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Podesteria di San Casciano

Sede: San Casciano in Val di Pesa (Firenze)

Date di esistenza: 1356 - 1808

Intestazioni: Podesteria di San Casciano, San Casciano in Val di Pesa (Firenze), 1356 - 1808

Storia amministrativa:

La podesteria di San Casciano è citata e regolamentata nel suo funzionamento e nella nomina dei suoi ufficiali fin dagli statuti del 13561 e poi nelle Tratte del 1376 in cui si parla della nomine del podestà di San Casciano come una delle nomine dei nuovi podestà del contado di Firenze.2 E' solitamente citata infatti tra quelle istituite dalla Repubblica fiorentina nel 1376.

Il suo territorio comprese, fin dall'inizio, quello della Lega di San Casciano a Decimo più quello della Lega di Campoli: in particolare ebbe competenze su un territorio che abbracciava 40 popoli, divisi nei pivieri di Decimo (poi San Casciano), S. Giovanni in Sugana, Campoli e San Pancrazio.

Il podestà ebbe, fin da questa epoca, il compito di amministrare la giustizia civile e quella criminale, per cause fino a cinque lire di valore, con l'autorità di "comandare et fare comandamenti et porre pena per insino et in somma et quantità di lire cinque fiorini piccoli agli uomini et persone a lui sottoposti".3

Doveva inoltre perseguire malfattori e punirne i reati e più in generale sorvegliare l'ordine pubblico. Nel caso in cui avesse ospitato sul proprio territorio criminali o banditi sarebbe stato sottoposto ad una pena di lire 25: tra i suoi compiti quindi quello di catturare banditi dal comune di Firenze e chiunque commettesse un reato nel territorio della sua podesteria.

Fin dal 1356 il podestà, che restava in carica per sei mesi, veniva scelto tra i cittadini fiorentini abili agli uffici, ed era inviato dal Comune di Firenze. Aveva al suo servizio un notaio che doveva essere originario della città di Firenze, oppure del contado o del distretto fiorentini, non potendo provenire quindi da Stati o territori che non fossero sotto la diretta influenza di Firenze.

Il podestà svolse non solo il ruolo di rappresentante del potere centrale, ma fu anche punto di riferimento e di coordinamento dell'autogoverno locale. Nella prima veste ebbe funzioni di giudice ordinario delle cause civili in attuazione degli ordini provenienti dalle magistrature centrali, nella seconda invece ebbe il compito di verificare l'amministrazione del territorio da parte delle magistrature locali che, comunque sia, dovevano operare in ottemperanza alle indicazioni provenienti dalle magistrature fiorentine e contenute nelle circolari che, podestà prima e cancelliere poi, ricevevano e di cui garantivano l'applicazione.

Appena nominato aveva l'obbligo di presentarsi al cancelliere entro i primi 15 giorni dall'incarico e, dopo aver giurato di esercitare bene e legalmente il suo ufficio, di fronte ai rappresentanti delle magistrature locali, provvedeva in prima persona ad amministrare le cause civili e criminali, alla cattura dei ribelli, dei banditi e dei condannati.

All'inizio del suo ufficio semestrale il podestà e il notaio erano tenuti a giurare nelle mani del sindaco maggiore e del gonfaloniere. Compito del podestà era quello di far osservare i precetti degli statuti e le altre leggi del Comune, mantenendo "la devozione" nei confronti della città di Firenze. Il notaio doveva essere iscritto all'Arte dei giudici e notai, e nel caso in cui non lo fosse, sia il podestà che il notaio erano sottoposti ad una multa che ammontava, per entrambi, a 100 lire.

Il podestà era accompagnato anche da una "famiglia" costituita da quattro armigeri, di cui uno a cavallo e disponeva di un salario, che ammontava a 325 fiorini piccoli per ogni semestre, proveniente dalla Cassa Generale, e con il quale provvedeva a pagare il salario, ripartendolo in due rate, ai componenti della sua famiglia e al notaio.

Quindici giorni prima della scadenza del suo mandato, l'operato del podestà e del suo notaio veniva sottoposto a sindacato da parte di due sindaci nominati localmente. A questi due sindaci il podestà doveva consegnare "il libro degli atti civili et criminali" che doveva tenere rigorosamente durante il suo mandato e per il costo del quale, contestualmente alla consegna, veniva anche rimborsato con la cifra di sei lire.

Compito dei sindaci era inoltre quello di prendere dal podestà uscente l'inventario di quanto si trovava nella sua casa e di consegnarlo al nuovo podestà.


La Podesteria di San Casciano fu compresa, fin dal 1415, nel vicariato della Valdelsa,4 che aveva sede a Certaldo, e dal quale San Casciano dipese per l'amministrazione delle cause criminali e per l'appello di quelle civili fino al 1772. In quest'anno infatti, con la riforma giudiziaria voluta dal granduca Pietro Leopoldo, il vicariato della Valdelsa fu soppresso. Con la riforma la podesteria fu trasformata in una podesteria suburbana di Firenze.


Nel 1510 fu podestà di San Casciano il padre di Michelangelo, Lodovico di Leonardo Buonarroti.

Nel 1552, anno della guerra contro Siena, periodo in cui San Casciano era abitata da poco più di 5.000 anime, si pensò a fortificare e rialzare le mura, che furono poi abbattute in parte nel 1564 e successivamente nel 1641.

Da alcuni atti sembra potersi rilevare anche una certa difficoltà nel far accettare la carica di podestà di San Casciano. Nel 15645 la comunità di San Casciano scrive infatti una supplica ai Nove, relativa alla casa e abitazione del podestà, la quale si trova "in gran disordine tal che non vi posson honoratamente ricovarsi come si converrebbe". La proposta della Comunità fu quella di nominare il podestà, per i successivi tre anni, a partire dall'aprile del 1564, non per i soliti sei mesi, ma per tredici mesi "co' obligo di lassare ogni podestà in detti tre anni il salario d'un mese per il restauro di detta casa". I Nove, dopo la relazione presentata dal loro inviato Giovanni di Valdimara, riconoscono che la casa è effettivamente "molto misera e da persone povere et non è abastanza habitabile a un podestà che habbia gran famiglia, ... per esservi poche stanze et male ordinate". Ma fatti i conti ne deriva che il progetto presentato da Niccolò degli Albizzi, podestà in quel periodo, progetto che prevedeva l'edificazione di una loggetta da adibire a cucina e sala e la trasformazione della sala esistente in camera, aveva un costo di scudi 150, che non potevano essere assolutamente coperti con l'ipotesi avanzata dalla Comunità, seguendo la quale si sarebbe potuto coprire solo un quinto delle spese. Inoltre, secondo i magistrati "non veggiamo vi sia necessario spendere in acconcimi della casa, che non aspettino tempo, ma solo per accrescere quelle stanze che in sino a qui sono stati abastanza già tanti anni", bocciando di atto la proposta avanzata dalla Comunità.

Nel 1566, il 31 agosto, la Comunità di San Casciano torna a fare la stessa proposta e questa volta il magistrato esprime parere non contrario scrivendo al Duca: "ritragghiamo ancora che sono appresso del camarlingo di questo officio lire 300 ritratti in virtù d'una silime provisione per li anni adietro. Et altanti sarieno questi che si supplicono".6


Gli statuti della podesteria di San Casciano, approvati in data 10 dicembre 1634, come riforma del vecchio statuto del 1356, determinavano che il Terzo di Mercatale - un borgo posto nel piviere di S. Stefano a Campoli, autonomo tanto da eleggersi propri ufficiali così come tutto il resto della podesteria - dovesse essere diviso in quartieri.


La Podesteria di San Casciano fu confermata, nel suo assetto territoriale e nelle sue competenze, con le riforme dei tribunali di Pietro Leopoldo del 30 settembre 17727 quando fu dichiarata podesteria minore, competente nell'amministrazione della giustizia civile e dipendente per il criminale dal Vicariato di Certaldo, insieme alle altre due podesterie del territorio della cancelleria (Barberino e Montespertoli). Soppresso il Vicariato di Certaldo nel 1784 la Podesteria di San Casciano fu sottoposta, per breve periodo, al vicario minore di Colle, che a sua volta era stato istituito con le riforme del 1772. Nello stesso anno, grazie alle riforme dei Tribunali di giustizia dello Stato fiorentino, essa fu poi sottoposta direttamente, fino al 1808, al Supremo Tribunale di giustizia di Firenze (Magistrato degli Otto) e venne così considerata una delle podesteria suburbane di Firenze.8 Si compose di 40 popoli, divisi tra i pivieri di Campoli, S. Casciano a Decimo, S. Giovanni in Sugana e S. Pancrazio.

La provvisione annua del Podestà, che andava a comporre la cassa generale, ammontava a 600 lire.

Il podestà, in qualità di ufficiale periferico dello Stato fiorentino, scelto e inviato sul territorio proprio da Firenze, svolse in questo periodo oltre che il suo compito precipuo di giusdicente civile, anche un ruolo politico-istituzionale, di raccordo con gli uffici centrali fiorentini che rappresentava e fu investito per questo di molte competenze amministrative, che tuttavia, con le riforme, risultarono secondarie rispetto alle funzioni giudiziarie di gran lunga preminenti.


La Podesteria di epoca leopoldina operò sul territorio di San Casciano fino all'arrivo della dominazione francese che tra il 1808 e il 1814 sostituì sul territorio toscano le istituzioni centrali e periferiche con altre di diretta discendenza francese. Con il 1808 quindi anche la Podesteria di San Casciano venne soppressa.