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Lega e podesteria di Fiesole

Sede: Fiesole (Firenze)

Date di esistenza: sec. XIV - 1774

Intestazioni: Lega e podesteria di Fiesole, Fiesole (Firenze), sec. XIV - 1774

Storia amministrativa:
All'inizio del XVI secolo il territorio della lega e podesteria di Fiesole 1 era composto da 29 popoli 2 , che si riducono a 28, nel 1586, per la perdita di S. Donato in Polverosa entrato a far parte dei Sobborghi di S. Gallo. Questo assetto territoriale si manterrà immutato fino alle riforme di Pietro Leopoldo, il quale, col decreto istitutivo della comunità di Fiesole, aggrega al territorio già compreso sotto la denominazione di podesteria di Fiesole altri nove popoli, distaccati dalla soppressa cancelleria dei Sobborghi di Firenze 3 . La comunità leopoldina rappresenta il momento di massima espansione del territorio sottoposto all'autorità municipale fiesolana, ma è destinata a durare solo fino al 1808, quando sarà ridimensionata consistentemente dalle riforme amministrative imposte dal governo francese in Toscana. Fino alla riforma comunitativa del 1774, anche a Fiesole, come nel resto della Toscana, la vita della comunità e la struttura istituzionale e burocratica dell'ente di autogoverno locale sono regolamentate da uno statuto 4 . Qui esso risente però della specificità della storia fiesolana che in epoca basso medievale è caratterizzata dall'instaurarsi di rapporti conflittuali con la repubblica fiorentina che porteranno alla violenta sottomissione dei fiesolani al potere emergente di Firenze 5 . A questa fase seguirà una situazione di stretta dipendenza e di fedeltà, consolidatasi nei secoli, nei confronti della vicina città. In questi antefatti si possono probabilmente individuare i motivi che hanno portato ad una redazione tarda dello statuto, quando ormai la compilazione di leggi proprie da parte delle comunità rurali avviene su sollecitazione di Firenze 6 , sia, di conseguenza, alla anonimità delle norme registrate nelle sue rubriche. Gli statutari fiesolani hanno infatti redatto nel 1415 7 uno statuto un po' sommario, povero di identità, mancante di molte figure di ufficiali tipicamente comunali e di quelle disposizioni peculiari che in altre realtà trasformano questi documenti in specchi della vita economica e sociale di una collettività. Lo statuto fiesolano 8 prevedeva, accanto al podestà e alla sua famiglia 9 , un complesso di ufficiali locali piuttosto contenuto nel numero e nella specificità dei compiti. L'organo collegiale di autogoverno locale era costituito da otto consiglieri scelti tra gli stessi abitanti in rappresentanza dei popoli della lega e podesteria di Fiesole, in misura proporzionale alla loro importanza demografica. Ai componenti dell' "Offitio degl'Otto" era attribuita l'autorità d'imporre tasse a favore della podesteria, quando lo giudicassero necessario e con le modalità da loro preferite, di chiamare un procuratore e nominare ambasciatori, ragionieri o altri di cui ritenessero aver bisogno oppure di fare tutto ciò che stimassero utile con l'unica limitazione di non contravvenire allo statuto di Fiesole o a quello di Firenze. Il loro stipendio è fissato in dodici soldi, che costituiscono la retribuzione complessiva per i sei mesi di durata della carica 10 . Già il 13 luglio 1415, in sede di approvazione dello statuto da parte degli organi di controllo fiorentini, il consiglio subisce già una riduzione di autonomia: i suoi componenti non si potranno riunire senza espressa autorizzazione del podestà, pena il pagamento di 20 soldi di multa per ciascun contravvenente e per ogni volta che ciò si verifichi 11 . Come risulta da successive riforme statutarie, alla mancanza di una reale autorità e ai disagi che l'esercizio della carica rappresentativa comporta si cercherà poi, a più riprese, di ovviare con l'offrire indennità e gratificazioni: dal 1566 viene stabilito di attribuire a ciascun "officiale", oltre al solito "salario" che ha raggiunto la cifra di 20 soldi ogni sei mesi, un piatto di stagno con lo stemma di Fiesole perché "habbi un poco di ricordanza in casa" e "per ricordare alle famiglie loro"; nella stessa occasione, "volendo che dove non si guadagna almeno non rimettino del loro", si autorizza il pagamento di "coletioni", fino ad una spesa di 10 soldi, per quei consiglieri che, convocati a Fiesole per le riunioni, "non possono tornare a mangiare alle case loro, et sono forzati andare al hosteria, tanto che è molto più la spesa che il guadagno" 12 . A conferma del fatto che era considerato oneroso l’impegno richiesto ai membri del consiglio - artigiani e contadini il cui sostentamento poggia sull'attività delle loro stesse braccia - per l'esercizio delle funzioni, anche cerimoniali, connesse con la carica, si ricorda una norma inclusa nella riforma del 1569 che attribuisce, ai tre rappresentanti della lega che sono designati per andare a ricevere il podestà al momento del suo arrivo a Fiesole, il diritto a ricevere "una mezza libbra di pepe" per ciascuno per essere stati "tutto il giorno a perder tempo" 13 . Per qualsiasi incombenza svolta a favore dell'amministrazione della lega a qualsiasi livello gerarchico venga eseguita è peraltro sempre previsto un compenso. Anche i rettori dei popoli 14 ricevono, come risulta dall'esame delle voci di uscita degli stessi saldi dei popoli, compensi per ogni incombenza, anche minima, assolta per conto della collettività. A partire dalla riforma dello statuto di Fiesole del 1569 diventa tassativa la presenza del cancelliere per deliberare 15 e viene tolta la proibizione a riunirsi senza l'autorizzazione del podestà quando ci siano da trattare "cose ordinarie", in considerazione anche del fatto che egli risiede sei mesi l'anno a Sesto; si prevede inoltre la possibilità di tenere le adunanze dei consiglieri a Firenze, soluzione ritenuta più comoda per tutti e anche più funzionale 16 . Oltre ai consiglieri della lega negli statuti sono previsti anche alcuni ufficiali che svolgono compiti a carattere più prettamente amministrativo 17 : il camarlingo generale, esattore e tesoriere comunale; quattro sindaci e un notaio, incaricati di verificare la correttezza dell'operato di podestà, camarlingo e ogni altro ufficiale della lega allo scadere dei singoli mandati; il messo e banditore, che oltre a pubblicizzare i bandi e gli avvisi di vario genere è tenuto ad effettuare i pignoramenti dei beni dei debitori e a consegnare i "pegni" così ottenuti al camarlingo generale. Per tutti gli ufficiali la selezione avviene attraverso l'iniziale immissione di una serie di nomi in apposite borse, dalle quali in determinati periodi dell'anno vengono estratti a sorte, uno alla volta, per ricoprire le cariche previste dallo statuto. I criteri che regolano la scelta dei nomi da inserire nelle borse sono inizialmente così poco selettivi che, nel 1569, si ritiene necessario riformare la rubrica II dello statuto, per ovviare ad alcuni inconvenienti che ne sono derivati: "s'imborsano quasi tutti li huomini della lega senza distinguere huomini pratichi et intelligenti" ed anche "forestieri che non sanno ragionare delle cose della lega" oppure avviene addirittura "come si è praticato et costumato per molti anni che, senz'imborsare o fare tratta, ogni seggio alla fine del loro officio, ne eleggevano otto altri huomini a loro piacimento, uno per uno" 18 . Si stabiliscono perciò nuove norme più restrittive: ogni cinque anni a maggio si procederà a fare la scelta dei nomi da inserire nelle borse, vi parteciperanno tutti coloro che ricoprono a vario titolo incarichi negli organi di autogoverno locale, sia appena eletti che uscenti di carica; ognuno di essi proporrà un certo numero di nomi fra i quali ne saranno selezionati una parte in base ai voti espressi da tutti. In questa occasione si stabilisce anche di aumentare a due unità la rappresentanza del popolo S. Stefano in Pane, che è il più abitato della lega 19 , e si ribadisce la prassi di formare due borse per i rappresentanti del popolo della canonica di Fiesole, una di artigiani e una di contadini, a conferma del ruolo rilevante che gli scalpellini 20 , principale componente del ceto degli artigiani svolgono all'interno della comunità. Inoltre, da questo momento in poi, potrà essere incluso nelle borse dei consiglieri solo chi risieda da almeno dieci anni nel territorio della lega e abbia compiuto 25 anni 21 . Alla scarsezza delle informazioni fornite dagli statuti, e solo parzialmente integrate dalle aggiunte e riforme successive, si può in parte supplire, a partire dal 1596, con l'esame dei verbali delle sedute del consiglio della lega 22 . Si riscontra così che le modalità per la ripartizione degli otto consiglieri fra i 28 popoli rispettano criteri precisi in base ai quali tre di essi sono sempre rappresentanti di Fiesole e di S. Stefano in Pane, che esprimono uno o due consiglieri a turno, alternandosi semestralmente 23 ; gli altri cinque posti di consigliere vengono aggiudicati ai restanti popoli in base ai seguenti raggruppamenti fissi: 1. Badia di Fiesole, San Martino a Mensola, San Michele a Gignoro, Santa Lucia a Trespiano, Santa Maria a Coverciano; 2. Santa Maria e San Cristofano a Novoli; 3. S. Maria a Buiano, Sant'Ilario a Montereggi, Santa Margherita a Saletta, Sant'Andrea a Sveglia, San Lorenzo a Basciano; 4. Santa Maria a Ontignano, San Clemente in Poggio, Santa Maria a Vincigliata, San Martino a Maiano, San Michele a Muscoli; 5. San Piero a Quintole, San Martino a Terenzano, San Donato a Torri, Santa Maria a Pontanico, San Iacopo a Girone, San Martino a Vico; 6. San Piero a Careggi di sopra e di sotto, San Lorenzo a Serpiolle. A partire dalla riforma delle borse effettuata il 10 luglio 1681 i popoli di Santa Margherita a Saletta e San Martino a Vico passeranno però a far parte del gruppo di Santa Maria a Ontignano 24 . Le modalità dell'alternanza o i criteri che l'hanno determinata, probabilmente radicati nella tradizione e nell'uso comune, non risultano codificati in maniera sistematica. Sono però documentati come prassi consueta nei verbali delle adunanze dove si trovano anche sporadici accenni che chiariscono alcuni meccanismi della selezione. In calce alla estrazione effettuata il 18 luglio 1683 si trova ad esempio un'annotazione che descrive il metodo seguito per la spartizione dei cinque consiglieri attribuiti ai raggruppamenti dei nuclei di popolazione di minore importanza demografica e dei tre consiglieri assegnati ai due centri più importanti della lega: "I popoli di Buiano e Ontignano riseggano alternativamente, cioè quando risiede l'uno esclude l'altro; Buiano risiede per la tratta di marzo, Ontignano per la tratta di settembre. La Canonica e S. Stefano hanno due rappresentanti scambievolmente, cioè per la tratta di marzo ne tocca due alla Canonica, che sono un artiere et un contadino per la tratta di settembre un artiere. S. Stefano per la tratta di settembre due rappresentanti e per la tratta di marzo uno" 25 . In occasione della riforma delle borse effettuata nel 1706 nel meccanismo elettorale si inserisce una nuova variabile: i "Bombardieri". Questa denominazione identifica genericamente gli appartenenti ad un corpo speciale delle milizie granducali. Nel nostro caso si tratta in effetti di membri di famiglie di scalpellini fiesolani che in quanto appartenenti a quel corpo rivendicano il privilegio di essere "imborsati" di diritto, senza cioè la preventiva approvazione collettiva dell'assemblea che ogni cinque anni procede alla formazione delle borse dalle quali si estraggono i rappresentanti della comunità. Essi appoggiano questa pretesa, in ordine a quanto previsto negli "Ordini e privilegi delle milizie toscane pedestri e equestri" 26 , sulla continuità di presenza loro, o di appartenenti alla loro stessa famiglia, nell'esercizio delle varie cariche pubbliche 27 . Verificata la validità delle affermazioni dei "Bombardieri", che si pongono come una componente nuova, privilegiata, all'interno del ceto dirigente locale di Fiesole, i suoi rappresentanti vengono immessi come soprannumerari nella "borsa degli artieri" di Fiesole. Questa prassi continuerà immutata fino alla riforma delle borse effettuata nel 1751. Successivamente, a seguito dell'abolizione delle milizie nazionali, con motuproprio dell'11 ottobre 1753 si stabilirà infatti la cessazione dei privilegi di cui avevano usufruito gli appartenenti ai corpi militari 28 . Per quanto attiene alla periodicità e al numero degli uffici comunitativi assegnati per "tratta", dall'esame delle deliberazioni dell'organo di autogoverno si constata la continuità di un sistema che prevede l'estrazione due volte l'anno, a febbraio e ad agosto, degli otto rappresentanti della lega, dei quattro sindaci incaricati di indagare sulla corretta gestione del podestà uscente e di due stimatori della lega. Tutte cariche a periodicità semestrale con inizio il primo marzo e il primo settembre di ciascun anno. Durante la tratta effettuata a febbraio si procede ad estrarre anche il camarlingo della lega 29 , il sindaco del piviere e due ragionieri incaricati di indagare sulla correttezza del suo operato. Nel corso del mese di marzo di ogni anno i 28 rettori dei popoli della lega giurano di assolvere "bene e diligentemente" il loro ufficio e presentano i propri mallevadori. Dal 1683 la carica di camarlingo diventa comprensiva anche di quella di sindaco del piviere ed estende la sua competenza alla revisione dei saldi dei popoli della lega; per ciascuna di queste istituzioni si continuano però a redigere saldi distinti. A questa figura si attribuisce inoltre, quasi costantemente, anche la funzione di depositario dei pegni, ufficiale incaricato di custodire, per conto della comunità, i beni sequestrati ai debitori insolventi, dei quali deve rendere conto in entrata e in uscita su appositi registri. La figura del gonfaloniere non è prevista dagli antichi statuti, anche se vi si trova menzionata, in maniera occasionale, nelle modifiche o aggiunte successive. A partire dal 1614 se ne registra la presenza ad ogni adunanza dell'"Offitio degl'Otto" non più in maniera generica, come avveniva fino ad allora, ma identificandolo col suo nome proprio. Spesso il cancelliere annota accanto ai loro nomi "gonfaloniere che dura un anno e lo fanno da loro" 30 . Egli riceve infatti l'investitura al di fuori dei meccanismi di selezione usuali e il godimento di questa carica risulta prerogativa degli abitanti del capoluogo in quanto il detentore viene scelto mediante estrazione fra gli operai dell'Opera di S. Maria Primerana, in base ad una consuetudine che affonda le sue radici nella storia di Fiesole e che si protrarrà fino alle riforme del 1774 31 . Alla carenza di fonti documentarie che illustrino l'origine e il significato della carica e le competenze precise attribuite ai gonfalonieri fiesolani fa riscontro una fonte narrativa di tutto rispetto. Si tratta della memoria redatta il 18 maggio 1775 dal canonico Girolamo Palagi: Descrizione della funzione, che fino all'anno 1774 si è fatta nella città di Fiesole ogn'anno in occasione del Gonfalone la seconda domenica di maggio 32 . Questa testimonianza fu scritta per tramandare il ricordo della cerimonia che preludeva all'insediamento del gonfaloniere e che era cessata a seguito della riforma comunitativa. Se ne ricavano però anche alcune notizie sulle caratteristiche richieste per esercitare l'ufficio: vi si poteva accedere una sola volta nella vita, si doveva essere di Fiesole, appartenere ad una delle famiglie importanti della città e possedere almeno la propria casa. Sulla facciata dell'abitazione di colui che veniva estratto per ricoprire la carica, in corrispondenza di una finestra, all'inizio del gonfalonierato veniva apposto un anello di ferro che serviva per appendervi lo stendardo con le insegne cittadine nelle "solennità dell'anno" e che rimaneva poi come segno distintivo e identificante delle case dove risiedevano famiglie dalle quali erano stati estratti i gonfalonieri. Durante la cerimonia di investitura, che si teneva con grande pompa e concorso di popolo ogni seconda domenica di maggio, veniva recitata un'orazione in lode di Fiesole e della sua storia 33 . Un altro istituto di cui gli statuti non parlano è il piviere della canonica di Fiesole, aggregazione di popoli interna alla podesteria o lega di Fiesole, sopravvivenza dell'antico ordinamento di origine ecclesiastica che risale all'alto medioevo. Nel XVI secolo e fino alla sua abolizione a seguito della riforma comunitativa, esso è composto dai seguenti popoli: S. Andrea a Sveglia; Badia di Fiesole; Canonica di Fiesole; Sant’Ilario a Montereggi; Santa Lucia a Trespiano; Santa Maria a Ontignano; San Michele a Muscoli; San Martino a Maiano; San Martino a Vico; Santa Margherita a Saletta; San Clemente in Poggio; San Lorenzo a Basciano; Santa Maria a Vincigliata; Santa Maria a Buiano. Dall'esame delle voci dei "saldi" del piviere 34 , che costituiscono l'unica fonte documentaria pervenutaci in merito a questa istituzione, esso sembra assolvere a scopi prevalentemente devozionali e cerimoniali provvedendo, dopo aver soddisfatto le spese per il proprio minuto funzionamento amministrativo (carta etc.), alla retribuzione del gonfaloniere, del pennoniere e del messo, al pagamento delle torce da utilizzare nella processione del Corpus Domini e di San Romolo e, quando l'usura lo rende necessario, ad un nuovo stendardo con le insegne della lega. Per sopperire a queste spese di interesse locale a carattere sociale, vengono utilizzate le somme versate annualmente a tale scopo dai popoli che compongono il piviere.