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Tassa prediale e Dazio comunitativo 1

Livello: serie

Estremi cronologici: 1818 - 1865

Consistenza: 39 unità

Con la Restaurazione fu introdotta la tassa prediale, che andava a sostituire il dazio sui possidenti e la tassa di redenzione.1

Alla nuova tassa, data in accollo alla comunità, poteva essere aggiunta "quella occorrente a formare la somma che abbisognerà per supplire alle spese comunitative". Al cancelliere venne affidato il compito di redigere i dazzaioli dove erano registrati i nomi dei possessori di beni, tra i quali andava ripartita la tassa in base alla cifra estimale. Il pagamento dell'imposta avveniva in due rate e la riscossione era affidata al camarlingo, che provvedeva a saldare ogni bimestre l'importo della tassa e a versare il denaro riscosso direttamente nelle casse della Depositeria Generale. Il ricavato serviva infatti a coprire le "spese più essenziali dello Stato".2 I proventi del dazio comunitativo restavano invece nelle casse della Comunità.

L'imposizione della nuova tassa fu regolata con motuproprio del 7 ottobre 1816,3 che stabiliva, in attesa della formazione del nuovo catasto, la ripartizione proporzionale dell'ammontare della tassa tra le comunità, cercando così di eliminare le disuguaglianze tra le diverse comunità. Lo stesso motuproprio stabiliva che dovessero restare nelle casse delle comunità i proventi della tassa su mulini, cartiere, "gualchiere e altri edifizi ad acqua". In base al reparto della tassa, redatto dal Soprassindaco delle Comunità, alla Comunità di San Casciano, compresa nel Dipartimento della Camera delle Comunità di Firenze, fu imposta una massa di lire 40.000, alle quali dovevano essere aggiunte lire 685 come imposizione destinata a coprire le spese per la formazione del nuovo catasto.4

Nell'archivio di San Casciano si conservano dazzaioli della tassa dal 1818 al 1864.