Tasti di scelta rapida del sito: Menu principale | Corpo della pagina | Vai alla colonna di sinistra

AST | Recupero e diffusione degli inventari degli archivi toscani
Menu di navigazione
Home » Visualizza scheda complesso archivistico

Colonna con sottomenu di navigazione


Contenuto della pagina


Codici corali e liturgici

Livello: serie

Estremi cronologici: secc. XIV - XX

Consistenza: 33 unità

I codici più antichi della propositura poi cattedrale di S. Stefano di Prato, che non servivano più al culto o che «stavano affatto dimenticati nell'antica residenza dei proposti pratesi, ora dei vescovi», volle mons. Giovambatista Rossi, vescovo di Pistoia e Prato (1837-1849), che fossero «rilasciati a miglior ornamento» della Biblioteca Roncioniana (F. Baldanzi, Libreria Roncioniana, «Calendario pratese», I (1846) p. 100). Passarono così alla Biblioteca, nel 1845, oltre 30 codici fra liturgici, letterari e giuridici (cfr. Introduzione p.XLV). Fra questi i più venerandi: una Biblia, un Homiliarium e un Burchardus, tutti e tre del XII secolo, rimpatriati per miracolo nel 1966 dopo una perigliosa fuga di alcuni anni in America, occorsa in conseguenza delle tristissime vicissitudini capitate alla Biblioteca fra il 1950 e il 1960.
Nell'inventarlo dei manoscritti della Biblioteca portano i numeri 1, 2 e 3. Nel corso del XIX secolo, per opera dei canonici bibliotecari Baldanzi e Pierallini, furono inoltre prelevati dall'archivio della propositura e collocati nella Biblioteca Roncioniana un lezionario membranaceo (Fragmenta lectionarii ad usum ecclesie Pratensis), menzionato nel XVI secolo dall'erudito pratese Alessandro Guardini (cfr. «Storia di Prato», Prato 1980, I, p. 354 nota 63), un codice cartaceo del XIV secolo con l'Eneide di Virgilio, un altro con i Carmi di Properzio, e il Tractatus de censuris di sant'Antonino di Firenze, membranaceo, del 1474, rispettivamente inventariati fra i manoscritti della Biblioteca sotto i numeri 92, 4, 6 e 9, tutti purtroppo spariti: e i codici tuttora conservati e descritti ai numeri 5 (un'Eneide di Virgilio), 7 (le Lettere a Lucilio di Seneca), 10 (una Miscellanea di mano di Francesco Fedro Inghirami da Volterra), 274 (i Capitoli della compagnia del Corpus Domini della Cattedrale, del 1476).
Nell'archivio del Capitolo, in seguito alla «donazione» disposta dal vescovo Rossi e alle sottrazioni perpetrate dai bibliotecari, restarono i soli corali per l'uso liturgico, descritti nel presente inventario dal n. 1 al n. 21r Le vicende dei codici appartenuti alla propositura sono documentate fino dall'anno 1163, allorché, a' 3 di dicembre, il proposto Uberto, oberato da debiti, fu costretto a dare in pegno al marmorario Carboncetto «testura evangeliorum et librimi passionarium et librimi Augustini» (Le carte della propositura, cit., p. 333 n. 181). Durante il XII secolo, nella scuola della canonica della propositura si insegnava a scrivere in bella minuscola carolina e si studiava il diritto canonico: opere destinate ad avere un influsso considerevole, come il Decreto di Burcardo di Worms, un Liber cartonimi, più noto come «Collezione di S. Maria Novella», attualmente nella Biblioteca nazionale di Firenze (Manoscritti, Conventi soppressi, A 4 269), e altre collezioni canoniche dell'epoca vennero proprio in quel tempo ad arricchire, insieme con omeliari, passionari, libri sacri e liturgici, la biblioteca dei chierici addetti al servizio della propositura (cfr. «Storia di Prato», cit., pp. 189-190).
Un «inventario di libri e arredi degli antichi proposti», databile alla prima metà o poco dopo del Trecento, (vedi Introduzione, pp. XXX-XXXI), faceva ascendere a un'ottantina il numero dei codici della biblioteca dei canonici. Nel 1337 il proposto Bartolomeo «recomendavit unum antifanarium noturnum XXVI quaternorum, item unum alium antifanarium noturnum XXIIII quaternorum et IIII cartarum, item unum librum videlicet salterium XVIII quaternorum, ser Chiarato rectori ecclesie S. Iacopi» (R. Fantappiè, IL bel Prato, Prato 1984, II, p. 26 n. 9).
Nella «consignatio tesaurorum» effettuata dai canonici al vescovo Andrea di Pistoia durante la visita pastorale del 1383 (vedi Introduzione, pp. XXXI-XXXV), i codici registrati erano una trentina, oltre a 16 «libelli modici valoris». Nel 1415 si trova registrata, nella «uscita comune per la sagrestia» della propositura, la seguente partita: «A dì 28 d'oghosto, spesi per fare achonciare uno humiliario ch'era ischoncio, achonciollo ser Iohamie d'Andrea da Sancto Vinciengio, ebbene in tutto soldi venti» (ASP, Patrimonio ecclesiastico, Propositura di Prato, n. 1157). Un antifonario, nel 1426, fu sottoposto a pignoramento, ma sembra ritornasse alla propositura: «1426. Uscita. A dì 17 di maggio, pagliai a ser Taiuolo nostaio (!) pistorese per la carta che fecie che noi riavessomo l'atefonario che aveva don Giovanni, che l'aveva racomandato messer Matteo che fue veschovo di Pistoia, costò grossi sette, che sono soldi trentaotto denari sei», e «a dì 12 di ferraio (1427], andai a Firenze per lo fatto dello antifonario, che era messer lo veschovo di Pistoia a Firenze, liberamente per la parte sua lo conciede alla pieve di Prato: istetti dì due, per le spese e per me e per la mula in tutto soldi ventiquattro» (ibid., n. 1166 cc. 57 e 36).
Tra il 1428 e il 1429 i quaderni dell'«Introytus et exitus prepositure Pratensis», riportano le spese pagate per la fattura di un graduale: «(c. 57) 1428. Uscita di danari dati a chartolaio e al miniatore e a dipintore per lo graduale. A dì 18 di margo, a Chalderino chartolaio da Firenze per carta per lo graduale fiorini sei nuovi arechati a moneta lire ventisett lb. XXVII s. - d. -. A dì 12 d'aprile, a Chalderino chartolaio in Firenze per carta per lo graduale lire dodici lb. XII s. - d. -.
A dì 27 d'aprile, a Chalderino cartolaio in Firenze per carta per lo graduale lire nove lb. VIIII0 s. - d. -. A dì 22 di maggio a Matteo disegnatore da Firenze ebbe lire quatro e soldi dieci di farina ch'io gli mandai; che pachai di vetura e di cabella soldi diciotto; il quale grano fue di frate Cabriello lb. IIII0 s. X d. scripte le decte partite a libro grande delle executioni a c. 79. (c. 31) 1428. A dì 28 d'ottobre, andai a Firenze a portare danari al dipintore che dipinse e'numeri del graduale e di sapere quando il veturale va a Roma, ispesse per me e per la mula soldi quatro lb. - s. 4 d. -. (c. 32) A dì 10 di dicienbre, paghai uno cuoio rosso che mandò messer lo proposto da Roma, paghai di vetura da Roma a Firenze lire due soldi quindici e al veturale che l'arechò da Firenge a Prato soldi due, in tutto lire due soldi diciasette lb. 2 s. XVII d. -.
A dì 19 di dicienbre, andai a Firenze per lo facto del graduale per arechare una parte per la festa di sancto Stefano, istetti dì uno e mego, per le spese mie e della mula sòldi otto e per fare lachare il detto graduale vollo il cartolaio in due calte che messedel suo soldi quatordici e fue Calderino cartolaio, in tutto soldi ventidue lb. 1 s. II d. A dì 19 di dicienbre, per due iscudiciuoli dell'arme di messer lo proposto che si puose al cuoio che mandò di Roma soldi trelb. - s. Ili d. -. A dì 14 di genaio, andai a Firenge per lo fatto del graduale per dare modo che si conpì e lo fatto della decima, istetti dì due colla mula, ispessi soldi otto lb. - s. VIE d. -. A dì 15 di genaio, per uno quaderno di fogli costorono soldi quatro lb. - s. IIII d. (ASP, Patrimonio ecclesiastico, Propositura di Prato, n. 1167). «(c. 44) 1429. Uscita di danari dati al chartolaio, al miniatore, al dipintore per lo graduale.
A dì 19 d'ottobre ebbe Matteo migniatore di grano cioè farina che fue istaia ventiquattro per soldi dodici lo staio, montò lire quattordici soldi otto lb. XIIIP s. Vili d. -. Item per la cabella della detta farina lire due soldi otto lb. II s. Vili d. -. Item a lui per vectura de la detta farina lire una soldi dodici lb. I s. XII d. -. Item a lui per una soma d'oglio lire nove e per la cabella lire due e per la vectura soldi dieci, in tutto lire undici soldi dieci lb. XI s. X d. -. A dì 20 di dicienbre, a Matteo miniatore ebbe uno fiorino nuovo romano f. I. A dì detto, a Rossello dipintore ebbe fiorini tre nuovi, fuorono meglio che fiorini correnti soldi quindici f. Ili lb. - s. -.
A dì 20 di dicienbre, ebbe Calderino cartolaio fiorini due nuovi e dì 23 di dicienbre ebbe Calderino fiorini tre nuovi romani, in tutto fiorini - Scripte le decte partite al libro grande delle executioni a c. 80». (ASF, Corporazioni religiose soppresse, Propositura di Prato, n. 53). Nel 1430 si ha il ricordo del restauro di alcuni breviari della sagrestia: «1430, a dì 2 d'oghosto, a ser Giovanni Trabocchi per racconciatura e' breviali di sagrestia, lasciati per lo maestro Piero da Sancto Miniati ... per tutto lire 6» (Archivio del Capitolo, n. 236 c. 50).
Nel 1445 fu pagato Filippo di Matteo Torelli miniatore per «più quaderni ... del graduale nuovo»: «1445. Uscita di danai! dati a messer lo proposto o suo chamarlingho. A lui e per lui, detto dì ( = 8 di settembre), a Filippo di Matteo Torelli, miniatore in borgho San Lorengo in Firenze, lire quaranta, presente messer Nicolò Banducci e Giuliano suo chericho, per risquotere più quaderni avea del graduale nuovo e chosì fe' fine a me per messer lo proposto d'ogni ragione che avesse su detto graduale, e misonsi, a pititione di messer lo proposto, in chasa messer Nicolò Banducci» (ASP, Patrimonio ecclesiastico, Propositura di Prato, n. 1178 alla data).
Stando alle gravi querele portate davanti al pontefice Eugenio IV dai canonici, sotto il governo del proposto Niccolò di Neri Milanesi (1425-1448), «pars thesauri et libroram sacrestie diete plebis, magni valoris, culpa dicti prepositi iverunt male et deperdita sunt».
Sembra, inoltre, che il proposto avesse sottratto «unum breviarium portarenum et unum salterium prò coro bonum» (Archivio del Capitolo, Pergamene, 1447 gennaio 14). Dalla badia di S. Fabiano, unita al Capitolo dei canonici in virtù della bolla del papa Leone X del 26 gennaio 1516, pervennero neirarchivio del Duomo «un libro di messe di carta pecora, detto graduale... anticho, era di S. Fabiano; uno antifanario usato iam di S. Fabiano, antico» (Archivio del Capitolo, n. 20 c. 133v).
Mentre il graduale è pervenuto fino a noi, l'antifonario fu «disfatto». Nel «libro dell inventarii della sagrestia del serenissimo et eminentissimo cardinale Carlo Medici», redatto intorno al 1630, sono descritti: «Nove libbri di carta pecora, grossi, notati di canto fermo per il choro; due cantarelli; due salmisti usati; tre breviarii usati (uno manca); due manuali usati; un graduale e un antifonario antichi (disfatto); un libbro di carta pecora con l'arme di papa Leone per gl'inventarii; quattro salterini di carta pecora per le messe de' morti, usati (bene consumati); tre salterini in carta pecora nuovi per le messe de' morti (disfatti)» (ibid., n. 2276).
Nell'inventario composto nel 1723, erano segnalati «n. dieci libri grandi di canto fermo in carta pecora, cioè libro grosso pasquale, libro delle domeniche, libro paonazzo, libro bianco, libro della Badia, tre libri dell'antifone dei vespri, libro grosso dall'Avvento, libro nuovo dei responsorii della settimana santa. N. due cantarelle di carta pecora, quali servono in coro per i chierici» (ibid.).
Secondo una rilevazione del 1820 {ibid., n. 2281), i tre codici corali della prima metà del Trecento, contrassegnati dai mi. 1, 2 e 3, godevano di buona salute; nel 1864 il n. 1 portava già i segni delle ferite e deturpazioni subite: «Antifonario dall'Avvento alla settimana santa. Codice membranaceo legato in vacchetta ornata un tempo di bullette e borchie di ottone.
Le carte sono 206, alcune delle quali tagliate; le miniature furono tolte o guastate. È nell'archivio» {ibid., n. 2282 n. 325). Merita infine un cenno particolare il graduale e antifonario n. 22, databile intorno al 1864, illustrato in parte dal pittore pratese Alessandro Franchi.
Sulle miniature dei nostri corali fino al XV secolo e i loro probabili autori, si veda: G. Milanesi, Storia della miniatura italiana, Firenze 1850, p. 313, 315 316. C. Pini - G. Milanesi, La scrittura di artisti italiani, Firenze 1876, I, n. 28. L. Mazzei, Lettere di un notaro a un mercante del secolo XIV, per cura di C. Guasti, II, Firenze 1880, pp. 419-421. P. D'Ancona, La miniatura fiorentina (secoli XI-XIV), II, Firenze 1914, n. 1712, n. 1713, n. 1714, p. 769. A.M. Giara nei, Lorenzo monaco miniatore, «L'Arte», XXXV (1932), p. 384. M. Salmi, La miniatura gotica fiorentina, Roma 1954, pp. 27 e 49.
M. Levi D'Ancona, Matteo Torelli, «Commentari», IX (1958), pp. 244-258. M. Levi D'Ancona, Bartolomeo di Fruosino, «The Art Bulletin», XLIII (1961), p. 84 n. 33 e pp. 95 e 97. M. Levi D'Ancona, Miniatura e miniatori a Firenze, Firenze 1962. pp. 44, 59, 234.
E.B. Garrison, Studies in thè Hystory of Mediaeval Italian Painting, II, n. 4, Firenze 1956, pp. 213-216; III, n. 1, Firenze 1957, pp. 33-46; n. 2, Firenze 1957, pp. 144-146; IV, n. 3-4, Firenze 1962, pp. 300-302. G. Marchini, Il tesoro del Duomo di Prato, Prato 1963, pp. 15-19, 24-26, 83, 104, 108. K. Berg, Miniature pistoiesi del XII secolo, «Il romanico pistoiese nei suoi rapporti con l'arte romanica dell'Occidente. Atti del I convegno internazionale di studi medioevali di storia e d'arte, Pistoia-Montecatini Terme, 27 settembre-3 ottobre 1964», Pistoia 1966, pp. 143-162. K. Berg, Studies in Tuscan Twelfth-century Illumination, Oslo-Bergen-Tromsò 1968, pp. 63, 186, 193, 301-305. M. Ciatti, Primi ritrovamenti in seguito ad un'indagine sistematica nel distretto di Prato, «La miniatura italiana in età romanica e gotica. Atti del 1° congresso di storia della miniatura italiana, Cortona, 26-28 maggio 1978», Firenze 1979, pp. 443-459. «Storia di Prato», Prato 1980, I, pp. 189-190.


Unità archivistiche