui che provvedeva a notificare o intimare i pagamenti delle
imposte o del dazio (v.) per conto del Magistrato (v.) (REZASCO, s.
v., § III). Instr. Canc., n. 330: "E che nel farsi queste
notificazioni, e intimazioni, si debbano sempre transmettere, per
tutti i Camarlinghi Generali [v.] agli inferiori, per mezzo del Messo pubblico,
le copie delle suddette polize, e licenze d'imporre, sottoscritte di
mano del Cancelliere ...". |
Ministeriale |
"Lettera, comunicazione o atto scritto ufficiale emanato da un
ministro o dal ministero da lui presieduto" (GDLI, s. v.). |
Paga |
"Rata di pagamento di somma convenuta" (REZASCO, s. v., § 1). In
generale il termine si trova usato nell'intestazione dei dazzaioli
(v.) da parte del cancelliere. |
Partiti, libro dei |
Instr. Canc., nn. 64-65: "Deve ciascun Cancelliere assistere
personalmente a tutti i Consigli, & adunanze da farsi in ogni
occasione per i Magistrati, Rappresentanti, e Uffiziali de' luoghi
alla sua cura commessi, e distendere chiaramente tutti i Partiti,
Consigli, e Stanziamenti, che per detti, in numero sofficiente
adunati, saranno proposti, o consigliati, e vinti, e quelli sempre
nel medesimo giorno, che saranno fatti, registrare nel Libro de'
Partiti, da tenersi per ciascun Comune, e luogo, e nel medesimo
libro notare tutte le proposte, e partiti, benché non vinti, acciò
in ogni tempo si possa vedere, non solo il negoziato, e stabilito,
ma ogni trattamento, che potesse servire d'esempio per altre
occorrenze". |
Partito |
Votazione (REZASCO, s. v., § 1) "Numero delle fave raccolte in
Consiglio nel cercare l'altrui opinione intorno a checchessia"
(TOMMASEO - BELLINI, s. v., n. 6). Da cui: "Andare a partito":
essere sottoposto a una votazione; "Mettere o mandare a partito":
"Ricevere per segni di fave o d'altro, l'opinione altrui nelle
pubbliche deliberazioni" (ivi, n. 15). Instr. Canc., n. 66:
"Avvertendo, che tutte le deliberazioni si faccino per iscrutini
segreti, e non mai a viva voce, ma ciascuno ponga il suo voto
coperto nel bossolo, per l'approvazione, o reprovazione del partito
proposto a suo piacimento". |
Poderaio |
Lavoratore di podere. V. Dazzaiolo del contado. |
Popolo |
Territorio e persone sottoposte a una parrocchia (cfr. TOMMASEO
BELLINI, s. v., n. 10; REZASCO, s. v., § XXXII-XXXIII). Instr.
Canc., n. 450: "E vacando alcuna delle parrocchiali di padronato de'
Popoli, il Cancelliere subito ne sarà col Rettore di Giustizia
[v.] del
luogo, sotto la cui jurisdizione sarà quel Popolo, per determinare
un giorno de' primi susseguenti, acciò si transferiscano insieme
alla Chiesa, e benefizio vacante, per la elezione del nuovo
Parrocchiano, e il giorno antecedente al suddetto... farà, che tutti
i Popolani, uno per famiglia, siano citati per mezzo del Messo
pubblico, acciò tutti personalmente intervengano a tale adunanza, la
quale si faccia sempre nella propria Chiesa della vacante
Parrocchia". |
Posta |
Partita. Così il TOMMASEO BELLINI, s. v., n. 22: "Quella memoria
che si fa di debito, o credito, in sui libri de' conti, detta
altrimenti Partita" o anche "Somma che altri dee pagare per
imposizione, scritta alla posta". V. Dazzaiolo del contado; Massa
del decimino e testanti. |
Posta fogna (infognita, infognata) |
"Quelle partite e poste, delle quali non si trovano i Possessori,
né v'è titolo, o azione alcuna per descriverle in conto di altri
..." (PAGNINI, Della decima, vol. I, pp. 100-101). Cfr. anche
TOMMASEO - BELLINI, s. v. Fogna, n. 4; REZASCO, s. v., § XIX e
XX. |
Prediale, tassa |
Sostituiva la tassa di redenzione insieme con il dazio
comunitativo. Venne istituita con legge 16 settembre 1816, e gravava
sui proprietari dei terreni e fabbricati. Mentre i proventi della
tassa prediale venivano versati alla Regia Depositeria, quelli del
dazio erano incamerati dalla comunità allo scopo di supplire alle
proprie spese. |
Provvisione |
Deliberazione di alcuni organi collegiali di governo della
Repubblica Fiorentina (cfr. MINISTERO PER I BENI CULTURALI E
AMBIENTALI - UFFICIO CENTRALE PER I BENI ARCHIVISTICI, Guida
generale degli archivi di Stato italiani, n, Roma 1983, p. 50,
Firenze, Antichi regimi). |
Pubblico |
Il corpo politico o amministrativo, in particolare lo Stato o il
comune (REZASCO, s. v., § I). Le persone, i beni, gl'interessi dei
'particolari' erano, per definizione, distinti; ma in quello che
potevano indifferentemente chiamare 'pubblico' o 'comune' i
'particolari' riconoscevano sé stessi, quel tanto di sé stessi che
andava più in là dei limiti di ciascun individuo, di ciascuna
famiglia (FIORELLI, p. 89 nota 410). |
Ragione |
Conto del dare e dell'avere, ossia saldo dei camarlinghi Instr.
Canc., n. 186: "E per tor via ogni inconveniente, e perché
prontamente si possa vedere, quando occorrerà imporre, e in che
quantità, faccia, che tutti i Camarlinghi, e altri, saldino, e
rimettano le loro ragioni dentro a i debiti termini, e con i debiti
modi ...". |
Ragione del dazio |
Determinazione della quota proporzionale con cui i lavoratori di
terre e gli artigiani dovevano contribuire al pagamento del dazio
comunitativo (v.). In particolare i primi erano tassati un tanto per
ciascun fiorino di massa della decima minore, i secondi con un
contributo fisso. |
Ragioni, libri delle |
Libri in cui il camarlingo ragguagliava i conti dell'entrata e
dell'uscita, ossia la sua amministrazione. A entrata dovevano essere
messi il residuo del camarlingo passato, i proventi o rendite della
comunità, quelli derivanti da "tutte le condennazioni de' danni
dati" e, infine, "gli assegnamenti de' dazzi, e imposizioni", avendo
cura di distinguere la "massa de' descritti, da quella dei non
descritti" (v.) per gli opportuni defalchi (v.). A uscita si
dovevano porre i crediti del camarlingo antecessore, il "pagamento"
del camarlingo generale da parte di quello inferiore, "le paghe
fatte a' Magistrati di Firenze", "le spese de' salarj degli
stipendiati dal Comune" eletti con autorizzazione del Magistrato de'
Nove e quelle dei salariati ordinari, "le spese straordinarie" e,
infine, i defalchi (cfr. Instr. Canc., nn. 287-317). |
Redenzione, tassa di |
"Nome che si diede in Toscana negli ultimi tempi medicei alla
Decima, perché assegnata a redimere il debito pubblico" (REZASCO, s.
v., § IV). Con la riforma delle comunità di Pietro Leopoldo, essa
sostituì le contribuzioni che fino allora si esigevano col titolo di
chiesto (v.). |
Rettore |
Il governatore di un "popolo" o di un comune, colui che aveva
facoltà di statuire, deliberare, imporre imposte, ecc. (cfr.
REZASCO, s. v., § I). |
Rettori di giustizia |
Gli ufficiali che amministravano la giustizia (podestà, capitano).
Cfr. REZASCO, s. v. Rettore, § IV e V. |
Ricordi, libro dei |
Registro o parte di registro dove si prendeva nota o memoria degli
oggetti d'amministrazione. |
Rifiuto |
"L'Atto del non accettare l'ufficio, e la Pena o Tassa che si
pagava per l'assoluzione dall'obbligo di accettarlo, quando l'eletto
non provava entro certo termine gl'impedimenti descritti nella legge
che lo scusavano dal non accettare" (REZASCO, s. V., § I). Cfr.
Instr. Canc., n. 55-56: "E non si trovando chi accetti [il camarlingato],
s'imborsino tutti gli abili non privilegiati, o in qualunque modo
esenti da i rifiuti, e si reiterino tali imborsazioni [v.], e tratte, fino a che
si trovi chi pigli tal carica; e tante volte, quante saranno
estratti, si faccino debitori delle pene per i rifiuti, quelli che
recuseranno, o non accetteranno dentro al suddetto termine di un
giorno, che ne aranno avuta notizia legittimamente ...". |
Riforma |
Rinnovo ordinario degli ufficiali (v.) del Magistrato (v.) (cfr.
REZASCO, s. v. Reforma, § IV). |
Salario |
Pagamento (ad es. "salario de' rifiuti", v.) o, altrove, compenso
d'un pubblico ufficiale (REZASCO, s. v., § I e III). |
S. A. R. |
Sigla per Sua Altezza Reale, titolo dei granduchi di Toscana dal
1701. |
S. A. S. |
. Sigla per Sua Altezza Serenissima, titolo dei granduchi di
Toscana dal 1569. |
Schiena, riscuotere a |
Quella forma particolare di esazione che comportava l'obbligo da
parte dei camarlinghi di pagare allo Stato anche le poste (v.) non
riscosse o inesigibili (cfr. REZASCO, s. v.). Cfr. Istruzione al
camarlingo per l'esazione della tassa di macine del 1790:
"Risquoterà tutte le Poste dei Debitori notati nel presente
Quaderno, o sia Dazzajolo a suo rischio, e schiena a forma della sua
Obbligazione ...". |
Squittinio |
v. Imborsazione. |
Testa |
"L'estimo della persona". Cfr. bocche. Sulla sua origine, v.
Testatico. |
Testa doppia |
Maestro o capo di bottega tenuto a pagare il doppio dell'estimo
della persona (cfr. REZASCO, s. v.) Instr. Canc., n. 259: "E quando
vien liberato da detti SS. Deputati un maestro dal pagamento sopra
la testa doppia, dovrà in suo luogo descriversi, perché paghi come
maestro, quello che, o figliuolo, o ministro, o garzone subentrerà
in luogo suo, e sarà reputato capo di detta bottega". La distinzione
fra "testa doppia" e "testa scempia" è meglio precisata in
Magistrato de' Nove, c. 396: "Da i maestri si deve pagare testa
doppia e da i garzoni ed operaii testa scempia, ma quali s'intendino
maestri e quali garzoni vedi la Filza di domande e sentenze seconda
del 1676 a c. 406, relazione del Sig. Avvocato Pier Licinio Serrati,
per la quale libera dal pagamento della testa doppia alcuni
scarpellini di Fiesole, per aver questi asserito di lavorare sotto i
maestri di cava ...". |
Testatico |
Imposta sulle teste. L'Instruzjone a' Cancellieri del 1635 ne
spiega la costituzione: "E perché da tali spese [per i bisogni comuni del
contado], non solo i poderai [v.], ma tutti gli altri
abitanti, ne ricevono utilità, fu ancora determinato, che si
assegnasse una simile valutazione, o stima sopra le persone de'
suddetti abitanti, abili a guadagnarsi il vitto con l'opera loro, e
fu di soldi 20. piccioli, per ciascuno, raddoppiati sopra le teste
degli artisti, capi, e maestri delle loro botteghe ..., i quali si
presuppone giustamente, che più degli altri di gran lunga
guadagnino; e questa valutazione, o estimo, serve anch'essa per il
suddetto ripartimento, o distribuzione" (nn. 245-246). |
Tratta |
Estrazione per sorteggio dei nomi degli ufficiali (v.). Cfr.
REZASCO, s. v., § XVIII Instr. Canc., n. 52: "E nel Contado, e
altrove, dove si deve, & è consueto, che si faccino tali
amministratori, con estrarsi delle borse solite; si pubblichino le
tratte almeno otto giorni avanti al tempo determinato, farle bandire
alla Chiesa di ciascun Popolo in giorno festivo ...". |
Ufficiale |
Colui che ricopre un ufficio pubblico sia come rappresentante sia
come impiegato (cfr. TOMMASEO - BELLINI). "Le Comunità di questi
felicissimi Stati, come corpi distinti da quelli delli particolari
che le compongono, sono governate e rappresentate dalli loro
offiziali, quali nelle loro deliberazioni procedendo collegialmente
hanno quell'autorità che non puole esercitarsi da tutto il popolo
fuori della legittima e collegiale adunanza" ("Ristretto delle
Osservazioni" del [1697] in Magistrato de' Nove, c. 425). Secondo il
disposto dei Cinque Conservatori del contado e distretto di Firenze
stampato nel 1553 e riprodotto nelle Instruzjoni a' Cancellieri del
1635 gli ufficiali del comune, ossia "i Camarlinghi, Rettori,
Sindachi, e altri, che riscuotono, e pagono danari per li Comuni,
Popoli, e luoghi" dovevano eleggersi almeno un mese avanti la fine
della carica dei vecchi, "stare un Anno in Uffizio" ed essere
obbligati sempre a rimettere i conti. Per ricoprire tali uffici era
necessario abitare in quel luogo, avere almeno ventidue anni e
pagare regolarmente le tasse (nn. 27-35). |
Villa |
Villaggio, frazione del comune. |