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AST | Recupero e diffusione degli inventari degli archivi toscani
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L'archivio comunale di San Gimignano

Inventario della sezione storica. Volume I

Tipologia: inventario analitico

a cura di Gabriella Carapelli , Laura Rossi , Lucia Sandri

patrocinio: Amministrazione provinciale di Siena

Pubblicazione: Siena, Edizioni Cantagalli, 1996

Descrizione fisica: pp. 623

Contenuti:

1. Inventari e conservazione nella tradizione dei cancellieri di San Gimignano dal XVI al XIX secolo

Alla metà del XVIII secolo, e precisamente nel 1746, Pompeo Neri, l'allora auditore della Regia Consulta (sorta di organo collegiale con autorità in campo legislativo) chiese ai cancellieri amministrativi nei diversi comuni l'illustrazione dei vari archivi, finalizzata, oltre che al censimento dei medesimi, alla formazione di un unico corpo legislativo toscano, che superasse la varietà degli ordinamenti seguiti nelle varie comunità1. Lorenzo Rimberti, al tempo cancelliere del comune di S. Gimignano, pur lamentando la mancanza di uno strumento esaustivo, o meglio di un "repertorio formale", che rispondesse in tutto al questionario posto dal Neri, soddisfece tuttavia la richiesta con un'ampia nota sui contenuti dell'archivio della comunità2. Tra i rilievi positivi da fare alla relazione del Rimberti, infatti vi è la preziosa indicazione della tipologia dei documenti e dei registri che costituivano la "cancelleria nuova" o meglio, come lui stesso la chiama, lo "studio del cancelliere". Ambito per noi estremamente interessante, che egli ci propone composto oltre che dagli importanti libri dell'estimo, utili per l'imposizione dei dazi, dai libri delle gabelle, da quelli delle entrate comunitative, dalle norme riguardanti gli "stranieri", dalle riforme, dai libri "attenenti il macinato" e la "tassa di bestie" e da altri ancora di tipo più manualistico, idonei specialmente, oltre che per l'attuazione dell'imposizione fiscale, per la risoluzione dei vari affari comunitari3.
Da questa preziosa enumerazione siamo anche informati, tra l'altro, di come il cancelliere conservasse nel proprio studio, per ogni tipologia di registri, solo i "veglianti" contenenti cioè informazioni e norme ancora attuali e pochi "antecedenti", quest'ultimi rimontanti indietro di vari decenni ma dipendeva in ogni modo dalla materia trattata per un utile, quotidiano raffronto. Nel caso degli statuti, per esempio, il Rimberti ammette di avere ancora come "vegliante", tenuto a disposizione "ad uso di messale", quello del 1445, che definisce, riferendosi alla scrittura, "di buon carattere"4. Ma non è tutto: richiesto di individuare tutti i contenuti dell'archivio, il Rimberti illustra, per quello che può, essendo composta di materiale definito anche in epoche successive "in fasci e in confuso", anche la "cancelleria vecchia", contribuendo a dare informazioni sui documenti d'archivio più antichi, in genere anche per l'avanti scarsamente e raramente evidenziati.

Un primo accenno abbastanza ampio ai contenuti della "cancelleria vecchia" lo si ha, infatti, solo nel 1674, (dove è indicata come il deposito dei registri componenti l'archivio della giurisdizione del podestà (XIII - XVII secolo), degli estimi (XIV - XVII secolo) e dei libri più antichi (XV - XVI secolo) della banca attuaria5. La "cancelleria vecchia", in fondo, altro non era che il deposito del materiale più antico, o meglio in "disuso" rispetto all'attività dell'ufficio della cancelleria. Nel 1614, a questo proposito, sappiamo della disposizione emanata nei confronti del cancelliere di quell'anno, che venne invitato "a mandare in cancelleria vecchia" tutti quei libri che "avesse giudicato aversi meno da usare" e, nel medesimo tempo, a "fare nota di tutti quelli che fossero rimasti appresso del cancelliere nella cancelleria"6.
Tuttavia, nell'epoca precedente l'inchiesta di Pompeo Neri, tra XVI e XVIII secolo, vi era stata una ricca produzione di inventari; esistevano infatti quelli redatti d'obbligo, come nella generalità delle istituzioni, ad ogni nuovo incarico, trasmessi in questo caso dal cancelliere uscente al nuovo. Anzi, a partire dalla seconda metà del '500, allorché si delinea chiaramente la figura del cancelliere, che diviene anche il conservatore delle scritture della comunità, ne compaiono parecchi, compilati con regolarità sino al XIX secolo7. È interessante notare, a questo proposito, come si passi nel corso del tempo da elenchi di sola consistenza, che ricalcano il modello degli inventari di masserizie (secondo un ordine di posizione occupato dai libri in stanze, armadi, scaffali e ripiani) con l'unica variante del risalto dato all'utilizzo, che traspare dalla priorità attribuita a strumenti e registri di quotidiana consultazione, a note più ragionate, che rispecchiano, già tra '5 e '600, un sia pure ancora sommario ordinamento per materia8.
I primi inventari sangimignanesi del XVI secolo, fisicamente, compaiono di preferenza all'interno di registri di natura amministrativo-contabile, mentre i più antichi possono essere presenti anche in quelli attinenti all'attività deliberativa. Solo sul finire del '600 e nel '700 appariranno come singole unità archivistiche a segnare, da una parte la successiva e lenta maturazione della figura del cancelliere da "amministratore" a "conservatore" della memoria comunitaria, dall'altra la sua precoce investitura di ufficiale prescelto al censimento del patrimonio librario della comunità. È in un libro di deliberazioni dei XV secolo che compare, infatti, una provvisione riguardante l'inventariazione librorum et bibliotecarum conventum et locorum de Sancto Geminiano, di cui fu ufficialmente investito, già allora, Agostino di ser Niccolaio Bracceri "notario et cancellario"9.
Dall'osservazione dei contenuti dei singoli inventari, che ci è stato possibile individuare e confrontare, scaturisce inoltre la conferma di come già nel secondo Cinquecento, il cancelliere fosse divenuto, anche a San Gimignano, il custode, per così dire, delle scritture del settore giurisdizionale, facenti capo ai vari tribunali10. E' da rilevare se mai, a questo proposito, come nel periodo in questione, in parallelo alla tradizione seguita sino a quel momento di inventariazione del solo archivio della "cancelleria nuova", si faccia ancora solo puntuale nota dei registri della produzione più recente sia degli atti della banca attuaria, che di quelli del podestà, senza alcun riferimento alla parte più antica, che invece sappiamo depositata, già alla fine del XVII e nel XVIII secolo, tra il materiale della "cancelleria vecchia". E' nel 1674, infatti come è testimoniato nell'inventario consegnato dal cancelliere uscente ad Alberto Papiani, il nuovo in carica allorché prende corpo e si delinea, come si è sopra accennato, per la prima volta anche il contenuto della "cancelleria vecchia", che il fondo dei "libri del civile e del criminale" del podestà, insieme con quello più antico del banco attuario, sono precisamente individuati e segnalati con l'elencazione dei nomi dei rispettivi podestà11.
La precisa notazione di nomi e date per un fondo, come questo del giurisdizionale, sicuramente di non facile comprensione se pensiamo che un secolo dopo il medesimo Rimberti definiva un libro dell'estimo del 1429 "di difficile intelligenza" (e non solo, come è probabile, per il sistema d'imposizione fiscale) fa pensare che i registri Fossero pervenuti forniti di un indice, il medesimo che poi viene riproposto ogni volta negli inventari successivi. 12
È nell'inventario del 1794, chiamato dal suo compilatore proprio "indice", anzi "abbozzo dell'indice dell'archivio della Comunità", che si inaugura finalmente un nuovo tipo di inventariazione indicizzata per materia e non più di sola consistenza come per l'avanti13. In questi anni tra il 1793 e il 1794, infatti, Antonio Moggi e Giulio Mostardini consegnano al nuovo cancelliere Luigi Fabbrini, uno strumento che poi viene ufficialmente definito "repertorio delle materie componenti l'archivio", assegnando per ogni materia o serie una lettera all'alfabetica di distinzione14. Si trattò di una formula fortunata, che non teneva più in conto la secolare divisione tra cancelleria vecchia e nuova e che rappresentò la base sulla quale costruirono i loro inventari i successivi cancellieri, quali Giovanni Ducci, nel 1837, che ripeté la distinzione per serie e lettere fatta dal Moggi, aggiungendovi varie appendici e, specialmente Francesco Mannini, l'ultimo dei "cancellieri del censo" nel 1858-59, che provvide a redigere, come lui stesso lo definì, un inventario "rinnovato", dove viene a combinarsi l'antico sistema di inventariazione, secondo la consistenza dei vari locali (tre stanze in tutto) con opportuni raggruppamenti per materia, il tutto contraddistinto da lettere, singole e poi raddoppiate e triplicate a seconda della stanza di conservazione15.
L'inventario del Mannini rispondeva anch'esso ad una nuova interpellanza di censimento, venuta un secolo dopo quella di Pompeo Neri e seguita alle informazioni, che negli anni 1849-1850 (fu soddisfatta nel particolare la curiosità di un ambasciatore del governo piemontese sulla consistenza degli archivi del granducato) erano state richieste ancora una volta sull'archivio comunale di San Gimignano nell'ottica, sempre la medesima, della messa a punto di un quadro regionale sulla situazione degli archivi comunali16. Del resto, gli interventi di tipo censuale rappresentano come già nel passaggio al governo lorenese la costante anche del governo postunitario, ugualmente desideroso di uniformare, conservare, approfondire, nell'attesa del consolidamento del potere, la conoscenza della propria storia, a partire da quella testimoniata dalle antiche memorie scritte.
Riguardo alla conservazione, infine, dei fondi attinenti all'Opera dell'insigne collegiata, a quella della Madonna dei lumi, al Collegio Mainardi e al Monte Pio, istituzioni sottoposte sin dall'origine al controllo e all'amministrazione comunale, essa compare ad esclusione del Mainardi che perviene in epoca posteriore già nei primi inventari del '5-'600 fra il materiale presente in "cancelleria nuova": i libri, anche in questo caso gli ultimi in ordine di tempo, delle deliberazioni e, in genere, quelli delle "ragioni" delle diverse opere17. Un'analisi più vasta e approfondita del materiale che le riguarda compare infatti solo nel 1793 col cancelliere Fabbrini, in un'epoca, quella delle soppressioni leopoldine, in cui tali "luoghi pii" certo destavano, a livello di pubblica amministrazione, un rinnovato interesse, se non altro forse per via della necessità, loro richiesta, di dimostrare origini e intenti per la salvaguardia del patrimonio18.
Diversa è la storia della conservazione del fondo Mainardi, anch'esso sottoposto sino dall'origine ad un controllo e ad una congiunta amministrazione col comune ma depositato all'intero comprese le memorie della famiglia Mainardi e le scritture pertinenti l'attività solo dal 1858, visto che compare per la prima volta tra le aggiunte fatte all'inventario di quell'anno dal medesimo Mannini.

2. All'indomani dell'Unità: le indagini sull'interezza del patrimonio documentario

Alla fine del XIX secolo, nel 1897, a seguito di una sollecitazione, venuta questa volta dal mondo degli studiosi, sensibilizzati alla ricerca sui documenti d'archivio, si pose nuovamente il problema, riguardo alla documentazione sangimignanese, di una sua più ampia descrizione e conoscenza. In quest'occasione venne chiesta infatti dalla Commissione per gli Studi sugli Archivi Comunali, di cui facevano parte, tra gli altri, lo storico Ludovico Zdekauer e il bibliotecario di San Gimignano Ugo Nomi, una relazione, affidata successivamente ad un esperto, Pietro Berti, sul patrimonio documentario del comune19. Il Berti, rilevata l'antichità e l'importanza del materiale archivistico, sollevò il problema della completezza o meno delle serie indicate dal Mannini, avviando un'indagine sulla possibilità della presenza di unità archivistiche di produzione sangimignanese presso archivi di altre città.
Tale problema della ricerca oltre le mura sangimignanesi dei manoscritti provenienti dall'archivio comunale e da quelli di privati cittadini, impegnò a lungo e a diversi livelli bibliotecari, archivisti e studiosi fino a produrre dai primi del '900 elenchi rimasti presso che completi sino ad oggi sulla natura e consistenza della documentazione trasmessa per alterne vicende (politico-istituzionali, di studio e di recupero) agli Archivi di Stato di Firenze e Siena.
Rientrano in questo ambito, per esemplificare, la relazione compilata nel 1911 dal sacerdote Enrico Castaldi, succeduto al proposto Ugo Nomi - secondo la tradizione che vede ricoprire non di rado, dopo il 1865, la carica di archivista dai vari ecclesiastici locali, individuati quali eruditi redatta a seguito di una interpellanza municipale20. Seguono a vari anni di distanza le note di Giovanni Cecchini (1939), di Sandro De' Colli (1956), di Giulio Prunai (1963), archivisti e storici, chiamati nuovamente nella loto veste di specialisti, questa volta, a far luce ma anche, infine, a rassicurare sulla quasi totale integrità dell'archivio comunale e dei fondi ad esso nel tempo aggregati21. Il Cecchini, in particolare, dimostrò, da una parte, l'inutilità di molto del materiale ritenuto mancante scartato in più e varie revisioni dall'altra, la copertura di molte delle lacune, denunciate già dal Mannini, proprio con le unità archivistiche presenti negli archivi senesi e fiorentini.
A suo avviso, molte memorie sangimignanesi erano state inviate a Firenze (città dominante dal XIV secolo), come duplicati (i catasti per esempio), mentre a Siena (dove lui stesso aveva provveduto ad inviare, sia pure per motivi di recupero e di regestazione, oltre 1300 pergamene prodotte tra il XII e il XIX secolo), la gran parte del materiale risultato mancante era giunta per motivi successivi di riorganizzazione e competenze territoriali22.
Per quanto riguarda tale problema, nell'attuale riordino si è cercato di dare ogni volta puntuale indicazione in nota delle unità archivistiche presenti negli archivi sopracitati, compresi quelli passati alla medesima biblioteca comunale, ugualmente ricca, come è noto, di preziosi manoscritti.
Tuttavia si può dire, riassumendo, che a Firenze sono presenti nel fondo del Diplomatico 451 pergamene (diritti comunali, diplomi imperiali, privilegi diversi) confluite, come pare possibile, alla metà del XIV secolo, al tempo della sottomissione il fondo delle Carte di San Gimignano (oltre 300 pezzi, attinenti ai vari uffici e organi comunali), costituitosi dalla raccolta, anch'essa presente nell'archivio fiorentino, delle cosiddette Carte strozziane, più alcuni antichi Statuti sia del comune che del Monte Pio e il Catasto del 1427, intesi quali duplicati inviati alla città dominante. A Siena sono invece segnalati gli Estimi (XIV-XVII secolo) e gli Atti del civile dal XVI secolo, quest'ultimi probabilmente depositati dopo la riforma dell'amministrazione della giustizia del 1838 che vide Siena impegnata in un'ampia riorganizzazione23.

3. L'attuale inventariazione. Note di lavoro

L'attuale inventariazione, compiuta oltre un secolo dopo il "rinnovamento" operato nel 1858, è il prodotto anzitutto di un'attenta revisione delle indicazioni che dei fondi e delle serie, erano state fatte dagli ultimi cancellieri sangimignanesi a cominciare dal Moggi, dal Mostardini, dal Ducci e, infine, dal medesimo Mannini. A questo puntuale riscontro è seguita la loro sistemazione secondo il metodo di ricomposizione, generalmente riconosciuto idoneo per il riordino degli archivi.
Avuto riguardo alle scansioni cronologiche comunemente accettate dagli archivisti, perché significative per le variazioni prodotte nelle scritture della comunità ai vari livelli, si è procurato di discernere il materiale documentario relativo all'attività deliberativa dei diversi organi comunitari, cui si è dato la precedenza nell'impianto delle varie sezioni, da quello proprio all'attività amministrativo-fiscale.
Primo risultato di notevole importanza è stata la sistemazione di circa oltre centocinquanta pezzi, presenti in un fondo miscellaneo, che sono andati ad integrare varie serie nei diversi settori ma principalmente quello relativo alle tassazioni, all'amministrazione, alla cancelleria e persino al fondo del giurisdizionale24.
Operata questa prima sommaria distinzione all'interno delle scritture comunitarie, si è venuto ritagliando in modo quasi spontaneo quell'ambito, cui si è più volte accennato e che costituiva anche fisicamente un luogo a sé, più volte nominato dai medesimi ufficiali, investiti della sua conservazione, amministrazione e inventariazione: la cancelleria. Tale naturale separazione dei documenti attinenti alla cancelleria è stata senza dubbio una delle operazioni più rivelatrici, significative e di maggior soddisfazione del riordino per via della coincidenza, cui raramente anche il metodo di ricomposizione storica rende giustizia, tra luogo di conservazione e competenze.
La sola visione, infatti, dei documenti che la componevano, fa intendere e rende ragione, dando la possibilità di rappresentarcela anche visivamente, di un'attività frenetica, di appoggio e di saldatura tra i vari organi e poteri comunitari.
Tra gli aspetti più interessanti di questo fondo segnaliamo, ancora una volta, la presenza dei registri, i "veglianti", tenuti ad uso di campioni, per le imposizioni, per i prezzi, le fiere, i mercati, per le norme comunitarie in senso lato, come pure le raccolte di lettere, di suppliche, rigorosamente vagliate e ordinate, insieme ad ogni altro documento sfuso, a formare un "archivio" nell'archivio, quello degli affari comunitari, ricomposto dal cancelliere-conservatore che, tuttavia, raccoglieva intorno a sé anche i registri contabili per la quotidiana memoria di entrate e spese e, infine, per la responsabilità che gliene derivava, i medesimi inventari, di cui si è abbondantemente parlato, attestanti principalmente libri e arredi di proprietà dell'intera comunità.
Non meno significativa è apparsa inoltre, nel corso del lavoro, l'enucleazione delle scritture prodottesi nel periodo del governo francese che assorbono, nella dilatazione amministrativa che ne derivò, l'antico ufficio della cancelleria comunitaria, e che si caratterizzano con rinnovamenti di tipo anagrafico-statistico, militare, normativo, tali da trasmettere in molti settori un retaggio perenne, durato sino ai giorni nostri.
Nel periodo 1814-1865, nel passaggio, attraverso la fase della Restaurazione, dallo stato regionale a quello postunitario, si nota a livello amministrativo una diversa articolazione delle scritture, che tuttavia si riscontra anche negli altri enti pubblici, semplificate nella rilevazione analitica e tendenti invece a una produzione maggiore di documenti di sintesi. Una considerazione a parte, per lo sviluppo che ne derivò, meritano anche le scritture dell'arruolamento militare, che riscuotono dopo l'unità un interesse primario.
La cancelleria, perno dell'amministrazione comunale nel periodo del principato mediceo e del governo lorenese, riappare tuttavia ancora, sia pure notevolmente ridimensionata, principalmente come luogo di conservazione, probabilmente, anche di consultazione di editti e circolari, di annotazioni anagrafiche, di deposito ufficiale di relazioni e perizie, dove si è persa l'antica funzione della "competenza d'ufficio" verso quella di "luogo di tramite", di "passaggio burocratico".
Riguardo alle scritture delle opere pie (Insigne Collegiata e Madonna dei lumi) e degli altri enti di beneficenza (Monte Pio e Collegio Mainardi) amministrati dal Comune, l'inventariazione è stata condotta ponendo attenzione anzitutto, anche qui, alle scritture prodotte dall'attività deliberante per procedere a quelle della soddisfazione degli obblighi strettamente legata, là dove esiste, al patrimonio, pervenuto per via ereditaria, dell'attività caratterizzante e, infine, a quelle dell'amministrazione.
Le caratteristiche delle scritture relative all'attività deliberante e al settore amministrativo-contabile ripercorrono, in questo caso, come è ovvio, data l'amministrazione congiunta operata dal comune, in gran parte i medesimi schemi delle scritture della comunità25.
Solo nel caso del Collegio Mainardi si è posto il problema della distinzione tra scritture private attinenti all'archivio della famiglia fondatrice e scritture dell'istituzione.
Il termine ultimo cronologico della documentazione di tali fondi, rispecchia quello della chiusura effettiva dell'attività dei vari enti produttivi o quantomeno quello della fine della loro amministrazione come pare il caso della Collegiata da parte del comune, di poco seguente la legge del 1890, che regolava ulteriormente, avviandoli nella generalità dei casi alla conclusione del loro secolare operato, i cosiddetti "luoghi pii", specie quelli non completamente identificabili con associazioni laiche e non permutabili rispetto al fine dell'attività come del resto avverrà per pochi di loro, in Istituzioni di Pubblica Assistenza e Beneficenza26. Il Collegio Mainardi, infatti, considerata la natura essenzialmente laica della fondazione e il fine educativo della medesima, rimarrà in vita sino al 1946, termine cronologico ultimo della documentazione pervenuta e coincidente col difficile periodo della ripresa dell'attività in seguito agli eventi della seconda guerra mondiale. A proposito di tale fondo, tuttavia, è da precisare che è sicuramente presente nel 1911, al momento in cui il responsabile dell'archivio e della biblioteca, Enrico Castaldi, lo nomina nella sua relazione, indicandone la particolare ricchezza e preziosità, ma non lo è più nel 1939 per via della sua restituzione al Collegio. Nel 1963, a quasi vent'anni dalla sua chiusura, riappare definitivamente, questa volta, nella perizia, una delle ultime, che dell'archivio storico del comune sangimignanese fece Giulio Prunai27.
Venendo al fondo del giurisdizionale, si è già detto, relativamente alla sua conservazione tra le scritture comunitarie, come esso appaia indicato già negli inventari della fine del '500 e del primo '600, almeno per quanto riguarda i registri "veglianti", tenuti sottomano dal cancelliere e di come a partire dal 1674, appaiano puntualmente indicati tra il materiale documentario della cancelleria vecchia, con riferimenti al cronologico e ai podestà, anche i registri più antichi (dal XIII secolo), nominati congiuntamente a quelli dell'altra corte di Giustizia sangimignanese, la banca attuaria, i cui registri si conservano a partire dai primi decenni del Quattrocento28.
Il riordino del giurisdizionale, ha convogliato nell'ambito dell'economia del presente lavoro di inventariazione non poche energie, per la mole e la complessa tipologia delle scritture, sia per via della confusione provenuta nei secoli ma, principalmente, per via della progressiva perdita di comprensione, a livello di conservazione comunitaria, dell'antica natura dell'attività giurisdizionale29. Gli antichi inventari, e per essi i cancellieri che li compilavano, trascurano difatti la caratteristica di autonomia dell'antica amministrazione della giustizia sangimignanese, attivata nell'ambito della podesteria sia in materia civile che criminale, dando indicazioni relative alla sola giurisdizione civile, mentre ricordano invece la tradizionale corte di giustizia locale dei notai attuari.
Da qui la ricerca di conferme, oltre quelle accreditate da vari studiosi, ricavate anzitutto dai libri dell'attività giurisdizionale medesima e poi, come è detto puntualmente nell'introduzione che è stata curata per questa serie nel presente inventario, cui rimandiamo, attraverso il conforto degli statuti della comunità. La confluenza, tranne poche eccezioni, della materia civile e criminale nei medesimi registri, aveva complicato i tentativi di comprensione dei cancellieri prima e degli archivisti postunitari poi (tale confusione permane sino quasi ai giorni nostri), che si erano limitati alla lettura dei titoli sulla coperta dei registri, tralasciando contenuti e anche incipit comunque indicativi e ad essi corrispondenti30
L'amministrazione della giustizia risulta infatti godere a San Gimignano per tutto il basso Medioevo (il primo registro è del 1246) e la prima età moderna una larga autonomia, che si realizza nell'amministrazione civile e criminale della giustizia da parte del podestà. A fianco del tribunale podestarile, per le cause minori e con competenze solo civili, funziona sicuramente dal 1432, cui corrisponde il primo registro di scritture, il tribunale dei notai attuari, detto anche banca attuaria, con competenze territoriali, facenti capo alle due contrade sangimignanesi di San Giovanni e di San Matteo31.
A proposito della giurisdizione vigente a San Gimignano, Elena Fasano Guarini parla, infatti, all'epoca di Cosimo I di "podesteria sciolta", simile a quella di Prato e Colle, con competenze sia civili che criminali nella propria circoscrizione e non dipendente da nessuna altra sede32. Ancora Augusto Antoniella ed Elisabetta Insabato parlano ugualmente, per il basso Medioevo, di competenze dei podestà sia in campo civile che criminale, mantenute anche in seguito alla sottomissione, avvenuta nel 1354, a Firenze33.
Tuttavia nel 1543, l'anno seguente la riforma di Cosimo I a carico delle varie magistrature toscane, la distinzione tra registri del civile e registri del criminale del tribunale podestarile appare ormai netta34. Nell'Archivio di San Gimignano è rimasto però solo il settore riguardante i registri delle cause criminali che, a seguito dell'istituzione del magistrato delle bande, per la salvaguardia dei privilegi dei militari, sarà distinto a partire da questa data in "descritti" per l'ambito militare e "non descritti" per il restante. Le cause civili, a proseguire da quest'epoca, si trovano depositate presso l'Archivio di Stato di Siena. Di contro sono presenti nell'Archivio del Comune di San Gimignano tutti i registri della corte locale della banca attuaria, che proseguono sino al 1772, anno in cui, con la creazione della circoscrizione giurisdizionale del vicariato, tale attività e relativa produzione di scritture avrà termine.
Nel 1784, abolito anche il vicariato, la circoscrizione sangimignanese diverrà podesteria di secondo grado con competenze solo civili, posta sotto il vicariato di Colle, cui spetta da questo momento l'esercizio del criminale. Con l'annessione della Toscana all'impero francese, nel 1808, San Gimignano diviene poi una delle "giudicature di pace", comprese nell'ambito territoriale del tribunale di prima istanza di Siena, con competenze civili e criminali inferiori, rispetto a quest'ultimo. Con la restaurazione, la città ritorna, sia per la giurisdizione civile piena che per quella criminale minore, sotto il vicariato di Colle, a sua volta sottoposto alla "rota" civile di Siena e, dal 1838, al ripristinato tribunale senese di prima istanza. Infine, a partire dal 1848, scomparsi definitivamente i vicariati e le podesterie, viene istituita anche a San Gimignano, divenuta insieme a Colle, sede di delegazione di governo, una pretura con competenze civili e criminali35.
L'importanza ai tini della ricerca storica in genere oltre che per quella specifica dell'amministrazione della giustizia nelle varie epoche in San Gimignano e nel suo contado, del fondo del suo giurisdizionale, completo a partire dal XIII secolo in ogni sua parte, appare evidente non solo ai cultori della materia ma anche a tutti i ricercatori di storia sociale, del costume, della mentalità, che intuiscono la ricca messe di notizie che vi si raccoglie da secoli. Va da sé che tutti i contenuti dell'archivio storico del comune di San Gimignano sono di tale evidente importanza, già testimoniata nel tempo dalla produzione di studi di notevole livello, da ricevere dal presente inventario solo l'aggiunta di una attesa conferma.
Un lavoro di questa portata, intrecciato negli anni con eventi diversi, non ultimo il trasloco dell'archivio nella nuova sede, non può andare esente da pochi ma sentiti ringraziamenti. Un cenno di particolare gratitudine è dovuto dai curatori alla dott.ssa Sandra Pieri della Sovrintendenza Archivistica di Firenze, che ha appoggiato la prima importante fase di riordino, al dott. Giuseppe Picone, a Fabrizio Cherici e, infine, al prof. Giuliano Catoni che ha facilitato le operazioni conclusive dell'inventariazione.

Lucia Sandri



Sono state usate le seguenti abbreviazioni:

ASCSG = Archivio Storico del Comune di San Gimignano
ASPU = Archivio Storico Postunitario del Comune di San Gimignano
ASF = Archivio di Stato di Firenze
ASS = Archivio di Stato di Siena
BCSG = Biblioteca comunale di San Gimignano

c/cc. = carta/carte
cart. = carta/cart.
cop. = coperta
c.s. = come sopra
doc./docc. = documento/documenti
leg./legg. = legato/legati
l./ll. = lettere/lettere
ms./mss. = manoscritto/manoscritti
n./nn. = numero/numeri/numerati/-e
p./pp. = pagina/pagine
perg. = pergamena/pergamenaceo
reg./regg. = registro/registri
rep./repp. = repertorio/repertori
sec./secc. = secolo/secoli
s.d. = senza data
s.n. = senza numerazione
* = danneggiato
** = molto danneggiato
*** = gravemente danneggiato
gen. = gennaio
feb. = febbraio
mar. = marzo
apr. = aprile
mag. = maggio
giu. = giugno
lug. = luglio
ago. = agosto
set. = settembre
ott. = ottobre
nov. = novembre
dic. = dicembre

Quando non è altrimenti indicato s'intende che i documenti sono riuniti, legati o sciolti, in buste e cartelle.

La segnatura antica di registri, filze e buste segue, fra parentesi, quella attuale.

I titoli, tra sergenti sono quelli originali dei manoscritti.

Il sistema di datazione è rapportato a quello moderno.

L'impostazione generale del lavoro e la schedatura del materiale sono state curate collettivamente.

La redazione dell'inventario è stata così ripartita:

Gabriella Carapelli: Comunità (XI-1808), Criminale (1543-1772).
Laura Rossi: Mairie (1808-1814), Comunità (1814-1865), Opera dell'insigne collegiata (1427-1896), Opera della Madonna dei lumi (1542-1896), Monte Pio (1573-1892), Collegio Mainardi (1331-1948), carte attinenti a diverse istituzioni (1334-1809).
Lucia Sandri: Introduzione, Cancelleria (1463-1808), Cancelleria (1814-1865), Civile e criminale del podestà (XIII-1542), Banca attuaria (1432-1772), Paci e tregue (1545-1690), Pegni pretori (1572-1772), Specchietti dei condannati (1575-1681), Vicariato (1772-1784), Giudicatura di pace (1807-1809), Pretura (1854-1861).



Comunità

Statuti e riforme

Deliberazioni e partiti

Imborsazioni e tratte

Libri delle tratte

Libri delle età

Mura e bastioni

Incendiari

Ufficiali dell'abbondanza

Provisioni

Abbondanza

Saldi

Varie

Canova del sale

Rassegna di ufficiali

Reparti

Debitori e creditori

Spese del comune

Ufficiali dei debiti

Spese straordinarie

Sanità

Beni della comunità

Entrate e uscite di "ricolte" e stime di bestie

Debitori e creditori

Diritti di pascolo

Mulino di S.Galgano

Imposizioni

Gabelle

Libri delle gabelle

Appalti delle gabelle

Gabelle sulle eredità

Notificazioni sui contratti di compravendita

Gabelle sui contratti di compravendita

Gabella dei contratti di matrimonio

Notificazioni di contratti di donazione

Gabelle sulla compravendita di bestie

Debitori per gabelle

Entrate e uscite del camarlingo

Proventi

Saldi

Revisioni di saldi

Mandati

Dazzaioli delle rendite e della tassa prediale

Tassa del macinato

Deliberazioni

Riscontri di bocche

Reparti

Dazzaioli

Saldi

Collette universali

Decime ecclesiastiche

Stato civile

Miscellanea

Patti con Firenze

Copie di cartapecore

Cancelleria

Giornali di cancelleria

Archivio segreto

Suppliche

Negozi e lettere

Lettere diverse

Negozi diversi

Cause

Leggi, strumenti e memorie

Leggi e bandi

Obblighi della comunità

Contratti

Registri dei contratti

Memorie del cancelliere

Strumenti a stampa

Strade e fabbriche-campioni

Inventari

Mairie

Deliberazioni del "maire" e del consiglio municipale

Decreti ed editti

Affari

Carteggio

Circolari, decreti e bandi

Affari diversi

Stato civile

Affari di stato civile

Coscrizione

Beneficenza

Registri degli atti sottoposti al diritto di registrazione

Saldi e rendimenti di conti

Ruoli delle rendite

Debito pubblico in Toscana

Stampe

Nuova Comunità

Deliberazioni magistrali e consiliari

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Note: Si pubblica in questa sede il primo volume dell'inventario; il secondo volume è in corso di recupero e verrà prossimamente inserito nel sistema [Paolo Santoboni].
La codifica tiene conto di annotazioni e integrazioni successive alla pubblicazione dell'inventario a stampa, redatte a cura del personale dell'Archivio storico. [Michela Molitierno].

Codifica:
Michela Molitierno, dicembre 2016 - gennaio 2017
Paolo Santoboni, revisione, marzo 2017