Livello: serie
Estremi cronologici: 1548 - 1549Consistenza: 2 unità
Da un punto di vista documentario i capitoli del 1548 prevedevano la redazione di un libro dove annotare tutti i "partiti e riformagioni da farsi et vincersi per il consolo et suoi prudentissimi consiglieri e tutte le sententie de' sindachi et ragionieri della decta Arte", di uno destinato alle appuntature e alle condanne da conservarsi in Gabella, probabile omologo degli altri 'Specchi' del Comune. Completavano la gamma delle tipologie documentarie un "libro grosso" dove venivano annotati i debitori e i creditori dell'Arte ed uno in cui si registravano tutte le 'ragioni' dei provveditori e dei camerlenghi, sulla falsa riga dei registri prodotti nell'ambito della contabilità comunitativa 1 . Evidentemente all'omologazione istituzionale degli enti riconducibili all'autorità del Comune corrispondeva una piena condivisione delle prassi amministrative e documentarie facilitata dalla continua osmosi del personale chiamato all'amministrazione di queste diverse istituzioni. Delle cinque unità attualmente riconducibili a questa sezione, due contengono, entrambe in copie sei-settecentesche, i capitoli dell'Arte redatti da una balia eletta nell'aprile 1548 e approvati dal Consiglio generale colligiano il 18 luglio di quell'anno, cui si aggiunsero le addizioni approvate fra l'agosto 1548 e il dicembre 1549 e definitivamente ratificate da parte de gli Otto di pratica 2 . La terza unità è costituita da un registro delle tratte degli ufficiali dell'Arte compilato fra 1627 e 1673, residuo di una produzione senza dubbio più vasta, mentre la quarta e la quinta si riferiscono rispettivamente all'insediamento di una nuova cartiera a Colle e alla costituzione di una "Unione generale di tutta l'Arte" risalente al gennaio 1647. Proprio questa ultima vicenda ci consente di valutare con attenzione le modalità di conservazione della documentazione prodotta dall'Arte: nel gennaio 1647 infatti, per far fronte alle loro crescenti difficoltà economiche, i proprietari degli edifici erano giunti alla risoluzione di costituire un "unione generale di tutta l'Arte" facendo ricorso agli ingenti capitali del mercante Lorenzo Buonaccorsi, che in cambio di veniva il vero e proprio amministratore della erigenda società, in caricato della gestione delle vendite e delle forniture delle cartiere. L'accordo venne tuttavia ridiscusso e riformulato nel marzo successivo, stabilendo che i gestori delle cartiere potessero lavorare solo per il Buonaccorsi. L'accordo di là a pochi mesi, stante anche la crisi dell'industria cartaria in tutto il Granducato, fu impugnato dal Buonaccorsi dando avvio ad un lungo contenzioso 3 . In una lettera inviata al podestà colligiano del 14 ottobre 1649 i Nove Conservatori, dietro segnalazione del nuovo cancelliere della comunità Cianfi, chiedevano ragione del fatto "che al tempo del cancelliere Giunchetti fossero levate di codesta Cancelleria del Pubblico le scritture di codesta Arte della carta", sollecitando il rettore a convocare i "rappresentanti della comunità et Arte della carta, il cancelliere Cianfi sì come detto Vetturini e chi altri sia interessato" per inviarne dettagliata relazione 4 . Nella loro risposta del 20 ottobre al podestà i priori colligiani dichiaravano:
circa le scritture dell'Arte della carta, doviamo rappresentarle come queste scritture, solite conservarsi tra le altre pubbliche di questa Cancelleria, furono, alcuni anni sono, levate di quivi e date a ser Tommaso Vetturini al tempo di messer Scipione Giunchetti, cancelliere di questa comunità, perché detto Giunchetti essendo in quel tempo interessato nel negozio della carta attenente allora all'affare Buonaccorsi come riscontro o che altra carica havesse, renumptiò la carica di cancelliere di detta Arte dicendo che per essere egli deputato concessa non poteva esser cancelliere e però dalli uomini di detta Arte fu eletto detto ser Tommaso e a lui furono consegnate le scritture. Il presente cancelliere della comunità Cianfi non ha interesse alcuno nel negozio della carta come nemmeno sono per averlo li successori e perciò fa instanza li siano consegnate quelle scritture supponendo di poter servire quella Università come hanno fatto li suoi antecessori et è quanto m'occorre con soggiungere quelle scritture veramente starebbono bene nella Cancelleria della comunità.
Accogliendo l'istanza del cancelliere e dei rappresentanti colligiani i Nove nel febbraio 1650 prescrissero in via definitiva la conservazione delle scritture dell'Arte in Cancelleria informandone il podestà:secondo la petizione e instanza fatta al Magistrato nostro per messer Giovan Battista Cianfi cancelliere di codesto pubblico, che per buon governo e per interesse ancora della carica si riduca la Cancelleria per gli affari di cotesta Arte della carta, come era prima nel cancelliere di cotesta comunità, stante massime non esser più messer Scipione Giunchetti, che con giusta ragione si contentò che fusse deputata altra persona per detti affari, di ché vi si scrisse sotto dì 14 ottobre prossimo passato. Visto quanto è stato proposto con la scrittura trasmessaci con le note responsive del 20 novembre susseguente da codesti rappresentanti supra de ciò e quanto ha esposto ser Tommaso Vetturini stato cancelliere di detta Arte come per sua scrittura trasmessa con dette note responsive e preso da noi informatione di tal negozio da messer Girolamo Buonaccorsi, haviamo risoluto sì come per queste nostre risolviamo che tutte le scritture di cotesta Arte della carta si consegnino al cancelliere di detta comunità come erano prima acciò in quella Cancelleria siano custodite e conservate le dette scritture e da esso cancelliere siano maneggiati gli affari di essa secondo gli ordini5.
Da segnalare infine che alcune unità riconducibili sicuramente all'attività istituzionale dell'Arte della carta sono tuttora conservati presso l'archivio della famiglia Ceramelli-Papiani, donato al Comune di Colle. Il più importante da segnalare è il registro delle "Provisioni fatte e deliberate dal consolo et governatori et maestri dell'Arte di carta della città di Colle" fra il 1628 e il 1687, contenente fra l'altro anche la Riforma dell'Arte redatta nel 1628 6 . Al momento è stato impossibile stabilire con certezza quando e perché questo registro sia confluito nell'archivio Ceramelli, ma la presenza anche di altra documentazione sicuramente riconducibile in origine all'archivio della Cancelleria comunitativa può far pensare ad una sua più o meno lecita sottrazione, connessa ai variegati interessi patrimoniali, istituzionali o antiquari dei molti membri della famiglia Ceramelli, esponenti di spicco del 'reggimento' colligiano fra XVIII e XIX secolo. La famiglia Ceramelli aveva forti interessi nell'industria cartaria sin dal XVIII secolo, tanto che il suo archivio è stato definito "un utile complemento delle fonti ufficiali" per studiare la realtà produttiva colligiana 7 . Vi si trovano ad esempio, le carte relative all'affaire Buonaccorsi e i Capitoli dell'acque e gore approvati nel 1588 in Consiglio generale 8 , o ancora gli "Statuti della Città di Colle fra i padroni e i lavoratori" del 1569, che entrambi nel 1746 erano ancora conservati nella Cancelleria comunitativa 9 . Alla luce di quanto esposto suona almeno sospetto l'incarico di ordinamento dell'archivio comunitativo affidato nel 1776 a Giovanni Ceramelli (n. 1708 + 1782) che si concluse con lo 'spurgo' di numerosi atti ritenuti inutili 10 .