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Comunità restaurata di Cerreto

Sede: Cerreto Guidi (Firenze)

Date di esistenza: 1814 - 1865

Intestazioni: Comunità restaurata di Cerreto, Cerreto Guidi (Firenze), 1814 - 1865

Storia amministrativa:

Alla fine della parentesi francese, coincidente per la Toscana con la convenzione di Parma del 20 aprile 1814, il principe Rospigliosi, plenipotenziario del granduca Ferdinando III, avrebbe voluto che tutto tornasse come era stato prima del 1808, ma per molti aspetti ciò non fu possibile, anche perché il periodo francese, con le sue luci ed ombre, aveva impresso all'amministrazione toscana una notevole spinta in avanti e istituzioni come lo Stato civile e la leva militare non poterono essere abrogate, come del resto furono proseguite ed infine portate a termine le operazioni per il Catasto generale toscano, il primo catasto particellare dell'età moderna.1

Anche in questi nuovi settori un posto di rilievo ebbero i cancellieri comunitativi (anche se, per quanto riguarda lo Stato civile dei cattolici, un ruolo di primo piano fu riassegnato ai parroci), dopo il periodo di eclissi coincidente con il periodo francese, che li aveva ridotti a semplici attuari alle dipendenze dei maires.

In considerazione delle nuove e rilevanti responsabilità che ai cancellieri derivavano dalla tenuta e dall'aggiornamento degli atti catastali, nonché dalla distribuzione delle varie imposte che direttamente (tassa prediale) o indirettamente (tassa di famiglia, che dal 1815 aveva sostituito l'anacronistica tassa sul macinato e tassa per i lavoratori e artigiani) si basavano sulla capacità contributiva dei singoli, venne loro conferito il titolo di "ministri del censo".

Il moltiplicarsi dei compiti e delle responsabilità dei cancellieri e l'aumentato numero di amministrazioni comunitative, originato dal fatto che le nuove comunità create dai Francesi furono confermate dal governo granducale, consigliarono l'istituzione in diversi luoghi di uffici staccati di cancelleria, ove operava un "aiuto cancelliere", sotto la supervisione del cancelliere principale. Queste motivazioni determinarono l'istituzione di un aiuto-cancelliere anche a Cerreto, in quanto alla Restaurazione il cancelliere comunitativo di Empoli si era trovato a doversi occupare di ben sei comunità (durante il periodo francese era stata ripristinata la comunità di Vinci e creata ex novo quella di Capraia); all'aggravio di lavoro si aggiungeva poi la difficoltà, in certi periodi dell'anno, di raggiungere col barchino le località sulla riva destra dell'Arno. Fu così che a Cerreto fu inviato dal 18182 come aiuto cancelliere un certo Niccolò Damiani, che, alle dipendenze dal cancelliere di Empoli, svolgeva mansioni del tutto analoghe a questo, limitatamente alle tre comunità di Cerreto, Vinci e Capraia, mantenendo con il principale una fitta e minuziosa corrispondenza.

Tale situazione si mantenne fino al 1838, quando l'ufficio staccato di Cerreto fu elevato a normale cancelleria comunitativa, con competenza sulle medesime tre comunità.

Il cancelliere comunitativo aveva tuttavia con il periodo francese perso per sempre l'esclusività della funzione di trait d'union tra le amministrazioni locali e gli organi del governo centrale; con la Restaurazione, benché tornassero in vita il magistrato comunitativo, il consiglio ed il gonfaloniere, quest'ultimo rimase com'era stato il maire di nomina governativa e gli furono affidate nuove funzioni e responsabilità. Egli, in quanto non più "organico" all'amministrazione locale, ma elemento esterno ad essa, poteva sospendere la validità delle delibere comunitative, già approvate dal magistrato e dal consiglio. Egli divenne la vera cinghia di trasmissione a livello locale degli ordini governativi. Per questo motivo prese corpo dalla Restaurazione in poi negli archivi comunali la serie del "Carteggio del gonfaloniere", che prima non esisteva, in quanto tutti gli ordini e le comunicazioni tra centro e periferia passavano per l'unico canale costituito dal cancelliere comunitativo.

Per quanto riguarda l'ordinamento giudiziario, con il 1814 tornarono in vita le podesterie ed i vicariati, secondo una dislocazione analoga a quella del periodo leopoldino, ovverosia, per la nostra zona, la podesteria di Cerreto, comprendente anche il territorio comunale di Vinci e sottoposta, per il penale, al vicariato di Fucecchio.

Questa aggregazione era stata dettata da motivi logistici - la sempre ribadita difficoltà di comunicazione tra località situate sulle rive opposte dell'Amo - e queste stesse motivazioni determinarono l'aggregazione di Cerreto a Fucecchio, anche in occasione dell'istituzione di nuove circoscrizioni amministrative, come l'ufficio del Bollo, l'Ingegnere di circondario3 e la Divisione di posta.

L'organizzazione giudiziaria ereditata dal periodo leopoldino rimase pressoché invariata fino alla Riforma del 1838, che ridusse drasticamente le competenze dei vicari a favore dei Tribunali di I Istanza e sancì la divisione del Granducato in governi e commissariati, ognuno dei quali comprendente più podesterie; queste ultime erano distinte in varie categorie, pur senza rapporto gerarchico tra di loro; la podesteria di Cerreto di terza classe rimase aggregata, insieme a quella di Castelfranco di Sotto, al vicariato di Fucecchio, dipendente dal governo di Firenze. Questa riforma che, tra le altre cose, segnò la soppressione della podesteria di Montelupo, determinò il distacco daña podesteria di Cerreto dei popoli di Petroio, Sovigliana e Spicchio, compresi nel territorio comunale di Vinci, ed il loro accorpamento al vicariato di Empoli. 4

Con questa riforma ai podestà era attribuita la competenza suñe cause civili fino a quattrocento lire di valore e, indipendentemente dal valore, suñe cause di lavoro; gh furono affidati inoltre gh atti relativi a tutele e curatele e confermati i compiti di polizia giudiziaria, che già svolgevano in forza deñe disposizioni del 1784 e 1814.

Una riforma di ampio respiro, amministrativa e giudiziaria insieme, si ebbe con la legge del 9 marzo 1848, che segnò la definitiva scomparsa dei vicari e dei podestà; il territorio del granducato fu diviso in sette compartimenti di Prefettura, ognuno dei quali ripartito in vari circondari di Sottoprefettura, i quali, a loro volta, erano suddivisi in Delegazioni di governo. Nei capoluoghi di circondario vennero istituiti i Tribunali, mentre al livello inferiore le Preture, la cui dislocazione ricalcò approssimativamente quella delle podesterie. I pretori divennero giudici minori, tanto nel civile che nel penale, ufficiali di polizia giudiziaria ed anche, nei luoghi ove, come a Cerreto, non esisteva la Delegazione di governo, di polizia amministrativa (passaporti, porti d'arme, ecc.), garanti dell'ordine pubblico e delle condizioni igienico-sanitarie. Per assolvere a questi compiti il pretore comandava la forza pubblica (Guardia civica). A Cerreto Guidi fu pertanto istituita una Pretura dipendente dal Tribunale di San Miniato. Questo stato di cose durò fino all'annessione della Toscana al Regno d'Italia, che comportò profondi mutamenti istituzionali, al fine di omogeneizzare, per quanto possibile, l'apparato amministrativo e giudiziario dei vari stati preunitari.