Dazio sopra i decimini e le teste e proventi della comunità

Livello: serie

Estremi cronologici: marzo 1713 - febbraio 1773

Consistenza: 45

L'imposizione del decimino e dei testanti fu introdotta nel contado fiorentino nel XVI secolo per far fronte alle necessità finanziarie delle comunità. Essa gravava su mezzadri e lavoratori della terra in proporzione alla tassa che i proprietari dei fondi pagavano al comune di Firenze a titolo di "decima", in ragione di una lira di decimino per ogni fiorino di decima. Coloro che non lavoravano la terra e avevano un'età compresa tra i 18 e i 65 anni, erano chiamati a pagare un "testatico" in relazione alla capacità contributiva di ciascuno. Sulla base dei dati contenuti nei "quaderni del decimino", in cui erano indicate le proprietà fondiarie presenti in ciascun comune e l'imposta pagata dai proprietari a titolo di decima, il cancelliere comunitativo provvedeva a redigere i dazzaioli, riportandovi i nomi dei mezzadri, l'indicazione del podere e la quota di decimino spettante, oltre a quella spettante a titolo di testatico agli altri cittadini. Successivamente i dazzaioli erano consegnati al camarlingo comunitativo per l'esazione, scaglionata in tre rate da agosto a gennaio, anche se l'anno economico di riferimento era calcolato da marzo a febbraio dell'anno successivo. Nel caso particolare di San Giovanni, nei dazzaioli sono registrate anche le entrate provenienti dalla riscossione degli altri proventi comunitativi derivanti dalla concessione a livello dei beni comunali.