Tasti di scelta rapida del sito: Menu principale | Corpo della pagina | Vai alla colonna di sinistra

AST | Recupero e diffusione degli inventari degli archivi toscani
Menu di navigazione
Home » Visualizza scheda soggetto produttore

Colonna con sottomenu di navigazione


Complessi archivistici

Soggetti produttori

Contenuto della pagina


Monastero di S. Chiara in S. Lino di Volterra

Sede: Volterra (Pisa)

Date di esistenza: 1816 - 1978

Intestazioni: Monastero di S. Chiara in S. Lino di Volterra, Volterra (Pisa), 1816 - 1978

Storia amministrativa:
[Nella seconda metà del XV secolo esisteva a Volterra un piccolo gruppo di pie donne che, riunite intorno a Piera ved. Mattonari e a sua figlia Elisabetta, si erano consacrate interamente a Dio. Si prese cura di loro l’umanista Raffaello Maffei, detto il Volterrano, che volle dotarle, prima, di un oratorio, dedicato a S. Elisabetta di Ungheria, protettrice del Terzo Ordine Francescano, poi, in accordo con il vescovo Francesco Soderini, di un monastero e di una chiesa. I lavori, iniziati nel 1480, si conclusero nel 1517 e costarono al Maffei ottomila scudi. Nel 1519 le pie donne, su istanza del Maffei, passarono, con breve di Leone X, dal Terzo Ordine alla regola di S. Chiara e mutarono il nome del monastero da S. Elisabetta a S. Lino. Qualche anno dopo, nel 1522, Raffaello Maffei moriva e veniva sepolto nella chiesa da lui voluta. Il ruolo svolto dal Maffei nella trasformazione del cenobio di S. Elisabetta in monastero clariano fu notevole. Il Maffei, formatosi a Roma negli studi di filosofia, grammatica e retorica, noto per la pubblicazione dei "Commentarii Urbani" (1506) e come traduttore dal greco, divenne, poi, terziario francescano e si ritirò ad una vita di studio e di contemplazione, pur mantenendo vivi i contatti con gli ambienti pontifici. L’amore per il mondo francescano lo legò profondamente allo storico fra’Mariano da Firenze, che dimorò a Volterra, nel convento di S. Girolamo, tra il 1518 e il 1521. I rapporti fra i due, risalenti agli anni romani del Maffei, furono all’insegna della reciproca stima e amicizia: fra’Mariano fece da tramite per la trasmissione di un’opera del Volterrano indirizzata a Leone X e partecipò con lui al passaggio del cenobio di S. Elisabetta al Secondo Ordine Francescano. Proprio in questi primi anni di vita del monastero era monaca in S. Lino suor Dorotea Broccardi, che si dedicò alla copiatura di vari testi scritti da fra’Mariano, tra cui il "Libro delle degnità et excellentie dell’ordine della seraphica madre delle povere donne Santa Chiara da Asisi". Suor Dorotea, oltre che amanuense di Mariano, fu anche miniaturista e si colloca come figura di spicco nella storia cinquecentesca del monastero, anche se le cronache relative a questo periodo non fanno memoria di lei. Nel 1576 il vescovo Guido Serguidi consacrò la chiesa; in questo anno il monastero ospitava 82 religiose. In seguito il numero delle monache superò il centinaio, nonostante le Costituzioni sinodali del vescovo Guido Serguidi, dell’8, 9 e 10 maggio 1590, lo limitassero a 82 (70 corali e 12 coverse); tale numero fu confermato anche dal vescovo Luca Alamanni in occasione del sinodo che si tenne nella cattedrale di Volterra il 7, 8 e 9 novembre 1600. Nel 1595 il vescovo Serguidi, obbedendo ai dettami di una bolla di Clemente VIII, prese sotto la sua giurisdizione il monastero, fino a quel tempo affidato alla cura dei Frati Minori Osservanti. Nel corso dei secoli XVII-XVIII la vita all’interno del monastero scorse fra il lavoro, la preghiera, l’osservanza della regola e la cura delle giovinette affidate all’educandato; alcune religiose si occuparono, in questi anni, della trasformazione dei locali, della costruzione di celle ad uso personale, del consolidamento del fabbricato, dell’abbellimento della chiesa. Nel 1779 erano presenti in monastero 29 monache (18 velate e 11 converse), tutte volterrane; delle 18 velate, 11 erano nobili e 7 cittadine. Nel 1781 il monastero si componeva di 18 velate professe, una non professa, 10 servigiali e 7 educande. Nel 1782 le corali erano 18, mentre le converse 9. In questo anno il granduca Pietro Leopoldo, ritenendo che quattro monasteri per Volterra fossero troppi, dette alla R. Deputazione dei monasteri l’incarico di esaminare se convenisse incorporare il monastero di S. Dalmazio a quello di S. Marco in S. Pietro e quello di S. Lino a quello di S. Chiara. La R. Deputazione, con lettera del 22 maggio 1782, dette comunicazione del progetto al vescovo di Volterra, che rispose dicendo che i quattro monasteri potevano sussistere autonomamente. Sebbene il granduca non fosse convinto della necessità di quattro monasteri, la loro soppressione fu per il momento rimandata . Fu, poi, con il motupropio granducale del 21 marzo 1785 che il monastero di S. Lino venne soppresso e trasformato in Conservatorio. Nel 1816 papa Pio VII dispose la ricostituzione degli Ordini Religiosi in Toscana, invitando le religiose, anche di diversa osservanza, a riunirsi nei monasteri fino a raggiungere un numero sufficiente. Il vescovo di Volterra, Gaetano Incontri, decise che il monastero di confluenza della diocesi di Volterra fosse quello intitolato a S. Lino. Il ripristinato monastero di S. Lino, che troviamo denominato anche S. Chiara in S. Lino, raccolse le monache dei soppressi conventi di S. Chiara di Volterra, di S. Maria della Marca di Castelfiorentino, di S. Lorenzo e di S. Paolo all’Orto di Pisa, di S. Maria Maddalena di S. Gimignano, della Madonna di Siena. Con la legge 7 luglio 1866 n. 3036, relativa allo scioglimento delle corporazioni religiose, il monastero fu nuovamente soppresso; alle monache venne concesso di rimanere nel monastero fino alla loro estinzione: quando fossero state in numero di sei, avrebbero dovuto lasciare l’edificio. Nel 1895 le monache furono relegate in una piccola parte dello stabile, per consentire al comune di aprire nell’edificio le scuole pubbliche elementari e l’asilo infantile. Nel 1910 un nuovo lascito elargito al comune per l’apertura di un orfanotrofio comportò un nuovo sfratto delle religiose, che si trasferirono nelle casette adiacenti al monastero, adibite a foresteria e ad abitazione dell’ortolano. Le monache, però, non si scoraggiarono e si riorganizzarono, eleggendo la badessa e ridistribuendo gli uffici. Nel 1936 la comunità ricevette il riconoscimento giuridico di monastero. Negli anni ‘70, a causa dell’inagibilità dei locali, le monache dovettero cercare una nuova dimora e così nel 1978 lasciarono Volterra e si trasferirono a S. Casciano dove tuttora vivono (da SIUSA)]


Complessi archivistici prodotti:
Libri di monasteri soppressi, 1261 - 1807 (fondo, conservato in Comune di Volterra. Archivio storico)


Fonte: