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AST | Recupero e diffusione degli inventari degli archivi toscani
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Tassa del macinato

Livello: serie

Estremi cronologici: 1700 giu. 1 - 1796 dic. 31

Consistenza: 13 unità

Istituita l'8 ottobre 1552 mentre lo Stato assoluto di Cosimo I preparava la guerra di Siena, la «gabella generale sopra le farine» (di grani e di castagne), è «un tipico esempio di quelle imposizioni che introdotte come provvisorie, divennero definitive, e vennero anzi... sempre più rigorosamente applicate attraverso una migliore organizzazione del sistema di riscossione e l'inasprimento delle pene per i trasgressori» (F. Diaz, Il Granducato di Toscana. I Medici, «Storia d'Italia diretta da G. Galasso», Torino 1976, p. 154). Con circolare 21 maggio 1678, la gabella delle farine venne trasformata in tassa personale e gravò sulle diverse comunità dello stato fiorentino «secondo un contingente annuale che le Comunità provvedevano poi a suddividere fra le varie famiglie secondo il numero dei componenti o "bocche"» (L'archivio, cit., a cura di Antoniella-Borgia, p. 19). Per l'esazione veniva istituita una Deputazione formata dal Consiglio generale della comunità e composta da quattro membri di durata biennale. Ad essa spettava la compilazione del reparto della tassa sulla base delle denunce delle «bocche» fatte dai capifamiglia ed in seguito verificate dai messi della comunità negli appositi registri denominati «riscontri delle bocche». «Conseguentemente alla ripartizione fatta, risultante dal registro del reparto della tassa, la quota dovuta da ciascun capofamiglia era contabilizzata, in partite distinte, sul dazzaiolo relativo, prima come credito e poi, alle scadenze stabilite per i pagamenti, come entrata» (ibid.) Con motuproprio del 23 marzo 1763, l'amministrazione della tassa passò dal camarlingo nelle mani del cancelliere delle comunità. Su questa tassa si vedano anche le notizie offerte da L. Dal Pane, La finanza toscana dagli inizi del secolo XVIII alla caduta del Granducato, Milano 1965, pp. 32-33, 36, 60 e 278.
Dal punto di vista archivistico notiamo che diversi registri annuali della tassa del macinato della comunità di Montemurlo furono cuciti insieme in filze, forse per essere meglio conservati. Nell'inventario si è inteso recuperare la fisionomia originaria dei suddetti registri col presentarne una descrizione dettagliata.
Benché cominci in epoca relativamente tarda (secolo XVIII), la serie dei dazzaioli del macinato di Montemurlo è pressoché completa. Mancano tuttavia, i registri delle deliberazioni della Deputazione sulla tassa del macinato che si conservano attualmente negli archivi comunali di Campi Bisenzio e di Fiesole. Diamo qui di seguito le indicazioni archivistiche delle unità che integrano la documentazione presentata in questo inventario: APREC, Comunità, n. 330, Partiti di Calenzano, Signa, Monte Murlo e Brozzi. Tassa di macine dal 1699 al 1718. Comunità di Montemurlo, cc. 80-112 (anni 1700-1720); APREF, Tassa del macinato, n. 521, Deliberazioni della tassa del macinato... Comunità di Montemurlo, cc. 180-198v (anni 1721-1730); ibid., n. 522, cc. 182-208v (anni 1731-1743); APREC, Comunità, n. 331, Libro delle deliberazioni di macinato del comune di Campi e annessi. Comunità di Montemurlo, cc. 118-170 (anni 1743-1780).
Si avverte, infine, che ogni registro dei «riscontri delle bocche» e dei dazzaioli contiene all'inizio un repertorio dei popoli.