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Comune di Lamporecchio

Sede: Lamporecchio (Pistoia)

Date di esistenza: 1808 -

Intestazioni: Comune di Lamporecchio, Lamporecchio (Pistoia), 1808 -

Storia amministrativa:
Le prime notizie che si hanno di Lamporecchio, alle pendici del monte Albano, risalgono all'XI secolo: pur trovandosi in un territorio dominato dei conti Guidi, fu feudo dei vescovi di Pistoia, loro confermato dai diplomi imperiali di Federico I nel 1150, di Arrigo VI nel 1196 e di Ottone IV nel 1209. Ciò portò a continue dispute, particolarmente violente nel corso del Duecento, con il comune di Pistoia. Durante le lotte tra quest'ultima, Firenze e Lucca, Lamporecchio fu costretto ad obbedire ora all'uno ora all'altro finché si sottomise a Firenze dapprima nel 1329, quando fu ceduto a Pistoia, poi nel 1351: in questa occasione fu annesso al distretto fiorentino e vi fu posta una dogana di frontiera.
Giurisdizionalmente, agli inizi del XV secolo, Lamporecchio fu compreso nella podesteria di Larciano, il cui titolare era tenuto ad inviarvi un notaio. Dopo il 1423 la sede di tale podesteria venne fusa con quella di Serravalle, che nel 1772 ne divenne l'unica sede; per la giurisdizione criminale fu inserita nel vicariato maggiore di Pistoia.
Durante il periodo francese, la municipalità di Lamporeccho fu compresa nella giudicatura di pace di Serravalle, nell'ambito del tribunale collegiale di prima istanza di Pistoia. Con la restaurazione Lamporecchio entrò a far parte della podesteria di Serravalle, sottoposta al vicariato maggiore di Pistoia, ruota civile di Firenze. Con la soppressione, nel 1838, della podesteria di Serravalle, Lamporecchio venne inserito in quella di Monsummano e dipese dal tribunale di prima istanza e vicariato di Pistoia. Dopo la riforma del 9 marzo 1848, passò al tribunale di Pistoia, pretura di Pistoia campagna. Comune formato dai popoli di S. Baronto e S. Giorgio a Porciano, autonomo dal XIII secolo, Lamporeccho risulta inserito nella seconda metà del '500 nella cancelleria comunitativa delle podesterie di Pistoia. Con il motuproprio del 7 giugno 1775 entrò a far parte della nuova comunità di Serravalle.
Dopo l'annessione della Toscana all'Impero francese, il Decreto del 25 Maggio 1808 sancì il nuovo ordinamento politico e amministrativo della Toscana che, secondo il modello già adottato nel resto dell'Impero napoleonico, fu suddivisa in dipartimenti, circondari e mairies. Il Decreto della Giunta di Toscana del 1° Dicembre 1808 definì quindi la nuova organizzazione amministrativa del territorio e Lamporecchio (con i popoli di San Baronto, Castelmartini, Cecina, Larciano, Orbignano e Porciano) divenne sede di mairie; la circoscrizione comunale era compresa nel Dipartimento della Prefettura dell'Arno e nel Circondario della Sottoprefettura di Pistoia. Al maire, il rappresentante del Governo nominato dal Prefetto del Dipartimento, affiancato da uno o più aggiunti, era affidato il compito di guidare e rappresentare il Comune, di presiedere il Consiglio Comunale e di assolvere incarichi di polizia e amministrativi. Il Consiglio Comunale si riuniva una volta all'anno, per la discussione del Rendiconto e per stabilire le imposizioni fiscali ritenute necessarie. Il Prefetto del Dipartimento controllava direttamente l'operato di ogni amministrazione municipale, i cui membri potevano essere rimossi ad nutum dall'Imperatore.
Con il ritorno di Ferdinando III di Lorena, e la legge del 27 Giugno 1814 fu eliminata l'organizzazione territoriale voluta dai francesi e con il Regolamento delle Comunità del Granducato del 16 settembre 1816 furono definitivamente riconfermati i principali uffici comunitativi già esistenti nel periodo precedente alla dominazione napoleonica, in particolare il Magistrato Comunitativo, costituito dal Gonfaloniere (non più eletto per tratta, ma nominato direttamente dal sovrano su proposta del Soprintendente generale delle Comunità) e dai Priori, e il Consiglio generale.
Il Gonfaloniere, capo riconosciuto della Comunità, rimaneva in carica per tre anni; controllava l'attività amministrativa e finanziaria, curava il mantenimento delle strade comunali, garantiva, attraverso il giusdicente locale, la quiete e la sicurezza pubblica; comunicava con il governo tramite il Provveditore della Camera delle Comunità e il Presidente del Buon Governo. Tra coloro che avevano superato il venticinquesimo anno di età erano nominati per tratta, dalle rispettive borse, sia i Priori che i Consiglieri. All'ufficio di Priore erano ammessi soltanto coloro che godevano di un censo almeno doppio rispetto a quello stabilito in ciascuna Comunità dai precedenti regolamenti del '700; la scelta definitiva fra gli estratti (in numero doppio rispetto ai posti vacanti) era poi compiuta dal Soprintendente Generale. La metà dei Priori veniva rinnovata annualmente. Per quanto riguarda invece i Consiglieri, imborsazioni e tratte continuavano ad avvenire come di consueto.
Il Consiglio si riuniva a cadenza annuale e aveva la funzione di eleggere, in accordo col Magistrato, i deputati al reparto della tassa familiare, gli impiegati comunitativi, i medici e i chirurghi; deliberava inoltre in merito ai provvedimenti per l'apertura di nuove strade.
Al Magistrato Comunitativo era riservata l'approvazione del bilancio di previsione e del rendimento dei conti oltre all'elezione del Camarlingo della Comunità. Per questa elezione si procedeva alla messa a partito dei tre nominativi estratti dalla borsa del Collegio dei Priori e veniva eletto colui che conseguiva i due terzi dei voti. Successivamente, negli anni dal 1849 al 1853, il Consiglio Comunale assunse funzione deliberante, mentre il potere esecutivo fu attribuito a Gonfalonieri e priori.
La nomina dei Consiglieri non avveniva più per imborsazione e tratta, ma per elezione diretta da parte dei contribuenti. I membri del nuovo Consiglio Comunale avevano numerose competenze: fra queste particolarmente importante era l'elezione del Collegio dei Priori, scelti all'interno del Consiglio stesso con votazione segreta e a maggioranza assoluta. Altra innovazione era quella relativa al prolungamento a quattro anni della carica di Gonfaloniere, che poteva essere sollevato dal suo incarico solo per ordine sovrano.
Nel 1853, Leopoldo II ripristinò il precedente sistema. Con la Restaurazione Lamporecchio conservò la propria autonomia e il Comune fece capo alla cancelleria delle podesterie di Pistoia, compresa nella Podesteria di Serravalle e quando questa nel 1838 venne soppressa Lamporecchio fu inserito in quella di Monsummano, dipendente dal tribunale di prima istanza e dal Vicario di Pistoia.
Dal 1848 al 1850 Lamporecchio fu sottoposto alla prefettura di Pistoia, dipendendo dalla delegazione di governo di Pistoia città.
Nel 1851, alla soppressione della prefettura di Pistoia, Lamporecchio venne sottoposto al compartimento fiorentino, sottoprefettura di Pistoia.
Nel 1865 entrò a far parte del Regno d'Italia.
Nel 1927 il comune, da cui nel 1897 si erano distaccate le frazioni di Larciano, Castel Martini e Cecina, entrò a far parte dell'allora costituita provincia di Pistoia.