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Comunità di Casellina e Torri

Sede: Scandicci (Firenze)

Date di esistenza: 1774 - 1808

Intestazioni: Comunità di Casellina e Torri, Scandicci (Firenze), 1774 - 1808

Storia amministrativa:

In questo periodo la struttura e l'organizzazione di governo delle due leghe era determinata dai rispettivi statuti. Quello della lega di Torri, la cui redazione risale al 1406, prevedeva l'esistenza di un organo di autogoverno locale costituto da tre sindaci e da undici consiglieri, estratti dalle borse delle varie componenti territoriali della lega. Ad essi si affiancavano due pennonieri e, per la riforma delle borse, nove aggiunti. L'organico comunale prevedeva inoltre l'elezione di un messo, di un camarlingo addetto alla gestione delle finanze comunali, alla tenuta dei pegni e depositario del sigillo del comune. I consiglieri provvedevano inoltre alla nomina del "reggitore e sindico" incaricato di sorvegliare su boschi del comune, di denunciare i danni arrecati alle proprietà altrui e di raccogliere le imposte del comune.

Lo statuto della Lega di Casellina prevedeva invece che l'organo di autogoverno fosse costituito da tre sindaci, undici consiglieri e due pennonieri, espressione delle varie componenti territoriali della lega, che duravano in carica sei mesi. Ad essi si aggiungevano quattro stimatori della lega, incaricati di stimare i beni posti in sequestro dal podestà, e quattro sindaci1 addetti al sindacato del notaio del podestà del Galluzzo, incaricato di rendere giustizia alla Casellina.

Per tratta veniva nominato anche il camarlingo che era addetto alla gestione delle finanze locali e che si occupava sia della riscossione delle imposte che della tenuta dei pegni sequestrati dal podestà. Anch'esso durava in carica sei mesi ed era tenuto a dare idonei mallevadori al momento del suo insediamento.

Lo statuto lascia inoltre intravvedere anche l'organizzazione capillare dei rettori dei popoli che erano incaricati della gestione finanziaria e del controllo dell'ordine pubblico, nella loro veste di rettori e sindaci dei malefici. L'organico comunale si completava infine con la nomina di un messo da tenere a disposizione del podestà.

Nella seconda metà del XVIII secolo le riforme comunicative volute dal granduca Pietro Leopoldo modificarono sostanzialmente l'organizzazione ed il funzionamento della comunità. Vennero infatti ridimensionate le autonomie di cui avevano goduto le minori entità territoriali, ricondotte alle più ampie circoscrizioni delle nuove comunità, e furono soppressi i corpi deliberativi che avevano fino ad allora sorretto il sistema amministrativo periferico. In ogni comunità furono introdotti nuovi magistrati comunicativi e nuovi consigli la cui composizione venne fissata congiuntamente dal regolamento generale per le comunità del contado, e dai regolamenti particolari emanati per ciascuna di esse. 2

La nuova legislazione abolì anche molti degli uffici particolari propri della precedente amministrazione: l'organico comunale risultò costituito essenzialmente dal camarlingo e dal provveditore di strade, che si occupava della manutenzione delle strade e dei lavori pubblici, per la prima volta affidati alla responsabilità dei magistrati locali.

Anche il settore della finanza pubblica fu ammodernato, con l'introduzione della tassa di redenzione, in sostituzione del chiesto dei Nove, e la ripartizione degli oneri, oltre che sui coltivatori di terre e sugli artigiani, anche sui propietari di beni immobili.