Durante la dominazione fiorentina i territori del distretto godettero di
una considerevole autonomia amministrativa. Gli statuti regolamentavano
l'organizzazione dei Comuni, contenendo gli ordinamenti per il funzionamento dei
governi locali e per l'amministrazione della giustizia. Con le riforme
leopoldine, e l'introduzione dei regolamenti comunali generali, gli statuti
persero la loro validità e cessò il particolarismo amministrativo che aveva
caratterizzato il Granducato, lasciando spazio ad una organizzazione uniforme.
Con le riforme di Pietro Leopoldo i Popoli e Comuni in cui era frazionato lo
stato, scomparvero, e il territorio fu suddiviso in Comunità.
Presso
l'Archivio di Stato di Firenze, fondo Statuti delle Comunità autonome e
soggette, si conservano tre copie di statuti butesi: 1411 - 1709 (n. 104), 1519
- 1709 (n. 105), e 1711 - 1713 (n. 106). Gli statuti di Buti,
prevalentemente, disciplinano la tutela dei campi e dei pascoli, poiché
l'economia butese si fondava quasi essenzialmente sui proventi dei boschi:
legname, castagni, ulivi, ecc., fonti primarie per la vita del borgo, tanto che
un ramo di olivo ed uno di castagno sono ancora oggi rappresentati sullo stemma
del Comune. Gli statuti raccolgono pertanto numerosi ordinamenti che prevedevano
pene pecuniarie per i trasgressori alle norme che regolamentavano il taglio
della legna o la raccolta dei frutti: <...>
molti danni che si fanno nei boschi di quel
Comune, non tanto dalli huomini di quello ma più e con meno rispetto da
forestieri e massimamente da Lucchesi, che per confinare con detto Comune
fanno danni grandissimi ad ogni sorte di legnami, di modo che se non li
riparassi i boschi verrebbero al tutto dissipati e guasti, per che non basta
loro tagliare i legnami, che ancora cavano le ceppe1. <...>
Chi vuol tenere capre in detto Comune di Buti le
deva tenere a modi vecchi e patti usati, ciò è che non posino quelle mandare
a pasturare per le selve dove fussino castagni <...> da calen di marzo insino a
Ogni Santi e da Ogni Santi insino a tutto febbraio possino dette capre
pasturare per tutti li castagni2.
<...>
Capre, pecore, porci e bestie vaccine, cavalline,
asini e muli non posino andare di giorno ne di notte a pasturare negli
uliveti e vigne3.