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AST | Recupero e diffusione degli inventari degli archivi toscani
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Monte di Pietà di Colle

Livello: fondo

Estremi cronologici: 1572 - 1808

Consistenza: 125 unità

Il cancelliere comunitativo era tenuto a visitare regolarmente i locali del Monte informando delle eventuali irregolarità riscontrate il Consiglio generale e i Nove Conservatori, che erano l'unica autorità in grado di autorizzare interventi di esborso o di incasso relativi al patrimonio pecuniario dell'istituto1. L'importanza economica assunta dal Monte colligiano così come dagli altri sorti nei maggiori centri dello Stato vecchio, portò nel 1592 all'istituzione a livello centrale della Deputazione sopra i monti pii incaricata di sovrintendere a questa specifica branca di controllo periferico esercitata fino a quel momento dai Nove2. L'invio di periodiche visite della Deputazione coincise nel caso colligiano con l'emanazione di specifiche istruzioni per gli ufficiali del Monte e per il cancelliere, che nelle vesti di supervisore era tenuto a vigilare sulla gestione delle risorse patrimoniali con poteri sempre più ampi. Il massaio doveva ricevere i pegni e valutarne il valore prendendone nota nel suo libro (serie Libri dei massai del Monte di pietà), dove gli oggetti erano registrati con numerazione progressiva3. A questo punto il camerlengo poteva liquidare il prestito annotando nel suo libro fra le uscite la somma stanziata e il numero dell'oggetto (serie Libri dell'entrata e uscita dei camerlenghi del Monte di pietà). Il pegno doveva essere riscattato entro tredici mesi: se ciò avveniva il camerlengo registrava ad entrata la somma del riscatto comprensiva degli interessi mensili ammontanti ad un denaro e mezzo per ogni lira prestata, coi quali si provvedeva al pagamento degli ufficiali al servizio del Monte. In caso contrario, una volta trascorsi i tredici mesi, gli ufficiali dovevano vendere ogni due mesi all'incanto i pegni non riscattati sulla piazza del Mercato, tenendone registrazione a parte (serie Libri dei pegni venduti)4. Il riscontro era tenuto a rivedere costantemente le annotazioni del camerlengo tenendone registrazione separata e speculare (serie Libri dei riscontri del Monte di pietà)5. Fino al 1680 i 'partiti' di spesa deliberati dagli ufficiali, i sindacati e le lettere ricevute furono registrati nei Libri delle deliberazioni degli ufficiali del Monte di pietà, la cui eterogeneità di contenuti sembra ricalcare quella riscontrabile in simili tipologie documentarie prodotte da altre istituzioni controllate dal comune colligiano6. A seguito della visita effettuata nel 1733 al Monte di pietà di Colle, l'inviato della Deputazione affidò al cancelliere il compito di rivedere mensilmente le amministrazioni dei vari ufficiali inviandone un "ristretto" ai Nove7. Non casualmente a partire da quella data si registra la tenuta dei Libri dei bilanci dei massai e dei camerlenghi del Monte di pietà, che si affiancavano ai Libri delle sentenze di sindacato degli ufficiali del Monte. Ad uso infine del cancelliere venivano redatti i Libri dei saldi dei massai e dei camerlenghi, nei quali erano annotati soltanto i saldi di ciascuna amministrazione. Completano l'elenco delle tipologie documentarie prodotte in quest'ambito il Libro dei capitoli e delle istruzioni sul Monte di pietà, contenente le lettere e disposizioni centrali relative alla sua amministrazione e il Libro degli inventari del Monte di pietà dove si teneva diligente contro di tutte le sue scritture e dei beni mobili.

Le incombenze 'tutorie' del cancelliere si fecero progressivamente più ampie nel corso del XVIII secolo, culminando nel 1733 con la decisione di affidare alla sua custodia tutte le scritture del Monte e di concentrarle presso l'archivio della Cancelleria8. In quella stessa occasione si provvide a compilare un inventario che ci testimonia l'esistenza a quell'epoca di 221 unità conservate notevolmente ridotte oggi per i gravi scarti subiti fra 1821 e 18309.