Sede: Signa (Firenze)
Date di esistenza: 1944 1Intestazioni: Federazione nazionale fascista dei venditori ambulanti. Sezione di Signa, Signa (Firenze), 1944
                Storia amministrativa:
                La crisi vissuta dal regime nei mesi successivi alla presa del potere
			venne superata da Mussolini all'inizio del 1925 - pochi giorni dopo il VI Congresso
			della Cgl, tenuto a Milano nel dicembre 1924 -, quando il duce decise una svolta in
			senso "totalitario" attraverso una serie di provvedimenti liberticidi (le "leggi
			fascistissime"), che annullarono qualsiasi forma di opposizione al fascismo. 
Sul
			piano sindacale, con gli accordi di Palazzo Vidoni del 2 ottobre 1925, Confindustria e
			sindacato fascista si riconoscevano reciprocamente quali unici rappresentanti di
			capitale e lavoro e abolivano le Commissioni interne. La sanzione ufficiale di tale
			svolta arrivò con la legge n. 563 del 3 aprile 1926, che riconosceva giuridicamente il
			solo sindacato fascista (l'unico a poter firmare i contratti collettivi nazionali di
			lavoro), istituiva una speciale Magistratura per la risoluzione delle controversie di
			lavoro e cancellava il diritto di sciopero. Essa prevedeva, com'è noto, il
			riconoscimento, per ogni specie di impresa o categoria di prestatori d'opera, di un solo
			sindacato aderente alla Confederazione nazionale dei sindacati fascisti, al quale
			attribuiva potere di stipulare contratti collettivi obbligatori anche per i lavoratori
			non iscritti, e vietava, nel contempo, lo sciopero e la serrata, prescrivendo, in caso
			di conflitto, il ricorso alla Magistratura. 
Durante il secondo semestre del 1927 e
			i primi mesi dell'anno successivo si assistette ad una sottile polemica a sfondo
			antisindacale che culminò nell'intervento di Mussolini in occasione del III Congresso
			delle Corporazioni fasciste. In tale circostanza il capo del fascismo sottolineò la
			necessità di "perfezionare l'ordinamento sindacale, perfezionarlo nel suo inquadramento,
			nella sua costituzione organica". 
Il discorso fu la premessa per un'offensiva
			contro l'organismo capitanato da Rossoni divenuto ormai scomodo a un'ampia componente
			del fascismo: il potere della Confederazione doveva a tutti i costi essere
			ridimensionato in favore del Partito. Il 21 novembre del 1928 si giunse così allo
			"sbloccamento", ossia allo scioglimento della Confederazione unica. 
Sul piano
			nazionale, le categorie vennero inquadrate nelle federazioni nazionali costituite per i
			diversi rami dell'attività economica. Le federazioni aderirono a più ampi organismi di
			carattere nazionale e cioè alle confederazioni, costituite in corrispondenza delle
			grandi branche della produzione ed aventi il compito di coordinare l'attività sindacale
			delle varie federazioni e di esprimere integralmente gli interessi generali delle
			categorie in esse organizzate: 
Confederazione fascista degli agricoltori cui
			aderiscono 4 federazioni nazionali; 
Confederazione fascista dei lavoratori
			dell'agricoltura, cui aderiscono 4 federazioni nazionali; 
Confederazione fascista
			degli industriali con 45 federazioni; 
Confederazione fascista dei lavoratori
			dell'industria con 20 federazioni di cui una, quello dello spettacolo, comprende 9
			sindacati nazionali; 
Confederazione fascista dei commercianti con 37 federazioni;
			
Confederazione fascista dei lavoratori del commercio, con 5 federazioni;
			
Confederazione fascista delle aziende di credito e delle assicurazioni, con 13
			federazioni; 
Confederazione fascista dei lavoratori del credito e delle
			assicurazioni, con 4 federazioni; 
Confederazione fascista dei professionisti e
			artisti con 22 sindacati nazionali. 
A queste si aggiungono inoltre speciali
			federazioni nazionali di cooperative che aderiscono all'Ente nazionale fascista della
			cooperazione ed alle confederazioni di imprese similari. Alla periferia, le categorie
			vennero organizzate in sindacati ed eventualmente in nuclei minori. Dalle confederazioni
			dipendevano localmente le unioni dei datori di lavoro e dei lavoratori, che coordinavano
			l'attività degli organi locali delle federazioni nazionali; per i professionisti e gli
			artisti vennero costituiti appositi sindacati provinciali. La legge del 5 febbraio 1934
			stabilì le 22 corporazioni: 
Cereali, orto-floro-frutticoltura, viti-vinicola e
			olearia, zootecnia e pesca, legno, tessile, abbigliamento, siderurgia e metallurgia,
			meccanica, chimica, combustibili liquidi e carburanti, carta e stampa, costruzioni
			edili, acqua, gas ed elettricità, industrie estrattive, vetro e ceramica, comunicazioni
			interne, mare e aria, spettacolo, ospitalità, professioni e arti, previdenza e credito.
			
All'interno di esse, i sindacati si distribuiscono secondo il ciclo produttivo:
			ogni corporazione comprende infatti tutti i sindacati di ogni ramo di produzione,
			andando a formare tre gruppi: 
a) Corporazioni a ciclo produttivo agricolo,
			industriale e commerciale; 
b) Corporazioni a ciclo produttivo industriale e
			commerciale; 
c) Corporazioni per le attività produttrici di servizi. 
Il
			decreto legislativo luogotenenziale del 23 novembre 1944, n. 369 sancirà la soppressione
			delle organizzazioni sindacali fasciste e la liquidazione dei rispettivi patrimoni.
			
L'attribuzione dei loro patrimoni residui sarà disciplinata dalla legge 18 novembre
			1977, n. 902.
            
                    Complessi archivistici prodotti:
                                                                                                                    
                        
                            Federazione Nazionale Fascista dei Venditori Ambulanti
sezione di Signa, 1944
                        (serie, conservato in Comune di Signa. Archivio storico)
                        
                                    

 
     
    