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Camarlingato di Casentino

Sede: Bibbiena (Arezzo)

Date di esistenza: 1452 - sec. XVI

Intestazioni: Camarlingato di Casentino, Bibbiena (Arezzo), 1452 - sec. XVI

Storia amministrativa:
L'imposta diretta applicata da Firenze agli abitanti del contado andava, fin dal XIV secolo, sotto il nome di "estimo": termine che indicava contemporaneamente anche i censimenti periodici dei beni, realizzati sulla base delle denunce ("portate") richieste a tutti i popoli, e quel particolare coefficiente reddituale, attribuito ai popoli stessi e alle singole famiglie, su cui l'imposta veniva concretamente calcolata in percentuali che variavano in relazione alle necessità del Comune dominante.
Stabilito preventivamente il contingente complessivo da riscuotersi ogni volta ("massa"), gli ufficiali fiorentini dell'estimo provvedevano a ripartirlo fra i popoli e i comuni del contado che dovevano distribuire la loro "quota" fra i capi famiglia, riscuoterla tramite i loro camarlinghi e versarla al comune di Firenze 1 .
Anche dopo l'attuazione della riforma fiscale del 1427 - poggiante su un nuovo censimento catastale, periodicamente rinnovato, e su meccanismi che dovevano consentire di ancorare più strettamente il prelievo fiscale al reddito effettivo - i possidenti del contado fiorentino continuarono a corrispondere un'imposta sulla "sostanza" dei loro beni mobili e immobili, e i non possidenti una tassa personale ("testatico") a carico degli uomini abili al lavoro 2 . Quando poi, nel 1507, ultimato il rifacimento dei vecchi catasti mediante il rilevamento diretto dei soli beni immobili e operata la rideterminazione delle rendite e dei coefficienti di calcolo, venne introdotta anche nel contado la nuova imposta di "decima" (già in vigore da alcuni anni per i cittadini fiorentini), si finì per ancorare ad essa anche il calcolo del testatico, facendo gravare sui lavoratori, addetti alla conduzione dei fondi, una quota d'imposta proporzionale a quella pagata dai proprietari. Nacque così l'imposta del "decimino".
I camarlinghi dei popoli e dei comuni del contado furono autorizzati nel 1506 3 a trattenere la quarta parte degli introiti riscossi a titolo di decima e di decimino per rimborso delle operazioni di esazione e per altre occorrenze dei popoli stessi, restando obbligati a versare il rimanente (15 soldi per lira) a quello dei dodici "camarlinghi del contado" da cui dipendevano per il vecchio estimo. Nel 1506 risultava dunque già stabilizzata l'esistenza di appositi "camarlingati" che fungevano da circondari di riscossione dell'imposta diretta e presso i quali si conservavano, popolo per popolo, i ruoli dei contribuenti in modo da poter commisurare la quantità complessiva d'estimo da riscuotersi dai diversi camarlinghi locali.
La loro circoscrizione territoriale è ricostruibile, in gran parte, sulla base degli appositi campioni che l'ufficio della Decima repubblicana predispose, intorno al 1508, con riferimento ai singoli camarlingati, trasportandovi, popolo per popolo, le partite dei contribuenti descritte nelle serie dei campioni dei cittadini, degli ecclesiastici e dei contadini 4 . Fra questi campioni, relativi a tutti e dodici i camarlingati 5 , non figurano però quelli (probabilmente mai compilati) relativi al Casentino, che si configura così come una sorta di circondario aggiuntivo di cui Bibbiena era probabilmente il capoluogo, ma di cui non è possibile, in questa sede, stabilire l'esatta estensione e la natura dei popoli ad esso rispondenti, forse più numerosi di quelli di cui rimangono i ruoli nell'archivio del camarlingo.
La situazione appare in qualche modo spiegabile in riferimento alla posizione territoriale di Bibbiena, e più in generale del Casentino, rispetto a Firenze.
Fin dal momento della sua sottomissione, nel 1360, fu previsto nei "capitoli" relativi, che il castello e il territorio di Bibbiena fossero aggregati "in perpetuo" al Contado fiorentino e al quartiere di S. Giovanni 6 . Simile concessione venne forse riconosciuta anche nelle capitolazioni dei comuni della Valle Fiorentina 7 , di Raggiolo 8 , di Romena 9 e di altri popoli casentinesi venuti in potestà di Firenze nel corso del XIV e del XV secolo.
La riconduzione al contado fiorentino - identificato originariamente con l'antica diocesi fiorentina-fiesolana e corrispondente, grosso modo, ai vicariati di Certaldo, S. Giovanni e Scarperia - di territori che non ne facevano storicamente parte per essere situati nel "distretto", mentre conferiva agli abitanti i diritti propri dei cittadini fiorentini, comportava la loro soggezione al regime fiscale della dominante da cui non erano invece vincolati gli altri distrettuali i cui comuni erano tenuti, più semplicemente, al pagamento di una tassa annuale fissa. Certamente, anche per ragioni di riconduzione al circuito fiscale esistente nel contado, un complesso di comuni casentinesi risultava aggregato in un piviere denominato di "Gropina secondo" 10 , limitrofo al primo che, già dal 1322, riuniva, sull'altro versante del Pratomagno, numerosi popoli appartenenti alla lega omonima 11 . Almeno alcuni dei popoli del nuovo piviere vennero dunque censiti all'estimo 12 e assoggettati, successivamente al catasto e alla decima; per essi fu certamente creato quell'ulteriore camarlingato di cui sopravvivono gli atti, ma per cui l'Ufficio della Decima repubblicana non previde specifici campioni, forse in considerazione della variabilità del sistema fiscale di volta in volta applicato in quei territori la cui condizione giuridica era, in qualche modo, sospesa fra contado e distretto.