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Cancelleria di Colle

Sede: Colle di Val d'Elsa (Siena)

Date di esistenza: 1343 - 1808

Intestazioni: Cancelleria di Colle, Colle di Val d'Elsa (Siena), 1343 - 1808

Storia amministrativa:
Il notarius Reformationum colligiano viene indicato esplicitamente come cancellarius Comunis Collis per la prima volta durante il mandato di ser Giovanni di Angelo da Città di Castello, in carica almeno fra il settembre 1343 e il marzo 1346 1 . Sin dal XIV secolo la centralità di questo funzionario, determinante per buona parte della produzione documentaria comunale 2 , fu resa ancora più evidente dalla sua continuità temporale rispetto alla vorticosa successione dei mandati delle altre cariche 3 . Una consolidata experentia in rebus Comunis sembra essere fin dal Trecento il requisito essenziale ricercato dalle autorità colligiane per la conferma o la nomina di un nuovo cancelliere, l'operato del quale era considerato come il primo presupposto del buon funzionamento delle istituzioni comunali, trascendendo evidentemente dalla semplice e meccanica compilazione documentaria 4 . La sottomissione a Firenze del 1349 vincolò l'elezione del cancelliere alla superiore ratifica delle autorità fiorentine, dapprima saltuariamente poi sempre più di frequente nella seconda metà del XIV secolo, pur rimanendo la scelta del candidato formalmente sempre demandata al Consiglio generale colligiano 5 . La decisa accelerazione del processo di controllo del dominio attuata dalle autorità fiorentine a partire dagli inizi del XV secolo, vide una tappa importante nel caso colligiano nel controllo sempre più cogente delle pratiche di elezione del cancelliere. Nell'ottobre 1412 i plenipotenziari fiorentini inviati "cum plenissima auctoritate" per la stesura della nuova Riforma disposero che tutti i cancellieri di lì in avanti eletti, avrebbero dovuto necessariamente essere matricolati all'Arte fiorentina dei giudici e dei notai ma soprattutto essere allirati ed essere soggetti alle imposizioni del Comune di Firenze 6 . Le forti conflittualità sorte fra le famiglie di 'reggimento' colligiane intorno alla gestione del Comune nell'ultimo quarto del Quattrocento si focalizzarono sul piano istituzionale anche nella mancata elezione del cancelliere, per la quale fu necessario il superiore intervento dirimente dell'autorità fiorentina palesatosi con l'invio del commissario Antonio Nobili nel novembre 1486 7 . L'oggetto del contendere, la conferma in carica di ser Giusto da Volterra osteggiata da alcuni ad evidente conferma del ruolo centrale rivestito dal cancelliere 8 , fu risolto dal Nobili con la ratifica di alcuni 'capitoli' volti a regolamentarne l'elezione anche per gli anni futuri 9 . Per prima cosa si stabilì la conferma annuale di ser Giusto a partire dal gennaio 1487, "havuta relatione chome il dicto ser Giusto per essere per li tempi adrieto più anni cancelliere di dicto Comune, ha buona experentia, informatione et notitia delle cose, scripture et actioni di decto Commune et Terra di Colle" 10 . Poi, considerato l'uso "in molti luoghi et communi di rifermare i cancellieri quando si portino et servino bene et fedelmente", si stabilì che la loro conferma in futuro avrebbe potuto essere proposta in Consiglio generale fino ad massimo di sei volte. Falliti tali tentativi allora, si doveva procedere estraendo uno fra i nominativi scrutinati ed imborsati per l'occasione. Il cancelliere estratto poteva poi alla fine del suo mandato annuale essere riproposto nuovamente per la "riferma" e così via. Il sistema di elezione proposto fu però abolito di fatto già nel 1489, quando se ne decretò la sospensione per venticinque anni senza essere mai più adottato 11 . Dagli inizi del Cinquecento la comunità procedette sempre più di frequente alla nomina del cancelliere sfruttando i rapporti con i propri patroni, ratificandone poi formalmente in Consiglio generale i 'gratiosi' suggerimenti 12 . A partire dallo stesso periodo si registra un'intensa attività legislativa volta a regolamentare varie incombenze e aspetti dell'offitium Cancellarie. Ai sintetici ordinamenta et capitula del 1505 13 , seguirono nel 1522 i "Capitula et ordinamenta de modo et ordine sindicatus cancellariorum et eorum substitutorum et locum tenentium", che per la prima volta in modo organico regolamentarono le operazioni di sindacato dei cancellieri, affidate ogni sei mesi a sei sindaci tratti ad hoc, prescrivendo nel contempo alcune norme relative alla conservazione documentaria e contribuendo decisamente alla definizione dell' offitium Cancellarie Comunis all'interno della struttura istituzionale comunitiva 14 . Pochi giorni prima, il 13 marzo, era entrato in carica il nuovo cancelliere, Ludovico Landini da Volterra 15 . Risale tuttavia al 1556 la raccolta di un corpus normativo che regolò organicamente i vari aspetti legati all'ufficio del cancelliere, ora necessariamente "dottore in leggi", dalle modalità di elezione alle incombenze "intorno alle memorie pubbliche", dalla nomina dei sostituti alle operazioni di sindacato 16 Le tappe di questo lungo processo evolutivo lasciano intravedere quelli che saranno gli ulteriori sviluppi della politica cosimiana nei confronti delle comunità soggette e dei loro cancellieri, a partire dalla seconda metà del Cinquecento, quando il progetto di omogenizzazione e razionalizzazione degli strumenti di controllo del territorio raggiunse una tappa importante con l'istituzione di nuovi organi centrali quali i Nove Conservatori 17 . È un dato storiografico ormai generalmente riconosciuto l'importanza che rivestì in questo campo l'avocazione ai Nove dell'elezione dei cancellieri, caricati progressivamente di incombenze sempre più articolate che ne accentuarono il carattere per così dire 'anfibio' fra la sfera comunitativa e quella 'statale', condivisa in qualità di referenti del potere centrale coi giusdicenti, con i quali dettero vita ad un ambiguo dualismo, funzionalmente risolto solo con le riforme leopoldine 18 . Nel giugno 1569 in una lettera dai toni concilianti inviata al podestà, i Nove informavano la comunità della loro intenzione di procedere alla nomina di un cancelliere 'fermo' così come avvenuto in moltri altri luoghi soggetti a Firenze 19 , suscitando il malcontento delle autorità colligiane inizialmente ben decise a difendere gli "iura et immunitates communitatis Collensis que semper elegit et habuit cancellarium ad eius beneplacitum" 20 . La dura reazione dei Nove portò a più miti consigli i riottosi colligiani 21 , addivenendo al compromesso, tipico del contrattualismo mediceo, di 'raffermare' con la ratifica ducale il cancelliere già in carica, Virgilio Lavini 22 . Quattro anni più tardi, nel 1573, Giovanbattista di Domenico Fraschetti da Prato sarà invece eletto direttamente dai Nove inaugurando la lunga serie dei cancellieri 'fermi' di nomina centrale 23 . La nomina del primo cancelliere 'fermo' a Colle da parte dei Nove precedette di pochi mesi l'emanazione di una prima Instruttione nel settembre 1571, volta a definire le incombenze cancelleresche in merito alle spese comunitative 24 . Nel 1575 quelle norme furono riprese e ampliate con l'Istrutione da darsi alli cancellieri del Distretto, che rappresentano la prima regolamentazione organica delle attività di questi ultimi 25 . Le loro incombenze, relative in questo periodo alla sfera della produzione e della conservazione documentaria, alla gestione degli estimi e all'autorizzazione alle spese locali, sembrano essere in una situazione di sostanziale subalternità rispetto al giusdicente, che continua ad apparire come il referente 'politico' privilegiato degli organi centrali fiorentini 26 . Nella lunga questione, ad esempio, sorta fra 1581 e 1582 intorno alla ricostituzione sollecitata dai Nove del camerlengato dell'Opera del Ss. Chiodo, abolito nel 1558, il podestà sembra avere un ruolo di gestione 'dall'alto' dell'intera vicenda: riceve la corrispondenza dai Nove, convoca rappresentanti del Comune e cancelliere per sollecitarne una piena attuazione degli ordini, infine stila una lunga relazione indirizzata ai Nove nella quale riassume quanto successo. Il ruolo del cancelliere in questa vicenda sembra sostanzialmente più tecnico, quasi il trait de union fra la comunità e lo stesso podestà 27 . Nel 1634, forse nel più ampio contesto di riorganizzazione delle cancellerie del Granducato, i Nove decisero di attribuire al cancelliere colligiano anche la competenza sulla Cancelleria di Poggibonsi, senza che tuttavia a questo provvedimento seguisse una fusione delle due circoscrizioni che rimasero quantomeno fino all'età leopoldina ben distinte e separate, anche se riunite sotto la responsabilità di un solo funzionario 28 . L'evento non fu tuttavia particolarmente rilevante nell'immediato ai fini sia della conservazione documentaria, che rientrava fra i compiti più rilevanti affidati ai cancellieri, sia del disbrigo delle prassi amministrative. Più in generale, in quella temperie maturò l'anno successivo l'emanazione di una nuova Istruzione a cancellieri de' comuni e università del dominio fiorentino, destinata a regolamentarne, anche dal punto di vista procedurale, compiti e incombenze in modo più puntuale e preciso rispetto alla precedente normativa del 1575 29 . È a seguito tuttavia dell'emanazione nel 1678 della Riforma generale e rinnovazione di leggi per tutti i Magistrati e iusdicenti, nella quale confluirono in larga parte testi di legge già promulgati in precedenza, che la centralità della documentazione propriamente cancelleresca acquista una posizione di piena centralità in ambito comunitativo, prefigurante quella di età leopoldina 30 . Risale al 1681 una circolare inviata dai Nove ai giusdicenti e ai cancellieri dello Stato vecchio, nella quale oltre a richiamare l'osservanza di quanto stabilito tre anni prima, si chiedeva dettagliato conto di numerosi aspetti della vita amministrativa delle comunità 31 . Nello stesso anno, l'auditore Pierfrancesco Marzi Medici, nominato consigliere del Magistrato dei Nove e incaricato di 'visitare' la cancelleria di Colle e di altre comunità invitava il cancelliere colligiano ad inviare nella sua residenza di campagna valdelsana informazioni sui saldi contabili delle comunità di Colle e Poggibonsi e sui luoghi pii operanti nel territorio di sua competenza 32 . La ridefinizione dell'assetto giudiziario e comunitativo operata in età leopoldina non incise in maniera significativa nel quadro delle competenze dei cancellieri, che costituirono in questo contesto "il solido elemento di continuità sul quale impiantare la riforma delle comunità" 33 . Avocatane definitivamente la facoltà di nomina al granduca 34 , i cancellieri videro regolate le loro incombenze dalle Nuove istruzioni per i cancellieri comunitativi, emanate il 16 novembre 1779, che, lungi dal rappresentare una rivoluzione rispetto a quanto operato nell'immediato passato, mirarono concretamente ad una sistematica razionalizzazione delle loro competenze collegandole nel contempo alla corrispondente produzione documentaria 35 . Alla ripartizione delle Istruzioni in nove sezioni, corrispondevano altrettanti ambiti di intervento dei cancellieri nelle loro vesti ad esempio di attuari e archivisti dei corpi comunitativi previsti dai nuovi regolamenti, di "custodi delle leggi ed ordini" riguardanti le comunità, di super visori dell'amministrazione delle comunità e dei luoghi più da loro dipendenti, di ministri periferici di S.A.R. ed "esecutori degli ordini dei tribunali e magistrati della capitale", nonché di primi delegati per la ripartizione e l'esazione delle tasse del sale e del macinato 36 .