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Podesteria di San Miniato

Livello: fondo

Estremi cronologici: 1466 - 1776

Consistenza: 30 unità

Dal 1370 il comune di Firenze impose la residenza a San Miniato di due distinti magistrati quali organi di polizia, per l'amministrazione della giustizia e di collegamento con gli uffici centrali: un podestà e un vicario. Oltre alla corte vicariale quindi si costituì una corte podestarile con un giudice e un cavaliere-notaio 1 , con giurisdizione sulla "corte o distretto" di San Miniato. Per "corte o distretto" di San Miniato si intese tutto il territorio già appartenuto al libero comune, decurtato di tutti e castelli e terre di una certa rilevanza strategica o demografica (Montaione, Castelnuovo, Coiano, Barbialla, S. Quintino, Tonda, Cigoli, Montebicchieri, Stibbio e Leporaia). In pratica il territorio della podesteria era formato, oltre che dall'abitato del capoluogo, dalle terre e borghi rurali che andavano fino all'Arno verso Nord e fino alla selva di Camporena verso Sud. Il tribunale podestarile di San Miniato, andando a sovrapporre in parte le sue competenze con il tribunale del vicario e successivamente con quelli comunitativi (tribunale del danno dato e banca attuaria), ebbe vita brevissima e sicuramente non andò oltre i primi anni del XV secolo. Non rimane nessuna testimonianza documentaria della sua attività e della sua soppressione. Rimase invece la podesteria come entità amministrativo-territoriale in contrapposizione alla "terra" e poi città di San Miniato (podesteria di dentro). Nel 1428 i rappresentanti dei popoli della podesteria (Montedonico, Montecalende, Introyono, S.Agnolo a Montiero, S.Margherita a Montorso, S.Ypolito a Marciana, S.Luca a Calenzano, S.Piero a Marcignana, S.Maria a Fibbiastra, S.Lucia a Cusignano, S.Michele a Caselle, S.Germano a Moriolo, Sorezzana e Casa Nuova, S.Maria Maddalena a Pilicciano) 2 , al fine di alleviare la pressione fiscale che le magistrature sanminiatesi riversavano su detti popoli, si costituirono in "lega". Contemporaneamente furono stilati appositi statuti della lega, fu istituito un consiglio di 15 rappresentanti (1 per popolo) e fu deliberato di nominare un camarlingo diverso da quello comunitativo 3 . Pochi anni dopo (1438) altre "ville e castelli" della podesteria entrarono a far parte della lega ("Lega dei popoli, castelli e ville della podesteria e corte di San Miniato), raccogliendo praticamente tutto il territorio fuori delle mura di San Miniato 4 . Con l'avvento del principato mediceo e con la nuova organizzazione amministrativa del Granducato, scomparve la lega ma, come in altre situazioni analoghe, rimase la distinzione fra "terra"(città) e "podesteria" di San Miniato. In realtà la distinzione era solo a scopi fiscali e tecnici, poichè le magistrature e le leggi sanminiatesi avevano autorità sull'intero territorio della podesteria, come d'altronde avveniva anche al tempo della lega. Il territorio della podesteria, ancora distinto in "podesteria di dentro" (entro le mura) e "podesteria di fuori" , comprendeva, oltre alla città, 25 ville suddivise in "Ville di piano" e "Ville di poggio" 5 . La podesteria fino alla soppressione dovuta alle riforme leopoldine del 1774 ebbe una veste giuridica costituita da un consiglio con facoltà deliberative. Il consiglio era formato da 8 membri: 4 per ognuna delle due componenti (città e ville) estratti da 4 borse (una per ognuno dei due quartiri della città, una per le ville di piano, una per quelle di poggio) ed era rinnovato per la metà ogni sei mesi. Le materie lasciate all'autorità del consiglio di podesteria erano assai limitate: nelle poche riunioni (una o due all'anno) si deliberava sulla suddivisione fra città e ville delle relative quote di imposte (chiesto dei Nove, gabella sulle bestie dal piè tondo ecc.), si sceglieva il camarlingo della podesteria, si disputava sulla necessità e sulla ripartizione di spese di manutenzione viaria o di spese per il mantenimento dei tribunali. Analogamente e in parallelo al consiglio di podesteria, funzionava un consiglio dei rappresentanti delle ville. I quattro componenti di tale consiglio, detti "Ufficiali delle ville", estratti semestralmente dalle borse, rappresentavano i vari popoli, con un sistema di turnazione in modo che periodicamente la rappresentanza coinvolgesse tutte le ville. Il consiglio dei rappresentanti delle ville, oltre a difendere gli interessi dei vari popoli nei confronti della città di San Miniato, recepiva le deliberazioni prese a livello di podesteria e eleggeva un camarlingo per l'esazione fiscale. Per le loro riunioni il consiglio di podesteria e il consiglio dei rappresentanti delle ville, usufruivano dei servizi messi a disposizione dal "capoluogo": stanze del palazzo pretorio e notaio, poi cancelliere comunitativo. Analogamente a quanto avveniva per le magistrature rappresentative, dal XV secolo fino al 1774 fu tenuta una amministrazione particolare per le "ville" della podesteria e per l'intero territorio della podesteria stessa affidate ai rispettivi camarlinghi i cui compiti furono del tutto simili a quelli del camarlingo comunitativo.