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AST | Recupero e diffusione degli inventari degli archivi toscani
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Guida all'Archivio storico del Comune di Bibbona

Tipologia: inventario analitico

a cura di Silvia Nannipieri

patrocinio: Comune di Bibbona

Pubblicazione: Livorno, Sillabe della Cooperativa Livorno: Nouvelles Frontières, 1996

Descrizione fisica: pp. 35, ill. 2 b/n

Contenuti:

Il riordino e l'inventariazione dell'archivio storico del Comune, dopo 30 mesi di lavoro, è giunto a conclusione. L'incarico era stato affidato nel 1991 alle dottoresse Silvia Nannipieri e Silvia Bigini della Cooperativo Livorno: nouvelle frontières. Gli archivi preunitario e postunitario, fino al 1950, sono consultabili mentre è stato sistemato secondo i criteri richiesti l'archivio di deposito fino al 1989 compreso. I cittadini hanno dunque a disposizione un notevole patrimonio di documenti rimasto per troppo tempo inagibile.
Il canonico Gaetano Righini sostiene, nel suo scritto "La Badia dei Magi", che l'archivio di Bibbona fu bruciato in massima parte dalle truppe napoleoniche "per far bollire le marmitte": fu solo ritrovato un malconcio indice, dal quale il prelato trasse "la materia di una cronaca".
È d'altronde vero che la storia del nostro territorio è in gran parte scritta in documenti che non si trovano in Bibbona. Gli Statuti del 1400 si trovano alla Biblioteca Nazionale di Firenze; notizie dell'epoca che si è conclusa con le bonifiche medicee e leopoldine sono sparse in archivi e documenti diversi; ai racconti di viaggiatori è ancora affidata la descrizione del Castello.
Il lavoro per capire il nostro passato ha ora 'lausilio di un archivio accessibile. È quindi possibile un multiforme approfondimento di interi periodi storici, ad esempio di quello raffigurato nei due cabrei restaurati ed esposti nella sala dei Consiglio Comunale. Sono possibili nuove iniziative editoriali, con collaborazione dei ricercatori, degli appassionati, della scuola, dell'università. È quanto ci auguriamo possa avvenire.

L'Assessore alla Cultura

Amelia Montorzi



Gli archivi comunali raccolgono documenti relativi alla storia dei Comuni stessi e del loro territorio. Molti Comuni toscani conservano importanti raccolte di notizie che possono risalire anche al tredicesimo secolo. La sezione preunitaria dell'archivio storico del Comune di Bibbona copre un arco cronologico dal 1400 al 1865. Dopo l'Unità d'Italia i documenti giudiziari avrebbero dovuto confluire negli Archivi di Stato delle rispettive province, in molti casi invece questo non è accaduto e anche a Bibbona si conserva un fondo di atti civili dell'Ufficiale di Podesteria.
A seguito del trasferimento degli uffici nella nuova sede l'Amministrazione comunale ha provveduto all'affidamento dell'incarico di inventariazione e ordinamento del materiale archivistico conservato, fino al maggio 1991, nella vecchia sede in una piccola stanza adiacente alla sala del Consiglio e ora sistemato nei locali appositamente adibiti al piano terra della nuova sede.
La sezione postunitaria comprende documenti dal 1865 al 1953. Negli anni dal 1866 al 1906 Bibbona non fu sede comunale; il suo territorio fu compreso nel Comune di Cecina. Parte della documentazione risalente a tale periodo è quindi conservata presso quest'ultima sede comunale.
È stata compiuta poi una parziale ricognizione dei documenti della sezione di deposito dal 1954 al 1989 e ne è stato compilato un elenco.
Le fonti d'archivio offrono sempre risorse imprevedibili e possiedono un potenziale altissimo, troppo spesso inesplorato, per la ricerca, ma anche per la didattica della storia.
È da auspicare che l'impegno dell'Amministrazione comunale per la conservazione e la tutela del materiale documentario possa risultare utile anche agli insegnanti e alle scuole del territorio, favorendo un contatto diretto degli studenti con gli strumenti primari per la ricostruzione dei fatti e delle opinioni.

Perché conservare un archivio?

In molte persone la parola "archivio" evoca un magazzino di carte polverose e inutili o, nel migliore dei casi, una raccolta di classificatori in cui sono state divisi con un lavoro noioso documenti che ormai non servono più. Per quale motivo dunque sprecare risorse economiche e professionali in questo campo? È molto probabile che questo modo di pensare sia il frutto nel tempo di una gestione specialistica degli archivi stessi, in particolare di quelli più antichi. Solo recentemente si è cominciato a progettare possibilità di allargamento dell'utenza, a sperimentare una possibile "didattica" degli archivi.
Un archivio è un'istituzione culturale come una biblioteca o un museo anche se indubbiamente si differenzia da queste per almeno un motivo di fondo, mentre i libri o i quadri nascono destinati a un pubblico, e sono quindi strumenti di comunicazione diretta, i documenti non vengono prodotti in funzione di una loro consultazione da parte di studiosi o curiosi.
La finalità principale di un documento è determinata dall'Ente pubblico o privato che lo produce e può avere carattere giuridico o amministrativo ed è comunque funzionale all'attività e alla "memoria" dell'Ente stesso.
In genere è solo indirettamente che offre notizie storiche, che contribuisce alla ricostruzione di istituzioni e avvenimenti, o fornisce dati culturali e ambientali.
Così chi intraprende una ricerca in archivio deve avere già un'idea della sua struttura e cioè del tipo di documenti che contiene e delle istituzioni che li hanno prodotti.
In caso contrario si rende necessaria la mediazione di personale specializzato o di strumenti di corredo (inventari analitici, guide, schede informatiche, percorsi didattici...) ancora in via di sperimentazione.

Perché renderlo accessibile?

È importante sottolineare come la salvaguardia del nostro patrimonio archivistico abbia ancora bisogno di un'attenta opera di sensibilizzazione nell'opinione pubblica per ottenere almeno condizioni sufficienti alla sua buona conservazione che naturalmente è soltanto il primo passo. Il passo successivo è la sua valorizzazione. Conservare per mantenere inaccessibile evidentemente non cambierebbe il diffuso atteggiamento di noncuranza o di sufficienza, così pericoloso per la democrazia, nei confronti della memoria storica. Si rende allora indispensabile favorire l'accesso agli archivi anche agli studenti di ogni ordine e grado proponendo per ciascun livello metodologie di ricerca, raccolte di dati o anche semplicemente la possibilità di vedere le varie tipologie documentarie e familiarizzare con l'ambiente.
In italiano la parola "archivio" indica sia i locali dove sono conservati i documenti, sia l'insieme della documentazione prodotta da un determinato ente (il Comune, la Podesteria, l'Opera della chiesa di S.Ilario...). Si può dire, quindi, che nell'"archivio" storico comunale di Bibbona sono conservati gli "archivi" del Comune, dell'Opera, dell'Ufficio sanitario del Forte di Bibbona ecc.
Questi ultimi si chiamano anche "fondi archivistici" e ciascuno di essi può essere oggetto di una ricerca specifica oppure di un'indagine trasversale per la raccolta di dati su un tema particolare.
Se un insegnante con i suoi studenti volesse, ad esempio condurre una ricerca sui sistemi elettorali prima e dopo l'Unità d'Italia potrebbe consultare direttamente la serie "Elezioni" del fondo preunitario e la serie "Liste elettorali" del fondo postunitario, ma anche, per il periodo più antico, i registri delle tasse dal momento che il diritto di voto era regolato in base al reddito. I documenti relativi alla tassa di famiglia, per fare un altro esempio, forniscono dati sulle professioni svolte dalla popolazione locale a partire dal 1819 e sul numero degli abitanti divisi per zona.
Ognuna di queste ricerche naturalmente potrà poi essere integrata da indagini bibliografiche o con dati desunti da fonti di vario genere (archeologiche, fotografiche, orali...)



Bibbona appartenne fin dal sec. XII ai Gherardesca e alla Repubblica di Pisa. Il Targioni Tozzetti riporta per quell'epoca le seguenti notizie: "La pieve di Bibbona era fin avanti al 1138 di padronato degli arcivescovi di Pisa. Il monastero di S. Maria di Serena possedeva molti beni nel Comune di Bibbona i quali nel 1158 furono donati dall'abate Guidone a Villano arcivescovo di Pisa (...) Negli Statuti di Pisa del 1184 L. 1, rub. 86 si dispone che si mandi Bibboni unum capitaneum et unum notarium". Nel corso del secolo successivo divenne comunità ma rimase nell'orbita pisana. "Fu fatta ribellare da' pisani nel 1345 per opera dei conti di Montescudaio" continua il Targioni Tozzetti "fu combattuta ma invano nel 1371 dalla Compagnia degli inglesi al soldo di Giovanni Dell'Agnello e fu restituita a 'Pisani da' conti della Gheradesca per trattato di pace nel 1397 insieme con Rosignano". Nel 1406 cadde con Pisa sotto il dominio dei Fiorentini. Nel 1494 riacquistò con Pisa l'indipendenza per due anni per poi ricadere definitivamente sotto i Fiorentini.
Dal 1739 al 1755 il castello di Bibbona fece parte con Riparbella, Casale, Guardistallo e il Fitto di Cecina del Marchesato Ginori. Il 27 giugno 1739, infatti, Carlo Antonio di Lorenzo Ginori aveva ottenuto dal Granduca di poter accrescere con l'aggregazione dei castelli circostanti il territorio del suo feudo di Riparbella. Nel corso degli anni il marchese Carlo Ginori modificò il territorio con la bonifica del padule, avvalendosi della collaborazione di Bernardino Zendrini matematico della Repubblica di Venezia, secondo il Salmon ("Stato presente di tutti i paesi e popoli del mondo' vol. XXI, 'Stato presente del Granducato di Toscana e della Repubblica di Lucca", edito da G. B. Albrizzi nel 1756 con dedica al marchese Carlo Ginori) e dell'opera di Romualdo Cilli, pistoiese, filosofo, medico, matematico, secondo il Targioni Tozzetti ("Relazione di alcuni viaggi...", 1770) che lo descrive anche come profondo conoscitore del 'moto dell'acque' e dell'architettura civile e militare, nonché pittore, allievo dei fratelli Melani di Pisa.
Nonostante l'impegno e i buoni risultati ottenuti per migliorare la produttività del territorio in conseguenza delle Legge sui feudi del 21 aprile 1749 il marchese Ginori perdette il feudo che fu definitivamente abolito il 25 novembre 1755.
Nel periodo del marchesato l'amministrazione della giustizia era delegata ad un "commissario" feudale sia per gli atti civili che criminali, dopo l'abolizione del feudo le competenze civili e criminali passarono alla Podesteria di Rosignano.
Con la riforma di tutte le istituzioni giudiziarie voluta da Pietro Leopoldo nel 1772, tendente ad uniformare tutto il granducato e a togliere privilegi ed usi locali, venne istituita la Podesteria di Guardistallo e ad essa furono sottoposti per la giurisdizione civile Bibbona, Casale e Cecina. Per quanto riguarda le cause criminali i Bibbonesi tornarono a dipendere da Campiglia che, con la medesima legge del 30 settembre 1772 era stata eretta in "Vicariato".
Com'è facile intuire chi volesse condurre una ricerca sui documenti giudiziari di Bibbona nella seconda metà del '700 dovrà consultare gli archivi di Rosignano, Guardistallo e Campiglia.

Nel 1770, secondo la descrizione del Targioni Tozzetti, "Bibbona già grossa Terra murata è situata sul dorso o ripiano di questi strati di panchina e di essa è fabbricata. Resta circondata da (...) montagne e branche di colline donde ne segue che l'aria nell'estate vi è molto cattiva. Si aggiunge alla cattiva situazione che non vi sono acque buone bevibili: vi erano anticamente cisterne pubbliche, ma in oggi sono guaste e di niun'uso e considerabile spesa vi vorrebbe per condurvi una fonte dalle pendici della montagna. La figura del castello è ovale: è fortificato con torri all'antica ed era pienissimo di abitazioni delle quali ora le più sono rovinate: finalmente le strade sono angustissime il che contribuisce molto alla cattiv'aria."
Nel 1808 Giovanni Salvatore De Coureil ("Saggio storico..." 1808) la descrive come "un castello seppellito fra monti e colline" in cui "l' aria e l'acqua sono cattive. Le sue mura sono fortificate da torri all'antica. La maggior parte delle case vi sono rovinate e le strade troppo anguste impedendo la libera circolazione dell'aria la rendono sempre più malsana."
De Coureil tracciò la descrizione di tutto il territorio per servire al suo nuovo assetto voluto dal governo francese.
Nel periodo della Restaurazione, e cioè dopo il 1815, la Comunità, dal punto di vista amministrativo, dipese dalla Cancelleria di Campiglia fino al 1826, da quella di Rosignano dal 1827 al 1835 ed infine dalla Cancelleria di Guardistallo dal 1836 all'Unità d'Italia.



istituzioni giudiziarie
Ufficiale di Bibbona per le cause civili.
Capitano di Campiglia per le cause criminali sec. XV - 1738.

Commissario feudale del Marchesato Ginori per le cause civili e criminali 1739-1755.

Podestà di Rosignano per le cause civili e criminali 1756-1772.

Podestà di Guardistallo per le cause civili.
Vicario di Campiglia per le cause criminali 1772-1811.

Giudice di Pace di Campiglia 1811 - 1814.

Podestà di Guardistallo per le cause civili.
Vicario di Campiglia per le cause criminali 1815-1833.

Podestà di Guardistallo per le cause civili.
Vicario di Rosignano per le cause criminali 1833-1838.

Podestà di Bibbona per le cause civili.
Vicario di Rosignano per le cause criminali 1838-1848.

Pretura di Guardistallo per le cause civili.
Circondano di Volterra 1848-1865.

istituzioni amministrative
Comune nell'ambito della Repubblica di Pisa fino al 1406.

Comune sotto il Dominio Fiorentino 1406-1774
ad eccezione degli anni 1739-55 in cui fa parte del feudo dei marchesi Ginori.

Comunità del Contado fiorentino dopo la Riforma del Granduca Pietro Leopoldo 1774-1808.

Mairie sotto il Dominio francese 1808-18 14
dipendente dalla Prefettura del Mediterraneo, sottoprefettura di Volterra.

Comune dopo la Restaurazione 1814-1865: dipendente dalle Cancellerie di Campiglia, (1816-1826)
di Rosignano, (1827-1835)
di Guardistallo, (1836-1865).



Presso ogni archivio comunale sono depositati anche piccoli fondi estranei costituiti dalla documentazione di enti attivi sul territorio, famiglie importanti della zona, uffici particolari o addirittura dal carteggio di studiosi locali o comunque personaggi di rilievo. Presso l'archivio comunale bibbonese si trovano depositati i fondi archivistici dell'Opera di S. Ilario, dell' Ufficio sanitario del Forte di Bibbona, della Deputazione sopra il bonificamento della pianura bibbonese e delle Tenute granducale e comunitativa di Bibbona



Fondo Preunitario

Ufficialato di Bibbona

Atti Civili

Libri di accuse di Danno Dato

Sentenze di Danno Dato

Appendice dell'Archivio Giudiziario

Atti Civili

Libri di accuse di Danno Dato

Comune e Comunità sotto il dominio fiorentino

Deliberazioni e Partiti

Circolari, lettere e dati vari

Imposizione a Estimo

Portate

Tassa delle Macine

Nuova Tassa di Colletta

Imposizioni straordinarie

Debitori e Creditori

Saldi

Campione degli accolli di strade

Mairie

Carteggio

Copialettere

Stato Civile

Portate

Rendimenti di conti

Rendite Pubbliche

Mercuriali

Comune dopo la Restaurazione

Deliberazioni e Partiti

Copialettere del Gonfaloniere

carteggio ed atti magistrali

Affari di Strade e Fabbriche

Stato Civile

Censimenti

Arruolamento militare

Guardia Civica

Guardia Nazionale

Elezioni

Obblighi e Proventi

Tassa prediale e Dazio comunitativo

Tassa di Famiglia

Tassa sui cani

Imposizioni straordinarie

Bilanci

Registri dei mandati

Repertorio delle Assegnazioni

Documenti a corredo dei saldi

Varie

Archivi Aggregati al Fondo Preunitario

Opera di Sant'Ilario

Saldi

Rendimenti di conti

Documenti a corredo dei saldi

Mandati di spese

Livelli

Ufficio Sanitario del Forte di Bibbona

Giornale del servizio sanitario

Lettere e Circolari

Approdi e Partenze

Deputazione sopra il bonificamento della pianura bibbonese

Atti diversi

Tenute Granducale e Comunitativa di Bibbona

Atti diversi

Marchesato Ginori

Salari annuai degli Ufficiali di Comuni di Bibbona, Casale e Guardistallo

Frammenti di documenti appartenuti ad altri enti



Note: Per l'inserimento del presente inventario è stata utilizzata la "Guida all'Archivio storico del Comune di Bibbona". Tale pubblicazione, presentandosi nella forma di guida, risulta priva della descrizione delle singole unità archivistiche. Per rendere fruibile tale patrimonio si è scelto di descrivere tutte le unità ed utilizzare la pubblicazione solo come traccia mantenendo per intero le note storiche e le introduzioni ai fondi e alle serie.
Durante il lavoro di inserimento è emerso un errore di stampa alla pag. 17 della guida dove compare due volte un'unità archivistica con il numero 525. Da un controllo in loco risulta che la serie "Libri di accuse di Danno Dato" non termina con il n. 524 bensì con il n. 523: questo fa sì che l'unità n. 525, appartenente alla serie "Sentenze di Danno Dato", corrisponda in realtà al n. 524.
E' stata corretta la data iniziale della serie "Tassa delle Macine" appartenente al fondo "Comune e Comunità sotto il dominio fiorentino", dove la data più antica non è il 1684, bensì il 1583.
Negli anni successivi alla pubblicazione dell'inventario sono stati reperiti alcuni documenti, poi aggiunti ai precedenti: è il caso dei nn. 32 bis e 32 ter, 348 bis, 353 bis, 362 bis e 362 ter.
In alcuni casi sono state create nuove serie, come ad esempio nel caso dei nn. 32 bis e ter, che hanno dato vita alla serie "Campione degli accolli delle strade", e dei nn. 362 bis e ter, che hanno generato rispettivamente le serie dei "Dazzaioli per la riscossione delle rendite" e "Dazzaiolo dell'entrata".
Nuove serie sono state create anche per i fondi degli archivi aggregati: per l'Opera di Sant'Ilario sono state individuate sei serie, tre per l'Ufficio sanitario del Forte di Bibbona e una per ognuno degli altri quattro fondi.
E' stata mantenuta l'indicazione dell'annosecondo il computo pisano, così come riportato dalla guida.
Per quanto riguarda la numerazione delle carte delle singole unità, questa compare solo quando non si presentano lacune; in caso di discontinuità nella numerazione si è preferito omettere la voce.
Nella creazione dell'indice dei fondi non è stato rispettato l'indice della guida, che riporta solo le pagine relative ai fondi, ma si è preferito elaborare un indice più completo, che riportasse anche le serie.
[Barbara Rossi]

Codifica:
Barbara Rossi, luglio - dicembre 2011
Paolo Santoboni, revisione, gennaio 2012