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Inventario dell'archivio preunitario del Comune di Scarperia

Tipologia: inventario analitico

a cura di Vanna Arrighi

patrocinio: Comune di Scarperia - Provincia di Firenze

Pubblicazione: Firenze, All'Insegna del Giglio, 1991

Descrizione fisica: pp. IX, 504, cm. 24

Collezione: Biblioteca dell'assessorato alla cultura, 11

Numeri: ISBN - 88-7814-060-0

Contenuti:

La pubblicazione dell'inventario dell'Archivio Storico del Comune di Scarperia rappresenta, per diverse ragioni, motivo di grande soddisfazione per l'Amministrazione Provinciale di Firenze. La stessa mole del volume testimonia innanzitutto l'importanza storica di questo archivio e gli stretti legami che Scarperia, fin dall'anno della sua fondazione nel 1306, ha avuto con Firenze: un archivio ricchissimo di documenti quindi, che da oggi gli studiosi interessati potranno più facilmente consultare e utilizzare. Con questo volume inoltre si arricchisce ulteriormente la nostra collana di pubblicazioni, la "Biblioteca dell'Assessorato alla Cultura", che fin dall'inizio si è posta precipuamente la funzione di supporto tecnico nel campo della schedatura e della catalogazione dei beni culturali. Anche questo inventario rappresenta, come già nel caso dell'Archivio di Lastra a Signa (n. 5 della Collana), di quello post-unitario di Fiesole (n. 6) e di quello di Impruneta (n. 8), la degna conclusione di un lavoro di riordino promosso e finanziato dalla Provincia in stretta collaborazione con la Sovrintendenza Archivistica per la Toscana, all'interno di un programma più vasto che è iniziato oltre dieci anni or sono. Rispetto agli altri precedenti volumi, però, l'edizione di questo inventario si colloca in un momento politico molto importante per la Provincia: se fino ad ora avevamo giustamente lamentato l'assenza di competenze specifiche in materia di beni culturali, la recente legge 142/90 sulle autonomie locali assegna finalmente alle Province un autonomo ruolo per la valorizzazione dei beni culturali. Da questo punto di vista perciò viene legittimato ed esaltato un lavoro che la Provincia di Firenze aveva iniziato da tempo e che trova nella nuova legge non solo una conferma, ma uno stimolo per nuovi impegni in questo settore. Se elemento fondamentale per la valorizzazione del bene culturale è la conoscenza del bene stesso e, più in generale, la conoscenza della realtà storico-territoriale in cui il bene è inserito, il riordino di un archivio comunale e la pubblicazione del suo inventario costituisce il punto di partenza indispensabile per qualsiasi iniziativa di ricerca e di riscoperta del patrimonio locale. Legittimati dalla nuova legge, questo impegno ormai tradizionale rappresenta per noi, adesso, soltanto un primo passo sulla via della valorizzazione dei beni culturali di cui Scarperia e il Mugello sono ricchissimi e che intendiamo contribuire a far conoscere e salvaguardare sempre di più.

Beatrice Magnolfi
Assessore alla Cultura della Provincia di Firenze



Sono molto lieto di presentare l'inventario dell'archivio storico preunitario di Scarperia, uno dei più importanti della Provincia di Firenze, per la compresenza a Scarperia del Vicariato, della Podesteria, della Cancelleria comunitativa oltre ad altri Enti come il Monte Pio e Confraternite religiose. Inoltre sono presenti atti riguardanti le Podesterie di S. Piero a Sieve, di Barberino di Mugello e del Vicariato di Firenzuola. Con questa pubblicazione, resa possibile grazie alla sensibilità dell'Amministrazione provinciale che ha inserito il volume nella sua prestigiosa collana della "Biblioteca dell'Assessorato alla Cultura" e della Cassa Rurale e Artigiana del Mugello, si chiude un lungo lavoro di recupero e di riordino iniziato subito dopo la seconda guerra mondiale, quando insieme a un gruppo di volontari della ex-Pro loco, riunimmo i preziosi volumi, salvandoli dall'incuria e dall'abbandono. Nel 1976 è iniziata l'inventariazione, con il qualificato intervento della dr.ssa Vanna Arrighi, designata dalla Soprintendenza archivistica di Firenze. L'operazione, a causa della mole dell'archivio, si è conclusa soltanto nel 1981 e ha necessitato di successivi interventi di revisione e di controllo. Finalmente la ricca documentazione potrà essere di più facile accesso a studenti e studiosi per una migliore conoscenza della nostra storia. Resta un ultimo desiderio: una migliore collocazione dell'archivio, essendo l'attuale locale insufficiente e non idoneo a ospitare tanti antichi e preziosi documenti.

Silvio Milani
Assessore alla Cultura del Comune di Scarperia



Con l'inventario dell'archivio storico del Comune di Scarperia la "Biblioteca dell'Assessorato alla Cultura" della Provincia di Firenze si arricchisce di un nuovo importante volume, che rappresenta un'indispensabile guida per quanti vorranno addentrarsi nei tanti percorsi di ricerca offerti da un corpus documentario assai cospicuo ed articolato. Dell'archivio comunale di Scarperia come fonte storica, parlò Vanna Arrighi in un convegno tenutosi nel 1981 nel palazzo dei Vicari del Mugello e dedicato ai beni culturali di quel territorio. L'impegnativa promessa allora fatta di dotare quell'archivio di un efficace inventario è stata adesso onorata ed il tempo da allora trascorso sottende le difficoltà incontrate e la mole del lavoro compiuto. Esso si riferisce ad un insieme di fondi archivistici, prodotti da uffici le cui competenze andavano per lo più ben oltre il territorio della comunità di Scarperia: in paricolare, il Vicariato del Mugello - così bene illustrato nella sua evoluzione storico-istituzionale dalla dott.ssa Arrighi -, la Podesteria di Scarperia, la Cancelleria Comuntitativa, la Lega di Tagliaferro poi Comunità di S. Piero a Sieve, la Podesteria di Barberino, il Vicariato di Firenzuola. Le carte ordinate e descritte documentano un lungo arco cronologico, che prende le mosse nei primi decenni del Quattrocento per concludersi con l'unificazione amministrativa italiana. Si tratta di fonti di straordinario interesse, prodotte da istituzioni periferiche dello Stato toscano; esse costituiscono per la ricerca storica un insostituibile complemento della documentazione derivata dagli organismi centrali dello Stato, finora più conosciuta ed indagata. Va al Comune di Scarperia ed all'amministrazione provinciale di Firenze il merito di aver promosso e sostenuto il progetto del riordinamento dell'archivio storico, di cui viene adesso presentato l'inventario. Esso si configura anche come un'ulteriore, importante tappa sul cammino della tutela e della valorizzazione degli archivi comunali toscani; obiettivi questi per i quali la Sovrintendenza Archivistica opera da molti anni, in stretta collaborazione con gli amministratori locali, desiderosi di salvaguardare l'identità culturale e quindi le tradizioni e la memoria storica dei territori ad essi affidati. L'impegno tenace della dott.ssa Arrighi, che da molti anni e su più versanti collabora con la Sovrintendenza Archivistica, ha dato quindi attuazione ad aspettative e volontà che, in altri casi, per quanto determinate esse siano, trovano non pochi ostacoli sul cammino della loro realizzazione e, primo fra tutti, la disponibilità di operatori capaci di restituire un'adeguata e corretta struttura ad archivi di notevoli dimensioni, che abbiano perso nel corso dei secoli l'originaria fisionomia storico-istituzionale. Credo di poter concludere che l'edizione di questo inventario dia un contributo concreto e duraturo alla valorizzazione ed alla salvaguardia dei beni culturali del Mugello, territorio caratterizzato da un'evidente ricchezza di testimonianze storiche dalle forti connotazioni originali. Con l'inventario dell'archivio storico del Comune di Scarperia la "Biblioteca dell'Assessorato alla Cultura" della Provincia di Firenze si arricchisce di un nuovo importante volume, che rappresenta un'indispensabile guida per quanti vorranno addentrarsi nei tanti percorsi di ricerca offerti da un corpus documentario assai cospicuo ed articolato. Dell'archivio comunale di Scarperia come fonte storica, parlò Vanna Arrighi in un convegno tenutosi nel 1981 nel palazzo dei Vicari del Mugello e dedicato ai beni culturali di quel territorio. L'impegnativa promessa allora fatta di dotare quell'archivio di un efficace inventario è stata adesso onorata ed il tempo da allora trascorso sottende le difficoltà incontrate e la mole del lavoro compiuto. Esso si riferisce ad un insieme di fondi archivistici, prodotti da uffici le cui competenze andavano per lo più ben oltre il territorio della comunità di Scarperia: in paricolare, il Vicariato del Mugello - così bene illustrato nella sua evoluzione storico-istituzionale dalla dott.ssa Arrighi -, la Podesteria di Scarperia, la Cancelleria Comuntitativa, la Lega di Tagliaferro poi Comunità di S. Piero a Sieve, la Podesteria di Barberino, il Vicariato di Firenzuola. Le carte ordinate e descritte documentano un lungo arco cronologico, che prende le mosse nei primi decenni del Quattrocento per concludersi con l'unificazione amministrativa italiana. Si tratta di fonti di straordinario interesse, prodotte da istituzioni periferiche dello Stato toscano; esse costituiscono per la ricerca storica un insostituibile complemento della documentazione derivata dagli organismi centrali dello Stato, finora più conosciuta ed indagata. Va al Comune di Scarperia ed all'amministrazione provinciale di Firenze il merito di aver promosso e sostenuto il progetto del riordinamento dell'archivio storico, di cui viene adesso presentato l'inventario. Esso si configura anche come un'ulteriore, importante tappa sul cammino della tutela e della valorizzazione degli archivi comunali toscani; obiettivi questi per i quali la Sovrintendenza Archivistica opera da molti anni, in stretta collaborazione con gli amministratori locali, desiderosi di salvaguardare l'identità culturale e quindi le tradizioni e la memoria storica dei territori ad essi affidati. L'impegno tenace della dott.ssa Arrighi, che da molti anni e su più versanti collabora con la Sovrintendenza Archivistica, ha dato quindi attuazione ad aspettative e volontà che, in altri casi, per quanto determinate esse siano, trovano non pochi ostacoli sul cammino della loro realizzazione e, primo fra tutti, la disponibilità di operatori capaci di restituire un'adeguata e corretta struttura ad archivi di notevoli dimensioni, che abbiano perso nel corso dei secoli l'originaria fisionomia storico-istituzionale. Credo di poter concludere che l'edizione di questo inventario dia un contributo concreto e duraturo alla valorizzazione ed alla salvaguardia dei beni culturali del Mugello, territorio caratterizzato da un'evidente ricchezza di testimonianze storiche dalle forti connotazioni originali.

Rosalia Manno Tolu
Sovrintendenza Archivistica per la Toscana



L'archivio preunitario del comune di Scarperia è costituito da vari nuclei documentari prodotti dai vari enti che ebbero sede in questo luogo nel corso dei secoli o che vi furono riuniti in conseguenza di provvedimenti presi allo scopo di evitarne la dispersione. Vi si trovano pertanto non solo i documenti degli organismi di autogoverno locale, antichi progenitori del comune moderno, ma anche gli atti di magistrature statali, quali i vicari e i podestà1 e quelli di enti non territoriali a carattere religioso come le compagnie, o laico come il Monte Pio. Volendo delineare le caratteristiche degli enti, i cui atti hanno concorso a formare l'archivio preunitario del comune di Scarperia, inizieremo dai rappresentanti del potere centrale che la Repubblica Fiorentina prima e poi il Principato inviava periodicamente a Scarperia, come in altri luoghi del dominio, ad esercitarvi funzioni proprie dello Stato, quali l'amministrazione della giustizia, la tutela dell'ordine pubblico, la difesa dai nemici esterni, etc.

1. Capitano, castellano, podestà

Scarperia fu fondata, com'è noto, nel 1306 con il nome di Castel San Barnaba e fu una delle "terre nuove" edificate dalla Repubblica Fiorentina tra il 1299 ed il 1350 allo scopo di presidiare le zone del suo dominio più recentemente sottratte al potere feudale2. Questa circostanza rese necessaria fin dall'inizio la presenza "in loco" di un rappresentante del governo, allo scopo di sorvegliare i lavori di costruzione e la distribuzione delle case ai nuovi abitanti, fatti affluire dai paesi vicini con la promessa di benefici fiscali; pertanto contestualmente alla decisione di edificare Scarperia, fu stabilito di inviarvi messer Matteo di Neri da Gubbio, uno degli ufficiali forestieri componenti la corte del capitano del popolo allora in carica3. Un documento del 17 gennaio 1307/8, di poco posteriore alla Provvisione del 1306, che segna l'atto di nascita di Scarperia, ci mostra tuttavia già la presenza nella nuova terra di un ufficiale fiorentino, Bernardo Bordoni, con il titolo di "generalis capitaneus castri Santi Barnabe de Mucello, pro comuni Florentie deputatus", impegnato a pronunziarie sentenze ed a comunicare multe, alla testa di una piccola corte4. Si trattava con ogni probabilità di uno dei capitani delle leghe del contado che proprio in questo periodo erano state istituite e rese operative5; quella delle leghe fu infatti, com'è noto, la più antica organizzazione data da Firenze al suo dominio, alla base del reclutamento militare e dall'imposizione fiscale, attuata riunendo sotto un unico capitano i popoli di uno o più pivieri, organismi questi ultimi che affondavano le proprie radici nella distrettuazione ecclesiastica altomedievale. Il capitano di ciascuna lega fungeva da comandante militare di tutti gli uomini atti alle armi abitanti nel distretto e da giudice per le controversie di non grande entità; sorveglianza inoltre sull'ordine pubblico, impedendo ai banditi ed ai nemici del comune di Firenze di trovarvi rifugio6. Probabilmente per alcune leghe la nomina del capitano avveniva localmente, ma per altre, tra le quali, sembra, anche per quello che ci interessa, esso veniva designato dal centro. La lega di Castel San Barnaba o di Scarperia risulta, da un documento del 1332, composta dai due pivieri di Sant'Agata e Fagna, oltre che dalla terra che gli dava il nome7. Oltre alle compagnie armate del popolo, esisteva però nel nuovo castello anche un vero e proprio presidio militare permanente, al comando di un castellano, anch'esso di nomina governativa, presidio che nel 1356 constava di 20 fanti8. Questo drappello, già poco numeroso ove si considderi che a questa data doveva essere ancora vivo il ricordo del lungo assedio subìto pochi anni prima da parte delle truppe del Visconti, fu in seguito ulteriormente ridotto; esso comprendeva infatti 12 fanti nel 1392 e 4 fanti nel 1401 9, segno inequivocabile del progressivo affievolirsi delle motivazioni strategiche che avevano determinato la fondazione del paese; era cresciuta invece nel frattempo, in conseguenza della costruzione della strada del Giogo e della dotazione di un mercato settimanale, l'importanza commerciale ed amministrativa di Scarperia 10. Nel 1376, in seguito ad una ristrutturazione territoriale del dominio fiorentino, alle leghe furono in molti casi sovrapposte le podesterie, il territorio di ognuna delle quali era costituito da una o più leghe; il territorio della podesteria di Scarperia ricalcò quello della lega preesistente, con la sola aggiunta, peraltro temporanea, del comune di S. Piero a Sieve11. Al vertice della podesteria c'era un podestà con funzioni analoghe a quelle del capitano della lega, cui si era sostituito; esso veniva eletto a Firenze, tra tutti i cittadini abili agli uffici maggiori con il sistema delle tratte e portava con sé nella sede assegnatagli un seguito di notai, guardie e cavalli, che costituivano la sua "famiglia" e la cui consistenza variava da luogo a luogo. La famiglia del podestà di Scarperia era formata alla fine del '300 da un notaio, tre fanti ed un cavallo, essendo tale podesteria compresa tra quelle di secondo grado "mediocri"12; in seguito verrà retrocessa al terzo grado, ma il numero dei fanti al seguito del podestà verrà aumentato di due, avendo quest'ultimo ereditato, dapprima temporaneamente, poi in modo definitivo, le funzioni del castellano; sembra infatti che il castellano di Scarperia non sia stato più eletto dopo il 23 marzo 140513, segno della definitiva perdita d'importanza militare di questo centro. Le estrazioni dei podestà di Scarperia si susseguono ogni sei mesi fino al 1424, anno in cui, con deliberazione del 16 novembre, fu stabilito che ogni autorità e potere già spettanti a questo magistrato fossero assunti dal vicario del Mugello14 e pertanto il podestà di Scarperia sparisce per sempre dall'"organico" degli uffici estrinseci del comune di Firenze. Gli organismi di cui finora si è parlato (capitano della lega, castellano, podestà) sono accomunati dal fatto di non aver lasciato tracce documentarie nell'archivio locale; le notizie, peraltro assai sommarie, che ne abbiamo date sono state rintracciate in documenti statali, soprattutto nelle liste per le elezioni predisposte dal notaio delle Tratte e in alcune lettere ed ordini loro inviate dalla Signoria e da altri organi del governo centrale. Sorte ben diversa ha avuto il vicariato, di cui, sebbene non ci siano stati conservati gli atti del periodo più antico della sua esistenza, ci rimangono le serie documentarie prodotte dal 1530 al secolo XIX.

2. Vicario e vicariato

L'istituzione del vicariato del Mugello risalente al 141515 e la fissazione della sua sede a Scarperia rappresentano il punto culminante di quel processo di svuotamento degli antichi centri di potere e la loro sostituzione con altri centri, che è stato notato anche in altre zone del dominio fiorentino, tanto da poter essere considerata una costante nella politica espansionistica del comune di Firenze 16. Quella decisa nel 1414 non fu la creazione di un istituto nuovo17: l'esistenza di un "vicarius Mucelli" è documentata già nel libro di Montaperti (1260) come destinatario di varie lettere ed ordini "super custodia et munitione contrate Mucelli"18. Il fatto che la carica di vicario avesse nel secolo XIII una connotazione eminentemente militare ci è confermato anche dal verbale di una Consulta del 1290, in cui si decise di nominare tre vicari, uno per il Mugello e la Valdisieve, uno per il Valdarno e l'altro per la Valdelsa, nell'ambito della guerra contro Lucca19. Altre elezioni alla medesima carica si ebbero presumibilmente negli anni successivi, finché la Provvisione del 24 agosto 1304 non intervenne ad abolirla e ad annulllare le elezioni dei vicari già in carica, con l'unica eccezione di quello del Mugello, carica in quel momento rivestita dal conte Alberto da Mangona20, la cui esistenza è documentata ancora nel 1312 e nel 131421. Questa eccezione, che vedremo ripetersi varie volte nel corso del secolo, va senza dubbio collegata con la presenza in Mugello con la potente casata degli Ubaldini, contro cui Firenze ingaggiò una lunga lotta protrattasi fino al 1373, anno della loro definitiva disfatta22. Di questa lotta la costruzione di Scarperia del 1306 non rappresentò pertanto l'epilogo, ma solo uno dei momenti cruciali. Con la signoria di Gualtieri di Brienne, duca di Atene, i vicari ricomparvero in tutto il dominio fiorentino ed anche in quello degli altri comuni toscani che gli si erano dati in signoria. I questo breve periodo i vicari non furono più soltanto capi militari, ma furono dotati di amplissimi poteri giudiziari ed amministrativi; chiamati a ricoprire questa carica furono esponenti delle principali famiglie magnatizie fiorentine (Adimari) o di altre città (Cancellieri di Pistoia, Salmoncelli di Lucca, Guazzalotti di Prato), scelti personalmente dal duca23. Chiusa la parentesi signorile, i vicari furono in massima parte aboliti, tranne in zone strategiche come il Valdarno inferiore e la Valdinievole, in cui saranno riconfermati gli stessi vicari ducali24. Per gli anni immediatamente successivi non si è potuto reperire alcun documento, ma si può arguire che in alcune zone i vicari rimasero e che venivano eletti per "tratta", cosa che ci fa supporre che venissero scelti tra i cittadini fiorentini: una Provvisione dell'11 agosto 1346, infatti, mentre dispone che siano sottoposti a sindacato tutti i rettori del dominio (podestà, vicari, castellani) stati in carica dal 26 luglio 1343, giorno della cacciata del duca di Atene, fino a quelmomento, stabilisce anche che per il futuro essi vengano eletti "a mano"25. A partire dal 1346 vediamo infatti a ricoprire l'ufficio di vicario di Valdinievole, l'unico per cui la documentazione ci soccorra, unicamente cittadini fiorentini, membri della Parte Guelfa, la potente organizzazione che in quel periodo deteneva praticamente il monopolio delle cariche più importanti26. Nel contado invece la carica vicariale fu ripristinata soltanto nel gennaio 1350, in concomitanza con il tentativo visconteo di invadere la Toscana, ed affidata ancora una volta a dei "conestabili", cioè dei condottieri di origine esterna allo stato fiorentino: Guglielmo da Belmonte "ultramontano" fu eletto vicario del Valdarno inferiore, Giacomo da Fiore della Valdelsa e Luigi da Busa, anch'egli "ultramontano", del Valdarno superiore27. Il compito fondamentale di questi vicari era quello di perlustrare con le loro squadre di fanti e cavalieri, il territorio loro affidato, allo scopo di prevenire e reprimere ribellioni e di arrestare i nemici del comune di Firenze, consegnandoli poi alla corte del Podestà cittadino. Con un provvedimento dell'11 gennaio dello stesso anno fu attribuita loro anche la "iurisditio sanguinis", cioè la podestà di punire sommariamente, fino alla massima pena, i banditi su cui fossero riusciti a mettere le mani28. Alla scadenza del mandato, durato sei mesi, dei tre vicari suddetti, si portò a quattro il loro numero, istituendo anche il vicario del Mugello e Valdisieve, carica che fu attribuita a Giacomo da Fiore, stato nel semestre precedente vicario di Valdelsa29. Per gli anni successivi ci restano notizie molto frammentarie, dalle quali sembra di poter arguire che in alcune zone tra cui il Mugello, la carica di vicario fosse mantenuta in vita ed affidata a cittadini fiorentini. Ai primitivi compiti di repressione degli sbanditi dal comune di Firenze, si aggiunsero quelli contro "latrones, homicidas, stratarum robbatores, incendiarios, diffamatos homines", sebbene limitati alla cattura dei colpevoli e alla raccolta delle prove, da trasmettere poi, insieme alla persona del reo, alla corte del Podestà di Firenze, incaricata del processo vero e proprio 30. Nei provvedimenti normativi la competenza giudiziaria dei vicari era stata limitata alla sola fase esecutiva, ma nella prassi dovette già fino daquesto periodo affermarsi una piena cognizione giudiziaria: in un documento dell'ottobre 1352 vediamo infatti il cittadino fiorentino Rosso di Ricciardo Ricci che, nel momento di deporre la carica di vicario di Mugello, da lui precedentemente tenuta per sei mesi e dodici giorni, rivolgere istanza alla Signoria di essere "conservato indenne" dalle conseguenze di avere, nel corso del suo incarico, pronunziato sentenze anche corporalmente, di avere ordinato esecuzioni reali e personali31. Effettivamente i pochissimi atti che documentano l'attività dei vicari del Mugello di questo periodo ci mostrano che ormai essi dispongono di una sede fissa, nel palazzo pubblico di Scarperia e che seguono tutte le fasi dei processi, dalla fase istruttoria all'emissione della sentanza; e se è vero che i reati di loro competenza erano sempre quelli connessi con l'ordine pubblico, ci sembra, se è lecito trarre delle indicazioni dal numero veramente irrisorio di documenti rimasti, di cogliere la tendenza a far rientrare in questa cotegoria quasi ogni genere di reato, dal favoreggiamento di banditi e ribelli alla banale rissa da osteria32. Dopo pochi anni furono tuttavia ripristinati anche i vicariati del Valdarno inferiore (febbraio 1356), della Valdelsa (ottobre 1356) e della Valdisieve (novembre 1356), affidati a cittadini fiorentini "popolari e guelfi", da estrarsi dalle borse già predisposte per il vicario del Mugello. Anche per questi provvedimenti di istituzione prevedevano funzioni giudiziarie meramente esecutive, mentre la mancanza di qualsiasi documento da loro prodotto ci priva della possibilità di verificare se nella prassi si sia verificato lo stesso processo di straripamento di competenze già notato per il vicario del Mugello. A differenza di quest'ultimo, però, i tre vicari ripristinati nel 1356 non avevano una sede fissa, ma dovevano spostarsi incessantemente per il territorio loro affidato, in modo da visitare ogni località almeno tre volte nel semestre di carica 33. Essi ebbero tuttavia vita breve poichè nel dicembre 1359, a causa "multarum querelarum... de gestis vicariorum Vallis Else, Vallis Sevis et Mucelli (non vi si parla del vicario del Valdarno inferiore), non solum de trasgressione eorum offitii et balie, verum etiam de multis illicitis extorsionibus per eos et ipsorum offiliates et familias factis", si stabilì di sispendere le elezioni a tali cariche e poi, nel marzo 1360, di sopprimerle del tutto34. Sebbene nei provvedimenti citati il vicario del Mugello fosse accomunato agli altri due, tuttavia abbiamo fondate ragioni per affermare che per esso la soppressione, se pure vi fu, ebbe effimera durata: nel luglio di quello stesso anno, nel deliberare una nuova elezione a questa carica, si affermava che l'eletto dovesse portare con sé in ufficio una "famiglia" della stessa consistenza di quella dell'allora vicario Paolo Vettori35. Lo stesso provvedimento estese anche le competenze giudiziarie a l'ambito territoriale del vicario del Mugello, stabilendo che egli dovesse conoscere anche delle controversie civili nella zona denominata "Alpes Ubaldinorium", in cui evidentemente l'autorità del comune di Firenze era ancora malcerta. Per le modalità de elezione, essendo state annullate le borse specifiche, si stabilì di utilizzare quelle predisposte per il bicario della Valdinevole. Non sappiamo per quanto tempo il vicariato del Mugello rimase ancora regolarmente officiato, ma presumibilmente dovette avere vita breve. Per gli anni successivi e fino ai primi del '400 non si ha più traccia nei documenti pubblici di istituzioni di vicariati nel contado: altri vicari furono gradatamente istituiti nelle zone che man mano entravano a far parte del dominio fiorentino o che vi ritornavano dopo tentativi di ribellione, come a S. Miniato, ove il vicariato fu istituito nel 1370, ed a Firenzuola, sede del vicariato di Firenzuola e Podere, istituito nel 137336. Nel contado invece furono occasionalmente instituite magistrature speciali, per lo più rivestite da ufficiali forestieri, a carattere itinerante, che assunsero varie denominazioni: i Difensori del Contado, la cui presenza è documentata pressoché stabilmente nel periodo 1371-7937, i Bargelli, operanti indistintamente in città e nel dominio, istituiti successivamente38, il "Vicarius generalis totius comitatus", della cui esistenza abbiamo notizie nel 1389 e nel 139239. Finalmente nei primi anni del secolo successivo i vicariati ricompaiono stabilmente anche nel ccontado, in un periodo compreso tra il 1408, data di istituzione del vicariato del Valdarno superiore o di S. Giovanni, ed il 1415, quando furono creati quella del Mugello e della Valdelsa. Dai prototipi trecenteschi questi vicari avevano ereditato la caratteristica più vistosa, cioè la competenza in maniera penale, ma ne differivano profondamente per il carattere ed il significato ormai attribuito nella prassi e nel diritto al loro incarico: non più ufficiali straordinari da eleggere in caso di bisogno, con conseguente necessità di ridefinirne ogni volta i poteri, le competenze, l'ambito territoriale, lo stipendio, le modalità di elzione, etc., bensì rappresentanti stabili del governo in periferia, con circoscrizioni territoriali che obbediscono all'esigenza di una regolare e consapevole distrettuazione, tipica di uno stato non più soltanto cittadino. Nel 1424 fu loro attribuita la cognizione esclusiva dei reati commessi nel vicariato40. Ognuno dei tre vicariati del contado, il cui territorio si arrestava alle mura cittadine, comprendeva più podesterie, con a capo un podestà con cognizione civile piena e cognizione penale limitata ai pochissimi reati regolamentati dagli Statuti locali (bestemmia, gioco d'azzardo, resistenza a pubblico ufficiale, etc.), nonchè sui danni dati. A causa della sfera superiore in cui esercitava la sua autorità e della maggior ampiezza del territorio, il vicario assunse con l'andare del tempo, almeno nella prassi, una certa superiorità sui podestà della sua circoscrizione e divenne quasi magistratura intermedia e di collegamento tra il governo centrale e questi ultimi, su cui tuttavia continuava a non avere nessuna superiorità gerarchica. Con la soppressione della podesteria di Scarperia, avvenuta, com'è noto, nel1424, il vicario del Mugello acquistò una duplice giurisdizione: quella civile sul territorio della podesteria di Scarperia, cui in seguito si aggiunse quella di Tagliaferro, quella penale sulle stesse e su quelle di Barberino (Mangona), Borgo San Lorenzo, Vicchio, Dicomano (Belforte), Campi, Signa, Carmignano, Sesto, Fiesole e Calenzano. A causa di queste molteplici funzioni, egli era tenuto a portare, con sé in ufficio due notai, sei donzelli, 23 fanti, sette cavalli, costituenti la sua "famiglia"41. Quando poi i vicariati, per assolvere ai compiti loro affidati dal potere centrale, primo tra tutti l'esazione delle imposte, si doteranno di organismi federativi (consigli generali) e di propri ufficiali, il vicario si configura come vertice di tutta questa organizzazione: parte da lui, ad esempio, la convocazione del consiglio di vicariato (ed anche di quello di podesteria, nelle zone in cui egli aveva sostituito il podestà), che si riunivano sempre alla sua presenza; fino ad oltre la metà del '500 egli esercita inoltre, tramite il suo notaio civile, che fungeva da cancelliere del vicariato, il controllo sulla riscossione delle imposte e sulla tenuta dell'archivio. L'autorità del vicario, piuttosto generica sul piano del diritto, si definiva "in loco" attraverso l'applicazione degli Statuti locali e l'esecuzione degli ordini che giornalmente gli venivano inviati dal centro. I confini territoriali del vicariato del Mugello rimasero sostanzialmente invariati fino all'epoca delle riforme leopoldine; andò mutando invece nello stesso periodo la fisionomia di questo magistrato42: se nel periodo compreso tra il 1423 e l'instaurazione del principato mediceo esso era stato il tribunale penale ordinario per gli abitanti della circoscrizione, la cui competenza si estendeva fino alla pena capitale, con l'affermarsi del principato comincia, nella prassi più che nel diritto, un processo di riduzione e specializzazione delle sue competenze. Di questo processo cercheremo di fissare alcuni punti fondamentali: la riorganizzazione delle milizie avvenuta nel 1535, sottrasse al vicario la competenza su un'intera categoria di persone, appunto i "descritti", per i quali fu istituito un apposito tribunale che, durante il ducato di Alessandro de' Medici, formava interamente i processi, in epoca successiva lasciava al vicario la fase istruttoria43; nel 1559 il giudizio sui delitti comportanti la massima pena divenne privativa del Magistrato degli Otto di Guardia e Balia (già da alcuni anni le sentenze per tali delitti erano state sottoposte all'approvazione preventiva dei Conservatori di Leggi, cui spettava anche il sindacato sull'operato dei giusdicenti locali 44; l'istituzione, poi, dell'Auditore Fiscale, avvenuta nel 1543, comportò una semplice maggiore ingerenza di questo magistrato, giustificata dai suoi compiti istituzionali di tutelare gli interessi del Fisco in materia di multe, confische, etc. su tutti i tribunali centrali e periferici, che erano tenuti a inviagli copia di tutte le sentenze45; al dominio andò estendendosi progressivamente l'ingerenza di tribunali orinariginariamente cittadini, come il Magistrato Supremo e la Ruota46, né d'altra parte era limitata alla città all'azione di vecchi tribunali repubblicani, quali la Mercanzia, la Grascia, le Arti, ridimensionati, ma non aboliti, durante il principato47. L'istituzione a Scarperia, come in altri luoghi dello stato, di un cancelliere dei Nove, avvenuta attorno al 157048, segnò il passaggio a quest'ultimo di molte delle incombenze amministrative prima spettanti al vicario, tantoche molti degli ordini diramati dagli organi centrali cominciano ad essere diretti al cancelliere, piuttosto che al vicario49. Il punto di arrivo di questo processo di riduzione e specializzazione delle competenze vicariali si ebbe con la Riforma dei Tribunali Provinciali atuuata da Pietro Leopoldo nel 1772, che rese uniforme l'amministrazione della giustizia in tutto lo stato50. Essa, tra molte altre cose, stabilì modalità precisa per la nomina di vicari e podestà; non più l'estrazione a sorte tra i Fiorentini abili agli uffici, ma un esame sostenuto davanti alla Pratica Segreta dagli aspiranti, per cui tassativo il titolo di dottore in legge o almeno di notaio: Tale riforma comportò anche una redistribuzione territoriale dellegiusdicenze criminali: ad esempio, dal vicariato, di Scarperia furono scorporate le podesterie suburbane di Sesto, Fiesole e Campi, su cui fu estesa la competenza del tribunale cittadino degli Otto di Guardia e Balia, la podesteria di Carmignano, sottoposta al vicariato di Prato, e quella di Dicomano-Belforte, compresa nel vicariato della Valdisieve. Ai vicario del Mugello rimase pertanto la giurisdizione criminale sulle podesterie di Scarperia e San Piero a Sieve (ove deteneva anche quella civile) e su quelle di Barberino e Borgo San Lorenzo. Tale stato di cose continuò ad esistere fino al 1808, quando l'annessione della Toscana all'impero francese comportò una vera e propria rivoluzione nel sistema giurisdizionale: anzitutto il territorio dell'ex granducato fu diviso in tre dipartimenti, ognuno dei quali era suddiviso in tre circondari, ciascuno dei quali a sua volta comprendeva più cantoni. Nei capoluoghi di dipartimento fu istituita una Corte Criminale, che divenne il Tribunale di Prima Istanza, che divenne il tribunale civile ordinario; al livello inferiore c'erano le giudicature di pace, una o più per ogni cantone, il cui territorio coincideva grosso modo con quello delle antiche podesterie. I poteri de giudici di pace erano invece inferiori a quelli degli antichi podestà. Erano infatti compenti sugli atti di volontaria giurisdizione e nelle controversie di minimo valore; avevano inoltre moderate funzioni repressive, potendo ordinare l'arresto in alcuni casi limitati, tra cui la flagranza di reato; avevano poi ereditato dagli antichi podestà la cognizione dei danni dati e le funzioni di polizia urbana. La loro nomina era di pertinenza del sottoprefetto, il quale tuttavia scendeva tra due candidati eletti dal consiglio cantonale51. Nell'ordinamento giudiziario napoleonico Scarperia divenne dunque sede di una delle tante giudicature di pace dei circuito di Firenze, senza più alcuna preminenza sulle altre comunità del Mugello.Tale preminenza ritornò ad essere, insieme all'antico ordinamento giudiziario, con la legge del 13 ottobre 1814, essendosi ormai chiusa la parentesi francese. Al vicario di Scarperia ritornò, come agli atri vicari, la giurisdizione civile, che aveva in precedenza mentre quella penale fu limitata ai realti comportanti una pena inferiore a quella del confino, essendo stata per gli altri isituita la Ruota Criminale di Firenze52. La competenza vicariale fu ulteriormente ridotta dalla legge del 2 agosto 1838, che lasciava al vicario solo le cause minori, tanto civili che criminali; con la stessa legge alla giurisdizione civile del vicario fu sottoposto il territorio della podesteria di Barberino, che fu abolita, mentre alla sua giurisdizione penale fu annesso l'ex vicariato di Firenzuola, che fu ridotto a podesteria. Una riforma più radicale, giudiziaria e amministrativa insieme, fu quella del 9 marzo 1848; essa ripartì il territorio del granducato in comportamenti di prefettura; ciascuno di essi fu suddiviso in circondari e questi a loro volta in delegazioni di governo. Nell'ambito di ogni delegazione fu istituita una pretura che sostituì gli antichi giusdicenti tanto nel civile che nel penale, mentre le funzioni di polizia prima esercitate dai vidari furono affidate ai delegati di governo. Scarperia divenne sede tanto di pretura civile e penale che di delegazione di governo, ma con l'abolizione del vicariato, perse per sempre le caratteristiche di capoluogo amministrativo del Mugello. Tale preminenza aveva del resto già subito duri colpi nel corso della prima metà dell'800; infatti nel momento dell'istituzione di nuovi uffici periferici del granducato, quali l'Ufficio del Bollo, l'Ingegnere di Circondario, la Divisione di Posta, era stata scelta come sede Borgo San Lorenzo, in considerazione della sua posizione più centrale, rispetto alle altre comunità del Mugello53 e della maggior importanza economica e commerciale, trovandosi Scarperia già alla del '700, soprattutto a seguito della costruzione di una nuova via di comunicazione Firenze-Bologna, relegata inesorabilmente alla periferia del granducato 54. Aver parlato, come fin qui si è fatto, del vicariato come organo del decentramento statale non esaurisce però il discorso sulle funzioni e sulle caratteristiche di questo ente: come si è già accennato esso, per assolvere ai compiti delegati dello stato, dovette dotarsi di tutta una serie di organismi collegiali ed uffici, le cui funzioni, il salario, le modalità di nomina, erano fissati dagli Statuti locali. E benché questi ultimi si configurassero, almeno per il contado, come semplici adattamenti degli Statuti Fiorentini alla realtà locale, non si può negare che podesterie e vicariati a semplici circoscrizioni giudiziarie dello stato, essi funzionarono anche come organismi di autogoverno locale. L'organizzazione dei vicariato del Mugello ci è stata tramandata dagli Statuti del 141555 e dalle successive riforme che giungono fino a metà '600: esso era dotato di un consiglio generlae composto da 11 membri, uno per ogni podesteria in esso compresa, detti "soprasindaci". Il loro numero si ridusse in seguito a 6 poiché le podesterie suburbane (dette "podesterie del piano", in contrapposizione con quelle appartenenti geograficamente all'area del Mugello, dette le "podesterie di sopra") ottennero di partecipare alle spese generali del vicariato con una quota fissa annuale e pertanto, a partire dal 18 novembre 1534, non inviarono più i propri rappresentanti al consiglio generale56. Il consiglio durava in carica sei mesi, in coincidenza con il succedersi dei vicari, e deliberava essenzialmente in materia di spese locali e di nomina o conferma di ufficiali locali con stipendio a carico del vicariato; formava inoltre, con sei "arroti", le liste per il rinnovo delle cariche organiche del vicariato: soprasindaci, sindaci del vicario, ragionieri, camarlingo generale, etc.; un'altra carica sempre presente nell'organico del vicariato era quella del cancelliere, cui spetavano molti e delicati compiti, sia come estensore degli atti del vicariato, sia come supervisore della gestione economica; in un primo periodo tale incarico fu a Scarperia sempre ricoperto dal "cavaliere" del vicario57, dopo il 1570 gli subentrò il cancelliere dei Nove. Accanto al consiglio generale, al camarlingo ed al cancelliere, organi necessari al vicariato, previsti e regolati dagli Statuti, fanno talvolta la loro comparsa altri uffici particolari, la cui esistenza, in molti casi discontinua, trae origine da apposita deliberazione del consiglio generale, alcuni ebbero competenze puramente amministrative, come il Provveditore del palazzo pretorio, altri caratteristiche coerenti con la natura di circoscrizione giudiziaria del vicariato, come il soprastante alle carceri ed il Provveditore dei poveri; altri ancora rientraveno nell'ottica, affermatasi pienamente più tardi, dall'ente locale dispensatore di servizi sociali, come il maestro di scuola ed il medico58.

3. Podesteria, comunità, cancelleria comunitativa

La mancata elezione del podestà di Scarperia a partire dal 1424 non comportò la scomparsa della podesteria come circoscrizione amministrativa e giudiziaria, ma segnò piuttosto il cumulo delle due cariche nella persona del vicario pro-tempore: prova ne sia il fatto che gli Statuti di podesteria, redatti nel 1423, alla vigilia della suddetta riforma, continuarono a rimanere in vigore e ad essere aggiornati fino al '700. Tali Statuti prevedevano per la podesteria un'organizzazione del tutto simile, pur se in scala più ridotta, a quella già descritta per il vicariato. L'organismo fondamentale era il consiglio di podesteria, la cui composizione è data dalla somma degli organismi rappresentativi delle componenti territoriali della podesteria stessa: un gonfaloniere e due consiglieri per scarperia, un pennoniere e due consiglieri ciascuno per i due pivieri di Fagna e Sant'Agata59. Anche per la podesteria gli statuti prevedevano un camarlingo ed un cancelliere; quest'ultimo si identificava con quello del vicariato. Altri organismi previsti degli Statuti erano invece peculiari della podesteria e derivavano dalla sua natura di circoscrizione giudiziaria civile: i castaldoni, che sorvegliavano i pesi e le misure sul mercato, i campai, deputati alla sorveglianza delle coltivazioni, allo scopo di prevenire i "danni dati", i terminatori, competenti a dirimenre le controversie in materia di confini, gli stimatori pubblici, con il compito di stimare gli oggetti dati in pegno o confiscati, il depositario dei pegni, che custodiva e teneva inventario degli oggetti suddetti. Ogni popolo compreso nella podesteria aveva il proprio rettore, eletto, almeno nei tempi più antichi, dai capifamiglia del popolo stesso, ed incaricato di varie e delicate funzioni, tra cui la ripartizione del contingente d'imposta assegnato al popolo tra le varie famiglie e la denuncia alla corte del vicario dei reati commessi nel territorio del popolo; per tali funzioni gli veniva corrisposto un compenso60. L'organizzazione interna della podesteria di Scarperia, quale appare negli Statuti del 1423, conserva ancora tracce di democrazia diretta. Oltre all'elezione dei rettori dei popoli, tali tracce si riscontrano anche nella procedura di preparazione delle liste elettorali: tale compito rimaneva infatti affidato, oltre che al consiglio di podesteria uscente, a quindici arroti scelti da tutti i capi famiglia "allibati" nella podesteria61. Tali tracce spariscono nella redazione statutaria successiva, dove una riforma del 1580 modifica radicalmente tale procedura62. Gli anni attorno al 1570 videro anche un'accentuazione del controllo del centro sulle amministrazioni locali, soprattutto attraverso l'istituzione dei cancellieri "fermi", non più soggetti cioè a cambiare ogni sei mesi, ma nominati dai "Nove Conservatori del Dominio" per un periodo di alcuni anni. Il cancelliere residente a Scarperia esercitava le sue molteplici e complesse funzioni per il vicariato e la podesteria di Scarperia, le podesterie di Tagliaferro e Barberino, nonchè sui luoghi pii esistenti nel territorio di esse63. Egli finì quindi per sottrarre al vicario molte delle competenze amministrative prima esercitate da lui direttamente o attraverso il suo "cavaliere"64. Con l'istituzione della cancelleria comunitativa Scarperia divenne quindi capoluogo di una nuova circoscrizione intermedia, quanto al territorio, tra podesteria e vicariato, ma, a differenza di questi, a carattere puramente amministrativo. Con la riforma municipale attuata da Pietro Leopoldo vennero abrogati gli Statuti locali e ridotta all'unità la grande varietà di magistrature e consigli che da essi traevano la propria ragion d'essere. Le funzioni amministrativa che erano state della podesteria furono ereditate dalla comunità che le espletava attraverso il Magistrato Comunitativo ed il Consiglio Generale; profonde innovazioni furono apportate da questa riforma anche nella ripartizione ed esazione delle imposte 65. L'istituzione in Toscana del Regno d'Etruria, avvenuta nel 1801, non comportò innovazioni di rilievo nel campo delle amministrazioni locali, come del resto non ne aveva comportate in quello giurisdizionale; profondi cambiamenti comportò invece, anche in questo campo, l'annessione della Toscana all'impero francese. Nel 1808 Scarperia divenne sede di una mairie, dipendente dalla Prefettura dell'Arno, che prese il posto della comunità leopoldina. In questo quadro istituzionale il capo dell'amministrazione locale, il maire, veniva eletto dal prefetto e diventava quindi un vero e proprio ufficiale governativo, in conseguenza del fatto che gli venivano ora affidate importanti responsabilità in materia do ordine pubblico, buon costume, stato civile etc; i consiglieri rimasero elettivi, ma avevano compiti puramente consultivi; anche il ricevitore municipale, che aveva ereditato le funzioni del camarlingo, era di nomina governativa66. Con la Restaurazione non si tornò all'ordinamento leopoldino poichè con la legge comunale del 181667 il capo dell'amministrazione locale, il gonfaloniere, rimase di nomina governativa e gli rimasero anche importanti funzioni di governo, il potere di sospendere le deliberazioni del Magistrato comunitativo ed il controllo sulla gestione economica del comune; ridimensionata uscì invece da questa riforma, rispetto al periodo leopoldino, la figura del cancelliere, che aveva ceduto al gonfaloniere il ruolo di tramite con il governo centrale. Al cancelliere furono tuttavia affidati in questo periodo nuovi compiti in materia di stato civile, leva militare, elettorato attivo e passivo e, alcuni anni più tardi, la conservazione e l'aggiornamento degli atti catastali per i comuni di Scarperia, S. Piero a Sieve, Vaglia e Barberino; egli continuava inoltre a prender parte alle sedute degli organi collegiali dei comuni suddetti ed a redigerne gli atti, senza però più la possibilità di prendervi parola. Tale stato di cose continuò, senza cambiamenti sostanziali, fino al 1865, quando le cancellerie comunitative furono abolite ed all'amministrazione granducale si sostituì quella del Regno d'Italia68.

4. Lega di Tagliaferro, Comunità di S. Piero a Sieve, Comunità di Vaglia

Prima di concludere il discorso, dobbiamo fare un altro passo indietro e descrivere brevemente un altro ente il cui archivio è parte integrante di quello di Scarperia: la lega di Tagliaferro, divenuta poi, in seguito alla riforma leopoldina, comunità di San Piero a Sieve. La lega di Tagliaferro, o di S. Piero a Sieve, nacque in concomitanza con le altre leghe del contado fiorentino, alla fine del secolo XIII o agli inizi del successivo ed era formata da venti popoli, riuniti nei pivieri di S. Piero a Sieve, Macioli e Vaglia69. La sua trasformazione in podesteria di terzo grado o "infimo" avvenne nel 1408, ma la sua vita autonoma fu di breve durata perchè nel 1417 fu unita alla podesteria di Fiesole 70. Il podestà di Fiesole era però tenuto ad inviare a S. Piero a Sieve uno dei notai della sua corte, in modo che in questo territorio, piuttosto lontano dalla sede del podestà, fossero terminate almeno le controversie di minore importanza; nel 1424 il "banco" di S. Piero a Sieve passò alle dipendenze del podestà di Borgo San Lorenzo71, ma l'obbligo di farlo officiare era costantemente disatteso da questo podestà, come del resto da quello di Fiesole, tanto che i rappresentanti di S. Piero a Sieve spesso lamentano nel preambolo alle riforme apportate agli Statuti il fatto che la podesteria è male amministrata, che non vi si rende più giustizia e che i suoi abitanti sono sempre più spesso sottoposti alle ingerenze del vicario di Scarperia 72. Tale stato di cose, affermatosi nella prassi, fu poi legittimato al tempo del principato, mediante la sottomissione della podesteria al vicariato del Mugello, anche per la giurisdizione civile73, cosa che nel campo penale già esisteva fino al 1415, cioè dalla stessa istituzione del vicariato. La podesteria di S. Piero a Sieve continuò però fino all'epoca delle riforme leopoldine ad avere propri organi collegiali e propri uffici, fenomeno già descritto per la podesteria di Scarperia. La Riforma Municipale attuata da Pietro Leopoldo la trasformò in comunità autonoma, lasciandone pressochè invariato il territorio74. Nel 1808, durante il periodo francese, fu trasformata in mairie, ma ne fu scorporato il territorio dell'ex piviere di Vaglia, che andò a costituire una mairie autonoma. Tale separazione perdurò anche nel periodo successivo75; pertanto, a partire dal periodo francese, si ebbe la formazione di archivi paralleli per le due comunità. Un ulteriore sdoppiamento archivistico si produsse a partire dal 1816 quando, a causa delle nuove funzioni attribuite dalla nuova legge comunale dei gonfalonieri, ebbero origine nuove serie documentarie prodotte da questi ultimi76, le quali rimasero nei rispettivi comuni, mentre altre serie, pur attinenti alle comunità di Vaglia e S. Piero a Sieve, ma prodotte dal cancelliere sono ora conservate a Scarperia. Questo fatto spiega anche il motivo per cui nell'archivio comunale di Scarperia si conservi una doppia serie di deliberazioni di quel comune a partire dal 1816, mentre ne rimanga una sola per Vaglia e S. Piero a Sieve.

5. Il Monte Pio

Il Monte Pio fu eretto a Scarperia nel 1702 ed ebbe sede nel Palazzo Pretorio, nei locali occupati fino a quel momento dal cancelliere comunitativo, che per questo motivo dovette trasferire la sua sede in un adiacente appartamento privato77. Come le istituzioni analoghe, che a partire dal secolo XVI erano andate moltiplicandosi in Toscana, il suo scopo fondamentale era quello di esercitare il prestito su pegno ad un interesse, al momento dell'istituzione, del 5 per cento, sottraendo così gli appartenenti ai ceti più disagiati alla schiavitù dell'usura78. Il suo funzionamento era regolato dagli appositi Capitoli, elaborati appositamente dal Soprasindaco e dal Provveditore del magistrato fiorentino dei Nove Conservatori del Dominio, presumibilmente sulla falsariga di quelli già esistenti in altre località della Toscana79. Gli ufficiali ad esso preposti erano due Massai, addetti al ricevimento ed alla consegna degli oggetti dati in pegno, un camarlingo, addetto ai pagamenti ed alle riscossioni, uno stimatore, uno scrivano ed un donzello. I conti del camarlingo, gli inventari dei pegni e tutte le scritture contabili prodotte dagli ufficiali suddetti dovevano essere periodicamente controllati da due ragionieri eletti dal consiglio di podesteria, e dal cancelliere comunitativo.

6. La podesteria di Barberino

Istituita attorno al 1376, contemporaneamente a quella di Scarperia, come quest'ultima prese il posto della preesistente lega80. Anche la sua organizzazione interna era, salvo lievi differenze, analoga ad essa81. Dal 1415, con l'istituzione del vicariato del Mugello, fu sottoposta nella giurisdizione penale a questo vicariato, situazione che rimase in essere fino al 1838. In seguito alla ristrutturazione dell'ordinamento giudiziario operata in questo anno, essa fu abolita ed il suo territorio sottoposto, anche per la giurisdizione civile, al vicario di Scarperia82. Fu presumibilmente in conseguenza di questa riforma che gli atti giudiziari del podestà di Barberino furono trasferiti a Scarperia, poichè era costume che chi ereditava le funzioni di un ente soppressone ne conservasse anche l'archivio.

7. Il vicariato di Firenzuola

Istituito nel 1373, con il nome di "vicariato delle Alpi e del Podere", in una zona a cavallo dello spartiacque appenninico recentemente sottratta alla giurisdizione feudale degli Ubaldini83. A differenza di quanto accadeva per la maggior parte dei vicariati del dominio fiorentino, nel caso di Firenzuola i confini della giurisdizione civile e di quella penale coincidevano perfettamente; essa si estendeva sui popoli e comunelli di Firenzuola, Bordignano, Brentosanico, Bruscoli, Caburaccia, Casanuova, Castelvecchio, Castro, Cavrenno, Cornacchiaia, Culcedra, Frena, Monti, Moscheta, Peglio, Piaggiola, Piancaldoli, Pietramala, Rapezzo, Rifredo, Santerno, Tirli, Valli e Visignano84. A seguito della riforma giudiziaria del 1838 il vicariato di Firenzuola fu ridotto a podesteria e perse pertanto la sua qualità di tribunale penale, rimanendo per questo riguardo soggetto al vicario di Scarperia85; per questo motivo presumibilmente una parte degli atti criminali degli ex vicari fu trasferita nell'archivio di Scarperia, ove ancora rimane e costituisce, a quanto ci consta, il nucleo più consistente riguardante Firenzuola che sia scampato agli eventi bellici del 194386

8. L'Archivio

Da quanto siamo venuti esponendo fin qui si comprende che l'archivio preunitario di Scarperia si identifica sostanzialmente con quello dell'antica cancelleria comunitativa, con alcune differenze dovute a dispersioni oppure a disposizioni legislative emanate nel corso dell'800 dal governo granducale e poi dal governo italiano. Come termini di raffronto per individuare aggiunte e smembramenti abbiamo una relazione sull'archivio della cancelleria comunitativa redatta nel 1746 dall'allora cancelliere Giangiuseppe Agnoletti, in risposta ad un questionario inviato alle cancellerie di tutti i tribunali della Toscana dall'auditore della Consulta Pompeo Neri87 ed un inventario puramente topografico dello stesso archivio elaborato nel 1852 ed aggiornato fino al 186588. Rispetto alla relazione settecentesca mancano due esemplari di Statuti, relativi uno alla podesteria di Scarperia ed uno al popolo di Galliano, presumibilmente andati perduti; analoga sorte è toccata ai documenti delle corporazioni religiose, depositati in cancelleria prima delle soppressioni leopoldine, ridotti oggi a meno della metà. Mancano anche, ma per diversi motivi, tutti i documenti relativi all'impianto del Catasto Particellare Toscano, versati attorno al 1870 all'Ufficio Tecnico Erariale di Firenze, da cui sono recentemente passati all'archivio di Stato. Al tempo dell'inchiesta di Pompeo Neri non erano stati ancora riuniti all'archivio della cancelleria gli atti della podesteria di Barberino né quelli del Monte Pio di Scarperia, che venivano ancora conservati presso i rispettivi enti, benché sotto la responsabilità del cancelliere stesso. L'inventario topografico redatto nel 1852 elenca, tra filze, buste, registri, etc. circa 3636 unità archivistiche, cui in seguito andarono ad aggiungersi i documenti prodotti negli anni successivi, nella misura di circa venti unità per ogni anno. Per quanto riguarda la conservazione materiale dell'archivio di cancelleria, esso veniva tenuto, fino al 1702, nelle due stanze del palazzo pretorio riservate al cancelliere. L'istituzione del Monte Pio, risalente, come si è detto, al 1702, causò il trasferimento tanto del cancelliere che dell'archivio in una casa attigua; di questo fatto le condizioni materiali dell'archivio dovettero risentire non poco, tanto che a pochi anni di distanza sappiamo che esso giaceva accatastato, senza più alcun ordine logico, mentre le buste e i registri avevano perso la coperta e talvolta le pagine. Pertanto nel 1716 il consiglio generale del vicariato decise di sanare questa situazione, stanziando una certa somma per il riordinamento dell'archivio, cui furono destinati alcuni locali appositamente presi in affitto e poi comperati, adiacenti all'appartamento del cancelliere89. Il lavoro fu affidato ad Orazio Spiglianti, allora donzello del vicariato "non solo per esser capace e pratico di simili cose, ma anche perchè non di altri non potersi fidare nel maneggio di tali scritture", in cambio di un compenso straordinario di 40 scudi. La durata di tale lavoro, consistente nella ricollocazione ordinata delle filze e dei registri sugli scaffali, dopo che essi fossero stati racchiusi a gruppi o singolarmente, in robuste cartelle di cartone, nella numerazione delle cartelle stesse e nella redazione di un inventario, era fissata in quattro mesi. Non sappiamo se tale scadenza sia stata rispettata né se l'inventario, che doveva costituire l'indispensabile corollario di tutta l'opera, sia stato effettivamente redatto, dato che di esso nessuna traccia è stato possibile reperire nell'archivio comunale. L'ordinanza del 5 settembre 1808 della Giunta Straordinaria di Toscana, che stabiliva la riunione degli atti giudiziari di tutti i tribunali periferici dell'ex granducato presso la cancelleria del Tribunale di Prima Istanza del rispettivo circondario, fu ampiamente disattesa dalle amministrazioni comunali90; così non fu a Scarperia dove le antiche filze dei "Civili" e dei "Criminali" furono effettivamente trasportate a carrettate a Firenze, da dove fecero ritorno con lo stesso mezzo all'indomani della Restaurazione, nel giugno 181591. Il loro stato di conservazione e di ordinamento ebbe tuttavia non poco a soffrire in questa complessa operazione, tanto che la Camera di Soprintendenza Comunitativa del Comportamento fiorentino autorizzò, con sua lettera del 13 luglio 1815, l'amministrazione locale a sospendere la somma necessaria alla risistemazione dell'archivio.Tale lavoro era del cancelliere comunitativo già stato affidato fino dal 1 luglio ad un certo Donato Donati di Scarperia, che lo terminò il 18 agosto successivo92. Tale lavoro sembra sia costituito nell'inserire le filze dei "Civili" e dei "Criminali", singolarmente o a gruppi, in grosse buste di cartone, all'incirca di dimensioni uguali tra loro, in modo da garantire l'uniformità dell'aspetto esteriore delle singole unità archivistiche; tali buste dovevano poi ricevere una numerazione di catena, in continuazione con quelle già numerate dallo Spiglianti. il 10 febbraio 1817 il consiglio comunale di Scarperia, in considerazione dei nuovi e gravosi compiti attribuiti dalla nuova Legge Comunale ai concellieri comunitativi, soprattutto in materia di Stato Civile, ravvisò la necessità di istituire per la cancelleria la figura di archivista-computista; tale incarico fuconferito dallo stesso Donato Donati, in considerazionedella praticache aveva ormai acquisito nel maneggiare le scritture di archivio, durante il lavoro di riordinamento dell'anno precedente e anche attraverso un meritorio servizio volontario da lui prestato a titolo gratuito fino a quel momento93. Questo incarico, analogamente alla maggior parte degli impieghi comunitativi, aveva durata annuale e poteva essere rinnovato alla scadenza con apposita delibera del consiglio comunale. L'incarico di archivista fu rinnovato dal Donati ancora per molti anni, tanto che nel 1849, in occasione di un nuovo riordinamento dell'archivio, tale lavoro fu affidato a lui stesso. In cambio di un compenso straordinario di 50 lire, egli si impegò a formare tante buste di cartone, di dimensioni analoghe a quelle usate nei riordinamenti precedenti, e ad includervi in maniera ordinata gli atti prodotti dai vicari dal 1815 al 1848, le filze di "Paci e tregue", i quaderni dei saldi dei popoli del vicariato, etc., tutto il materiale insomma rimasto fuori dai lavori precedenti. ne rimasero esclusi, oltre ad alcune serie di documenti traenti origine dalla nuova Legge Comunale del 1815, la serie delle deliberazioni e quela dei sladi comunitativi dell'epoca delle riforme leopoldine in poi e i registri delle imposizioni locali dall'inizio del secolo XVIII. Tale lavoro perseguiva un duplice obiettivo: salvaguardare la conservazione delle antiche scritture e dare all'archivio un aspetto uniforme e ben ordinato94. Il lavoro del Donati doveva essere completato dalla redazione di un invenatrio topografico di tutto l'archivio, resosi indispensabile per il fatto che il lavoro di riordinamento dell'archivio di Scarperia si era svolto in tutte le sue fasi con l'attenzione rivolta in maniera esclusiva, e quasi ossessiva, all'uniformità esteriore dell'archivio,a scapito dell'agevole reperiemnto dei singoli documenti. il lavoro era stato condotto riunendo talvolta in una busta filze e registri eterogenei per contenuto (ad es. atti civili, atti penali e carteggio di uno o più vicari), altre volte documenti omogenei per contenuto, ma relativi ad un periodo di tempo molto lungo (ad es. Paci e tregue, saldi di popoli, etc.). Sebbene ogni busta recasse in costola estremi cronologici dei documenti che racchiudeva, tale sistemazione non poteva non complicare la ricerca. e' tuttavia appena il caso di avvertire ce questa difficoltà, quandanche fosse stata presente alla coscienza degli ottocenteschi amministratori locali, non avrebbe destato in loro la minima preoccupazione, dato che gli unici documenti a loro avviso suscettibili di consultazione ne erano stati esclusi. il lavoro del Donati, completo anche dell'inventario, ebbe termine il 13 gennaio 1852. Dall'esame di quest'ultimo apprendiamo che l'archivio si conservava in tre locali diversi, ripartito secondo un criterio funzionale: nella prima stanza, detta "archivio nuovo" si conservavano i docuenti più antichi: le "Paci e tregue", gli atti civili e criminali dei vicari dal secolo XVI al 1732, i saldi, etc., tutte racchiuse, come già sappiamo, nelle grandi buste di cartone; nella seconda stanza, detta "Ufficio del Censo" si trovavano i documenti relativi al Catasto ed alla gestione economica delle comunità sottoposte al cancelliere di Scarperia, nonchè la parte più recente dell'archivio vicariale. Nella terza stanza, probabilmente utilizzata come ufficio del cancelliere, si trovavano i registri di uso corrente, le filze del carteggio dei cancellieri comunitativi, la collezione di Leggi e Bandi ed altri regolamenti a stampa95. A questo inventario venivano aggiunti annualmente i versamenti dei registri e delle partiche esaurite nel corso dell'anno, fino al 1865, quando fu esteso alla Toscana il sistema amministrativo del Regno d'Italia96. Con il nuovo ordinamento la cancelleria comutativa di Scarperia, al pari delle altre, fu abolita ed il suo archivio abbandonato e dimenticato per un lungo periodo di tempo. Nel rimettere le mani, ad oltre un secolo di distanza dalla soppressione della cancelleria, sull'archivio di Scarperia mi sono proposta prima di tutto di restituire ad ogni unità archivistica la sua identità, sciogliendo i legami fittizzi creati dai riordinamenti sette-ottocenteschi, in modo da ricostruire poi, per quanto possibile, i diversi nuclei documentari che lo componevano. L'archivio delle antiche cancellerie comunitative toscane si configura infatti come un vero e proprio archivio di concentrazione, cui, in diverse epoche e per diverse ragioni, sono affluiti tutti i documenti pubblici prodotti sul territorio. Ricostruirne i vari fondi ha comportato il dover ripercorrere a ritroso la tradizione di ogni singola unità a rchivistica, fino al momento della sua produzione, operazione irta di difficoltà e di dubbi talvolta laceranti quando i nuclei documentari di partenza sono numerosi e, come in questo caso, confusi tra loro, ma l'unica che legittimasse in un certo senso un nuovo intervento sulla documentazione. Al termine del lavoro mi è gradito ringraziare la dottoressa Francesca Morandini, allora Sovrintendente archivistico per la Toscana, che nel 1976 volle affidaremi l'incarico di riordinare l'archivio preunitario del comune di Scarperia ed il professor Giuseppe Pansini che con grande disponibilità ne seguì le prime fasi. Desidero inoltre ringraziare gli amici e i colleghi della Sovrintendenza Archivistica per la Toscana per i consigli ed il costante incoraggiamento; ovviamente dell'impostazione, delle scelte metodologiche e delle inevitabili pecche di questo lavoro resto unica responsabile.



Archivio del Vicariato del Mugello

Atti di giurisdizione civile e penale

Atti di giurisdizione civile e penale

Giudicatura di pace

Restaurazione

Prefettura

Paci e tregue

Levate d'offesa

Atti pupillari

Portate di grascie

Disdette coloniche

Lettere sussidiarie

Copia lettere sussidiarie

Atti esecutivi

Atti vari

Atti di giurisdizione criminale

Pretura

Protocolli criminali

Pretura

Specchietti

Inventari dei beni dei "banditi"

Danno dato

Atti economici

Delegazione di governo

Protocolli di atti economici

Rapporti di polizia

Referti di furto

Protocolli di sentenze della ruota criminale

Lettere sussidiarie criminali e processi sommari

Rendiconti di osti e doganieri

Forestieri

Atti relativi a persone ricercate e "sfrattate"

Protocolli delle sentenze penali

Atti vari

Carteggio

Pretura

Delegazione di governo

Emolumenti giudiziari

Leggi, ordini e circolari

Statuti

Deliberazioni e stanziamenti del consiglio generale

Condanne pecuniarie

Camarlingo degli ufficiali del monte

Camarlingo generale del vicariato

Lavori di strade

Varie

Camarlingo della gabella sulle bestie del "piè tondo"

Atti del Cancelliere comunitativo

Carteggio del Cancelliere

Copialettere

Atti vari

Podesteria poi Comunità di Scarperia

Deliberazioni

Saldi

Dazio comunitativo

Dazio dei lavoratori e testanti

Dazio dei possidenti

Tassa sul macinato

Imposizioni straordinarie

Atti vari

Mairie di Scarperia

Comunità di Scarperia

Deliberazioni

Magistrato comunitativo

Consiglio comunale

Carteggio del Gonfaloniere

Copialettere

Atti magistrali

Lavori di strade

Bilanci

Rendite comunitative

Tassa di famiglia

Tassa per lavoratori e artigiani

Dazio dei possidenti poi Tassa prediale

Saldi

Allegati ai saldi

Registri dei mandati di pagamento

Assegnazione di bilancio

Giornali di cassa

Repertori dei contribuenti

Avvisi ai contribuenti

Atti vari

Leva militare

Pegni

Monte Pio

Opera della Madonna del Vivaio

Lega di Tagliaferro poi Comunità di San Piero a Sieve

Deliberazioni

Saldi

Dazio comunitativo

Dazio dei lavoratori e testanti

Dazio dei possidenti

Tassa sul macinato

Imposizioni straordinarie

Atti vari

Depositario dei pegni

Mairie di San Piero a Sieve

Comunità di San Piero a Sieve

Deliberazioni

Leva militare

Bilanci

Rendite comunitative

Tassa di famiglia

Tassa per lavoratori e artigiani

Dazio per i possidenti poi Tassa prediale

Saldi

Allegati ai saldi

Mandati di pagamento

Assegnazioni di bilancio

Avvisi ai contribuenti

Atti vari

Comunità di Vaglia

Atti vari

Compagnie religiose

Compagnie religiose

Podesteria di Barberino

Atti di giurisdizione civile

Giudicatura di pace

Restaurazione

Atti vari

Atti esecutivi

Statuti

Saldi

Leggi e bandi

Podesterie varie

Podesteria di Dicomano

Podesteria di Campi

Podesteria di Borgo San Lorenzo

Podesteria di Vicchio

Vicariato di Firenzuola

Atti vari di giurisdizione criminale

Carteggio

Atti vari

Atti vari



Codifica:
Veronica Vestri, settembre 2011
Paolo Santoboni, revisione, settembre 2011