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Codici corali e liturgici

Livello: serie

Estremi cronologici: secc. XIV - XX

Consistenza: 33 unità

I codici più antichi della propositura poi cattedrale di S. Stefano di Prato, che non servivano più al culto o che «stavano affatto dimenticati nell'antica residenza dei proposti pratesi, ora dei vescovi», volle mons. Giovambatista Rossi, vescovo di Pistoia e Prato (1837-1849), che fossero «rilasciati a miglior ornamento» della Biblioteca Roncioniana (F. Baldanzi, Libreria Roncioniana, «Calendario pratese», I (1846) p. 100). Passarono così alla Biblioteca, nel 1845, oltre 30 codici fra liturgici, letterari e giuridici (cfr. Introduzione p.XLV). Fra questi i più venerandi: una Biblia, un Homiliarium e un Burchardus, tutti e tre del XII secolo, rimpatriati per miracolo nel 1966 dopo una perigliosa fuga di alcuni anni in America, occorsa in conseguenza delle tristissime vicissitudini capitate alla Biblioteca fra il 1950 e il 1960.
Nell'inventarlo dei manoscritti della Biblioteca portano i numeri 1, 2 e 3. Nel corso del XIX secolo, per opera dei canonici bibliotecari Baldanzi e Pierallini, furono inoltre prelevati dall'archivio della propositura e collocati nella Biblioteca Roncioniana un lezionario membranaceo (Fragmenta lectionarii ad usum ecclesie Pratensis), menzionato nel XVI secolo dall'erudito pratese Alessandro Guardini (cfr. «Storia di Prato», Prato 1980, I, p. 354 nota 63), un codice cartaceo del XIV secolo con l'Eneide di Virgilio, un altro con i Carmi di Properzio, e il Tractatus de censuris di sant'Antonino di Firenze, membranaceo, del 1474, rispettivamente inventariati fra i manoscritti della Biblioteca sotto i numeri 92, 4, 6 e 9, tutti purtroppo spariti: e i codici tuttora conservati e descritti ai numeri 5 (un'Eneide di Virgilio), 7 (le Lettere a Lucilio di Seneca), 10 (una Miscellanea di mano di Francesco Fedro Inghirami da Volterra), 274 (i Capitoli della compagnia del Corpus Domini della Cattedrale, del 1476).
Nell'archivio del Capitolo, in seguito alla «donazione» disposta dal vescovo Rossi e alle sottrazioni perpetrate dai bibliotecari, restarono i soli corali per l'uso liturgico, descritti nel presente inventario dal n. 1 al n. 21r Le vicende dei codici appartenuti alla propositura sono documentate fino dall'anno 1163, allorché, a' 3 di dicembre, il proposto Uberto, oberato da debiti, fu costretto a dare in pegno al marmorario Carboncetto «testura evangeliorum et librimi passionarium et librimi Augustini» (Le carte della propositura, cit., p. 333 n. 181). Durante il XII secolo, nella scuola della canonica della propositura si insegnava a scrivere in bella minuscola carolina e si studiava il diritto canonico: opere destinate ad avere un influsso considerevole, come il Decreto di Burcardo di Worms, un Liber cartonimi, più noto come «Collezione di S. Maria Novella», attualmente nella Biblioteca nazionale di Firenze (Manoscritti, Conventi soppressi, A 4 269), e altre collezioni canoniche dell'epoca vennero proprio in quel tempo ad arricchire, insieme con omeliari, passionari, libri sacri e liturgici, la biblioteca dei chierici addetti al servizio della propositura (cfr. «Storia di Prato», cit., pp. 189-190).
Un «inventario di libri e arredi degli antichi proposti», databile alla prima metà o poco dopo del Trecento, (vedi Introduzione, pp. XXX-XXXI), faceva ascendere a un'ottantina il numero dei codici della biblioteca dei canonici. Nel 1337 il proposto Bartolomeo «recomendavit unum antifanarium noturnum XXVI quaternorum, item unum alium antifanarium noturnum XXIIII quaternorum et IIII cartarum, item unum librum videlicet salterium XVIII quaternorum, ser Chiarato rectori ecclesie S. Iacopi» (R. Fantappiè, IL bel Prato, Prato 1984, II, p. 26 n. 9).
Nella «consignatio tesaurorum» effettuata dai canonici al vescovo Andrea di Pistoia durante la visita pastorale del 1383 (vedi Introduzione, pp. XXXI-XXXV), i codici registrati erano una trentina, oltre a 16 «libelli modici valoris». Nel 1415 si trova registrata, nella «uscita comune per la sagrestia» della propositura, la seguente partita: «A dì 28 d'oghosto, spesi per fare achonciare uno humiliario ch'era ischoncio, achonciollo ser Iohamie d'Andrea da Sancto Vinciengio, ebbene in tutto soldi venti» (ASP, Patrimonio ecclesiastico, Propositura di Prato, n. 1157). Un antifonario, nel 1426, fu sottoposto a pignoramento, ma sembra ritornasse alla propositura: «1426. Uscita. A dì 17 di maggio, pagliai a ser Taiuolo nostaio (!) pistorese per la carta che fecie che noi riavessomo l'atefonario che aveva don Giovanni, che l'aveva racomandato messer Matteo che fue veschovo di Pistoia, costò grossi sette, che sono soldi trentaotto denari sei», e «a dì 12 di ferraio (1427], andai a Firenze per lo fatto dello antifonario, che era messer lo veschovo di Pistoia a Firenze, liberamente per la parte sua lo conciede alla pieve di Prato: istetti dì due, per le spese e per me e per la mula in tutto soldi ventiquattro» (ibid., n. 1166 cc. 57 e 36).
Tra il 1428 e il 1429 i quaderni dell'«Introytus et exitus prepositure Pratensis», riportano le spese pagate per la fattura di un graduale: «(c. 57) 1428. Uscita di danari dati a chartolaio e al miniatore e a dipintore per lo graduale. A dì 18 di margo, a Chalderino chartolaio da Firenze per carta per lo graduale fiorini sei nuovi arechati a moneta lire ventisett lb. XXVII s. - d. -. A dì 12 d'aprile, a Chalderino chartolaio in Firenze per carta per lo graduale lire dodici lb. XII s. - d. -.
A dì 27 d'aprile, a Chalderino cartolaio in Firenze per carta per lo graduale lire nove lb. VIIII0 s. - d. -. A dì 22 di maggio a Matteo disegnatore da Firenze ebbe lire quatro e soldi dieci di farina ch'io gli mandai; che pachai di vetura e di cabella soldi diciotto; il quale grano fue di frate Cabriello lb. IIII0 s. X d. scripte le decte partite a libro grande delle executioni a c. 79. (c. 31) 1428. A dì 28 d'ottobre, andai a Firenze a portare danari al dipintore che dipinse e'numeri del graduale e di sapere quando il veturale va a Roma, ispesse per me e per la mula soldi quatro lb. - s. 4 d. -. (c. 32) A dì 10 di dicienbre, paghai uno cuoio rosso che mandò messer lo proposto da Roma, paghai di vetura da Roma a Firenze lire due soldi quindici e al veturale che l'arechò da Firenge a Prato soldi due, in tutto lire due soldi diciasette lb. 2 s. XVII d. -.
A dì 19 di dicienbre, andai a Firenze per lo facto del graduale per arechare una parte per la festa di sancto Stefano, istetti dì uno e mego, per le spese mie e della mula sòldi otto e per fare lachare il detto graduale vollo il cartolaio in due calte che messedel suo soldi quatordici e fue Calderino cartolaio, in tutto soldi ventidue lb. 1 s. II d. A dì 19 di dicienbre, per due iscudiciuoli dell'arme di messer lo proposto che si puose al cuoio che mandò di Roma soldi trelb. - s. Ili d. -. A dì 14 di genaio, andai a Firenge per lo fatto del graduale per dare modo che si conpì e lo fatto della decima, istetti dì due colla mula, ispessi soldi otto lb. - s. VIE d. -. A dì 15 di genaio, per uno quaderno di fogli costorono soldi quatro lb. - s. IIII d. (ASP, Patrimonio ecclesiastico, Propositura di Prato, n. 1167). «(c. 44) 1429. Uscita di danari dati al chartolaio, al miniatore, al dipintore per lo graduale.
A dì 19 d'ottobre ebbe Matteo migniatore di grano cioè farina che fue istaia ventiquattro per soldi dodici lo staio, montò lire quattordici soldi otto lb. XIIIP s. Vili d. -. Item per la cabella della detta farina lire due soldi otto lb. II s. Vili d. -. Item a lui per vectura de la detta farina lire una soldi dodici lb. I s. XII d. -. Item a lui per una soma d'oglio lire nove e per la cabella lire due e per la vectura soldi dieci, in tutto lire undici soldi dieci lb. XI s. X d. -. A dì 20 di dicienbre, a Matteo miniatore ebbe uno fiorino nuovo romano f. I. A dì detto, a Rossello dipintore ebbe fiorini tre nuovi, fuorono meglio che fiorini correnti soldi quindici f. Ili lb. - s. -.
A dì 20 di dicienbre, ebbe Calderino cartolaio fiorini due nuovi e dì 23 di dicienbre ebbe Calderino fiorini tre nuovi romani, in tutto fiorini - Scripte le decte partite al libro grande delle executioni a c. 80». (ASF, Corporazioni religiose soppresse, Propositura di Prato, n. 53). Nel 1430 si ha il ricordo del restauro di alcuni breviari della sagrestia: «1430, a dì 2 d'oghosto, a ser Giovanni Trabocchi per racconciatura e' breviali di sagrestia, lasciati per lo maestro Piero da Sancto Miniati ... per tutto lire 6» (Archivio del Capitolo, n. 236 c. 50).
Nel 1445 fu pagato Filippo di Matteo Torelli miniatore per «più quaderni ... del graduale nuovo»: «1445. Uscita di danai! dati a messer lo proposto o suo chamarlingho. A lui e per lui, detto dì ( = 8 di settembre), a Filippo di Matteo Torelli, miniatore in borgho San Lorengo in Firenze, lire quaranta, presente messer Nicolò Banducci e Giuliano suo chericho, per risquotere più quaderni avea del graduale nuovo e chosì fe' fine a me per messer lo proposto d'ogni ragione che avesse su detto graduale, e misonsi, a pititione di messer lo proposto, in chasa messer Nicolò Banducci» (ASP, Patrimonio ecclesiastico, Propositura di Prato, n. 1178 alla data).
Stando alle gravi querele portate davanti al pontefice Eugenio IV dai canonici, sotto il governo del proposto Niccolò di Neri Milanesi (1425-1448), «pars thesauri et libroram sacrestie diete plebis, magni valoris, culpa dicti prepositi iverunt male et deperdita sunt».
Sembra, inoltre, che il proposto avesse sottratto «unum breviarium portarenum et unum salterium prò coro bonum» (Archivio del Capitolo, Pergamene, 1447 gennaio 14). Dalla badia di S. Fabiano, unita al Capitolo dei canonici in virtù della bolla del papa Leone X del 26 gennaio 1516, pervennero neirarchivio del Duomo «un libro di messe di carta pecora, detto graduale... anticho, era di S. Fabiano; uno antifanario usato iam di S. Fabiano, antico» (Archivio del Capitolo, n. 20 c. 133v).
Mentre il graduale è pervenuto fino a noi, l'antifonario fu «disfatto». Nel «libro dell inventarii della sagrestia del serenissimo et eminentissimo cardinale Carlo Medici», redatto intorno al 1630, sono descritti: «Nove libbri di carta pecora, grossi, notati di canto fermo per il choro; due cantarelli; due salmisti usati; tre breviarii usati (uno manca); due manuali usati; un graduale e un antifonario antichi (disfatto); un libbro di carta pecora con l'arme di papa Leone per gl'inventarii; quattro salterini di carta pecora per le messe de' morti, usati (bene consumati); tre salterini in carta pecora nuovi per le messe de' morti (disfatti)» (ibid., n. 2276).
Nell'inventario composto nel 1723, erano segnalati «n. dieci libri grandi di canto fermo in carta pecora, cioè libro grosso pasquale, libro delle domeniche, libro paonazzo, libro bianco, libro della Badia, tre libri dell'antifone dei vespri, libro grosso dall'Avvento, libro nuovo dei responsorii della settimana santa. N. due cantarelle di carta pecora, quali servono in coro per i chierici» (ibid.).
Secondo una rilevazione del 1820 {ibid., n. 2281), i tre codici corali della prima metà del Trecento, contrassegnati dai mi. 1, 2 e 3, godevano di buona salute; nel 1864 il n. 1 portava già i segni delle ferite e deturpazioni subite: «Antifonario dall'Avvento alla settimana santa. Codice membranaceo legato in vacchetta ornata un tempo di bullette e borchie di ottone.
Le carte sono 206, alcune delle quali tagliate; le miniature furono tolte o guastate. È nell'archivio» {ibid., n. 2282 n. 325). Merita infine un cenno particolare il graduale e antifonario n. 22, databile intorno al 1864, illustrato in parte dal pittore pratese Alessandro Franchi.
Sulle miniature dei nostri corali fino al XV secolo e i loro probabili autori, si veda: G. Milanesi, Storia della miniatura italiana, Firenze 1850, p. 313, 315 316. C. Pini - G. Milanesi, La scrittura di artisti italiani, Firenze 1876, I, n. 28. L. Mazzei, Lettere di un notaro a un mercante del secolo XIV, per cura di C. Guasti, II, Firenze 1880, pp. 419-421. P. D'Ancona, La miniatura fiorentina (secoli XI-XIV), II, Firenze 1914, n. 1712, n. 1713, n. 1714, p. 769. A.M. Giara nei, Lorenzo monaco miniatore, «L'Arte», XXXV (1932), p. 384. M. Salmi, La miniatura gotica fiorentina, Roma 1954, pp. 27 e 49.
M. Levi D'Ancona, Matteo Torelli, «Commentari», IX (1958), pp. 244-258. M. Levi D'Ancona, Bartolomeo di Fruosino, «The Art Bulletin», XLIII (1961), p. 84 n. 33 e pp. 95 e 97. M. Levi D'Ancona, Miniatura e miniatori a Firenze, Firenze 1962. pp. 44, 59, 234.
E.B. Garrison, Studies in thè Hystory of Mediaeval Italian Painting, II, n. 4, Firenze 1956, pp. 213-216; III, n. 1, Firenze 1957, pp. 33-46; n. 2, Firenze 1957, pp. 144-146; IV, n. 3-4, Firenze 1962, pp. 300-302. G. Marchini, Il tesoro del Duomo di Prato, Prato 1963, pp. 15-19, 24-26, 83, 104, 108. K. Berg, Miniature pistoiesi del XII secolo, «Il romanico pistoiese nei suoi rapporti con l'arte romanica dell'Occidente. Atti del I convegno internazionale di studi medioevali di storia e d'arte, Pistoia-Montecatini Terme, 27 settembre-3 ottobre 1964», Pistoia 1966, pp. 143-162. K. Berg, Studies in Tuscan Twelfth-century Illumination, Oslo-Bergen-Tromsò 1968, pp. 63, 186, 193, 301-305. M. Ciatti, Primi ritrovamenti in seguito ad un'indagine sistematica nel distretto di Prato, «La miniatura italiana in età romanica e gotica. Atti del 1° congresso di storia della miniatura italiana, Cortona, 26-28 maggio 1978», Firenze 1979, pp. 443-459. «Storia di Prato», Prato 1980, I, pp. 189-190.


1
Antiphonarium proprium de tempore dall'Avvento fino a Pasqua.
Manoscritto membranaceo, già contraddistinto di lettera E, del 3°-4° decennio del XIV secolo, in cattivo stato di conservazione. Mutilo in principio e in fine, di complessive cc. 207 numerate a lapis; l'antica numerazione, che residua da cc. 36, compare in seguito solo saltuariamente sul margine superiore a destra del recto. La c. 1 attuale (già segnata 36) inizia coll'antifona al «Benedictus» (Consolamini, consolameli, popule meus) della feria V dopo la terza domenica d'Avvento.
Dopo la c. 56 dell'antica numerazione, sono stati staccati due quaterni e alcune carte che contenevano le antifone del tempo di Natale. Inoltre mancano in tutto o in parte le cc. 7, 27, 53, 77, 82, 93, 143, 148, 168, 175, 198, 206, 207. La fascicolazione è composta di cc. 5 staccate + 21 quaterni + 7 ternioni + 2 dernioni.
Il testo gregoriano è distribuito su otto tetragrammi. La legatura è in cuoio rosso, rinforzata all'interno dei piatti da tavolette di legno con 5 borchie di protezione su ogni piatto, 26 piccole borchie sui margini esterni e 14 sulla costola (tutte perdute); due fermagli strappati; il cuoio presenta grosse Incerature. Misure della legatura: min. 545x365; delle carte: mm. 500x350. La scrittura è gotica a inchiostro bruno, rubricata in rosso. Presenta una decorazione con piccole iniziali filigranate in rosso e blu.
Le iniziali miniate sono: a) a fogliame simmetricamente disposto: c. 17: C (Canite tuba) b) a racemi interni: c. 138v: T (Tolle arma tua) c) a elementi geometrici: c. 34: C (Centum quadraginta) c. 125v: E (Ecce nunc tempus) c. 199: I (In monte) d) iniziali figurate, deturpate o cancellate volontariamente: c. 52: H (Hodie in lordane). S. Giovanni battezza il Signore c. 108v: I (In principio fecit Deus). S. Paolo con la spada nella destra e il libro nella sinistra c. 168v: I (Isti sunt).
Asportata la figurazione, resta la decorazione geometrica della I e) iniziali decorate, deturpate o cancellate volontariamente: c. 43: E (Ecce agnus Dei) c. 162v: L (Locutus est) c. 182: I (In die) f) iniziali figurate o decorate, asportate: cc. 7, 27, 53, 82, 148, 198
Manoscritto membranaceo
sec. XIV 3°-4° decennio
2
Antiphonarium proprium de tempore da Pasqua a tutto il tempo dopo Pentecoste.
Seguono Antiphonarium commune sanctorum, cc. 165-222; le antifone maggiori della Vergine, cc. 222v-223;
l'invitatorio Venite exultemus, cc. 224-244, e il Te Deum, cc. 244v-246.
Manoscritto membranaceo, già segnato B, del 3°-4° decennio del XIV secolo, di cc. 246+1 di guardia all'inizio. La numerazione, di mano posteriore, è sul recto del margine esterno delle carte; sul verso nel margine inferiore di ogni quaterno compaiono i richiami. Il testo del canto gregoriano è distribuito su otto righi.
La fascicolazione è formata di 29 quaterni; dopo il 2° quaterno si hanno 3 carte e dopo l'ultimo 7 carte. Lo stato di conservazione è buono. Il codice è rilegato in assi di cuoio rosso con 4 borchie per piatto, 18 piccole borchie sui margini e 10 sulla costola
e due fermezze di chiusura; dorso nervato, taglio rustico. Misure: min. 490x330, la legatura; mm. 460x320, le carte.
Il codice è frutto di vari contributi: una prima mano ha composto le carte da 1 a 145, da c. 147 sino alla fine più mani coeve hanno atteso alla scrittura. La scrittura è gotica a inchiostro bruno; la decorazione, calligrafica in rosso e blu in tre ordini di grandezza all'inizio, prosegue poi con miniature. Le iniziali miniate sono: a) figurate: c. 46: P (Post passionerà suam). Nella pancia della P il Cristo che ascende al cielo, con gli apostoli rivolti verso l'alto c. 140: R (Redemit Dominus). Con un giglio bianco nell'occhiello della lettera b) a decorazioni geometricamente disposte: c. 97: I (In principio). Con nodi, foglie e patere c. 105v: S (Si bona) c. 175: I (Iste sanctus) c. 214: V (Veni sponsa) c) a racemi interni: c. 56: D (Dum complerentur). Con racemo allungato che risale lungo il margine interno c. 70v: P (Preparate corda).
L'asta della P, assai allungata, è decorata da nodi e foglie c. 112v: P (Peto Domine) c. 118: A (Adonay Domine). Con drago c. 122: D (Domine rex). Con ghiande nei girali c. 124v: A (Adaperiat). Con drago e ghiande c. 136: V ( Vidi Dominum) c. 166: E (Ecce ego) c. 183v: A (Absterget Deus) c. 195: E (Euge serve bone) c. 205: E (Euge serve bone) d) iniziali filigranate notevoli: c. 1: A (Alleluia) c. 2: A (Angelus Domini) c. 5v: M (Maria Magdalene) c. 7v: V (Virtute magna) c. 9v: E (Ecce vicit) c. lOv: S (Surrexit) c. 12: S (iSurgetis Ihesus) c. 14: X (Xpistus) c. 17: A (Angelus) c. 17v: A (Alleluia) c. 18: A (Alleluia) c. 28: D (Dignus es) c. 38: S (Si oblitus) c. 228: V ( Venite) c. 230: V (Femie) c. 232: V (Venite) c. 234v: V (Venite) c. 235v: H (Hodie) c. 236v: V (Venite) c. 238v: V (Eemie) c. 240v: V (Venite) c. 242v: V (Venite) c. 244: T (Te Deum)
Manoscritto membranaceo
sec. XIV 3°-4° decennio
3
Antiphonarium proprium et commune sanctorum.
Manoscritto membranaceo del 3°-4° decennio del XIV secolo, composto di cc. 311, numerate di recente sul margine destro del recto, in buono stato di conservazione. È acefalo, inizia col responsorio (Dicens venite post me della prima lezione del mattutino della festa di sant'Andrea apostolo; termina, mutilo, con ad Benedictus antiphona. Non sono numerate, perché saltate, le cc. 16 bis, 26 bis, 257 bis; mancano le cc. 19, 51, 60-68 (mi intero quaterno), 188, 191-239; sono infine numerate due volte le cc. 45, 56, 57 e 113. Le cc. 191-239 furono rilegate a parte e formano il corale descritto al n. 13.
Il manoscritto, composto di due parti unite insieme in un secondo tempo, ha anche due fascicolazioni distinte: a) 22 quaterni + 3 fogli (i primi due mancano di un mezzo foglio cc. 186-189) + 1 ternione; b) 6 temioni + 1 mezzo foglio + 1 ternione. La prima parte contiene i richiami sul margine inferiore, in calce di ogni fascicolo.
Il codice è rilegato in cuoio rosso rinforzato all'interno nei due piatti da tavolette di legno con 5 borchie di protezione su ogni piatto, 14 piccole borchie sulla costola e 26 sui margini, due fermezze di chiusura. Misure della legatura: mm. 520x370; delle carte: mm. 490x340. La scrittura è gotica, con inchiostro bruno e rubriche in rosso; il testo gregoriano è su otto righi. Numerose sono le iniziali calligrafiche in rosso e blu.
Le iniziali miniate sono: a) figurate: c. 116v: V (Vidi speciosam). Scena dell'Assunzione. Sorretta da due angeli in una mandorla e in trono, la Vergine consegna la Cintola all'apostolo Tommaso in piedi accanto al sepolcro sigillato.
Sulla destra rocce scoscese c. 126: M (Misit Herodes). Nelle luci della lettera sono rappresentati due pesci affrontati c. 134v: H (Hodie nata est). La natività della Vergine: la scena mostra sant'Anna a letto con un'ancella che le porge dell'acqua, mentre un'altra accudisce la neonata. Sullo sfondo una tenda a losanghe. Racemi sui margini superiore e laterale b) a racemi interni: c. 23v: Q (Qui operatus est) c. 31v: A (Adorna thalamum tuum) c. 41v: D (Dum torqueretur) c. 70v: F (Fuit homo). Con racemi sporgenti c. lD6v: L (Levita Laurentius) c. 148: F (Factum est silentium) c. 168v: H (Hic est Martinus)> c. 177: C (Cantantibus organis) c. 241: E (Ecce ego mitto vos) c. 286: V (Veni sponsa Chris ti) c) a fogliame simmetrico: c. 53: S (Simon Petre) c. 81v: S (iSymon Petre).
Con testa di uccello e racem c. 99: M {Maria Maddalene) c. 257 bis: A (Absterget Deus) c. 267v: E (Euge serve bone) c. 277: E (Euge serve bone) c. 305: C (Credo quod redemptor) d) a motivi geometrici: c. 13v: D (Diem festum sacratissime Virginis). Con fregio c. 89v: Q (Qui operatus est) e) la I iniziale è decorata con un motivo semplice a nodi e foglie: c. 160: I (In dedicatione templi) c. 250: I (Iste sanctus) c. 295v: I (In dedicatione templi)
Manoscritto membranaceo
sec. XIV 3°-4° decennio
4
Rituale.
A c. 1: Incipit ordo ad benedicendum aquam, a c. 3: Ordo ad ungendum infirmum, a c. 13: Officium prò defunctis. Manoscritto membranaceo, del 1407, senza coperta e mutilo; in mediocre stato di conservazione, di cc. 42.
La fascicolazione consta di 3 quaterni + 1 temione + 1 quaterno + 1 ternione mancante delle due ultime carte. Iniziali filigranate di discreta fattura. A c. 41 v: «Questo libro è della pieve ... in Prato scritto nel MCCCCVII di settembre». Misure: mm. 220x185
Manoscritto membranaceo
1407
5
Graduale proprium de tempore dalla prima domenica d'Avvento fino al sabato dopo la terza domenica di Quaresima.
Manoscritto membranaceo, già segnato di lettera D, del 1429, in buono stato di conservazione, di cc. 186 + 1 di guardia. La numerazione originaria, a inchiostro rosso e in numeri romani, tralascia la prima carta e termina quindi a c. 185.
È centrata sul margine superiore del recto delle carte. La fascicolazione è composta da due mezzi fogli iniziali e da 23 quaterni. La legatura è in cuoio rosso su assi di legno con quattro borchie per ogni piatto + 34 puntali sui bordi e 18 sulla costola; due fermezze di chiusura.
A c. lv: Iste liber est ecclesie sive plebis Sancii Stephani de Prato Pistoriensis diocesis, quem scripsit domnus Iohannes monacus Vallis umbro se tempore domini Batto logii (avrebbe dovuto dire Nicholocii) de Melanensibus de Prato, dignissimi huius plebis prepositi. Anno Domini M°CCCC°XX0VIIII0.
Misure: mm. 635x425, la legatura; mm. 620x410, le carte. La scrittura è gotica, a inchiostro bruno, con belle iniziali filigranate in rosso e blu. Ogni carta accoglie 5 tetragrammi rossi con neumi bruni, alternati a 5 righi di testo. Le iniziali miniate sono: a) figurate: c. 2: A (Ad te levavi). Il corpo della lettera crea due spazi: nel superiore il Padre eterno benedicente, nell'inferiore David con la cetra. La decorazione si estende sui quattro margini a racemi vegetali con uccelli, farfalle, una maschera, un angelo che suona la cetra; nel margine inferiore si trova un medaglione con santo Stefano c. 36: D (Dominus dixit).
Contornata da una cornice, la lettera porta raffigurata neirocchio, entro una mandorla, il Bambino in fasce con angeli musicanti e cherubini. Sul margine interno della carta, un racemo con il capo di un uccello, una farfalla e una testa con barba c. 43v: P (Puer natus est). La lettera si estende per tutta l'altezza della carta, con fregio in basso e maschera grottesca.
Nell'occhiello la Natività c. 51: A (Alleluya). La decorazione, che interessa la parte superiore della lettera, rappresenta la Trinità. Nella parte inferiore la miniatura, disegnata a cieli concentrici, è combinata con la V sottostante c. 51: V ( Video celos). 11 corpo della V contiene la lapidazione di santo Stefano in ginocchio con tre figure di carnefici, sul fondo oro. Questa lettera è affrontata specularmente con la precedente, creando un insieme unitario, rifinito in alto e in basso con piccoli racemi c. 53v: I (In medio ecclesie). La lettera è occupata nella sua altezza dalla figura di san Giovanni evangelista che sorregge i vangeli.
Un tralcio a motivi vegetali stilizzati corre lungo tutto il margine esterno della carta e contiene una testa di uccello e un mascherone c. 57: E (Ex ore infantium). L'asta centrale della E delimita, su un fondo oro rettangolare, due scene: l'inferiore, molto affollata, rappresenta la strage degli Innocenti; l'altra, in un cielo oro, mostra le anime dei bambini insieme agli angeli e, in un angolo, il re Erode affacciato ad un balcone. Due volute vegetali con teste umane completano la figurazione c. 61v: G (Gaudeamus omnes). Un fondo oro quadrangolare accoglie, contornata da due racemi, la lettera che contiene l'immagine a mezzo busto di san Tommaso Becket con la nutria e il vangelo c. 68: S (Sacerdotes tui).
La lettera è occupata interamente dalla figura di san Silvestro benedicente e con le insegne papali. Due piccoli tralci si staccano dalla lettera sul margine interno c. 71: E (Ecce advenit). Lettera con la scena della adorazione dei Magi, ricca di personaggi e con paesaggio di fondo; due tralci floreali con quattro teste d'uccello si estendono per tutta l'altezza del foglio a completamento della miniatura che risulta, purtroppo, danneggiata specie nel volto della Madonna c. 48v: Unico esempio di miniatura pratese non legata ad una iniziale. La figurazione occupa i due terzi superiori del foglio ed è incorniciata con motivi geometrici e floreali stilizzati.
Rappresenta il Protomartire assiso in un trono e contornato da una fitta schiera di angeli, il fondo è oro. Sotto, una sola riga di testo musicale, con le lettere, tutte decorate, ETENIM. Un ricco tralcio floreale corre lungo tutto il margine del foglio c in basso al centro mostra, in una cornice quadrilobata, la figura di un profeta b) a motivi vegetali simmetrici nel corpo della lettera: c. 5v: P (Populus Syon) c. 9v: G (Gaudete) c. 13v: R (Rorate celi) c. 17v: P (Prope esto)> c. 19v: V (Veni et ostende) c. 32v: H (.Hodie scietis)> c. 49: S (Sederunt) c. 49v: G (Gloria) c. 64: D (Dum medium) c. 75: I (In excelso throno) c. 79v: 0 (Omnis terra) c. 84: A (Adorate Deum) c. 87v: C (Circumdederunt me) c. 92v: E (Exurge) c. 97: E (Esto michi) c. lOlv: E (Exaudi nos) c. 105: M (Misereris omnium) c. 110: D (Dum clamarem) c. 112v: A (Audivit Dominus) c. 115: I (Invocabit me) c. 123v: S (Sicut oculi) c. 126v: D (Domine refugium) c. 129: R (Reminiscere) c. 134: C (Confessio) c. 137: D (De necessitatibus) c. 139v: I (Intret oratio mea) c) filigranate e decorate: c. 43: I (In nativitate) c. 48: I (In festivitate)
Manoscritto membranaceo
1429
6
Graduale de tempore et sanctorum.
Da c. 57v In agenda defunctorum, in dedicatione ecclesie, in sollemnitate corporis Christi. Segue Commune sanctorum (cc. 69-129), e Kyriale (cc. 129-152). Manoscritto membranaceo, già segnato C, del 1435, in discreto stato di conservazione, di cc. 1 + 170.
La cartulazione originale, in numeri romani, sul margine esterno del recto, conta fino a cc. 151; prosegue quindi con numerazione moderna. La fascicolazione è composta da un mezzo foglio e da 19 quaterni (l'ultimo quaterno consta di 7 fogli; è stata inoltre sottratta la carta VI1II al 2° quaterno che recava la figurazione del Puer natus est della messa di Natale).
Sono aggiunti in un secondo tempo: 1 derilione + 1 temione + 1 derilione + 1 ternione. Alcuni quaterni sono formati da mezzi fogli incollati insieme mediante strisciole di pergamena.
La legatura è in assi di legno rivestite di cuoio rosso, con cinque borchie per piatto + 26 puntali sui bordi (due mancanti) + 16 sulla costola e due fermezze (una è mancante) di chiusura.
Sul recto della carta di guardia di più mani e in più volte «Badia di S. Fabbiano»; sul verso questa iscrizione: «Iste liber est monasterii Sancii Fabiani de Prato, Pistoriensis diocesis et ordinis Vallisumbrose, quem fieri fecit domnus Iohannes Oliverii prior dicti loci. Expletum fuit anno Domini MCCCCXXXV de mense octubris. Scriptor fuit domnus Iohannes Michaelis de Florentia, monacus Vallisumbrose.
Misure: mm. 565x390 la legatura; mm. 550x370 le carte. La scrittura è gotica, a inchiostro bruno; ogni carta è musicata con 7 tetragrammi; eleganti le iniziali tracciate con inchiostro rosso e blu. Le iniziali miniate sono: a) figurate: c. 26v: V (Vir Dei Benedictus). La figura di san Benedetto a busto intero, molto rovinata, reca in mano il libro della Regola e il pastorale c. 42v: G (Gaudeamus). San Giovanni Gualberto con il libro della Regola e il pastorale c. 45v: S (Salve sancta parens). La Madonna e il Bambino che tiene in mano un uccellino c. 48v: C (Confessio et pulcritudo).
San Lorenzo raffigurato frontalmente a busto intero con la tipica veste, la graticola e la palina del martirio c. 55: D (DicitDominus). San Girolamo seduto su un banco intento a trascrivere un manoscritto, sullo sfondo mura merlate, un albero e il cappello cardinalizio c. 56v: G (Gaudeamus omnes). Tutti i Santi, fra cui sono riconoscibili la Madonna e san Pietro, sovrastati dalla figura del Cristo benedicente, posta in una mandorla sorretta da due angeli. Dalla lettera si dipartono due ricchi racemi vegetali che ornano i margini esterni della carta c. 63: B (Benedicta sit). La Trinità con le tre figure disposte in verticale; lo Spirito santo è figurato dalla colomba b) piccole iniziali su fondo oro quadrangolare: c. 1 : D (Dominas secus mare).
Dal corpo della lettera si dipartono lunghi racemi vegetali che corrono lungo il margine alto e quello interno del foglio c. 4: H (Hodie scietis) c. 5v: D (.Dominus dixit) c. 7v: L (Lux fulgebit) c. 13: I (In medio ecclesie) c. 14v: E (Ex ore infantium) c. 18: S (Scio cui credidi) c. 22: G (Gaudeamus) c. 38v: N (Ne timeas) c. 41v: D (Dicit Dominus) c. 47: D (Disperxit) c. 51: P (Probasti Domine) c. 57: A (Alleluia) c. 77: L (Letabitur iustus) c. 78: G (Gloria et honore) c. 84v: S (Sancti tui)c. 85: E (Ecce oculi) c. 88v: S (Sapientiam) c. 89: S (Salus autem) c. 89: C (Clamaverunt) c. 89v: M (Multe tribulationes) c. 90: L (Loquetur Dominus) c. 90v: I (Iudicant sancti) c. 91: T (Tímete Dominum) c. 91 v: I (Iusti epulentur) c. 92: L (Laudate pueri) c. 104v: S (Sacerdotes tui) c. 105: S (Statuii ei Dominus) c. 105: S (Sacerdotes eius) c. 105v: S (Sacerdotes Dei) c. 106: D (Dicit Dominus) c. 114: O (Os iusti) c. 116v: D (.Dilexisti iustitiam) c. 117: L (Loquebar) c. 117v: M (Me expectaverunt) c. 117v: V (Vultum tuum)> c. 118: C (Cognovi Domine) c. 132: K (Kyrie) c. 134v: K (Kyrie) c. 137v: K (Kyrie) c. 140: K (Kyrie) c. 142v: K (Kyrie) c. 144v: K (Kyrie) c. 147v: C (Credo) c. 151 v: K (Kyrie) c) grandi iniziali su fondo oro, con racemi esterni e il corpo della lettera a fondo scuro filigranato: c. 2: M (Michi autem nimis).
Nei due occhielli della lettera, uccelli acquatici con piumaggio esotico c. IIV; E (Etenim sederunt).
Con due mostri alati a volto umano c. 16: E (Ecce advenit) c. 19v: S (Suscepimus). La lettera è formata da due pesci affrontati c. 29: R (Rorate celi) c. 32: P (Protexisti me) c. 33v: E (Exclamaverunt) c. 35: N (Nos autem gloriari).
Croce coi simboli della Passione c. 36v: B (Benedicite) c. 40: D (De ventre) c. 44v: N (Nunc scio vere) c. 57v: R (Requiem eternami) c. 60v: T (Terribilis est) c. 65: C (Cibavit eos). Altare decorato con sopra un calice e l'ostia, sullo sfondo muro merlato e alberi c. 69v: E (Ego autem) c. 70v: M (Michi autem) c. 76v: I (In virtute tua) c. 77v: I (Iustus non conturbabitur).
La I è interamente percorsa da un drago verde rampante con le ali multicolori c. 87v: I (Intret in conspectu) c. 114: I (Iustus ut palma). Un verde drago rampante con le ali variopinte si estende per tutta la lettera c. 129v: K (Kyrie)
Manoscritto membranaceo
1435
7
Graduale de tempore et sanctorum.
Da c. 57v In agenda defunctorum, in dedicatione ecclesie, in sollemnitate corporis Christi. Segue Commune sanctorum (cc. 69-129), e Kyriale (cc. 129-152). Manoscritto membranaceo, già segnato C, del 1435, in discreto stato di conservazione, di cc. 1 + 170. La cartulazione originale, in numeri romani, sul margine esterno del recto, conta fino a cc. 151; prosegue quindi con numerazione moderna.
La fascicolazione è composta da un mezzo foglio e da 19 quaterni (l'ultimo quaterno consta di 7 fogli; è stata inoltre sottratta la carta VI1II al 2° quaterno che recava la figurazione del Puer natus est della messa di Natale).
Sono aggiunti in un secondo tempo: 1 derilione + 1 temione + 1 derilione + 1 ternione. Alcuni quaterni sono formati da mezzi fogli incollati insieme mediante strisciole di pergamena. La legatura è in assi di legno rivestite di cuoio rosso, con cinque borchie per piatto + 26 puntali sui bordi (due mancanti) + 16 sulla costola e due fermezze (una è mancante) di chiusura.
Sul recto della carta di guardia di più mani e in più volte «Badia di S. Fabbiano»; sul verso questa iscrizione: «Iste liber est monasterii Sancii Fabiani de Prato, Pistoriensis diocesis et ordinis Vallisumbrose, quem fieri fecit domnus Iohannes Oliverii prior dicti loci. Expletum fuit anno Domini MCCCCXXXV de mense octubris. Scriptor fuit domnus Iohannes Michaelis de Florentia, monacus Vallisumbrose. Misure: mm. 565x390 la legatura; mm. 550x370 le carte.
La scrittura è gotica, a inchiostro bruno; ogni carta è musicata con 7 tetragrammi; eleganti le iniziali tracciate con inchiostro rosso e blu. Le iniziali miniate sono: a) figurate: c. 26v: V (Vir Dei Benedictus). La figura di san Benedetto a busto intero, molto rovinata, reca in mano il libro della Regola e il pastorale c. 42v: G (Gaudeamus).
San Giovanni Gualberto con il libro della Regola e il pastorale c. 45v: S (Salve sancta parens). La Madonna e il Bambino che tiene in mano un uccellino c. 48v: C (Confessio et pulcritudo).
San Lorenzo raffigurato frontalmente a busto intero con la tipica veste, la graticola e la palina del martirio c. 55: D (DicitDominus). San Girolamo seduto su un banco intento a trascrivere un manoscritto, sullo sfondo mura merlate, un albero e il cappello cardinalizio c. 56v: G (Gaudeamus omnes). Tutti i Santi, fra cui sono riconoscibili la Madonna e san Pietro, sovrastati dalla figura del Cristo benedicente, posta in una mandorla sorretta da due angeli. Dalla lettera si dipartono due ricchi racemi vegetali che ornano i margini esterni della carta c. 63: B (Benedicta sit).
La Trinità con le tre figure disposte in verticale; lo Spirito santo è figurato dalla colomba b) piccole iniziali su fondo oro quadrangolare: c. 1 : D (Dominas secus mare). Dal corpo della lettera si dipartono lunghi racemi vegetali che corrono lungo il margine alto e quello interno del foglio c. 4: H (Hodie scietis) c. 5v: D (Dominus dixit) c. 7v: L (Lux fulgebit) c. 13: I (In medio ecclesie) c. 14v: E (Ex ore infantium) c. 18: S (Scio cui credidi) c. 22: G (Gaudeamus) c. 38v: N (Ne timeas) c. 41v: D (Dicit Dominus) c. 47: D (Disperxit)c. 51: P (Probasti Domine) c. 57: A (Alleluia) c. 77: L (Letabitur iustus) c. 78: G (Gloria et honore) c. 84v: S (Sancti tui) c. 85: E (Ecce oculi) c. 88v: S (Sapientiam) c. 89: S (Salus autem) c. 89: C (Clamaverunt) c. 89v: M (Multe tribulationes) c. 90: L (Loquetur Dominus) c. 90v: I (Iudicant sancti) c. 91: T (Tímete Dominum) c. 91 v: I (Iusti epulentur) c. 92: L (Laudate pueri) c. 104v: S (Sacerdotes tui) c. 105: S (Statuii ei Dominus) c. 105: S (Sacerdotes eius) c. 105v: S (Sacerdotes Dei) c. 106: D (Dicit Dominus) c. 114: O (Os iusti) c. 116v: D (.Dilexisti iustitiam) c. 117: L (Loquebar) c. 117v: M (Me expectaverunt) c. 117v: V (Vultum tuum) c. 118: C (Cognovi Domine) c. 132: K (Kyrie) c. 134v: K (Kyrie) c. 137v: K (Kyrie) c. 140: K (Kyrie) c. 142v: K (Kyrie) c. 144v: K (Kyrie) c. 147v: C (Credo) c. 151 v: K (Kyrie) c) grandi iniziali su fondo oro, con racemi esterni e il corpo della lettera a fondo scuro filigranato: c. 2: M (Michi autem nimis).
Nei due occhielli della lettera, uccelli acquatici con piumaggio esotico c. IIV; E (Etenim sederunt). Con due mostri alati a volto umano c. 16: E (Ecce advenit) c. 19v: S (Suscepimus). La lettera è formata da due pesci affrontati c. 29: R (Rorate celi) c. 32: P (Protexisti me) c. 33v: E (Exclamaverunt) c. 35: N (Nos autem gloriari). Croce coi simboli della Passione c. 36v: B (Benedicite) c. 40: D (De ventre) c. 44v: N (Nunc scio vere) c. 57v: R (Requiem eternami) c. 60v: T (Terribilis est) c. 65: C (Cibavit eos). Altare decorato con sopra un calice e l'ostia, sullo sfondo muro merlato e alberi c. 69v: E (Ego autem) c. 70v: M (Michi autem) c. 76v: I (In virtute tua) c. 77v: I (Iustus non conturbabitur). La I è interamente percorsa da un drago verde rampante con le ali multicolori c. 87v: I (Intret in conspectu) c. 114: I (Iustus ut palma). Un verde drago rampante con le ali variopinte si estende per tutta la lettera c. 129v: K (Kyrie)
Manoscritto membranaceo
1435
8
Graduale proprium et commune sanctorum.
Il Proprium (cc. 1-38) inizia dalla festa della presentazione al tempio del Signore (2 febbraio) e termina con la commemorazione di san Paolo (30 giugno); il Commune abbraccia le cc. 38v-131v; segue In agenda mortuorum (cc. 132-137); In dedicatione ecclesie, Pro commemoratone beate Virginis, sanctorum, angelorum, etc. (cc. 137- 170).
Manoscritto membranaceo, già segnato con lettera B, dei primi del XV secolo, in mediocre stato di conservazione, di cc. 170 + 1 di guardia. La numerazione, più tarda, è vergata sul verso del margine esterno a numeri romani (è saltata la carta 167). La fascicolazione comprende 1 carta di guardia + 21 quaterni (il 21° manca di un mezzo foglio); le ultime tre carte sono state aggiunte in seguito. La legatura è in assi coperte di cuoio rosso impresso, con cinque borchie per ogni piatto; è arricchita di 24 piccoli puntali sui bordi (3 sono perduti), 14 piccoli puntali sulla costola e due fermezze (una perduta).
Misure: mm. 635x440 alla legatura; mm. 620x430 le carte. La scrittura, di più mani, è gotica ed è eseguita con inchiostro bruno; le rubriche sono in rosso. Il testo gregoriano è composto di 5 righi; le iniziali calligrafiche sono in rosso e blu. La decorazione, sia miniata che calligrafica, del codice risulta di più mani e di epoche diverse; talvolta si hanno in una medesima figura interpolazioni di più stili. Le iniziali miniate sono: a) su fondo oro con racemi esterni in stile più antico, con la figurazione della fine del XV secolo: c. 12v: G (Gaudeamus).
Sant'Agata raffigurata a busto intero con in mano le tenaglie e la palma del martirio c. 26v: E (Exclamaverunt). L'occhio della lettera contiene le due figure a busto intero degli apostoli Giacomo e Filippo; l'uno tiene in mano un bastone, l'altro un libro c. 31v: N (Ne timeas). Un piccolo angelo in alto sullo sfondo azzurro annuncia a Zaccaria, in primo piano, la nascita di Giovanni c. 33v: D (De ventre matris).
Scena della natività del Battista. La scena costruita prospetticamente mostra in primo piano due ancelle con san Giovaimi in fasce; dietro, il letto con santa Elisabetta; chiude l'orizzonte una parete su cui si apre una finestra c. 36v: S (Scio cui credidi). L'occhiello inferiore mostra san Paolo che alza le mani verso l'alto in segno di timore, mentre è investito dalla parola divina, sotto forma di raggi dorati c. 38v: E (Ego autem). Figura a mezzo busto di apostolo, finemente tratteggiata c. 39v: M (Michi autem). La lettera sembra costituire un portico sotto le cui arcate si trovano gli apostoli c. 48v: I (In virtute tua).
Al centro della lettera, in un rombo, la figura a mezzo busto di un santo martire (la figura è coeva al restante della lettera) c. 58v: P (Protexisti me). Nell'occhio azzurro della lettera, la figura di un santo a mezzo busto con il libro in mano b) su fondo oro quadrangolare con motivi floreali della fine del XV secolo, con la figurazione coeva: c. 6v: S (Suscepimus). Scena raffigurante la presentazione al tempio. Al centro sta il vecchio Simeone che sorregge il Bambino; ai lati la Madonna e san Giuseppe. Un tralcio esterno a motivi vegetali e piccoli fiori dorati completano la miniatura c. 90v: S {Sacerdotes tui). Un santo vescovo a mezzo busto con il libro in mano c. 125: B (Benedicite).
L'arcangelo Michele con la spada e l'armatura tiene in mano una bilancia per pesare le anime: quella del giusto, in preghiera, fa salire il piatto; quella del reprobo è attratta verso il basso dal demonio c. 132: R (Requiem eternam). Sarcofago scoperchiato da cui esce uno scheletro avvolto in un sudario c. 143: V (Vultum tiium). Nell'occhio della lettera la nostra Donna con il Bambino; un drappo sullo sfondo c. 146v: S (Salve sancta). La Madonna con il Bambino in fasce c. 150v: B (Benedicta sit).
La Trinità: il Padre eterno che sorregge il Figlio in croce e una piccola colomba c) a racemi vegetali esterni e motivi simmetricamente disposti di stile più antico: c. 28v: N (Nos autem gloriari). La lettera è decorata con una croce bizantineggiante su fondo verde filigranato c. 62: S (Sancii tui). Non rifinita c. 67: I (Intret in conspectu) c. 68v: S (Sapientiam sanctorum). Non rifinita c. 69: S (Salus autem). Non rifinita c. 70: C (Clamaverunt). Non rifinita c. 70v: M (Multe tribulationes).
Non rifinita c. 71v: E (Ecce oculi). Non rifinita c. 72v: L (Loquetur Dominus). Non rifinita d) a motivi floreali e vegetali su fondo oro, della fine del XV secolo: c. 49v: L (Letabitur) c. 91v: S (Statuii ei) c. 92: S (Sacerdotes Dei) c. lOlv: O (Os iusti) c. 102: I (Iustus ut) c. llOv: L (Loquebar de) c. lllv: V (Vultum tuum) c. 112: M (Me expectaverunt) c. 137: T (Terribilis est). Con chiesetta e campanile a vela c. 141: R (Rorate celi) c. 156v: D (Dies ire) c. 161v: S (Spiritus Domini). Con colomba e raggi di fuoco c. 165: D (Dum sanctificatus). Con colomba e raggi di fuoco Manca la D iniziale a c 109v.
Manoscritto membranaceo
sec. XV
9
Graduale proprium et commune sanctorum.
Il Proprium (cc. 1-37) inizia dalla vigilia della festa di san Pietro e Paolo e termina alla festa di san Clemente papa; Kyriale (cc. 137- 168). Manoscritto membranaceo, già contraddistinto di lettera A, del XV secolo, in mediocre stato di conservezione, di cc. 180+2 di guardia.
La cartulazione, di mano del XVIII secolo, è vergata in alto sul verso delle carte. La fascicolazione è composta da cc. 2 iniziali (una di guardia), da 20 quaterni e un ternione (r8° quaterno manca delle cc. 60-62, il 18° ha in più la carta 139; sono state slegate le cc. 59, 63 e 64). Nel secolo XVIII furono aggiunti altri due ternioni.
La legatura è in cuoio rosso, impresso a motivi geometrici, su assi di legno con 4 borchie per piatto; i bordi inferiori portavano 4 puntali (2 sono perduti); 12 erano apposti a protezione della costola (3 sono mancanti); due fermezze, anch'esse perdute; 4 angolari in lamine di bronzo completano la veste esteriore del codice.
Sul verso della carta 1 non numerata: Hunc librum litteris tantum et notis exaratum, tempore tamen et sacristarum incuria pene collapsum, in hanc sui perfectionem Dominicus Bìqqocus sacrista finiendum curavit. Anno salutis nostre MCCCCC kalendis ianuariis. Misure: mm. 600x410, la legatura; mm. 585x400, le carte.
La scrittura del codice è con caratteri gotici; il testo gregoriano è formato da 5 righi ogni carta; le iniziali minori sono in rosso e blu. La decorazione miniata del codice, posteriore alla scrittura, è degli ultimi anni del XV secolo. Le iniziali miniate sono: a) figurate su fondo oro con motivi vegetali: c. 1: D (Dicit Dominus). Nel corpo della lettera i santi Pietro e Paolo c. 3v: N (Nunc scio vere). San Pietro, con le chiavi in mano, è raffigurato dietro le sbarre del carcere c. llv: C (Confessio). S. Lorenzo con la sua veste tradizionale, in piedi, tiene nella mano sinistra la graticola e nella destra la palma del martirio; sullo sfondo, un paesaggio digradante con alberi e montagne c. 34: G (Gaudeamus).
Cristo con i simboli della passione, fra san Giovanni apostolo e la Madonna, attorniato da una folla di santi c. 37v: E (Ego autem). Figura di evangelista c. 38v: M (Mihi autem). Due figure di apostoli disposte simmetricamente, con i vangeli in mano c. 92: S (Sacerdotes tui). Santo vescovo con un libro in atto di benedire c. 107v: V (Vultum tuum). Le tre vergini sagge sono rappresentate con la lampada accesa nelle mani b) decorate a racemi vegetali su fondo oro quadrangolare: c. 5: S (Scio cui credidi) c. 8v: D (Dispersit dedit).
Con la graticola di san Lorenzo e le palme del martirio c. 20v: P (Probasti). Con la graticola e la palme del martirio c. 24v: N {Nos autem). Una croce su fondo blu nel corpo della lettera c. 29: B (Benedicite) c. 36v: D (Dicit Dominus) c. 47v: S (Sacerdotes Dei) c. 55v: I (In virtute) c. 63: P (Posuisti). Decorazione più tarda c. 64v: G (Gloria et honore) c. 68: I (Intret in conspectu) c. 121: I (In medio ecclesie) c. 126: R (Requiem eternam). Grande iniziale finemente decorata che racchiude all'interno, di scorcio, un altare su cui è posato un teschio c. 139: K (Kyrie). Grande iniziale riccamente decorata a motivi floreali c) iniziali calligrafiche c. 17: G (Gaudeamus)
Manoscritto membranaceo
sec. XV
10
Kyriale.
Manoscritto membranaceo, già segnato di lettera L, del XV secolo, di cc. 33 + 1 di guardia, in discreto stato di conservazione. La cartulazione è originale in numeri romani scritti in rosso sul margine superiore del recto delle carte. Il codice è formato da 4 quaterni; la carta 33 è stata aggiunta posteriormente. La legatura è in assi di legno, coperte di vacchetta con 4 borchie per piatto; 2 borchie fermavano, sul piatto anteriore, le cinghie di chiusura, ora perdute. Misure: mm. 570x400, la legatura; mm. 550x395, le carte. La scrittura, ampia ma angolosa, è gotica; ogni carta accoglie 5 righi di canto gregoriano.
La decorazione è formata da iniziali calligrafiche ricche e curate; fra di esse le più notevoli sono: c. 1: K (Kyrie) c. 5v: K (Kyrie) c. 10: K (Kyrie) c. 15: K (Kyrie) c. 19v: K (Kyrie) c. 23v: K (Kyrie) c. 29: C (Credo) 10 Graduale proprium de tempore dalla domenica Laetare di Quaresima fino al Corpus Domini. Manoscritto membranaceo, già segnato E, del XVI secolo, di cc. 189 + 2 di guardia, in discreto stato di conservazione. La cartulazione è vergata sul recto del margine esterno più lungo delle carte; corre in numeri romani fino a c. 143, quindi in caratteri misti romani e moderni. La fascicolazione consta di 22 quaterni, 1 ternione (di 4 mezzi fogli), 1 dernione, e di cc. 5.
La legatura, in cuoio rosso su assi di legno, è protetta da 4 borchie per piatto, da 34 puntali sui bordi e da 18 sulla costola. La chiusura del codice è assicurata da due grossi fermagli o cinghie di cuoio con lamine di bronzo Misure della legatura: mm. 610x435; delle carte: mm. 580X420. La scrittura del tipo gotico è con inchiostro bruno; il testo gregoriano è formato da cinque righi ogni carta. Le iniziali fino a c. 144 sono solo tracciate in rosso; da cc. 145 seguono calligrafiche (cc. 145-153 el57v) e miniate.
Iniziali più grandi in rosso e incomplete: c. 1: L (Letare) c. 26: I (ludica me) c. 60: I (ludica me) c. 67: I (In nomine) c. 94v: C (Cantemus) c. 104v: R (Resurrexi) c. 108: I (Introduxit) c. 142v: V (Viri galilei) Iniziali miniate e calligrafiche o filigranate: c. 146: E (Exaudí).
Miniata con ghiande c. 151: S (Spiritus). Calligrafica c. 155v: C (Cibavit). Miniata con un calice nel corpo della lettera c. 160: A (Accipite). Miniata c. 161 v: D (Deus dum egredereris). Calligrafica c. 163v: R (Repleatur). Calligrafica c. 166v: C (Caritas Dei). Miniata, con fuoco nel corpo della lettera c. 171: B (Benedicta). Calligrafica c. 175v: C (Cibavit eos). Miniata, con dei calici.
Manoscritto membranaceo
sec. XV
11
Graduale proprium de tempore delle domeniche dopo Pentecoste.
Manoscritto membranaceo, già segnato di lettera F, del XVI secolo, di cc. 106 + 2 di guardia, in buono stato di conservazione. La segnatura delle carte è originaria, ed è apposta sul margine in alto; è effettuata con numeri romani a inchiostro rosso.
La fascicolazione consta di 13 quatemi+le carte di guardia. La legatura è con assi di legno ricoperte di cuoio rosso, con 4 borchie per piatto; 18 puntali sui bordi, 12 quelli sulla costola. La chiusura del codice è assicurata da due rubuste cinture con fermaglio. Misure: alla legatura, mm. 570x405; alle carte, mm. 540x410. La scrittura di tipo gotico è molto angolosa e evidenziata; il testo gregoriano è di 5 righi per carta. Le iniziali minori sono in rosso e blu.
Le iniziali miniate sono: a) figurate: c. 1: D (Domine in tua misericordia). Nella pancia della D, il re David con la cetra e notazioni paesaggistiche azzurre, il tutto inserito in una ricca decorazione a tralci vegetali e mascheroni b) decorate con elementi figurati, fiori e frutti stilizzati, mascheroni e fogliame disposto geometricamente: c. 4v: F (Factus est) c. 8: R (Respice) c. 12: D (Dominus). Con fuoco c. 16: E (Exaudi) c. 20: D (Dominus).
Con torre c. 24v: 0 (Omnes gentes) c. 28v: S (Suscepimus) c. 32: E (Ecce Deus) c. 36: D (Dum clamarem). Con vaso di fiori c. 40v: D (Deus in loco) c. 45: D (Deus in adiutorium) c. 50: R (Respice) c. 54v: P (Protector noster) c. 58v: I (Inclina) c. 61v: M (Miserere michi) c. 66: I (Iustus est) c. 70v: E (Exultate Deo) c. 73v: L (Letentur) c. 75v: V (Venite). Con albero e paesaggio capovolti c. 82v: D (Da pacetn) c. 86v: S (Salus populi) c. 89v: 0 (Omnia que fecisti). Con paesaggio c. 94: I (In voluntate) c. 99: S (Si iniquitates) c. 102v: D (Dicit. Dominus).
Manoscritto membranaceo
sec. XVI
12
Graduale proprium sanctorum (cc. 1-52).
Seguono: In dedicatione ecclesie (cc. 59v-63), In agenda defunctorum (cc. 63-72), In festivitatis beate Marie virginis, Kyrie (cc. 72-86), Antiphonarium proprium sanctorum (cc. 86-131), In festo beate Marie virginis de Monte Carmelo (cc. 132-135).
Il Proprium sanctorum inizia con In sanctorum Philippi et Iacobi, introitus. Manoscritto membranaceo, già inventariato con lettera G, del XVI secolo, di cc. 135, in discreto stato di conservazione.
La cartulazione, di mano posteriore, è vergata in alto sul verso delle carte; è presente anche una numerazione più antica, per fascicoli, in alto sul recto. Il codice è composto di 13 quinterni (il primo manca della c. 9), sono state aggiunte in epoche successiva le cc. 132-135. La legatura, in vacchetta rossa, è rinforzata all'interno dei due piatti da tavolette di legno, armate di 8 borchie di protezione; 8 puntali difendono i margini; 2 le fermezze di chiusura. Misure: min. 460x330, la legatura; mm. 450x320, le carte.
Presenta una decorazione intieramente calligrafica delle lettere iniziali nei colori rosso e blu, che risulta talvolta da completare. Ogni carta contiene 5 tetragrammi e 5 righi di testo. Le lettere iniziali filigranate sono: c. 2: EXCLA (Exclamaverunt ad te Domine) c. 4v: S (Spiritus Domini) c. 8v: V (Veni sancte Spiritus) c. 17: G (Gaudeamus omnes) c. 20: M (Mihi autem) c. 23v: S (Salve sancta parens) c. 27v: I (In medio ecclesie) c. 34: 0 (Os iusti) c. 36: S (Sacerdotes tui) c. 39: EGREDI (Egredimini et videte) c. 46v: S (Scio cui credidi) c. 51: SUSCE (Suscepimus Deus) c. 55v: VULTUM (Vulturn tuum) c. 60: T (Terribilis est locus) c. 63v: R (Requiem eternami) c. 80v: P (Patrem omnipotentem)
Manoscritto membranaceo
sec. XVI
13
Antiphonarium di alcune feste del Proprium de tempore et sanctorum.
Manoscritto membranaceo, già segnato di lettera I, del XVI secolo, di cc. 55, in discreto stato di conservazione. La vecchia numerazione, stilata sul margine esterno del recto delle carte, inizia, dopo il primo ternione, con la c. 191 e termina a c. 239: dopo la c. 227 è stato aggiunto, successivamente, un mezzo foglio. In passato le cc. 191-239 erano state unite arbitrariamente al codice descritto al n. 3.
La fascicolazione segue con quest'ordine: 1 ternione, 3 quaterni, 1 foglio, 2 quaterni (l'ultimo ha mezzo foglio in più) e un ternione. La legatura è in pergamena su cartone: mm. 485x345, la legatura; mm. 470x335, le carte. Il testo del gregoriano è formato da 5 righi. La scrittura è di epoche diverse. La decorazione è calligrafica in rosso e blu a penna, per lo più con piccole iniziali. Fra le maggiori: c. 4v: E (Ego dilecto) c. 5: G (Gloria Libarli) c. 7: L (Lux perpetua) c. 31: S (Sacerdos) c. 33: 0 (O quam suavis) c. 35v: I (Immolavit) c. 49v: S (Sapientia)
Manoscritto membranaceo
sec. XVI
14
Antiphonarium del triduo della Settimana santa (cc. 1-40).
Segue Graduale del proprio di alcuni santi (cc. 40v-63).
Manoscritto membranaceo, segnato con lettera H, del 1720, di cc. 63 + 2 di guardia. Le carte sono numerate sul verso, in alto, sul margine più lungo. La fascicolazione del codice è costituita da 11 dernioni + 1 foglio e mezzo foglio + 2 dernioni + 1 foglio + 1 ternione + 1 mezzo foglio e 1 foglio.
La legatura è in cuoio e assi di legno, con 5 borchie per piatto e due fermezze. Misure: mm. 520x390 sulla legatura. A c. 1: Antonius Bifolchi subdiaconus scripsit anno Domini MDCCXX. La scrittura è del tipo gotico, ogni carta contiene 6 righi di canto gregoriano. La decorazione del codice è a iniziali in rosso e blu a motivi geometrici e teste di uccello. Le iniziali più notevoli sono: c. lv: Z (Zelus domus tue), c. 6: L (Liberavit Dominus) c. 10: D (Dixit iniquis) c. 15: A (Astiterunt reges)c. 19: V (Vim faciebant) c. 24: A (Ab insurgentibus) c. 29v: 1 (In pace) c. 33: E (Elevamini) c. 37: D (Deus adiuvat) c. 41: D (Domum tuam) Da c. 47 in poi le iniziali sono rimaste da completare.
Manoscritto membranaceo
1720
15
Ratio modulandi cantum in concinenda passione dominica quatuor evangelistarum in cathedrali Pratensi. Anno Domini MDCCLXXIV.
Cartaceo, del 1774, di pp. 90 segnate con numeri romani. La legatura è in cuoio con impressioni in oro. Il frontespizio, illustrato a acquarello, contiene la gloria di santo Stefano e sullo sfondo la badia di S. Fabiano e la fattoria di Cerreto Guidi. Misure: mm. 335x240.
Manoscritto cartaceo, legato in cuoio pp. 90
1774
16
Ratio modulandi cantum in concinenda passione dominica quatuor evangelistarum in cathedrali Pratensi. Anno Domini MDCCLXXIV.
Cartaceo, del 1774, di pp. 84 segnate con numeri romani. La legatura è in cuoio con impressioni in oro. Il frontespizio, illustrato a acquarello con la gloria di santo Stefano, riporta sullo sfondo il prospetto della badia di S. Fabiano e della fattoria di Cerreto Guidi. Misure: mm. 335x240.
Manoscritto cartaceo, legato in cuoio pp. 84
1774
17
Ratio modularteli catitum in concinenda passione dominica quatuor evangelistarum nec non pascali praeconio etfontis benedictione in cathedrali Pratensi.
Cartaceo, del 1774, di pp. 114 segnate con numeri romani. La legatura è in tela, il dorso in cuoio. Il frontespizio è acquarellato con la gloria di santo Stefano, il prospetto della badia di S. Fabiano e della fattoria di Cerreto Guidi.
Alle pp. 104, 106, 108, 110, 111 e 113 si hanno le illustrazioni per la guida della cerimonia per la benedizione del fonte battesimale. Misure: mm. 335x240.
Manoscritto cartaceo, legato in tela pp. 114
1774
18
Antiphonarium e Graduale di alcune feste del Signore e dei Santi.
Cartaceo, già segnato di lettera I, del secolo XVIII-XIX, di pp. 221, rilegato in cuoio con 5 borchie per piatto e fermaglio di chiusura in bronzo. Misure: mm. 430x350.
Manoscritto cartaceo, legato in cuoio pp. 221
secc. XVIII-XIX
19
Kyriale.
Manoscritto membranaceo del XIX secolo, di cc. 44, rilegato in cuoio con 4 borchie per piatto, angolari e fermaglio di bronzo. Misure: mm. 385x275.
Manoscritto membranaceo, legato in cuoio cc. 44
sec. XIX
20
Kyriale.
Manoscritto cartaceo del XIX secolo, formato da due parti rispettivamente di pp. 184 e 144, oltre le due di guardia. È rilegato in tela e cuoio. Nella prima parte, a p. 1: Missa solemnis del signor Giovan Francesco Becattelli maestro di cappella di Prato, a p. 184: indice delle varie messe. Nella seconda parte, a p. 58: Missa angelorum biphona, a p. 98: In festis 66. virginis Mariae. Et incarnatus bipbonus, a p. 134: Hymnus. 0 salutatis hostia biphonus; a p. 144: indice delle messe e degli iimi. Misure: ìnm. 315x240.
Manoscritto cartaceo, legato in tela e cuoio
sec. XIX
21
Antiphonarium in festo S. Stephani protomartyris.
Manoscritto cartaceo dell'anno 1827, scritto e figurato da Giuseppe Targioni, di cc. 25. Rilegatura in cartone e cuoio.
La decorazione del codice è formata da 12 lettere figurate e da 21 paesaggi finemente acquarellati su cui campisce la lettera capo verso. A c. 20 v, una veduta della città di Prato con la gloria di santo Stefano. Misure: mm. 535x370.
Manoscritto cartaceo, legato in cartone e cuoio cc. 25
1827
22
Graduale e Antiphonarium del proprio di alcuni santi.
Manoscritto cartaceo della seconda metà del XIX secolo, di pp. 392 + 12 segnate con numeri romani e 2 di guardia, in buono stato di conservazione. È rilegato con assi di legno, coperte di tela, con 5 borchie per piatto, 8 piccole borchie sul bordo inferiore, 2 cinture di chiusura ora perdute e 4 angolari in bronzo. La scrittura è eseguita a stampini.
Sono bianche le pp. 230-234, 351, 352 e le ultime 5. A p. 1: Liber M in quo invenies recentioruni officiorum cantiones et alias ad commoditatem chori cathedralis Pratensis ex veteribus codicibus hic relatas. Misure: mm. 525x360. La decorazione del codice è formata da: a) iniziali decorate con motivi floreali, frutta e tralci, ecc. a inchiostro rosso: p. 5: B (Beatam me dicent). Con un baldacchino p. 6: H (Hoclie egressa est). Con drago e gemme p. 18: G (Gaudens). Con tre angeli che cantano, un drago e la tiara pontificia p. 21: A (Alleluia), T (Tota pulchra) p. 27: D (Discite).
Un fascio di spighe e tralci di vite carichi di grappoli danno forma alla lettera nel cui interno è disegnato un cuore circondato di spine p. 27: S (Santificavi) p. 28: E (Et dixi) p. 29: S (Secundum). Con cariatide che sorregge un capitello p. 30: P (Pone me) p. 31: 1 (Improperium) p. 33: A (Ad Jesurn) p. 36: M (Miserebitur). Con un merletto b) iniziali figurate policrome: p. 1: T (Tota pulchra). L'Immacolata in piedi sotto un tempietto di stile neogotico, che schiaccia la testa del serpente; ai lati due vasi con gigli. Due angeli formano l'asta trasversale della T. Miniata da Alessandro Franchi p. 41: O (Omnis gloria). Nel corpo della lettera P immagine del Cuore di Maria c) iniziali policrome: p. 55: S (Stabant). Passiflora su fondo nero
Manoscritto cartaceo, legato in cartone e cuoio
sec. XIX
23
Cantiones in missis et vesperis officiorum votivorum nec non vesperorum comunis sanctorum, additis missis B.M. V. a pascha ad pentecostem et vesperis eiusdem.
Manoscritto cartaceo, segnato di lettera N, del secolo XIX, di pp. 215. La legatura è in cartone coperto in tela con 5 borchie per piatto e angolari in bronzo. Misure: mm. 450x310.
Manoscritto cartaceo, legato in cartone coperto in tela pp. 215
sec. XIX
24
Graduale Romanurn ab adventu ad pascha. Modulamina ab adventu ad pascha a P. R. Bottario chori magistro discipulis adlaborantibus ex libro Gregoriani cantus D, excellentium picturarum vetustate claro et in posteros adservando, in usum huius ecclesiae cathedralis Pratensis excripta anno Domini 1883.
Manoscritto cartaceo, segnato di lettera D11, del 1883, di pp. 526, in buono stato di conservazione. La numerazione delle pagine è in cifre romane fino a 393, segue poi in cifre moderne. La legatura è fatta con assi di legno coperte di tela; ogni piatto è protetto da 5 borchie, il bordo inferiore da 8 piccole borchie; due le cinture di chiusura. Misure: mm. 600x430.
Le iniziali decorate sono: p. 1: A (A te levavi). Con foglie stilizzate su fondo oro p. 7: P (Populus Syon). Con uccello che becca dei frutti p. 16: E (Excita). Con fiori p. 18: R (Rorate coeli). Con rose p. 25: P (Prope est). Con rose su fondo oro p. 54: H (Hodie). Con due gigli p. 57: C (Crastina die).
Con fiori e uccello> p. 59: L (Lux fulgebit). Con paesaggio su fondo oro p. 63: P (Puer natus est). Con fiori e presepe nel corpo della lettera, su fondo oro p. 70: I (In medio). Con fiori e uccello su fondo oro p. 74: E (Ex ore infantium). Con tralci di fiori su oro p. 78: G (Gaudeamus). Con cartiglio, foglie e fondo oro p. 94: E (Ecce advenit). Con fiori, tralci e un paesaggio esotico con nave su fondo oro p. 107: A (Adorate). Con fiori e tralci p. Ili: C (Circundederunt). Con tempietto esotico e uccello in rosso p. 150: I (Invocabit). Con foglie su fondo oro p. 170: R (Reminiscere).
Con foglie stilizzate su fondo oro p. 179: C (Confessio). Con foglie e fiori p. 191: I (Intret). Con foglie e oro p. 204: R (Redime). Con tralci e fiori p. 227: L (Lex Domini). Con foglie e motivi geometrici p. 243: I (In Deo). Con fiore e motivi geometrici p. 260: S (Salus). Con nodo di foglie p. 272: V (Verba). Con nodo e motivi stilizzati p. 278: L (Laetare). Con fontana, fiori e cornucopia p. 294: C (Cum santificatus). Con rosa, un paesaggio marino, una barca e casetta p. 301: L (Laetetur). Con fogliame p. 315: I (ludica). Con la colonna della flagellazione e i simboli della passione p. 384: E (Ecce). Con fogliame a inchiostro rosso.
Manoscritto cartaceo, legato in assi di legno coperte di tela pp. 215
1883
25
Officium defunctorum ad matutinum.
Manoscritto cartaceo della fine del XIX secolo, di pp. 88, A p. 39: In missa prò defunctis. Rilegato in tela sul dorso. Misure: mm. 290x225.
Manoscritto cartaceo, legato in tela pp. 88
sec. XIX
26
In festo sancii Stephani protomartyris. Officium et missa.
Manoscritto cartaceo del 1901, di pp. 129, In calce alla p. 129: Elvisius Sanesi elaboravit anno 1901. Misure: mm. 210X150.
Manoscritto cartaceo, legato in tela pp. 129
1901
27
Gradualia de communi et aliqua de proprio, item tractus.
A p. 1 : Liber 0 in quo prostant gradualia de communi et quaedam de proprio sanctorum itemque aliqui tractus facilioris et brevioris cantus, ergo ex cantu Romano authentico exscripti. Anno Domini MCMIII.
Manoscritto cartaceo del 1903, di pp. 104 + 2 di guardia. Legatura in cartone sui piatti, in pergamena sulla costola. Misure: 455x305.
Manoscritto cartaceo, legato in cartone e pergamena pp. 104
1903
28
In sabbato sancto ad benedictionem fontis baptismalis.
Manoscritto cartaceo del 1907, scritto e figurato da G. Biagioni, di cc. 32, rilegato in tela. Il frontespizio è decorato con la scena del battesimo di Gesù e gli stemmi del Capitolo e dei Biagioni.
Le illustrazioni della cerimonia, riportate a cc. 2, 20, 25, 26 e 30, sono di mano di Elvisio Sanesi. Misure: mm. 360x270.
Manoscritto cartaceo, legato in tela pp. 104
1907
29
Cantus versiculorum ad Nonam itemque quarumdam antiphonarum.
Manoscritto cartaceo mm. 240x160, legato in tela pp. 82
sec. XX
31
Antiphonarium et graduale.
Antifone dell'ordinario del tempo per il vespro e il mattutino e alcuni graduali delle domeniche dopo Pentecoste, dei primi del XX secolo, di pp. 80. Rilegato in tela e cartone. Misure: 310x220.
Manoscritto cartaceo, legato in tela e cartone pp. 80
sec. XX
32
In solenni ecclesiae dedicatione.
Parti sciolte per la cerimonia della consacrazione di una chiesa, così composte: a) Antifone, responsori, inni, ecc.
per il maestro del coro, di pp. 61. Sul foglio di custodia è scritto: «Proprietà del sac. Donato Ciampolini, poi proprietà del sac. Livio Papi e da questo donato al rev.mo Capitolo». b) Parti per i cantori, n. 5 di pp. 12 ciascuna, c) Tabelle cartonate per la consacrazione degli altari e della chiesa, n. 21. d) Tabelle con l'antifona o Redemptor, n. 21. Manoscritti cartacei del XIX-XX secolo. Misure: mm. 400x300.
Parti sciolte
XIX-XX
33
Repertorio alfabetico di tutto ciò che si trova di cantabile nei libri ad uso del coro della cattedrale di Prato.
In Prato 1779 per Bartolomeo Parenti.

Manoscritto cartaceo mm. 300x205 pp. 34
1779
34
Repertorio delle cantilene che occorrono nelle messe e vespri per uso della cattedrale di Prato, fatto Panno di nostro Signore 1864.
Manoscritto cartaceo mm. 340x230 cc. 21
1864