Tasti di scelta rapida del sito: Menu principale | Corpo della pagina | Vai alla colonna di sinistra

AST | Recupero e diffusione degli inventari degli archivi toscani
Menu di navigazione
Home » Visualizza scheda soggetto produttore

Colonna con sottomenu di navigazione


Complessi archivistici

Soggetti produttori

Contenuto della pagina


Società operaia di Buti

Sede: Buti (Pisa)

Date di esistenza: 1868 gen. 16 - 1925 1

Intestazioni: Società operaia di Buti, Buti (Pisa), 1868 - 1925

Storia amministrativa:
In età preunitaria il fenomeno dell'associazionismo di mutuo soccorso era una prerogativa quasi esclusiva del Regno di Sardegna. Prima del 1860 in tutta la Toscana si contavano soltanto venti sodalizi, divenuti 55 nel 1862; in provincia di Pisa erano la Società degli Artigiani di Volterra (sorta nel 1854), la Società Operaia di Pisa, quella fra i lavoranti della fabbrica Palme e quella de La Rotta; a livello nazionale, nello stesso anno, le associazioni di mutuo soccorso erano più di quattrocento e contavano oltre centomila iscritti, numero che aumentò costantemente fino a primi anni del '900 1 .
Sorte inizialmente come sodalizi di lavoratori di settori diversi, col tempo le società di mutuo soccorso si trasformarono in associazioni di categoria.
Le società di mutuo soccorso nacquero, nella maggior parte dei casi, su impulso della borghesia liberale; questo interesse aveva origini filantropiche, ma mirava anche ad impedire un associazionismo esclusivamente operaio che avrebbe potuto anche rappresentare un potenziale pericolo per le istituzioni. In genere l'impegno borghese si risolse con un sostegno paternalistico che andava dalla beneficenza al mutuo soccorso, senza mai assumere connotati politici di opposizione. L'interesse della classe dirigente borghese, sia nelle società di mutuo soccorso che nel contesto sociale, per la formazione e l'istruzione, era anche dovuto al ritorno che questa vedeva in uno sviluppo economico. Il mutuo soccorso riscosse l'interesse delle classi dirigenti per una forma di associazionismo che pareva conciliare - entro un contesto ispirato ai principi laici e liberali - gli interessi dei lavoratori e degli imprenditori e possidenti. In secondo luogo, l'entità patrimoniale, che tendeva ad accrescersi col tempo, anche nel caso delle società minori, e che comunque nel complesso era di tutto rilievo nell'Italia del tempo 2 . Talvolta le società di mutuo soccorso furono anche oggetto dell'interesse di uomini politici nel tentativo di riscuotere preferenze elettorali, non tanto da parte dei soci operai, esclusi dall'elettorato, quanto da parte del corpo dirigente borghese; le società di mutuo soccorso rivestirono comunque una funzione determinante per la compagine dei lavoratori, avendo tra gli obiettivi fini assistenzialistici e di sviluppo sociale.
Nel 1872 si tenne a Roma il congresso delle società di mutuo soccorso, rivolto all'associazionismo operaio non allineato con le società di ispirazione mazziniana. Il congresso approvò un accordo di unificazione fra le società operaie, chiamato Patto di Fratellanza 3 , che non prevedeva alcun organo centrale di collegamento, riconoscendo la peculiarità dei diversi sodalizi. Nel 1877 il ministro del!'Agricoltura, Commercio e Industria, Maiorana Calatabiano, presentò un disegno di legge - mai realizzato - finalizzato al riconoscimento giuridico delle associazioni di mutuo soccorso. Nel 1880 si tenne a Bologna un altro congresso delle società di mutuo soccorso, promosso dall'allora ministro Miceli, in cui fu ampiamente discusso un nuovo progetto di legge per il riconoscimento giuridico di queste istituzioni. I delegati delle associazioni si opposero al progetto di legge che subordinava l'esistenza legale delle società all'autorizzazione del governo, che in questo modo avrebbe esercitato ampi controlli sui sodalizi, ed approvarono l'ipotesi di una semplice registrazione presso i Comuni. Due anni dopo si tenne a Roma un congresso, su spinta governativa, finalizzato a ricevere il supporto delle società di ispirazione moderata per i progetti di legge che prevedevano l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro, una cassa pensioni nazionale sulla vecchiaia e il riconoscimento giuridico delle società di mutuo soccorso. Il congresso accolse le proposte del governo ma limitò il riconoscimento giuridico ad una registrazione volontaria presso i tribunali. La legge del 15 aprile 1886, n. 3818 (entrata in vigore nel 1888) segnò un primo passo importante in quanto stabilì che le società di mutuo soccorso potessero acquisire personalità giuridica se costituite esclusivamente da operai e se finalizzate a garantire ai propri soci sussidi nei casi di malattia, inabilità al lavoro, vecchiaia, e assistenza alle famiglie dei soci defunti; la legge prevedeva tra l'altro che i sodalizi promuovessero l'istruzione e il sostegno per le attività lavorative, ma vincolava i patrimoni societari ai fini che la stessa legge individuava. Complessivamente la normativa non obbligava i sodalizi a particolari vincoli o limitazioni, ciò nonostante ben poche di queste si attennero alle disposizioni. Sei anni dopo l'entrata in vigore del provvedimento su scala nazionale solo il 17,2% delle società era stato riconosciuto, e nel 1904 il dato era salito appena al 23,7%: è da sottolineare altresì che le percentuali delle società toscane e pisane rimasero sempre inferiori alle medie nazionali. La legge si risolse pertanto in un fallimento, forse anche per il timore di una eccessiva ingerenza dell'autorità pubblica. La fortuna del mutualismo in genere calò rapidamente, sia perché i nuovi indirizzi di legislazione sociale dimostrarono l'insufficienza dei suoi benefici, sia perché il proletariato trovava nelle leghe di resistenza degli organismi più appropriati per le lotte di lavoro, sia infine perché dati i bassi salari, gli operai non avevano di fatto la possibilità materiale di far fronte agli oneri contributivi 4 .

La Società Operaia di Buti fu costituita il 16 gennaio 1868 su impulso di un gruppo di cittadini di cui facevano parte Dionigi Pacini Lodovico Disperati, Olinto Soldi, Demetrio Marianini, Mario Belloni, Patrizio Pacini, Reale Disperati e Luigi Pacini. Gli scopi dell'istituzione non si discostavano da quelli delle Società costituite in questo periodo in quasi tutte le località del territorio nazionale: Scopo principale di questa Società è di soccorrere il povero, sviluppare in esso il sentimento del dovere sia morale che religioso, e iniziarlo a repartire i suoi guadagni procurati nei giorni buoni, onde possa provveder da sé all'esigenze dei tempi cattivi5 <...> ciascun membro di questa Società pagherà una piccola somma, col mezzo di leggiere sottoscrizioni settimanali, finché sarà in buona salute riceverà poi il pane quando per malattia, o altra disgrazia, non potrà più lavorare6. <...> Il comitato promotore nominò primo presidente della Associazione Demetrio Marianini, e scelse come proprio stemma l'Arme del proprio Paese, la quale consiste in un'Aquila in un campo d'oro, avente nelle due zampe un ramo d'olivo e di castagno, quali rami stanno a denotare principalmente i prodotti e la industria del Paese medesimo, sotto di questa si aggiunse due mani conserte, simbolo di alleanza e del mutuo soccorso7, dettando poi l'ordinamento della istituzione, ordinamento che prevedeva anche l'ammissione delle donne, purché sieno rappresentate di fronte alla Società dai respettivi padri, mariti o fratelli o prossimi parenti, o dal tutore se trovansi in età pupillare, non essendo loro concesso di intervenire alle adunanze8; chi aveva subito più di una condanna, chi aveva commesso furti, o aveva attentato ai costumi, non poteva essere ammesso, mentre le condanne per causa meramente politica, incorse sotto cessati Governi9, non erano di ostacolo all'ammissione.
Nei suoi primi anni di attività il sodalizio non ebbe una propria sede, e le adunanze, sia del Comitato Direttivo, che quelle generali, si svolgevano prima nei locali del Teatro e successivamente nelle abitazioni dei soci.
Nel 1871 la Società rivelò avere difficoltà finanziarie dovute anche alla mancata partecipazione economica del Comune e dei soci onorari; questo comportò le dimissioni del presidente e lo scioglimento del sodalizio.
Gli atti conservati oggi nell'archivio del Comune di Buti non ci permettono di individuare in quale momento fu ricostituita la Società Operaia, che comunque risulta essere nuovamente attiva nel 1873. Negli anni Ottanta l'associazione poté finalmente dotarsi di una sede propria grazie alla donazione del terreno su cui fu costruito l'edificio.
Nel 1886 10 si contavano a Buti tre sodalizi di questo genere: la Società Operaia di Mutuo Soccorso, con 397 soci, la Società Indipendente di Mutuo Soccorso, con 250 soci, e la Società di Mutuo Soccorso tra i Tenutari di Cavalli, con 54 soci. Meno di dieci anni dopo gli atti dell'Ufficio Centrale di Pubblica Sicurezza 11 registrano come attiva soltanto la prima, che era diventata Società di Mutuo Soccorso fra gli Operai, Coloni e Braccianti, di principi monarchici costituzionali 12 , il cui numero di iscritti si era ridotto a 89, seguendo la tendenza nazionale che vedeva difficile la sopravvivenza di queste istituzioni.


Complessi archivistici prodotti:
Società operaia di Buti, 1868 - 1925 (fondo, conservato in Comune di Buti)