Livello: serie
Estremi cronologici: 1747 - 1808Consistenza: 27 unità
La gabella delle farine, istituita dallo stato fiorentino verso la metà del
XVI secolo per far fronte alle ingenti spese militari, si pagò all'inizio
direttamente presso i mulini. Successivamente la riscossione venne affidata ad
appositi camarlinghi generali, insediatisi nei capoluoghi di vicariato, e a
camarlinghi particolari all'interno delle podesterie. Dal 1678 la gabella si
trasformò in vera e propria imposizione a carico di tutti i sudditi dello stato che
venivano tassati in base alle loro condizioni economiche, passando da gabella alla
forma di testatico.
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Per Santa Maria a Monte fu il
cancelliere comunitativo pro-tempore di Castelfranco che ebbe l'incarico di
cancelliere per la tassa del macinato di tutte le comunità della cancelleria. Furono
istituiti inoltre quattro deputati dei singoli comuni e popoli esistenti nella
cancelleria che compilavano i reparti, nominavano ognuno tre camarlinghi, e
deliberavano sui ricorsi. La compilazione dei riscontri di bocche, in base alle
denunce dei capofamiglia era invece eseguita dai messi della podesteria. Il
motuproprio del 23 marzo 1763 affidò l'amministrazione della tassa ai cancellieri
comunitativi. Con l'editto del 1789 l'esazione della tassa venne delegata alle
magistrature comunitative, abolendo gli incarichi e gli uffici di deputati,
camarlinghi e messi: questa soluzione ebbe però breve durata e si tornò parzialmente
al sistema precedente. Nel registro delle deliberazioni troviamo annotate:
l'elezione del camarlingo della tassa, i "defalchi", ossia gli sgravi nei confronti
di alcuni contribuenti, la ripartizione della tassa fra i cittadini, formando
diverse classi di contribuzione in base alle condizioni economiche. Nei dazzaioli il
camarlingo registrava i pagamenti dei contribuenti, in tre rate annuali, riportando
i dati in corrispondenza delle partite accese dal cancelliere a debito dei
contribuenti.