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Istituto professionale e casa di riposo "Giovanni Pascoli"

Sede: Livorno

Date di esistenza: 1803 - 1987

Intestazioni: Istituto professionale e casa di riposo "Giovanni Pascoli", Livorno, 1803 - 1987

Storia amministrativa:
Nei primi anni dell'Ottocento la situazione per le strade di Livorno era critica a causa della presenza di un numero sempre crescente di mendicanti senza fissa dimora; alcuni cittadini sentirono quindi l'esigenza di presentare nel 1803 un progetto al Comune per la costruzione di un Ricovero per i poveri ma, a causa della febbre gialla, delle vicende politiche e della mancanza di mezzi, non fu possibile realizzarlo.
Nel 1841 il Governatore di Livorno marchese don Neri dei principi Corsini, allo scopo di "liberare la città dalla piaga dell'accattonaggio e di provvedere all'educazione morale del popolo", propose la costituzione di una "Pia casa di lavoro". Il progetto dell'architetto Alessandro Gherardesca fu approvato dal Governo granducale con sovrano motuproprio il 16 ottobre 1844. I lavori di costruzione iniziarono nel 1845 con i fondi provenienti da speciali tasse consentite dal Governo granducale. A seguito di ritardi nei lavori, l'edificio fu inaugurato il 16 luglio 1861, data in cui iniziò l'attività vera e propria dell'istituto, che ospitò 200 poveri di ambo i sessi.
In base a un Regolamento provvisorio approvato con risoluzione governativa il 23 maggio 1861, con il quale fra l'altro la precedente denominazione veniva mutata in "Pia Ccsa di S. Andrea", l'amministrazione spettava a una Deputazione composta dal Gonfaloniere pro tempore, un Consigliere del Governo locale, due possidenti e un negoziante. La Deputazione veniva nominata dal Consiglio comunale e dalla Camera di commercio. Successive modifiche del Regolamento, approvate con R.D. 5.7.1863, stabilirono che la Deputazione venisse sostituita da una Congregazione collegiale gratuita, composta da un Presidente e da otto consiglieri eletti dal Consiglio comunale.
Nel 1866 la "famiglia" degli assistiti raggiunse i 500 ricoverati di ambo i sessi, compresi gli inabili al lavoro e gli orfani dai 7 ai 12 anni. Ai bambini si voleva dare una educazione morale, fisica e un'istruzione professionale.
Nel 1886 le Figlie della Carità della Casa pia venivano richieste per l'assistenza agli anziani e per l'educazione dei giovani.
Il Regolamento definitivo del Ricovero, deliberato il 31 agosto 1871, fu approvato con R.D. 21.12.1871. Nel 1892 con R.D. del 2 settembre l'Opera mutò nome in "Ricovero di mendicità". Fu eretto in Ente Mmrale con il R.D. 16.12.1897. Nel 1908 il Ricovero accolse i profughi del terremoto di Messina e durante la guerra del 1914-18 ospitò i profughi di Gorizia, ragione per cui gli assistiti superarono le 800 unità. Lo Statuto del 20 ottobre 1920, approvato con R.D. 19.12.1920, mutava la composizione del Consiglio di amministrazione dell'istituzione inserendo un presidente nominato dal Ministero dell'Interno e stabilendo che uno dei quattro consiglieri fosse nominato dal Ministero dell'Industria. L'art. 1 dello Statuto modificava nuovamente la denominazione dell'istituto in "Casa di ricovero per inabili al lavoro e per minorenni poveri di Livorno". Con R.D. 8.3.1925 fu approvato un nuovo Statuto organico e cambiato definitivamente il nome in "Istituto professionale e Casa di riposo Giovanni Pascoli".
Nel 1943, a seguito dei bombardamenti, 200 ricoverati vennero sfollati nella provincia di Lucca e non poterono ritornare nel 1945 a causa del divieto opposto da parte delle Autorità alleate, che nel frattempo avevano occupato la sede dell'istituto. I ricoverati furono così dislocati in locali di fortuna siti a Montenero e all'Ardenza. Nel 1947 si riottenne la disponibilità dell'edificio e negli anni successivi si procedette a cura dello Stato italiano alla ristrutturazione dei locali, ormai disastrati.
L'Istituto, che fin dalla sua fondazione ha svolto sia il ruolo di casa di riposo per anziani sia di scuola professionale per i giovani, ha formato artigiani qualificati quali falegnami, meccanici, tipografi, ricamatrici, maglieriste...
I corsi elementari si tenevano all'interno dell'istituto, successivamente i giovani erano tenuti a frequentare istituti tecnici, professionali o altre scuole statali che li avviassero al lavoro, oppure veniva trovato loro un lavoro adeguato.
Nell'adunanza del 2 maggio 1863 la Deputazione cittadina, composta dal Presidente cav. Michele D'Angelo e dai deputati Giuseppe Tommasi e Tito Malenchini, approvò l'edificazione di una scuola materna attigua all'istituto, grazie all'elemosina elargita dal sig. cav. Carlo Grabau, scuola che dal nome del benefattore avrebbe assunto il nome di "Asilo Grabau". Nel 1931 nell'Asilo erano assistiti 170 bambini.